Capitolo Terzo: Cucciolo

Harlan era stato trasferito nel 575° gia da diverse settimane, quando gli era stato presentato Brinsley Sheridan Cooper.

Aveva avuto modo di abituarsi al nuovo ambiente, all'igiene del vetro e della porcellana; aveva imparato a portare il distintivo di Tecnico con disinvoltura, senza ricorrere agli espedienti di celare il distintivo stando appoggiato in un certo modo a una parete, o tenendo un oggetto sollevato danti a esso… questi espedienti avrebbero solo peggiorato le cose.

Aveva scoperto che gli altri sorridevano sdegnosamente a questi espedienti, e il loro atteggiamento freddo si faceva ostile, come se avessero sospettato di trovarsi di fronte a un tentativo di conquistarsi la loro amicizia con l'inganno.

Quotidianamente, il Calcolatore Anziano Twissell gli sottoponeva dei problemi. Harlan li studiava e compilava le sue analisi scrivendo e riscrivendo i suoi elaborati, almeno per quattro volte, e consegnando sempre l'ultima versione con una certa riluttanza, malgrado il lavoro accurato svolto.

Twissell li valutava, annuiva, e diceva:

«Bene, bene…» Poi i suoi occhi azzurri scrutavano Harlan, con un guizzo improvviso, e il suo perpetuo sorriso si faceva piu freddo, ed egli aggiungeva, «Controllero questa supposizione sul Computaplex.»

Chiamava sempre le sue analisi «supposizioni». Non rivelavano mai ad Harlan il risultato del controllo compiuto sul Computaplex, e Harlan non osava mai chiedergli notizie. Harlan era irritato, perche non gli veniva mai chiesto di mettere in atto una delle sue analisi. Questo significava forse che il Computaplex non effettuava il controllo, che lui aveva scelto l'elemento sbagliato per indurre il Mutamento di Realta, che non aveva la capacita di distinguere il Minimo Mutamento Necessario tra quelli indicati? (Era stato solo molto piu tardi che la sua esperienza e la sua sicurezza erano cresciute al punto da permettergli di usare con fredda disinvoltura la sigla M.M.N.)


Un giorno Twissell era entrato con un individuo dall'aria timorosa, che non osava neppure alzare la faccia per guardare negli occhi Harlan.

«Tecnico Harlan, questo e il Cucciolo B. S. Cooper,» aveva detto Twissell.

«Salve,» aveva detto automaticamente Harlan, squadrando l'individuo, senza riportarne un'impressione troppo favorevole: piuttosto piccolo, con gli occhi sbiaditi, le orecchie a sventola, e le unghie rosicchiate.

Twissell aveva aggiunto:

«Questo e il ragazzo al quale dovrai insegnare la storia del Primitivo.»

«Per il Grande Tempo!» aveva esclamato Harlan, il cui interesse si era improvvisamente risvegliato. «Salve!» Aveva quasi dimenticato l'incarico che Twissell gli aveva proposto.

«Prepara l'orario che piu ti sara comodo, Harlan. Se riuscirai a trovare due pomeriggi alla settimana per le lezioni, credo che andra bene. Usa il metodo d'insegnamento che piu riterrai opportuno. Affido a te i particolari. Se avrai bisogno di libri-film o di vecchi documenti, rivolgiti a me, e se esistono nell'Eternita o in un punto del Tempo che noi possiamo raggiungere, li troveremo. D'accordo?»

Twissell aveva fatto scaturire una sigaretta dal nulla (o almeno, aveva dato come sempre questa impressione) e l'aria si era impregnata dell'odore di fumo. Harlan si era messo a tossire, notando, dal modo in cui il Cucciolo aveva stretto le labbra, che egli avrebbe tossito a sua volta, se avesse osato.

Quando Twissell se ne era andato, Harlan si era rivolto al Cucciolo:

«Be', siediti…» aveva avuto un attimo di esitazione, per poi aggiungere, in tono deciso, «Siediti, figliolo. Il mio ufficio non e gran cosa, ma quando saremo insieme e «tua disposizione.»

Harlan si era sentito invadere dall'entusiasmo. Quel progetto era suo! la storia del Primitivo era qualcosa che gli apparteneva.

Il Cucciolo aveva alzato il capo, trovando il coraggio di guardarlo negli occhi per la prima volta, e aveva detto, in tono esitante:

«Voi siete un Tecnico!»

Buona parte dell'entusiasmo e del calore di Harlan erano svaniti.

«E con questo?»

«Niente. Solo che…»

«Solo che hai sentito che il Calcolatore Twissell si rivolgeva a me chiamandomi Tecnico, vero?»

«Si, signore.»

«Pensavi che si fosse sbagliato? Che sia una cosa troppo brutta per essere vera?»

«No, signore.»

«Ma proprio non sei capace di parlare?» aveva chiesto Harlan, brutalmente, e subito si era vergognato delle sue parole.

Cooper era diventato rosso come un pomodoro.

«Non me la cavo molto bene con l'Intertemporale.»

«Perche? Da quanto tempo sei Cucciolo?»

«Da meno di un anno, signore.»

«Un anno? Ma quanti anni hai, per l'amor del Tempo?»

«Ventiquattro fisioanni, signore.»

Queste parole avevano fatto trasalire Harlan.

«Stai cercando di dirmi che ti hanno introdotto nell'Eternita a ventitre anni?»

«Si, signore.»

Harlan si era messo a sedere, pensieroso. Era stata una cosa inaudita. L'eta giusta per entrare nell'Eternita era dai quindici ai sedici anni. Forse era stata una prova? Una nuova prova di Twissell, per fargli sostenere un esame di nuovo genere?

«Siediti, e vediamo di cominciare,» aveva detto, finalmente. «Dimmi il tuo nome completo, e il tuo tempo d'origine.»

«Brinsley Sheridan Cooper del 78°, signore,» aveva balbettato il Cucciolo.

A queste parole, Harlan si era un po' addolcito. Un Secolo vicino: solo diciassette Secoli a ritroso nel tempo, rispetto alla sua epoca natale. In pratica, un suo vicino nel tempo.

«Ti interessi alla storia del Primitivo?»

«Il Calcolatore Twissell mi ha chiesto di impararla. Non ne so molto.»

«Cos'altro stai studiando?»

«Matematica. Ingegneria temporale. Finora, ho studiato solo gli elementi fondamentali. Nel 78° facevo il riparatore di Rapid-vac.»

Non avrebbe avuto alcun senso chiedergli la natura di un Rapid-vac. Avrebbe potuto essere un aspirapolvere, una calcolatrice, un tipo di vernice spray, qualsiasi altra cosa.

«Hai qualche nozione di storia?» gli aveva chiesto. «Di qualsiasi tipo di storia?»

«Ho studiato la storia europea.»

«Cioe la storia della tua unita politica.»

«Sono nato in Europa. Si, capisco. Ci insegnavano soprattutto storia moderna: dopo la rivoluzione del '54. Del 7554, intendo dire.»

«Va bene. La prima cosa che dovrai fare e dimenticare tutto quello che hai studiato, perche non significa nulla, come tutta la storia che viene insegnata dai Temporali: essa cambia, infatti, a ogni Mutamento di Realta. Naturalmente, i Temporali non possono rendersi conto di questo: in ciascuna Realta, la loro Storia e l'unica Storia. Ecco qual e la grande differenza rispetto alla Storia del Primitivo, la differenza che e anche la sua debolezza: qualsiasi cosa noi facciamo, quella Storia esiste esattamente come e sempre esistita. Colombo e Washington, Mussolini ed Hereford, esistono tutti.»

Cooper gli aveva rivolto un timido sorriso. Aveva passato un dito sul labbro, e Harlan aveva notato, per la prima volta, che il giovane aveva cominciato a farsi crescere un paio di baffi.

«Non riesco… non riesco ad abituarmi del tutto all'idea,» aveva detto Cooper.

«A quale idea?»

«All'idea di essere a cinquecento Secoli di distanza da casa.»

«E lo stesso anche per me. Sono del 95°.»

«Per voi e diverso. Siete piu vecchio di me, eppure, in un altro senso, io ho diciassette secoli piu di voi. Potrei essere il vostro bis-bis-bis-bis-bis-bis-nonno.»

«Anche se lo fossi, cosa cambierebbe?»

«Be', bisogna farci l'abitudine.» C'era stata una traccia di ribellione nella voce del Cucciolo.

«E uguale per tutti, qui,» aveva detto Harlan, severamente, e aveva cominciato subito a parlare del Primitivo. Dopo tre ore di lezione, si era lanciato in una spiegazione sul motivo per cui esistevano dei Secoli prima del 1° Secolo.

(«Ma il 1° Secolo non deve essere il primo?» aveva chiesto Cooper, smarrito.)

Harlan aveva posto fine a quel primo incontro consegnando al Cucciolo un libro: non era stato uno dei migliori, ma sarebbe stato un buon inizio. Aveva concluso dicendo:

«Ti faro avere cose migliori, mano a mano che andremo avanti.»


Una settimana dopo i baffi di Cooper erano cresciuti, dandogli un aspetto piu maturo e piu magro, soprattutto a causa del mento sottile. Nel complesso, i baffi non gli donavano: questa almeno era stata l'impressione di Harlan.

«Ho finito il libro,» aveva detto Cooper.

«Cosa ne pensi?»

«In un certo senso…» C'era stata una lunga pausa. Poi Cooper aveva ricominciato la frase dall'inizio. «In un certo senso, alcune parti del tardo Primitivo assomigliano al 78°. Mi ha fatto pensare alla mia casa. E ho sognato due volte mia moglie.»

«Tua moglie?» aveva gridato Harlan, sbalordito.

«Ero sposato, prima di venire qui.»

«Grande Tempo! Hanno portato qui anche tua moglie?»

Cooper aveva scosso il capo.

«Non so neppure se sia stata Mutata quest'anno. In caso affermativo, suppongo che non sia piu neppure mia moglie.»

Harlan si era ripreso dalla sorpresa. Naturalmente, se il Cucciolo era stato introdotto nell'Eternita a ventitre anni, perche non avrebbe dovuto essere gia sposato, nel suo Secolo? Un avvenimento senza precedenti non veniva mai solo; fatalmente, conduceva ad altri eventi di quel tipo.

Ma che cosa stava succedendo nell'Eternita? Una volta stabilito un precedente, introducendo delle modifiche nelle regole gia esistenti, non ci sarebbe voluto molto per percorrere la strada imboccata… una strada che avrebbe portato all'incoerenza e al caos. L'Eternita era basata su un equilibrio troppo delicato e instabile per sopportare dei cambiamenti.

Era stata la sua collera per quanto si stava facendo contro l'Eternita a rendere dure e avventate le parole che aveva rivolto a Cooper:

«Spero che tu non voglia ritornare nel 78° per scoprire che cosa le e accaduto.»

Finalmente il Cucciolo aveva sollevato il capo, e, dimenticando la timidezza, aveva fissato negli occhi Harlan:

«No.» Era stata una risposta sicura, quasi orgogliosa.

Harlan aveva provato un certo disagio.

«Va bene. Tu non hai famiglia, non possiedi nulla. Sei un Eterno, e non devi neppure pensare a chi hai conosciuto nel Tempo.»

Cooper aveva serrato le labbra, poi aveva risposto a denti stretti:

«Voi parlate da Tecnico.»

Harlan aveva stretto i pugni, e la sua voce si era fatta rauca:

«Che cosa intendi dire? Io sono un Tecnico e opero i Mutamenti, percio li difendo e ti impongo di accettarli? Ascoltami, ragazzino, sei qui da meno di un anno; parli malissimo l'Intertemporale; hai le idee maledettamente confuse sul Tempo e sulle Realta, ma credi di sapere tutto sui Tecnici e di poterli prendere a calci in faccia.»

«Mi dispiace,» si era affrettato a dire Cooper. «Non avevo intenzione di offendervi.»

«No, no, e chi puo offendere un Tecnico? Hai sentito quello che dicevano tutti gli altri, vero? 'Freddo come il cuore di un Tecnico', dicono, vero? 'Un Tecnico sbadiglia… e tre miliardi di personalita vengono cambiate'… dicono anche questo, eh? E magari qualche altra cosa. E cosi, vero, signor Cooper? Ti senti importante a unirti al coro? Ti senti un grand'uomo? Ti senti un pezzo grosso nell'Eternita?»

«Ho detto che sono spiacente.»

«Va bene. Voglio farti sapere soltanto che io sono un Tecnico da meno di un mese, e non ho ancora provocato nessun Mutamento di Realta. E adesso, mettiamoci al lavoro.»

Il giorno dopo, il Calcolatore Anziano Twissell aveva convocato Andrew Harlan nel suo ufficio.

«Che ne diresti di andare a operare un M.M.N., ragazzo?» aveva detto il grand'uomo.

L'occasione era caduta fin troppo a proposito. Per tutta la mattinata Harlan si era rimproverato per la vigliaccheria con cui aveva negato ogni intervento personale nei Mutamenti di Realta; si era comportato come un bambino, piagnucolando: «Non ho fatto ancora niente di male, non dovete dare la colpa a me!»

Era stato come confessare che c'era davvero qualcosa di male nel lavoro di un Tecnico, e che lui non aveva alcuna colpa personale solo perche era troppo nuovo al gioco e non aveva avuto il tempo di diventare un criminale.

Cosi, in quel momento aveva accolto con gioia l'opportunita di liberarsi da quella comoda scusa. Sarebbe stata quasi una penitenza per quanto aveva detto. Avrebbe potuto dire a Cooper: «Si, a causa di un mio intervento diretto, tanti milioni di persone hanno cambiato personalita, ma era necessario, e sono orgoglioso di quanto ho fatto.»

Cosi Harlan aveva risposto, con entusiasmo:

«Sono pronto, signore.»

«Bene. Bene! Immagino che ti fara piacere sapere, ragazzo,» (una boccata di fumo, e la punta della sigaretta aveva brillato come un tizzone ardente), «Che tutte le tue analisi sono state controllate, e sono risultate perfette.»

«Grazie, signore.» (Adesso erano analisi, aveva pensato Harlan, non piu supposizioni.)

«Hai un grande talento. Il tocco dell'artista, ragazzo. Mi aspetto grandi cose da te. E possiamo cominciare con questa del 223°. Tu hai dichiarato che un semplice guasto prodotto al cambio di un veicolo potra fornire la biforcazione necessaria senza dannosi effetti collaterali, ed e esatto. Vuoi occuparti tu del guasto?»

«Si, signore.»

Era stata questa la vera e propria iniziazione di Harlan come Tecnico. Dopo quel lavoro, lui era diventato qualcosa di piu di un semplice individuo dal distintivo rosso-rosa. Aveva manipolato la Realta. Aveva trascorso alcuni minuti nel 223°, e in quei minuti aveva manomesso un meccanismo, e, come conseguenza, un giovanotto non era riuscito ad arrivare in tempo per assistere a una conferenza alla quale aveva progettato di assistere. Di conseguenza, quello stesso giovanotto non aveva piu deciso di studiare ingegneria solare, e un semplice congegno era stato ideato con dieci anni di ritardo, dieci anni cruciali: il sorprendente risultato finale del Mutamento era stato ottenuto nel 224°: una guerra che si era svolta in quel Secolo era stata cancellata dalla Realta.

E questo non era stato un risultato buono? Che importava se, per ottenerlo, era stato necessario alterare alcune personalita umane? Le nuove personalita erano umane come quelle precedenti, e anch'esse meritevoli di vivere. Se alcune vite erano state abbreviate, altre, molte altre erano state allungate e rese piu felici. Un grande capolavoro letterario, un vero monumento dell'intelletto e del sentimento umano, non sarebbe mai stato scritto nella nuova Realta, ma diverse copie di quell'opera somma erano state conservate nelle biblioteche dell'Eternita, no? E non era forse vero che nuovi lavori creativi erano apparsi, nella nuova Realta?

Tuttavia quella notte Harlan aveva passato ore e ore d'insonnia piena d'angoscia, e quando alla fine la stanchezza lo aveva fatto sprofondare in una sonnolenza inquieta, aveva fatto una cosa che non aveva fatto da molti anni.

Aveva sognato sua madre.


Malgrado la debolezza provata all'inizio, era bastato un fisioanno per rendere famoso Harlan in tutta l'Eternita come «Il Tecnico di Twissell» e, con una pesante sfumatura di velenosa ironia, «Il Bambino Prodigio» e «L'infallibile».

I suoi rapporti con Cooper erano diventati quasi cordiali. Non era nata una vera e propria amicizia (se Cooper avesse tentato di impostare i loro rapporti in termini piu amichevoli, Harlan forse non avrebbe saputo come comportarsi): tuttavia avevano lavorato bene insieme, e l'interesse di Cooper per la storia del Primitivo era cresciuto, fino al punto di uguagliare quasi quello di Harlan.

Un giorno, Harlan aveva detto a Cooper:

«Ascolta, Cooper, potresti rimandare a domani? Questa settimana devo andare nel 3000° per controllare una Osservazione, e la persona che voglio incontrare e libera oggi pomeriggio.»

Gli occhi di Cooper si erano illuminati di speranza.

«Non potrei venire anch'io?»

«Ti piacerebbe?»

«Certo. Non sono mai salito su un cronoscafo, se non quando mi hanno portato qui dal 78°, e allora non capivo nulla di quanto stava succedendo.»

Harlan aveva preso l'abitudine di servirsi del cronoscafo della Gabbia C, che era tradizionalmente riservato ai Tecnici in tutta la sua incommensurabile estensione attraverso i Secoli. Cooper non aveva mostrato alcun imbarazzo, nel farsi condurre la. Era salito a bordo del cronoscafo senza esitazione, e aveva preso posto tranquillamente sul sedile che seguiva la circonferenza del cronoscafo.

Quando pero Harlan aveva attivato il Campo, e aveva messo in moto il cronoscafo lungo il corso del Tempo, l'espressione di Cooper era stata una comica mescolanza di delusione e sorpresa.

«Non sento niente,» aveva detto. «E qualche guasto?»

«Nessun guasto. Non senti perche non ti stai realte muovendo. Sei solo proiettato lungo l'estensione temporale del cronoscafo. In questo stesso momento, infatti,» aveva proseguito Harlan, in tono didattico, «Noi due, malgrado le apparenze possano indurti a pensare il contrario, non siamo materiali. Cento altri uomini potrebbero servirsi di questo stesso cronoscafo, muovendosi (se cosi si puo dire) a diverse velocita in tutte e due le direzioni del Tempo, attraversandosi a vicenda, in successione continua. Le leggi dell'universo normale, semplicemente, non si applicano alle gabbie dei cronoscafi!»

Le labbra di Cooper si erano lievemente incurvate, in quella che era parsa l'ombra di un sorriso, e Harlan aveva pensato, nervosamente: Questo ragazzo segue un corso d'ingegneria temporale, quindi deve saperne piu di me sull'argomento. Perche non sto zitto, e la smetto di fare la figura dello stupido?

Si era chiuso in un dignitoso silenzio, continuando a fissare Cooper, i cui baffi erano diventati folti e spioventi, negli ultimi mesi, e gli incorniciavano la bocca nella foggia che gli Eterni definivano 'alla Mallansohn', poiche l'unica fotografia autentica dell'inventore del Campo Temporale (una fotografia sfocata e malriuscita) lo mostrava con un paio di baffi di quel tipo. Per questo motivo, molti Eterni continuavano a coltivare dei 'baffi alla Mallansohn', anche se i risultati erano sempre piuttosto antiestetici.

Cooper aveva fissato, come ipnotizzato, lo schermo con i numeri dei Secoli, uno scorrere rapido che indicava il passaggio del tempo rispetto ai due viaggiatori.

«Fin dove arriva il cronoscafo, lungo il corso del tempo?» aveva domandato a un certo punto Cooper.

«Non te l'hanno spiegato?»

«Hanno a malapena menzionato i cronoscafi.»

Harlan aveva scrollato le spalle.

«L'Eternita non ha fine. Il cronoscafo continua per sempre.»

«Voi fin dove siete arrivato?»

«Questo di oggi e il punto piu avanzato, per me. Il dottor Twissel e arrivato fino al 50.000°.»

«Grande Tempo!» aveva bisbigliato Cooper.

«Non e ancora niente. Alcuni Eterni sono stati ancora piu avanti del 150.000° Secolo.»

«E lassu com'era?»

«Non te lo aspetteresti,» aveva detto Harlan, cupamente. «C'e vita, ma non vita umana. L'Uomo se ne e andato.»

«Estinto? Sterminato?»

«Non credo che nessuno lo sappia, con esattezza.»

«Non si puo fare niente per cambiarlo?»

«Be', dal 70.000° in avanti…» aveva cominciato a dire Harlan, e poi si era interrotto, bruscamente. «Oh, che il Tempo se lo porti. Cambiamo argomento.»

Se in tutta l'Eternita esisteva un argomento circondato da una specie di rispetto superstizioso, si trattava proprio dei 'Secoli Nascosti', il periodo che andava dal 70.000° al 150.000°. Era un argomento che veniva raramente menzionato. Solo la vicinanza e la collaborazione diretta con Twissell avevano permesso ad Harlan di scoprire qualcosa, su quel tema: e quello che Harlan aveva saputo non era stato molto. In pratica, il fatto era che gli Eterni non potevano passare nel Tempo normale in tutte quelle migliaia di Secoli. Le porte che separavano l'Eternita e il Tempo erano impenetrabili. Il perche, nessuno lo sapeva.

Grazie ad alcune frasi sfuggite casualmente a Twissel, Harlan aveva sospettato che fossero stati tentati dei Mutamenti di Realta nei Secoli intorno al 70.000°, ma senza adeguate Osservazioni al di la della barriera del 70.000° sarebbe stato impossibile ottenere risultati di qualche importanza.

In una precedente occasione, Twissell aveva ridacchiato, dicendo:

«Riusciremo a passare, un giorno o l'altro. Nel frattempo, 70.000° Secoli sono un compito piu che sufficiente, per noi!…»

Ma quella frase non era parsa totalmente convincente, ad Harlan.

«Che ne e dell'Eternita, dopo il 150.000°?» aveva domandato Cooper.

Sospirando, Harlan si era convinto che l'altro non aveva alcuna intenzione di cambiare argomento.

«Niente,» aveva risposto. «Le Sezioni ci sono tutte, ma non ci sono Eterni a occuparle, dopo il 70.000°. Le Sezioni continuano per milioni di Secoli, fino a quando ogni forma di vita si e estinta sulla Terra, e oltre, fino a quando il Sole si trasforma in una nova, e ancora oltre. Non c'e fine all'Eternita. Per questo si chiama Eternita.»

«Allora il Sole si trasforma davvero in una nova

«Certamente. E se cosi non fosse, l'Eternita non potrebbe esistere. E Nova Sole che ci fornisce l'energia necessaria. Hai idea della quantita di energia occorrente a creare un Campo Temporale? Il primo Campo di Mallansohn era di due secondi, dal massimo inferiore al massimo superiore… un Campo di due soli secondi, grande a malapena per contenere una capocchia di fiammifero; e per creare questo Campo, fu necessaria tutta l'energia prodotta in una giornata da un impianto nucleare. Ci vollero piu di cento anni per creare un Campo Temporale sottile come un capello, esteso nel tempo quanto bastava per afferrare l'energia radiante della nova, e usarla per creare un Campo abbastanza grande da contenere un uomo.»

Cooper aveva sospirato.

«Come vorrei che finissero presto di insegnarmi equazioni e meccanica dei campi, per farmi imparare qualcosa di veramente interessante. Ah, se avessi vissuto ai tempi di Mallansohn…»

«Non avresti imparato niente. Mallansohn e vissuto nel 24°, ma l'Eternita e cominciata solo nel tardo 27°. Inventare il Campo e qualcosa di diverso dal costruire l'Eternita, e tutti gli altri uomini del 24° non avevano la minima idea del significato e della portata dell'invenzione di Mallansohn.»

«Allora lui precorreva i tempi?»

«Puoi dirlo! Non invento solo il Campo Temporale, ma descrisse anche le relazioni fondamentali che rendevano possibile l'Eternita, e ne predisse anche gli aspetti… quasi tutti, tranne il Mutamento di Realta. E devo dire che quelle descrizioni erano molto precise… ma ora ci stiamo fermando, Cooper. Dopo di te.»

Erano usciti dal cronoscafo.


Prima di quella volta, Harlan non aveva mai visto in collera il Calcolatore Anziano Laban Twissell. Si diceva che il vecchio fosse incapace di qualsiasi emozione, che fosse uno dei componenti della struttura dell'Eternita, al punto da avere dimenticato il numero del suo Secolo d'origine. Si diceva che, quando era stato ragazzo, il suo cuore si era atrofizzato, ed era stato sostituito da un calcolatore manuale simile al modello che portava sempre in tasca.

Twissell non aveva mai fatto nulla per smentire quelle chiacchiere. Alcuni pensavano addirittura che ne fosse stato convinto anche lui.

E cosi quel giorno, pur vacillando di fronte al torrente di collera che lo tempestava, Harlan aveva avuto modo di sorprendersi per la capacita di Twissell di provare sentimenti violenti, come appunto la collera. Si era chiesto se, una volta calmatosi, Twissell non avrebbe provato una certa mortificazione, ricordando che il suo calcolatore lo aveva tradito rivelandosi una povera cosa di carne e muscoli, capace di piegarsi alla forza delle emozioni.

Twissell aveva detto, con voce gracchiante, in tono tempestoso:

«Padre Tempo, ragazzo, fai parte del Consiglio d'Ogniquando? Sei tu a dare gli ordini, qui? Sei tu a darmi le istruzioni, o sono io? Sei responsabile di tutti gli spostamenti dei cronoscafi di questa Sezione? Dobbiamo rivolgerci tutti a te per avere i permessi, adesso?»

Si era interrotto, frequentemente, esclamando a piu riprese 'Rispondimi!', e poi aveva continuato il torrente delle domande, in un crescendo di collera che era parso senza fine.

Alla fine, pero, aveva minacciato:

«Se commetterai un altro abuso di autorita di questo genere, ti faro assegnare definitivamente alla Manutenzione dei servizi igienici. Hai capito?»

Harlan, pallido e imbarazzato, aveva cercato di giustificarsi.

«Nessuno mi aveva detto che il Cucciolo Cooper non doveva salire su un cronoscafo.»

La giustificazione non aveva certo rabbonito il vecchio.

«E credi di poterti scusare con una doppia negazione, ragazzo? Nessuno ti aveva mai detto di non farlo ubriacare. Nessuno ti aveva mai detto di non tosarlo a zero. Nessuno ti aveva mai detto di non segarlo in due. Padre Tempo, ragazzo, che cosa ti abbiamo detto di fargli?»

«Di insegnargli la storia del Primitivo.»

«E allora fallo! E non fare altro.» Twissell aveva fatto cadere la sigaretta, schiacciandola con rabbia, come se fosse stata la faccia di un nemico giurato.

«Vorrei spiegarvi, Calcolatore,» aveva detto Harlan, «Che molti Secoli dell'attuale Realta hanno certe somiglianze con specifiche epoche della storia Primitiva, sotto diversi aspetti. Avevo pensato di accompagnare Cooper in questi secoli, naturalmente seguendo le piu accurate regole dettate dalla Carta Spazio-temporale, in viaggio d'istruzione…»

«Che cosa? Ascoltami bene, testa dura, non hai proprio intenzione di chiedermi il permesso per niente? E fuori discussione. Limitati a insegnargli la storia del Primitivo. Niente viaggi d'istruzione. Niente esperimenti di laboratorio. Capito? Se ti lasciassi mano libera, la prossima volta faresti qualche Mutamento di Realta, solo per fargli vedere come si fa!»

Harlan si era passato la punta della lingua sulle labbra inaridite, e aveva borbottato qualche parola di scusa, con visibile risentimento, e finalmente aveva ottenuto il permesso di uscire dall'ufficio del grande vecchio.

Ma c'erano volute settimane e settimane, prima che la sua ferita morale si rimarginasse.

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