Capitolo Quinto: Temporale

La tenuta di Noys Lambent era piuttosto isolata, anche se facilmente raggiungibile da una delle piu grandi citta del Secolo. Una citta che Harlan conosceva bene; anzi, meglio di quanto la conoscessero i suoi abitanti. Durante le Osservazioni esplorative in quella Realta aveva visitato ogni quartiere della citta, e ogni decennio nella sfera d'azione della Sezione.

La sua conoscenza della citta si estendeva nello Spazio e nel Tempo. Era facile osservarla come un organismo che viveva e cresceva, con le sue catastrofi e le sue guarigioni, le sue gioie e i suoi dolori. Quel giorno, lui si era ritrovato in una determinata settimana del Tempo, in quella citta, in un momento di animazione sospesa della sua lenta vita di acciaio e di cemento.

Ancor piu che sulla vita fisica della citta, l'attenzione di Harlan, nelle esplorazioni preliminari, si era concentrata sui suoi 'satelliti'… e cioe su quelli che erano gli abitanti piu importanti della citta, e che vivevano tuttavia fuori dei suoi confini, in un isolamento relativo, in dimore ampie e spaziose.

Il 482° era uno dei molti Secoli nei quali le ricchezze erano distribuite in maniera diseguale. I Sociologi avevano creato un'equazione per quel fenomeno (un'equazione che Harlan aveva visto, ma che aveva compreso solo vagamente): per ogni Secolo esaminato l'equazione produceva tre relazioni, e per quanto riguardava il 482° le relazioni indicavano una pericolosa vicinanza ai limiti tollerabili. I Sociologi avevano scosso il capo, esaminando i risultati dell'equazione, e avevano affermato che ogni nuovo deterioramento provocato da altri Mutamenti di Realta avrebbe richiesto 'la piu attenta osservazione'.

Tuttavia c'era almeno un lato positivo, in quelle relazioni sfavorevoli dell'equazione sulla distribuzione della ricchezza. Le sperequazioni sociali favorivano l'esistenza di una classe privilegiata, con molto tempo a disposizione, e lo sviluppo di un attraente sistema di vita che, nelle sue migliori manifestazioni, incoraggiava la cultura e la grazia. Fino a quando coloro che occupavano l'altro piatto della bilancia non si fossero trovati in condizioni veramente misere, e fino a quando la classe dominante non avesse dimenticato le proprie responsabilita, pur continuando a godere dei propri privilegi, fino a quando l'intera civilta non avesse imboccato una china pericolosa, l'atteggiamento dell'Eternita sarebbe stato quello tipico di casi analoghi: e cioe l'Eternita chiudeva un occhio su quell'allontanamento dal modello ideale di perfetta distribuzione della ricchezza, e preferiva cercare gli errori da correggere in altre manifestazioni ben piu pericolose e malsane delle societa umane.

Harlan era stato sempre rigido nelle sue posizioni, e nessuno piu di lui aveva sempre difeso i principii con fervente zelo idealistico; ma pur non volendolo, aveva cominciato lentamente a rendersi conto delle ragioni di questo atteggiamento. Generalmente, quando un soggiorno nel tempo richiedeva un pernottamento, Harlan trascorreva la notte in alberghi dei quartieri piu poveri, dove un uomo poteva conservare l'anonimato, dove gli estranei venivano ignorati, dove una presenza in piu o in meno non significava nulla, e percio non poteva incidere sul tessuto della Realta. E quando anche questo non era prudente, quando c'era la possibilita che la presenza estranea incidesse su quel fragile tessuto che era la Realta fino a superare il punto critico e a produrre un Mutamento, non era insolito dormire in campagna, in qualche stalla abbandonata o sotto le stelle.

Ed era buona regola ispezionare prima diverse stalle e diversi campi, per scoprire quale luogo sarebbe stato ignorato dai contadini, dai vagabondi, e perfino dai cani randagi, durante la notte.

Ma in quella circostanza Harlan, sull'altro piatto della bilancia, aveva dormito in un lussuoso letto dalla superficie di materia campo-permeata, una speciale mescolanza di materia ed energia che si poteva trovare solo nelle dimore delle famiglie piu ricche. In tutto il Tempo era meno comune della pura materia, ma assai piu comune della pura energia. Si trattava comunque di una sostanza che si adattava perfettamente al corpo, ed era solida quando il corpo giaceva immobile, cedevole quando si muoveva o si girava.

Sia pure con riluttanza, Harlan aveva confessato a se stesso che quelle cose avevano una certa attrattiva su di lui: e aveva riconosciuto la saggezza della decisione del Consiglio d'Ogniquando, che obbligava ogni Sezione dell'Eternita a vivere al livello delle classi medie del proprio Secolo, invece che al livello delle classi piu elevate. In questo modo, ogni Sezione poteva mantenere uno stretto contatto con i problemi e il 'tessuto' dal Secolo, senza identificarsi troppo in uno degli estremi sociologici.

E facile vivere con gli aristocratici, aveva pensato Harlan, quella prima sera.

E subito prima di addormentarsi, aveva pensato a Noys.

Aveva sognato di trovarsi nel Consiglio d'Ogniquando, in posizione austera, con le dita austeramente intrecciate davanti al viso. Dall'alto della sua posizione aveva osservato la figurina piccola, minuscola di Finge, che aveva ascoltato in preda al piu abietto terrore la condanna con cui Harlan lo stava esiliando per sempre dall'Eternita, condannandolo a un'Osservazione perpetua di uno dei Secoli sconosciuti del piu lontano Tempo futuro. Le severe, cupe parole della condanna erano uscite dalle labbra di Harlan, e alla sua destra era stata seduta Noys Lambent.

Harlan non l'aveva notata, dapprima, ma poi il suo sguardo aveva continuato a volgersi a destra, e la sua voce aveva cominciato a vacillare.

Nessun altro l'aveva vista? Tutti gli altri membri del Consiglio avevano tenuto lo sguardo fisso davanti a loro, a eccezione di Twissell. Il Calcolatore Anziano si era voltato per sorridere ad Harlan, e il suo sguardo aveva attraversato la ragazza, come se ella non ci fosse stata.

Harlan avrebbe voluto ordinarle di andarsene, ma dalla sua bocca non erano piu uscite parole. Aveva cercato di allontanare con le mani la ragazza, ma le sue braccia si erano mosse troppo lentamente, pesanti come piombo, e lei non si era mossa. L'aveva toccata, e aveva scoperto che la sua pelle era stata di ghiaccio.

Finge aveva cominciato a ridere… forte… piu forte…

…ed era stata la risata di Noys Lambent.

Harlan aveva aperto gli occhi, socchiudendoli subito per la vivida luce del mattino, e per un momento aveva fissato inorridito la ragazza, prima di ricordare dove si trovava.

Lei gli aveva detto:

«Stavate urlando e pestando il cuscino. Avevate un incubo?»

Harlan non le aveva risposto.

«Il bagno e gli abiti sono pronti,» aveva detto allora Noys. «Ho combinato tutto, per la riunione di stasera: sarete presente anche voi. Fa una strana impressione riprendere la vita normale, dopo avere passato tanto tempo nell'Eternita.»

Harlan aveva provato una strana irritazione, per quel flusso disinvolto di parole. Aveva detto:

«Spero che non avrete detto loro chi sono.»

«Naturalmente!»

Naturalmente! Se Finge lo avesse ritenuto necessario, avrebbe potuto sistemare quel particolare sottoponendola a una lievissima operazione, sotto ipnosi. Evidentemente non lo aveva ritenuto necessario. Dopotutto, non l'aveva forse tenuta 'sotto continua osservazione'?

Quel pensiero aveva aumentato la sua irritazione.

«Preferirei restare solo, per quanto possibile.»

Noys lo aveva guardato, con visibile incertezza, per un momento, e poi se ne era andata.

Harlan si era sottoposto al consueto rituale mattutino di lavarsi e vestirsi, ma il suo umore nero non era migliorato. Le prospettive per la serata erano state tutt'altro che entusiasmanti. Avrebbe dovuto parlare il meno possibile, fare il meno possibile, cercare di confondersi con le pareti e con l'arredamento, se possibile. La sua vera funzione sarebbe stata quella di un paio d'orecchie e di un paio d'occhi. A collegare quei sensi con il rapporto conclusivo sarebbe stata la sua mente che, teoricamente, non avrebbe dovuto avere altre funzioni.

In genere non era mai stato disturbato dal fatto che, come Osservatore, non aveva cognizione di quanto cercava. Un Osservatore, gli era stato insegnato fin da Cucciolo, non doveva avere idee preconcette sui dati desiderati e sulle conclusioni previste. Questa cognizione, si diceva, avrebbe automaticamente distorto le sue vedute, per quanto avesse tentato di mantenersi scrupoloso.

Ma in quelle circostanze, l'ignoranza era stata la cosa piu irritante. Harlan aveva sospettato che non ci fosse, in realta, nulla da cercare, che l'intera missione non fosse stata altro che un piano complicato di Finge contro di lui. Mentre Noys…

Aveva guardato rabbiosamente il proprio riflesso nel Riflettore tridimensionale del bagno. Gli abiti aderentissimi del 482°, privi di cuciture e di colori vivaci, gli dovevano dare un aspetto ridicolo. Almeno, era stata questa la sua impressione.


Mentre lui aveva terminato di consumare una colazione solitaria, servitagli da un Mekkano, Noys Lambent lo aveva raggiunto precipitosamente:

«E giugno, Tecnico Harlan!» aveva esclamato la ragazza.

«Non usate quel titolo, qui,» aveva detto seccamente Harlan, «E che importa se e giugno?»

«Ma era febbraio, quando sono entrata… sono entrata in quel posto, ed e passato solo un mese!»

Harlan aveva corrugato la fronte.

«In che anno siamo?»

«Oh, l'anno e quello giusto.»

«Ne siete sicura?»

«Sicurissima. C'e stato un errore?» Quella ragazza aveva la fastidiosa abitudine di stargli quasi addosso, quando parlava, si era detto Harlan; e il suo lieve balbettare (non tanto un suo difetto di pronuncia, quanto una caratteristica del Secolo) le dava la voce di una bambina piccola e indifesa. Ma Harlan non si era lasciato ingannare dalle apparenze. Si era subito scostato da lei.

«Non c'e stato alcun errore. Siete stata mandata qui perche cosi deve essere. In effetti, nel Tempo, siete rimasta sempre qui.»

«Ma come ho potuto?» L'espressione spaventata della ragazza si era ancor piu accentuata. «Non ricordo nulla. Ci sono due io, allora?»

Harlan si era irritato molto piu di quanto il caso non avesse giustificato. Come avrebbe potuto spiegarle l'esistenza dei micro-mutamenti prodotti da ogni interferenza col Tempo e capaci di alterare le vite individuali senza produrre alcun effetto apprezzabile sul Secolo nella sua totalita? Perfino gli Eterni dimenticavano, a volte, la differenza esistente tra i micro-mutamenti (con la m minuscola) e i Mutamenti (con la M maiuscola) che alteravano sostanzialmente la Realta.

Cosi le aveva detto:

«L'Eternita sa quello che fa. Non fate domande.» Aveva pronunciato queste parole con orgoglio, come se lui fosse stato un Calcolatore Anziano e avesse deciso personalmente che il mese di giugno sarebbe stato il momento piu adatto nel Tempo e che il micro-mutamento prodotto dalla discrepanza di date non avrebbe dato come risultato un Mutamento.

«Ma allora io ho perduto tre mesi della mia vita!» aveva protestato la ragazza.

Harlan aveva sospirato.

«I vostri movimenti attraverso il Tempo non hanno nulla a che vedere con la vostra eta fisiologica.»

«Be', si o no?»

«Si o no che cosa?»

«Ho perduto si o no tre mesi?»

«In nome del Tempo, donna, ve lo sto spiegando nel modo piu chiaro possibile. Non avete perduto neppure un momento della vostra vita. Non potreste neppure!»

Lei aveva fatto un passo indietro, nell'udire il tono irato di Harlan, e poi, incredibilmente, aveva riso:

«Sapete? Avete un accento buffissimo… soprattutto quando siete in collera.»

Poi la ragazza se ne era andata, e Harlan l'aveva seguita con lo sguardo, aggrottando la fronte. Quale accento? Lui parlava il dialetto del Secolo alla perfezione, come tutti gli altri membri della Sezione… anzi, probabilmente meglio.

Che stupida ragazza!

Si era ritrovato davanti al Riflettore, con lo sguardo fisso sulla propria immagine, che gli aveva restituito lo sguardo con espressione cupa e accigliata.

Allora aveva cercato di assumere un'espressione meno minacciosa, pensando: Non sono bello. Ho gli occhi troppo piccoli e le orecchie sporgenti e il mento troppo pronunciato.

Era stato un pensiero strano, quello, perche prima di quel momento Harlan non aveva mai pensato in maniera particolare al proprio aspetto. E invece in quel preciso momento Harlan aveva pensato, improvvisamente, che sarebbe stato molto piacevole essere un bell'uomo.


A tarda notte Harlan aveva preso appunti sulle conversazioni udite nel corso della serata, approfittando del fatto che tutto era stato ancora fresco nella sua mente.

In quelle circostanze, Harlan si era sempre servito di un registratore molecolare del modello prodotto nel 55° Secolo: un sottile cilindro lungo circa dieci centimetri e largo due, perfettamente levigato, di colore bruno, che si poteva tenere facilmente alla cintura, al polso, in tasca, a seconda dello stile di abbigliamento, e che si poteva portare anche all'occhiello o al collo. Il registratore molecolare, tenuto in qualsiasi modo e a qualsiasi distanza dalla bocca, aveva la capacita di registrare in media venti milioni di parole su ciascuna delle bande di energia che componevano la sua carica. Tenendo un'estremita del cilindro appoggiata al traduttore-lettore, che terminava in un auricolare, e collegando l'estremita opposta al minuscolo microfono, era possibile ascoltare e registrare contemporaneamente.

Ogni suono che era stato prodotto nelle ore della «riunione», che si era protratta per l'intera serata, era stato ripetuto fedelmente dall'apparecchio, e durante l'ascolto Harlan aveva potuto parlare, facendo commenti e annotazioni che si erano registrate sulla seconda banda di energia, coordinata con la prima, ma differente da essa: in questo modo gli era stato facile corredare tutte le registrazioni accumulate con le sue personali osservazioni, le sue impressioni, i punti a suo avviso maggiormente significativi, le relazioni piu interessanti. Quando infine avrebbe stilato il rapporto definitivo, non avrebbe avuto a disposizione soltanto una fedele registrazione, ma una ricostruzione completa di annotazioni.

Mentre Harlan era stato intento a quel lavoro, Noys Lambent era entrata nella sua stanza, senza segnalare in alcun modo il suo arrivo.

Seccato, Harlan aveva staccato microfono e auricolare, infilandoli nel registratore molecolare, che poi aveva riposto nell'astuccio, con gesti meticolosi e studiatamente lenti.

«Perche vi comportate sempre come se foste in collera con me?» aveva domandato Noys. Aveva avuto braccia e spalle nude, e le sue lunghe gambe avevano sprigionato una luminescenza scintillante, avvolte in un'aderente guaina di spumiglia fosforescente.

«Non sono in collera,» le aveva risposto Harlan. «Non provo nessun sentimento nei vostri confronti.» In quel momento, era stato convinto di dire la verita.

«State ancora lavorando? Sarete stanco, certamente!»

«Non posso lavorare, se voi restate qui,» le aveva detto, irritato.

«Voi siete in collera con me. Non mi avete detto una parola per tutta la serata!»

«Ho parlato il minimo indispensabile. Non ero presente alla riunione per parlare, ma per ascoltare.» Stava aspettando che lei se ne andasse.

Ma lei non aveva voluto andarsene.

«Vi ho portato qualcosa da bere. Mi e sembrato che alla riunione questa bibita vi sia piaciuta. Ma un solo bicchiere e poco, soprattutto se dovete ancora lavorare.»

Aveva notato in quel momento il piccolo Mekkano che era entrato silenziosamente nella stanza, scivolando sull'invisibile campo di forza.

Quella sera Harlan aveva cenato con misura, assaggiando con cautela i piatti sui quali aveva a suo tempo scritto completi rapporti, nelle precedenti Osservazioni, senza pero consumarli (a parte minuscoli assaggi-campione). Suo malgrado Harlan aveva trovato squisiti quei cibi. E, sempre suo malgrado, gli era piaciuta moltissimo la bibita verde, frizzante, dal profumo di menta (una bibita che non era alcolica, ma era qualcos'altro, qualcosa di simile e diverso a un tempo) che costituiva la moda del periodo. Quella bibita non era esistita nel Secolo due fisioanni prima, era stata introdotta solo dopo il piu recente Mutamento di Realta.

Cosi Harlan aveva accettato il bicchiere dal Mekkano, rivolgendo un austero cenno di ringraziamento a Noys.

Fuggevolmente, si era chiesto per quale motivo un Mutamento di Realta che non aveva prodotto virtualmente alcun effetto fisico sul Secolo avesse creato una nuova bibita. Ma poi si era detto che, non essendo un Calcolatore, sarebbe stato inutile porsi quella domanda. Inoltre, anche i Calcoli piu accurati e precisi non davano la sicurezza di eliminare gli effetti casuali e secondari. Se cosi non fosse stato, non ci sarebbe stato bisogno di Osservatori.

Quella sera lui e Noys erano stati soli nella casa. I Mekkano erano stati al culmine della loro popolarita, negli ultimi vent'anni, e sarebbero rimasti di gran moda almeno per altri dieci anni, in quella Realta: e cosi nella casa non c'erano stati dei domestici umani.

Naturalmente, in un'epoca nella quale le femmine della specie avevano raggiunto l'assoluta parita con i maschi, ed avevano ottenuto la possibilita di avere figli senza sottostare al lungo e noioso periodo della gravidanza, non esisteva nulla di sconveniente nel fatto che un uomo e una donna fossero soli di notte nella medesima casa: almeno, non c'era stato nulla di male agli occhi degli abitanti del 482°.

Tuttavia quella sera Harlan si era sentito a disagio, compromesso da quella situazione.

La ragazza si era comodamente sdraiata su un divano, di fronte a lui, ed era rimasta cosi, mollemente appoggiata su un gomito. Il divano si era incurvato sotto di lei, quasi fosse stato ansioso di abbracciarla. La ragazza si era tolta le scarpine trasparenti che aveva indossato quella sera, e le sue dita si erano piegate e ripiegate nella cedevole spumiglia, come le soffici zampe d'una voluttuosa gatta.

Poi Noys Lambent aveva scosso il capo, e l'elaborata acconciatura si era sciolta, come d'incanto, lasciando ricadere i capelli soffici e lucidi sulle spalle, in un'ondata lenta: quei capelli neri avevano, per contrasto, accentuato il candore perfetto delle spalle di lei.

«Quanti anni avete?» aveva mormorato la ragazza.

A quella domanda Harlan non avrebbe dovuto rispondere, certamente. Si era trattato di una domanda personale, e la risposta non avrebbe dovuto interessare Noys Lambent. A quel punto avrebbe dovuto semplicemente risponderle, con ferma cortesia: «Posso lavorare in pace?» E invece le sue labbra si erano mosse, come per volonta propria, e Harlan aveva udito la propria voce dire:

«Trentadue.» Naturalmente, aveva voluto dire «trentadue fisioanni.»

«Io sono piu giovane di voi, allora,» aveva detto la ragazza. «Ho ventisette anni. Ma immagino che non sara sempre cosi. Probabilmente voi avrete lo stesso aspetto, anche quando io saro vecchia. Cosa vi ha fatto decidere di scegliere questa eta, trentadue anni? Potete cambiarla, se volete? Non vi piacerebbe essere piu giovane?»

«Ma di che cosa state parlando?» Harlan si era passato una mano sulla fronte, cercando di riordinare le idee.

Lei aveva detto, dolcemente:

«Voi vivete per sempre. Siete un Eterno.»

Si era trattato di una domanda o di un'affermazione?

«Siete pazza,» aveva risposto. «Noi invecchiamo e moriamo come chiunque altro.»

«A me potete dirlo.» La voce di Noys Lambent era stata dolce e suadente. La lingua del Secolo, che Harlan aveva ritenuto sempre troppo aspra e sgradevole, era stata come una musica, usata dalla ragazza. O si era trattato semplicemente della bibita che aveva bevuto e del profumo che aveva reso l'aria cosi densa e carezzevole?

C'era stata una breve pausa, e poi lei aveva continuato:

«Voi potete vedere tutti i Tempi, visitare tutti i luoghi. Io desideravo tanto di lavorare nell'Eternita. E ho aspettato tanto tempo, per avere il permesso di farlo. Speravo che potessero fare anche di me un'Eterna, e poi ho scoperto che nell'Eternita ci sono soltanto degli uomini. E alcuni non volevano neppure parlare con me, solo perche ero una donna. Anche voi non volevate parlare con me.»

«Siamo tutti molto occupati,» aveva borbottato Harlan, lottando per non lasciarsi pervadere da quella che avrebbe potuto essere definita, incredibilmente, una sensazione piacevole di dolce abbandono, di torpore.

«Ma perche non ci sono donne nell'Eternita?»

Harlan non aveva trovato la forza di parlare. Cosa avrebbe potuto dirle? Semplicemente, che i membri dell'Eternita venivano scelti con infinita cura, perche era necessario che rispondessero a due requisiti: primo, dovevano essere adatti al lavoro; secondo, la loro uscita dal Tempo non doveva avere alcun effetto deleterio sulla Realta.

La Realta! Era stata quella la parola che lui non avrebbe dovuto menzionare, in nessuna circostanza. Aveva sentito che la sensazione di vertigine si era fatta piu accentuata, nella sua mente, e aveva chiuso gli occhi per non sprofondare in quel bizzarro vortice.

Quanti candidati brillanti erano stati lasciati nel Tempo, indisturbati, perche il loro ingresso nell'Eternita avrebbe significato tante cose… la mancata nascita di un figlio, la mancata morte di donne o di uomini, un mancato matrimonio, degli avvenimenti mancati, delle circostanze mancate, che avrebbero piegato la Realta facendole seguire direzioni che il Consiglio d'Ogniquando non avrebbe mai potuto permettere.

Avrebbe potuto dirle questo? Naturalmente, no. Avrebbe potuto dirle che era quasi impossibile che una donna entrasse nell'Eternita, per quanto dotata, per quanto adatta al lavoro, perche la sua rimozione dalla Realta, per qualche motivo che Harlan non era mai riuscito a capire (forse i Calcolatori lo capivano, ma Harlan l'aveva trovato al di la delle sue capacita di comprensione) avrebbe potuto distorcere la Realta stessa in proporzione diecimila volte maggiore di quanto sarebbe accaduto nel caso di un uomo?

(Tutti questi pensieri si erano confusi nella sua mente, avevano formato un gorgo e dei vortici, in un infernale carosello che aveva fatto scaturire concatenazioni libere d'idee, con risultati grotteschi… grotteschi, si, ma non del tutto spiacevoli. E si era accorto che Noys si era avvicinata a lui, e gli aveva sorriso.)

Aveva udito la sua voce, come il fruscio di una brezza capricciosa:

«Oh, voi Eterni siete cosi misteriosi! Non confidate mai i vostri segreti. Perche non potete fare di me un'Eterna?»

La sua voce era diventata un suono che non aveva dato origine a parole distinte, bensi a una specie di musica che si era insinuata nella sua mente, carezzevole e melodiosa.

Avrebbe voluto dirle con tutte le sue forze, con tutto il suo cuore: Non c'e niente di divertente nell'Eternita, donna. Noi lavoriamo! Lavoriamo per elaborare tutti i dettagli di tutti i tempi dal principio dell'Eternita al momento in cui l'Eternita diventa vuota, e cerchiamo di elaborare ogni distinta possibilita, e le possibilita sono infinite, per scoprire cio che avrebbe potuto essere, e scegliere, tra i mondi che avrebbero potuto essere, quello migliore, e sostituire il mondo da noi scelto a quello attuale; e poi dobbiamo decidere in quale preciso momento del Tempo possiamo fare un minuscolo Mutamento, per piegare la Realta attuale e realizzare l'alternativa migliore, e poi cominciamo a studiare l'alternativa, il mondo che avrebbe potuto essere e che e diventato realta, per scoprire un'altra alternativa ancora migliore, e cosi via, sempre, sempre, e cosi e stato dal giorno in cui Vikkor Mallansohn ha scoperto il Campo temporale nel 24°, nel Primitivo 24°, e da allora e stato possibile iniziare l'Eternita nel 27°, grazie al misterioso Mallansohn che nessun uomo conosce e che ha dato il vero avvio all'Eternita, e ai mondi che avrebbero potuto essere, per sempre, per sempre, per sempre, e…

Aveva cercato di scuotere il capo, ma quel vorticare di pensieri non era cessato, anzi, aveva dato vita ad associazioni d'idee sempre piu strane, fino a quando tutto quel vorticare veloce non aveva dato vita a un abbagliante lampo di luce nella sua mente, un lampo di luce che era durato per un fantastico secondo, e poi si era spento.

Quel momento gli aveva dato forza, aveva cercato di aggrapparsi a esso, ma la luce era scomparsa.

Erano stati gli effetti della bibita alla menta?

Noys si era avvicinata ancora di piu, il suo volto era stato indistinto… poi Harlan aveva sentito i suoi capelli sfiorargli la guancia, la lievissima pressione tiepida del suo alito. Avrebbe dovuto ritrarsi, ma… stranamente, incredibilmente… aveva scoperto che non ne aveva avuto alcun desiderio.

«Se potessi diventare Eterna…» aveva alitato lei, quasi al suo orecchio, anche se Harlan aveva faticato a udire quelle parole, soffocate dal battito del suo cuore. Le labbra di Noys erano state umide e dischiuse. «Non piacerebbe anche a voi?»

Non aveva capito il senso di queste parole, ma d'un tratto si era accorto che non aveva avuto alcuna importanza. Gli era parso di bruciare di febbre. Aveva teso le mani, goffamente, incerto. Lei non aveva resistito, anzi, si era stretta a lui, e in un momento i loro due corpi erano diventati uno solo, e quel calore era aumentato, dentro di lui.

Era tutto accaduto come in un sogno, come se fosse accaduto a qualcun altro.

Non era stata una cosa repellente, come lui aveva sempre creduto. Non era stata una cosa bassa e volgare. Era stato un lampo nella sua mente, una rivelazione, uno choc… come una voce che gli aveva spiegato la misura del suo errore. Quello che lui aveva creduto repellente non lo era affatto.

Anche dopo, quando lei si era appoggiata ad Harlan, con gli occhi dolci e sorridenti, stanca e felice, il Tecnico aveva scoperto in se la necessita di tendere le mani, di accarezzarle i capelli umidi, con gioia infinita, con tremante dolcezza.

Da quel momento, Noys Lambent era completamente cambiata, ai suoi occhi. Non era piu stata una donna, non era piu stata una personalita distinta. In quel preciso momento, Noys era diventata un aspetto di lui. Lei era diventata, in una maniera strana e inattesa, una parte di lui.

La Carta Spazio-temporale non aveva detto nulla di queste cose, eppure Harlan non aveva provato alcun senso di colpa. Era stato solo il pensiero di Finge a suscitare nel cuore del Tecnico delle emozioni violente. E non certo di colpa. No, assolutamente no.

Si era trattato di un senso di soddisfazione, di trionfo!


Quando si era coricato, Harlan non era riuscito subito a dormire. Il senso di ebbrezza era diminuito, ma acutissimo nella sua mente c'era stato il fatto insolito che, per la prima volta nella sua vita di adulto, una donna adulta aveva diviso il suo letto.

Ne aveva udito il respiro lieve, e nel vago, debolissimo chiarore emanato dalle pareti e dal soffitto, aveva potuto vedere il suo corpo, un contorno lieve accanto al suo.

Avrebbe dovuto soltanto allungare una mano, per sentire il calore e la dolcezza della sua pelle, ma lui non aveva osato farlo, per timore di destarla dai suoi sogni. Era stato come se lei avesse sognato per entrambi, avesse sognato di se e di Harlan e di quanto era accaduto tra loro, e Harlan aveva avuto il timore che, svegliandola, tutto cio che era accaduto fosse stato cancellato per sempre.

Era stato un pensiero che gli era parso simile a quegli altri, strani pensieri che avevano popolato la sua mente, pochi istanti prima di…

Erano stati davvero dei pensieri strani, nati in lui nel momento che aveva diviso il mondo della ragione, il freddo mondo del Tecnico, da quell'altro mondo di assurda felicita. Aveva cercato di riafferrarli, ma invano. Eppure, d'un tratto gli era parso necessario riafferrarli, necessario come niente altro al mondo, perche, anche se non aveva potuto ricordare tutti i dettagli, era stato sicuro di ricordare che, per la frazione di un istante, lui aveva compreso qualcosa.

Non aveva ricordato con certezza la natura di quel «qualcosa», ma c'era stata l'assoluta certezza, la chiarezza lunare del dormiveglia, quando qualcosa di superiore agli occhi e alla mente dei mortali si destava dall'oscurita dell'inconscio e dava una vista interiore piu acuta e una percezione fatta di purissimo cristallo.

La sua ansia era cresciuta. Perche non aveva potuto ricordare? Perche non era riuscito a ricordare? Quello che aveva compreso in quel momento perduto era stato cosi enorme, cosi importante…

Per un momento, persino la ragazza addormentata al suo fianco era stata meno importante, si era ritirata sullo sfondo dei suoi pensieri.

Aveva cominciato a pensare: «Se riesco a seguire il filo… Stavo pensando alla Realta e all'Eternita… si, e a Mallansohn e al Cucciolo!»

Si era interrotto a quel punto. Perche il Cucciolo? Perche Cooper? Lui non aveva pensato a lui.

Ma se non aveva pensato a lui, per quale motivo il ricordo di Brinsley Sheridan Cooper era entrato nella sua mente in quel preciso momento?

Aveva corrugato la fronte. Qual era stata la verita che aveva collegato tutte queste cose? Che cosa aveva cercato di scoprire? Che cosa lo aveva reso cosi sicuro del fatto che ci fosse stato qualcosa da scoprire?


Harlan si era sentito raggelare, in quell'istante, perche insieme a quelle domande un lontano riverbero di quell'abbagliante luce mentale era sembrato balenare all'orizzonte della sua mente, e lui era stato sul punto di… capire.

Aveva trattenuto il respiro. Aveva deciso di non cercare. Non avrebbe dovuto sforzarsi. La luce avrebbe dovuto giungere da sola.

Da sola.

E nel silenzio di quella notte, una notte gia cosi importante, cosi unica, in tutta la sua vita, nella sua mente era apparsa una spiegazione, un'interpretazione degli eventi che in qualsiasi altro momento piu ragionevole e normale lui non avrebbe neppure preso in considerazione.

Aveva lasciato che quel pensiero germogliasse e fiorisse, come uno strano albero esotico. Aveva lasciato che da quel germoglio nascessero le spiegazioni di cento e cento punti che, altrimenti, sarebbero rimasti… sarebbero rimasti strani e inesplicabili.

E quel fiore era sbocciato dentro di lui.

Quei pensieri avevano trovato una ragione e una spiegazione, anche se prima di quella notte non li avrebbe accettati ne come ragione, ne come spiegazione, di nulla.

Avrebbe dovuto investigare, una volta ritornato nell'Eternita, avrebbe dovuto controllare dei punti, trovare la conferma di altri, ma in cuor suo aveva raggiunto la matematica certezza di essere a conoscenza di un terribile segreto che non avrebbe dovuto conoscere.

Un segreto che abbracciava tutta l'Eternita!

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