Capitolo Diciassettesimo: Il Circolo Sta Per Chiudersi

Quel pensiero non cesso di turbarlo. Era una cosa che cresceva nella sua mente, mano a mano che passavano i giorni degli affannosi preparativi della spedizione. Quel pensiero si frappose tra lui e Twissell; e poi fra lui e Noys. Quando giunse il giorno della partenza, si rese conto del fatto solo confusamente.

Quando Twissell ritorno da una riunione del Consiglio d'Ogniquando, Harlan riusci soltanto a trovare una vaga curiosita per formulare una rapida domanda:

«Come e andata?»

Twissell disse, stancamente:

«Non potrei definirla certamente la conversazione piu piacevole della mia vita.»

Harlan provo il desiderio di lasciar perdere l'argomento, ma poi borbotto:

«Suppongo che non abbiate detto niente, a proposito di…»

«No, no,» fu la nervosa risposta. «Non ho detto niente sulla ragazza, ne sulla parte che tu hai avuto nell'inviare Cooper nel Secolo sbagliato. E stato un disgraziato errore, un guasto meccanico. Ne ho assunto tutte le responsabilita.»

La coscienza di Harlan, che portava un fardello gia cosi pesante, ebbe un momentaneo palpito di colpa.

«Questo vi danneggera, vero?»

«Che cosa possono farmi? Devono aspettare che la situazione venga rettificata, prima di toccarmi. Se non riusciremo nel nostro intento, nessuno potra ne aiutarci ne farci del male. E se avremo successo, questo successo bastera probabilmente a proteggermi. E in caso contrario…» il vecchio scrollo le spalle. «Intendo comunque ritirarmi dalla partecipazione attiva agli affari dell'Eternita, dopo questo progetto. Quindi…» Ma si accese una sigaretta, e la spense prima che fosse consumata per piu di un terzo, visibilmente turbato.

Sospiro:

«Avrei preferito che non sapessero niente, ma non c'era altro modo per usare il cronoscafo speciale in altri viaggi oltre il Terminale Primo.»

Harlan gli volse le spalle. I suoi pensieri continuavano a girare intorno agli stessi argomenti che avevano occupato la sua mente negli ultimi giorni, escludendo gradualmente ogni altro pensiero, anche quelli a lui piu cari. Udi che Twissell continuava a parlare, ma quando il vecchio ripete la frase, egli chiese, trasalendo:

«Come avete detto?»

«Ti ho chiesto se la tua donna e pronta, figliolo. Ha capito che cosa deve fare?»

«E pronta. Le ho detto tutto.»

«Come l'ha presa?»

«Come?… Ah, si, be', come m'aspettavo. Non ha paura.»

«Ormai mancano solo tre ore fisiologiche.»

«Lo so.»

Non c'era altro, per il momento, e Harlan venne lasciato solo con i suoi pensieri e con l'opprimente consapevolezza di quanto avrebbe dovuto fare.


Terminato il carico del cronoscafo, ultimato l'ultimo esame dei comandi, Harlan e Noys apparvero vestiti in modo da somigliare ad abitanti di una regione di campagna dei primi decenni del 20°.

Noys aveva modificato alcuni dei capi d'abbigliamento consigliati da Harlan, seguendo un sesto senso che, aveva detto, le donne possedevano quando si trattava di problemi di estetica e di abbigliamento. Aveva consultato attentamente le annate della rivista di Harlan, osservando i vari annunci pubblicitari, esaminando attentamente gli articoli importati da una dozzina di Secoli diversi

Durante questa operazione, aveva chiesto a volte ad Harlan:

«Che cosa ne pensi?»

In una circostanza, Harlan le aveva risposto, scrollando le spalle:

«Se si tratta d'istinto, lascio a te i particolari.»

«E un brutto segno, Andrew,» gli aveva detto la ragazza, in un tono leggero che era parso un po' forzato. «Sei troppo arrendevole. Cosa ti succede? Non sei piu tu… Non sei piu tu, da qualche giorno.»

«Non ho niente,» le aveva risposto Harlan, in tono spento.

Quando Twissell li vide abbigliati come abitanti del 20°, cerco di assumere un tono scherzoso:

«Padre tempo,» esclamo, «Che orribili costumi usavano nel Primitivo… eppure questi abiti non riescono a nascondere la vostra bellezza, mia cara.»

Noys gli rivolse un sorriso luminoso, e Harlan, che se ne stava immobile e in silenzio, fu costretto ad ammettere che la rugginosa galanteria di Twissell era basata sulla verita. Quegli abiti bizzarri le avvolgevano il corpo, senza renderlo piu goffo, come avrebbero potuto fare a un corpo meno armonioso. Il trucco era limitato a un po' di colore sulle guance e sulla labbra, e a un primitivo accorgimento per accentuare la linea delle sopracciglia; i suoi bellissimi capelli (era stata questa la parte piu dolorosa) erano stati tagliati impietosamente. Eppure continuava a essere bellissima.

Harlan si stava abituando a sua volta alla scomodissima cintura, alla giacca che gli impediva i movimenti, ai calzoni stretti e soffocanti, e alla scialba, rozza stoffa priva di quel colore e di quell'armonia che ogni sostanza avrebbe dovuto possedere. Indossare degli abiti strani per adattarsi alla Realta di un Secolo, pero, non era per lui una cosa nuova.

Twissell stava dicendo:

«Quello che desideravo ottenere, in realta, era installare dei comandi indipendenti a bordo del cronoscafo, come avevamo detto fin dall'inizio, ma i tecnici hanno concluso che questo e impossibile: e necessario avere una fonte di energia abbastanza vasta da permettere lo spostamento nel Tempo, e al di fuori dell'Eternita questo e impossibile. Si puo riuscire a stabilire una tensione temporale nel periodo durante il quale il cronoscafo rimarra nel Primitivo, ma niente di piu. Siamo pero riusciti a installare a bordo una leva di ritorno.»

Li accompagno a bordo del cronoscafo, muovendosi con prudenza in mezzo alle cataste di provviste, e indico il lungo braccio di metallo che ora interrompeva l'uniformita della parete interna.

«E stato come installare un semplice commutatore,» disse. «Invece di ritornare automaticamente nell'Eternita, il cronoscafo rimarra nel Primitivo per un periodo indefinito. Quando la leva verra abbassata, pero, esso ritornera qui. Allora ci sara da effettuare il secondo e, spero, ultimo viaggio…»

«Un secondo viaggio?» domando subito Noys.

«Questo non te l'avevo spiegato,» disse Harlan. «Vedi, questo primo viaggio ha l'unico scopo di stabilire con esattezza il momento dell'arrivo di Cooper. Non sappiamo quale lasso di Tempo sia intercorso tra il momento dell'arrivo e il momento in cui egli ha fatto pubblicare l'inserzione. Lo raggiungeremo, attraverso la casella postale, e cercheremo di scoprire, se possibile, il minuto esatto del suo arrivo… o comunque l'approssimazione migliore. Allora potremo ritornare in quel momento… piu quindici minuti, affinche il cronoscafo abbia avuto il tempo di partire…»

Twissell lo interruppe:

«Non possiamo avere il cronoscafo nello stesso posto, nello stesso momento, in due tempi fisiologici diversi, naturalmente,» e poi cerco di sorridere.

Noys parve capire:

«Vedo,» disse, con voce un po' vaga.

Twissell continuo, rivolgendosi a Noys:

«Se prenderemo Cooper nel momento del suo arrivo, questo fara scomparire tutti i micro-mutamenti: l'inserzione sparira di nuovo, e Cooper sapra soltanto che il cronoscafo, dopo essere scomparso, esattamente come gli avevamo detto, e ricomparso inaspettatamente. Non sapra di essersi trovato nel Secolo sbagliato, e nessuno glielo dira. Gli diremo di avere dimenticato di fornirgli qualche informazione d'importanza vitale (dovremo preparare qualcosa di appropriato) e cosi dovremo affidarci alla speranza che egli consideri la faccenda cosi trascurabile da non menzionare la doppia partenza, quando scrivera il suo memoriale.»

«E molto complicato,» disse Noys.

«Si. Sfortunatamente.» Twissell riprese a torcersi nervosamente le dita, e fisso la coppia, come se avesse provato qualcosa… forse un dubbio interiore. Poi raddrizzo il capo, fece scaturire dal suo invisibile rifornimento una nuova sigaretta, e riusci perfino a ritrovare la sua espressione allegra da gnomo, quando disse, «E ora, figliolo, buona fortuna.»

Twissell strinse brevemente la mano ad Harlan, rivolse un breve inchino a Noys, e usci dal cronoscafo.

«Ora partiamo?» domando Noys ad Harlan, quando furono soli.

«Tra pochi minuti,» disse Harlan.

Lancio un'occhiata a Noys. Lei lo stava fissando, sorridente, fiduciosa, apparentemente tranquilla. Per un momento, il suo cuore palpito, ed egli ebbe la tentazione di sentirsi a sua volta sereno e sicuro. Ma era l'emozione, non il ragionamento, si disse; l'istinto, non la riflessione. Abbasso lo sguardo.


Il viaggio non fu differente da qualsiasi altro viaggio a bordo di un cronoscafo; semplice, tranquillo, privo di eventi. A meta percorso ci fu una specie di tensione interna, che forse indicava il superamento del Terminale Primo, o che forse era soltanto di origine psicosomatica. La notarono appena.

E poi si trovarono nel Primitivo, e scesero dal cronoscafo in un mondo solitario e montuoso, illuminato dallo splendore del sole prossimo al tramonto. Spirava una leggera brezza appena pungente, e tutt'intorno regnava un grande, maestoso silenzio.

Le rocce nude erano torreggianti, ammucchiate, caotiche, colorate di cupi arcobaleni prodotti da composti di ferro, rame e cromo. La solennita di quel paesaggio dove l'uomo non esisteva, dove la vita era rara e silenziosa, quasi schiacciava e intimoriva Harlan. L'Eternita, che non apparteneva al mondo della materia, non aveva un sole, e doveva importare anche l'aria. I suoi ricordi del Secolo natale erano ormai sbiaditi e confusi. Le sue Osservazioni nei vari Secoli si erano occupate esclusivamente degli uomini e delle loro citta. Non aveva mai vissuto un'esperienza come quella.

Noys gli sfioro il braccio.

«Andrew! Ho freddo.»

Harlan trasali, e si volto verso di lei.

«Non sarebbe meglio mettere in funzione il Radiante?» domando Noys.

«Si. Nella caverna di Cooper.»

«Sai dove si trova?»

«Si, e proprio qui,» le disse, laconicamente.

Non aveva mai avuto dubbi sulla precisione delle localizzazioni nei viaggi nel Tempo, da quando era diventato un Cucciolo. Ricordava quei giorni, quando si era trovato davanti all'Istruttore Yarrow, e aveva detto, con il suo volto serio e grave (anche allora Harlan non aveva mai sorriso):

«Ma la Terra si muove intorno al Sole, e il Sole si muove intorno al Centro Galattico, e anche la Galassia si muove nello Spazio. Se si partisse da un certo punto della superficie terrestre, e si andasse indietro nel tempo, diciamo di cento anni, ci si troverebbe nello spazio siderale, perche occorrerebbero cento anni alla Terra per raggiungere quel punto.» (In quei tempi, lui aveva ancora chiamato i Secoli 'cento anni'. Ora gli pareva cosi lontano…)

E l'Istruttore Yarrow aveva ribattuto, seccamente:

«Non puoi separare il Tempo dallo spazio. Muovendoti nel Tempo, tu segui il movimento della Terra. O forse credi che un uccello che vola nell'atmosfera si ritrovi da un momento all'altro nello spazio, perche la Terra ruota intorno al Sole a una velocita di diciotto miglia al secondo, e quindi svanisce sotto la creatura?»

Discutere per mezzo di analogie era sempre rischioso, ma Harlan aveva ottenuto successivamente delle prove piu concrete, e ora, dopo un viaggio nel Primitivo praticamente senza precedenti, gli era possibile voltarsi con sicurezza, e trovare l'apertura della caverna nel punto esatto in cui si era aspettato di trovarla.

Sposto i sassi e gli sterpi che erano stati sistemati per nasconderne l'entrata, e ne varco la soglia.

Sondo le tenebre della caverna, servendosi del bianco raggio della sua lampada con la precisione e la sicurezza che avrebbe usato impugnando un bisturi. Osservo le pareti, la volta, il pavimento, centimetro per centimetro, meticolosamente.

Noys rimase dietro di lui, vicinissima, e bisbiglio:

«Cosa cerchi?»

«Qualcosa. Qualsiasi cosa.»

E trovo quello che cercava, proprio in fondo alla caverna, sotto forma di una pietra piatta che copriva dei fogli di carta verdognola e ruvida.

Harlan sollevo la pietra, e raccolse i fogli.

«Che cosa sono?» domando Noys.

«Banconote. Un mezzo di scambio. Denaro.»

«Sapevi che erano qui?»

«Non sapevo niente. Lo speravo soltanto.»

Si trattava semplicemente di un'applicazione della logica capovolta di Twissell, del suo sistema di ricavare la causa degli effetti. L'Eternita esisteva, percio anche Cooper doveva avere preso le decisioni giuste. Immaginando che l'inserzione avrebbe attirato Harlan nel Tempo appropriato, aveva usato la caverna come ulteriore mezzo di comunicazione.

Tuttavia, questo era ancora meglio di quanto lui avesse osato sperare. Piu di una volta, durante i preparativi del viaggio nel Primitivo, Harlan aveva pensato che avventurarsi in una citta con in tasca soltanto delle pepite d'oro avrebbe potuto procurare dei ritardi e dei sospetti.

Cooper era riuscito a ottenere del denaro, certo, ma Cooper aveva avuto tempo a disposizione. Harlan soppeso il mazzo di banconote. E doveva avere utilizzato bene quel tempo, per accumulare tanto denaro. Si era comportato bene, il ragazzo, meravigliosamente!

E il circolo si stava chiudendo!

Le provviste erano state trasferite nella caverna, nello splendore sempre piu rugginoso del Sole al tramonto. Il cronoscafo era stato coperto da una pellicola mimetica, che lo avrebbe reso invisibile, se non a un'ispezione molto da vicino; e Harlan aveva un disintegratore per tenere a bada i curiosi, se fosse stato necessario. Il Radiante era stato sistemato nella caverna, e la lampada era stata infilata in una fessura della roccia; cosi essi avevano luce e calore.

Fuori era calata una rigida notte di marzo.

Noys stava fissando, pensierosa, la liscia superficie interna del paraboloide del Radiante, che stava ruotando lentamente. Domando:

«Andrew, quali sono i tuoi piani?»

«Domattina,» rispose lui, «Partiro per raggiungere la citta piu vicina. So dove si trova… o dove dovrebbe essere.» (Mentalmente, si corresse di nuovo, ritornando alla certezza. Non ci sarebbero stati inconvenienti. Di nuovo, un'applicazione della logica di Twissell.)

«Io verro con te, vero?»

Lui scosse il capo.

«Non parli la lingua dell'epoca, per prima cosa, e inoltre il percorso e gia abbastanza disagevole per una sola persona.»

Noys appariva singolarmente arcaica, con quei capelli corti, e l'improvviso lampo di collera che apparve nei suoi occhi costrinse Harlan ad abbassare lo sguardo.

«Non sono stupida, Andrew,» disse la ragazza. «Mi rivolgi a stento la parola. Non mi guardi neppure. Cosa succede? La morale del tuo Secolo natale ha ripreso il sopravvento? Pensi di avere tradito l'Eternita, e scarichi su di me la colpa? Pensi che io ti abbia corrotto? Avanti, parla!»

«Non sai quello che provo!» le rispose.

«E allora descrivimelo: e l'occasione buona, forse non te ne capitera mai una migliore. Mi ami? No, questo non e possibile, altrimenti non ti serviresti di me come capro espiatorio. Perche mi hai condotta qui? Dimmelo. Perche non mi hai lasciata nell'Eternita, visto che qui ti sono inutile, e che neanche riesci a sopportare la mia vista?»

Harlan borbotto:

«C'e un pericolo che incombe su di noi.»

«Oh, andiamo!»

«E molto di piu che un pericolo… e un incubo, l'incubo del Calcolatore Twissell,» disse Harlan. «Durante il nostro rapido, angoscioso viaggio nei Secoli Nascosti, quando siamo venuti a prenderti, lui mi ha rivelato cio che pensa su quei Secoli. Secondo lui, esiste la possibilita che un tipo umano enormemente evoluto, una specie di superuomo, si nasconda nel remoto futuro, sottraendosi alla nostra interferenza, tramando per impedirci di continuare a modificare la Realta. Il Calcolatore Twissell pensava che fossero stati questi superuomini a edificare la barriera nel Tempo, nel 100.000°. Poi, quando ti abbiamo trovata, il Calcolatore Twissell ha dimenticato il suo incubo. Ha concluso che non era mai esistita una barriera; ed e ritornato al problema piu immediato, che era quello di salvare l'Eternita.

«Ma io, vedi, ero stato contagiato dal suo incubo. Avevo incontrato la barriera, e cosi sapevo che era esistita. Nessun Eterno l'aveva edificata, perche Twissell aveva affermato che si trattava di una cosa impossibile in teoria. Forse le teorie dell'Eternita non arrivano troppo lontano nel tempo. Io sapevo che c'era stata una barriera; e sapevo che qualcuno, o qualcosa, doveva averla costruita.

«Naturalmente,» prosegui lui, pensieroso, «Twissell sbagliava, sotto certi aspetti. Lui pensava che l'uomo dovesse evolversi, ma non e cosi. La paleontologia non e una delle scienze che interessano in modo particolare gli Eterni, ma era una scienza che interessava molto gli abitanti degli ultimi Secoli del Primitivo, e cosi anch'io ho potuto imparare qualcosa. So, a esempio, che una specie si evolve solo per affrontare le pressioni di un nuovo ambiente. In un ambiente stabile, una specie puo rimanere immutata per milioni di Secoli. L'uomo primitivo si e evoluto rapidamente, perche il suo ambiente era duro, ostile, e mutevole. Quando pero il genere umano ha imparato a controllare e a creare il proprio ambiente, ne ha creato uno mite e stabile, e cosi l'evoluzione naturale e cessata.»

«Non so di che cosa tu stia parlando,» disse Noys, in un tono che non era per nulla rabbonito. «E non dici niente di noi due… l'argomento del quale io voglio parlare!»

Harlan cerco di rimanere impassibile, e prosegui:

«E ora, pensiamo alla barriera nel 100.000°. Perche esisteva? Qual era il suo scopo? Tu eri sana e salva. Quale altro significato poteva avere? Mi sono chiesto che cosa fosse accaduto, a causa della presenza della barriera, che non sarebbe accaduto senza di essa.»

Fece una pausa, osservando le sue scarpe pesanti e rozze, di cuoio naturale. Penso che sarebbe stato piu comodo se le avesse tolte, almeno durante la notte, ma ora no, ora no…

«Ho trovato una sola risposta a questa domanda,» disse. «L'esistenza di quella barriera mi ha fatto ritornare indietro nel tempo, pazzo di collera, per procurarmi una frusta neuronica e aggredire Finge. Mi ha incendiato la mente, dandomi l'idea di mettere in gioco le sorti dell'Eternita per ritrovarti, e di vendicarmi distruggendo in un colpo solo l'Eternita, dopo avere raggiunto la convinzione di avere fallito. Capisci?»

Noys lo fisso, con un'espressione nella quale orrore e incredulita si mescolavano.

«Vuoi dire che il popolo del remoto futuro voleva che tu facessi tutto questo? Che lo ha deliberatamente progettato?»

«Si. Non guardarmi a quel modo. Si! E non capisci anche tu che questo rende tutto diverso? Finche agivo liberamente, per motivi miei, ero pronto ad assumermi tutte le responsabilita e tutte le conseguenze, materiali e spirituali. Ma essere ingannato, essere costretto a fare quello che ho fatto, da creature che hanno usato e manipolato le mie emozioni e i miei sentimenti come se io fossi stato un Computaplex, nel quale era necessario solo inserire i fogli programmati piu adatti…»

Improvvisamente, Harlan si accorse che aveva alzato la voce, che aveva cominciato a gridare, e tacque. Lascio passare qualche istante, e poi prosegui, in tono piu controllato:

«Non posso accettare questo. Devo annullare quello che sono stato costretto a fare. E solo quando avro fatto questo potro ritrovare la pace.»

Si… forse. Gia poteva avvertire quel trionfo impersonale che lo aspettava, dissociato dalla sua tragedia personale, che si trovava dietro e davanti a lui. Il circolo si stava chiudendo!

Noys tese lentamente la mano, incerta, per prendere la mano di lui, che era rigida e contratta.

Harlan si sottrasse a quel tocco, respingendo il suo conforto. Disse:

«Era stato tutto predisposto. Il mio incontro con te. Tutto. Le mie emozioni, la mia personalita, erano state analizzate. Questo e evidente. Azione e reazione. Spingi questo bottone, e l'uomo fara questo. Spingi quel bottone, e fara quest'altro.»

Harlan stava parlando con difficolta, da insondabili profondita di vergogna e di dolore. Scosse il capo, cercando di scuotersi dalla mente l'orrore di quella situazione, come un cane avrebbe tentato di scuotersi dal corpo l'acqua, e continuo:

«Dapprima, non ero riuscito a capire una cosa. Come avevo potuto indovinare che Cooper sarebbe stato mandato nel Primitivo? Era quasi impossibile immaginarlo. Non aveva alcuna base. Twissell non riusciva a rendersene ragione. Piu di una volta si e domandato come avessi potuto indovinare, sapendo cosi poco di matematica.

«Eppure, avevo indovinato. La prima volta che ebbi l'intuizione fu… quella notte. Tu stavi dormendo, ma io ero sveglio. Avevo la sensazione di dovere ricordare qualcosa; qualche osservazione, qualche pensiero, qualcosa che avevo capito nell'eccitazione e nell'esaltazione di quella notte. E, concentrandomi sul problema, il significato completo dell'esistenza di Cooper apparve nella mia mente, insieme alla consapevolezza di occupare una posizione cosi importante da potere distruggere l'Eternita. Piu tardi controllai le mie supposizioni, consultando una storia della matematica, ma questo non era veramente necessario. Lo sapevo gia. Ne ero certo. Come? Come?»

Noys lo fisso, intensamente. Ora non cercava piu di toccarlo.

«Vuoi dire che gli uomini dei Secoli Nascosti hanno predisposto anche questo? Che hanno messo queste cose nella tua mente, e poi hanno manovrato secondo i loro piani?»

«Si. Si. E non hanno ancora finito. Devono ancora terminare il lavoro. Il circolo sta per chiudersi, ma non si e ancora chiuso.»

«Ma come potrebbero? Non sono certo qui con noi!»

«No?» disse lui, con un tono cosi cupo da fare impallidire Noys.

«Superuomini invisibili?» bisbiglio la ragazza.

«Non superuomini, e neppure invisibili. Ti ho gia detto che l'uomo non puo evolversi, se possiede i mezzi per controllare il proprio ambiente. Gli esseri umani dei Secoli Nascosti appartengono al ceppo dell'homo sapiens… sono esseri umani normali.»

«Allora non sono certamente qui.»

Harlan disse, con voce triste:

«Tu sei qui, Noys.»

«Si, io e te… e nessun altro.»

«Io e te,» assenti Harlan. «E nessun altro. Io e una donna dei Secoli Nascosti… non fingere piu, Noys, ti prego.»

Lei lo fisso, inorridita:

«Che cosa stai dicendo, Andrew?»

«Quello che devo dire. E tu che cosa dicevi quella notte, quando mi hai dato quella bibita alla menta? Mi stavi parlando. La tua voce dolce e sommessa… le tue parole dolci e sommesse… Non ho sentito niente, non con la mente cosciente, ma ricordo il bisbigliare della tua voce melodiosa. E di che cosa parlavi? Del viaggio nel passato di Cooper; dell'ultimo scossone alle colonne dell'Eternita, come fece Sansone nel tempio. Ho ragione?»

«Non so neppure cosa abbia fatto questo Sansone,» disse Noys.

«Puoi immaginarlo perfettamente, comunque, Noys. Dimmi, quando sei entrata nel 482°? Chi hai sostituito? O forse ti sei semplicemente… infilata in quel Secolo? Ho fatto sviluppare il tuo Progetto di Vita da un esperto del 2456°. Nella nuova Realta, tu non esistevi affatto. Non avevi analoghi. Strano, per un Mutamento cosi piccolo, ma non impossibile. E poi il Progettista di Vita mi ha detto una cosa che ho ascoltato con le orecchie, ma che non ho udito con la mente. Strano che la ricordi cosi bene, ora. Forse anche in quel momento un campanello ha suonato nella mia mente, ma ero troppo pieno di… di te, per ascoltare. Il Progettista di Vita mi ha detto: 'con la combinazione di fattori che mi avete fornito, non riesco a capire nemmeno come abbia potuto esistere nella vecchia Realta.'

«Aveva ragione. Tu non quadravi, nella vecchia Realta. Tu l'avevi invasa dal remoto futuro, e avevi manipolato non solo me, ma anche Finge, per raggiungere i tuoi scopi.»

Noys disse, in tono urgente:

«Andrew…»

«Tutti i pezzi del rompicapo combinavano… se fossi stato in grado di vederli. Un libro-film, nella tua libreria, intitolato Storia Sociale ed Economica, mi aveva gia sorpreso, quando l'avevo visto per la prima volta. Ne avevi bisogno, vero, per imparare a essere una vera donna di quel Secolo? E un'altra cosa… ricordi il nostro primo viaggio nei Secoli Nascosti? Fosti tu a fermare il cronoscafo nel 111.394°. Lo fermasti con sicurezza, senza esitare. Dove avevi imparato a guidare un cronoscafo? Se fossi stata quella che volevi apparire, sarebbe stato quello il tuo primo viaggio a bordo di un cronoscafo. E poi, perche nel 111.394°? Era il tuo Secolo natale?»

Lei disse, sommessamente:

«Perche mi hai portata nel Primitivo, Andrew?»

E d'un tratto, lui si mise a gridare:

«Per proteggere l'Eternita! Non potevo immaginare quali danni avresti fatto. Qui sei impotente, perche io so chi sei. Ammetti che quello che ho detto e vero! Ammettilo!»

Si alzo in piedi, in un parossismo di collera, e sollevo i pugni. Lei non batte ciglio. Era completamente, perfettamente calma, pareva una meravigliosa statua di cera. Harlan abbasso le braccia, lentamente.

«Ammettilo!»

«Sei ancora cosi incerto, dopo tutte le tue deduzioni?» domando Noys. «Cosa ti puo importare, se io confesso o no?»

Harlan senti aumentare la sua collera.

«Ammettilo… lo voglio sapere per non dover soffrire neppure un poco… neppure un poco!»

«Soffrire?»

«Perche ho un disintegratore, Noys, e intendo ucciderti.»

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