Capitolo Sesto: {rogettista Di Vita

Era passato un mese di tempo fisiologico, da quella notte del 482°, nella quale aveva avuto la rivelazione di molte cose. E ora, facendo un calcolo in tempo normale, lui si trovava a quasi duemila Secoli nel futuro di Noys Lambent, e tentava, un po' con le lusinghe e un po' con il ricatto, di scoprire che cosa le riserbava una nuova Realta.

Era contrario a ogni etica; era quasi un crimine; ma ormai lui aveva cessato di preoccuparsene. Nel fisiomese che era appena trascorso lui era diventato un criminale: questo lo sapeva lui stesso. Era impossibile negare questo fatto. Quest'ultima impresa non avrebbe aggiunto nulla alla sua condizione di criminale; quindi non aveva niente da perdere, e tutto da guadagnare, nella circostanza.

Ora, nel corso delle sue delittuose manovre (non cercava neppure di scegliere un'espressione piu mite) lui si trovava sulla barriera, sulla soglia del 2456°. Entrare nel Tempo era un'operazione assai piu complicata del semplice passaggio dall'Eternita ai cronoscafi e viceversa. Per entrare nel Tempo, dovevano essere prima di tutto fissate, con esattezza assoluta, le coordinate della esatta regione della Terra e dell'esatto momento del Tempo, nell'ambito del Secolo. Tuttavia, malgrado la tensione interiore, Harlan manovrava i controlli con la disinvoltura e la sicurezza dell'uomo dotato di grande esperienza e di ancor piu grande talento.

Harlan si trovo quindi nella sala macchine che aveva visto per la prima volta sullo schermo della sala di visione, nell'Eternita. In quello stesso momento fisiologico, il Sociologo Voy se ne stava tranquillamente seduto davanti allo schermo, in attesa di osservare il Tocco del Tecnico che avrebbe operato il Mutamento.

Harlan non aveva fretta. La sala macchine sarebbe rimasta vuota per i prossimi 156 minuti. Certo, la Carta Spazio-temporale gli concedeva solo 110 minuti, lasciando gli altri 46, come di consuetudine, per il prescritto «margine di sicurezza», che equivaleva al 40% del tempo totale. Il margine esisteva per qualsiasi caso di necessita, ma un Tecnico non ne aveva bisogno. Chiunque consumasse i «margini di sicurezza» non rimaneva Specialista per molto tempo.

Harlan, comunque, non prevedeva di utilizzare che 2 minuti dei 110 a disposizione. Sistemando il suo generatore di campo da polso in modo da essere circondato da un'aura di tempo fisiologico (quello che poteva essere definito un effluvio di Eternita) e, di conseguenza, da trovarsi al riparo da qualsiasi effetto del Mutamento di Realta, egli fece un passo verso la parete, sollevo un piccolo recipiente che stava su uno scaffale, e lo depose sul punto accuratamente scelto sullo scaffale sottostante.

Fatto questo, egli rientro nell'Eternita in un modo che gli parve prosaico come il passaggio da una porta qualsiasi. Se ci fosse stato un Temporale a osservare la scena, avrebbe avuto l'impressione che Harlan fosse semplicemente scomparso nel nulla.

Il piccolo recipiente rimase dove Harlan lo aveva messo. Non ebbe una parte immediata nella storia del mondo. La mano di un uomo, alcune ore piu tardi, si sarebbe allungata per prenderlo, e non l'avrebbe trovato. Sarebbe stata compiuta una ricerca, e il recipiente sarebbe stato trovato con un'altra mezz'ora di ritardo, ma nel frattempo un campo di forza si sarebbe spento, e un uomo avrebbe perduto la calma. Una decisione che nella precedente Realta non era stata presa, ora sarebbe stata presa sulla spinta dell'ira, e non della ragione. Un incontro non avrebbe avuto luogo; un uomo che sarebbe altrimenti morto avrebbe vissuto un anno ancora, in circostanze diverse; un altro che altrimenti avrebbe vissuto sarebbe morto prima.

Le onde si sarebbero allargate, raggiungendo il loro massimo nel 2481°, e cioe venticinque Secoli dopo il Tocco. L'intensita del Mutamento di Realta, dopo quell'epoca, avrebbe cominciato a declinare. I teorici affermavano che in nessun punto dell'infinito futuro il Mutamento avrebbe mai potuto raggiungere l'effetto zero, ma a cinquanta Secoli di distanza dal Tocco il Mutamento sarebbe diventato cosi lieve da richiedere l'uso dei Calcoli piu sottili per individuarlo; e questo, in pratica, equivaleva a ridurre a zero l'effetto. Ed era la pratica che gli Eterni consideravano, non le speculazioni teoriche.

Naturalmente, nessun essere umano, nel Tempo, avrebbe mai potuto accorgersi dell'avvenuto Mutamento di Realta. La mente cambiava come la materia e solo gli Eterni potevano starsene fuori da questo continuo divenire, e osservare il Mutamento.


Il Sociologo Voy stava osservando la scena azzurrina del 2481°, la dove prima si era vista l'intensa attivita di uno spazioporto operoso. Non sollevo neppure lo sguardo, all'ingresso di Harlan. Si limito a borbottare qualcosa che avrebbe potuto essere un saluto.

L'astroporto aveva subito un violento cambiamento. L'ordine e la perfezione erano scomparsi; quei pochi edifici che si vedevano non erano le splendide, ardite creazioni che erano stati prima. C'era una vecchia astronave arrugginita, in disarmo, circondata da poche costruzioni cadenti. Non c'erano uomini. Tutto era immoto.

Harlan si concesse un breve sorriso, che gli curvo per un istante le labbra, e poi scomparve. Si, certo, era quello il M.R.O.: il Massimo Risultato Ottenibile. E si era verificato immediatamente. Il Mutamento non doveva necessariamente verificarsi nel preciso momento del Tocco del Tecnico. Se i calcoli che guidavano il Tocco era approssimativi, potevano trascorrere ore e perfino giorni prima che il Mutamento si verificasse (ore e giorni, naturalmente, di tempo fisiologico). Era soltanto quando tutte le possibilita di divergenza svanivano che il Mutamento aveva luogo: fino a quando esisteva anche una sola possibilita matematica di un'azione alternata, il Mutamento non si verificava.

Harlan era orgoglioso del fatto che quando era lui a calcolare il M.M.N., e quando era la sua mano a operare il Tocco, tutte le possibilita di divergenza svanivano istantaneamente, e il Mutamento aveva luogo nello stesso, preciso momento.

Voy disse, a bassa voce:

«Come era stato bello.»

Quella frase fu come una frustata per Harlan, parve diminuire la bellezza dell'operazione che lui aveva compiuto.

«Non sarei pentito neppure se estirpassi dalla Realta completamente il volo spaziale,» disse.

«No?» esclamo Voy.

«A che cosa serve? Non dura mai piu di un millennio o due. La gente si stanca. I coloni ritornano a casa, le colonie vengono abbandonate e si estinguono. E poi, dopo quattromila o cinquemila anni, o quarantamila o cinquantamila, tentano di nuovo, e falliscono di nuovo. Il volo spaziale e uno spreco di ingegno e di fatiche umane.»

Voy disse, asciutto:

«Siete un filosofo.»

Harlan arrossi. A che serve parlare a questa gente? penso. Irato, cambio bruscamente argomento:

«Che cosa mi dite del Progettista di Vita?»

«Cosa devo dirvi?»

«Volete mettervi in contatto con lui? Ormai dovrebbe avere qualche risultato.»

Il Sociologo lascio passare sul suo viso un'ombra di disapprovazione, come se avesse voluto rimproverarlo della sua impazienza, ma si limito a dire, freddamente:

«Venite con me. Andiamo a vedere.»


La targhetta sulla porta dell'ufficio diceva «Neron Feruque», un nome che colpi lo sguardo e la mente di Harlan per la sua vaga somiglianza con quelli di due sovrani dell'area del Mediterraneo ai tempi del Primitivo. (Le sue discussioni settimanali con Cooper avevano acuito il suo interesse per il Primitivo, rendendolo quasi febbrile).

L'uomo, pero, non aveva alcuna somiglianza con i due defunti monarchi, almeno dalle descrizioni che Harlan ricordava di avere letto. Era un tipo magro, quasi cadaverico, con la pelle tirata su un viso ossuto dal lungo naso. Aveva le dita sottili e i polsi nodosi. Accarezzava il suo piccolo Addizionatore come la Morte muove la bilancia sulla quale pesa le anime.

Harlan fisso l'Addizionatore con occhi avidi. Era il cuore e il sangue di ogni Progetto di Vita, la pelle e le ossa, i muscoli e il tessuto connettivo e tutto il resto. Bastava inserire nell'apparecchio tutti i dati della storia di un individuo, e le equazioni del Mutamento di Realta; allora l'Addizionatore si metteva a borbottare, come se stesse ridacchiando perversamente tra se, per un periodo che poteva andare da un minuto a un intero giorno, e finalmente sputava dalla sua fessura le possibili vite parallele della persona esaminata, nella nuova Realta, con ogni possibilita elencata in esatto ordine di probabilita.

Il Sociologo Voy fece le presentazioni. Feruque, dopo avere fissato con visibile fastidio l'emblema del Tecnico, chino il capo, e non fece commenti.

Harlan domando:

«Il Progetto di Vita della donna e gia pronto?»

«No. Quando sara pronto, ve lo faro sapere.» Era uno di quelli che disprezzavano a tal punto i Tecnici da usare nei loro confronti dei modi palesemente villani.

«Non ve la prendete, Progettista.»

Feruque aveva delle sopracciglia bionde, cosi bionde da essere quasi invisibili. Aumentavano la sua rassomiglianza con un teschio. I suoi occhi parvero roteare in orbite vuote, ed egli disse:

«Eliminate le astronavi?»

Voy annui.

«Eliminate da un Secolo.»

Le labbra di Feruque si mossero, e formarono una parola.

Harlan incrocio le braccia e fisso duramente il Progettista di Vita, che alla fine abbasso lo sguardo, sconfitto.

Harlan penso: «Almeno lui sa che e anche colpa sua.»

Feruque si rivolse a Voy:

«Sentite, dato che siete qui, potete dirmi cosa accidenti devo fare per le richieste di siero anticancro? Non siamo l'unico Secolo dotato di anticancro. Perche siamo noi a ricevere tutte le richieste?»

«Tutti gli altri Secoli sono altrettanto affollati. Lo sapete.»

«E allora devono piantarla di mandarci le loro richieste.»

«E che ci possiamo fare, noi?»

«Calma. Lasciate che sia il Consiglio d'Ogniquando a decidere di rifiutarle.»

«Non ho alcun ascendente sul Consiglio.»

«Avete ascendente sul vecchio.»

Harlan ascolto quella conversazione senza alcun vero e proprio interesse. Per lo meno, gli serviva a tenere occupata la mente con problemi di scarsa importanza, a distrarlo dal gorgogliante Addizionatore che stava svolgendo il suo lavoro. Il «vecchio» doveva essere certamente il Calcolatore che dirigeva la Sezione.

«Ho gia parlato al vecchio,» disse il Sociologo. «E lui ha parlato al Consiglio.»

«Sciocchezze. Si e limitato a mandare un rapporto normale. E invece dovrebbe lottare: si tratta di una questione fondamentale.»

«Il Consiglio d'Ogniquando non e dell'umore piu adatto, in questi giorni, per decidere su problemi di questo tipo. Avete sentito anche voi quello che si dice in giro.»

«Oh, certo. Il Consiglio e impegnatissimo su qualcosa di enorme. Ogni volta che c'e da scaricare qualche responsabilita, arriva la voce, puntuale come un cronometro: il Consiglio e occupato su qualche progetto enorme.»

(Se Harlan ne avesse avuto il coraggio, a questo punto si sarebbe permesso un sorriso).

Feruque rimase pensieroso per qualche istante, poi esclamo:

«Il problema e che la gente non capisce che il siero anticancro non e qualcosa di simile alle semenze degli alberi o ai motori a energia. So benissimo che ogni seme d'erba deve essere esaminato e riesaminato per decidere sugli effetti che potra avere sulla Realta, ma l'anticancro comporta sempre una vita umana, e si tratta di un lavoro mille volte piu complicato.

«Non ne posso piu! Pensate a quante persone muoiono di cancro, ogni anno, in ogni Secolo che non possiede dei sieri anticancro di nessun tipo. E immaginate quanti sono i pazienti che desiderano morire. Cosi i governi Temporali di ogni Secolo continuano a inviare domande all'Eternita, per avere tante fiale di siero, per salvare tanti uomini la cui esistenza e essenziale per la loro civilta; e naturalmente allegano tutti i dati sugli individui da salvare.»

Voy si limito a un breve cenno di assenso.

«Lo so, lo so.»

Ma Feruque era troppo amareggiato per tacere.

«Cosi voi cominciate a leggere tutte le biografie, e scoprite che ogni uomo e un eroe, un genio, un santo, e che la sua perdita e un male troppo grande per il genere umano. Cosi mandate avanti il rapporto. Controllate quello che succederebbe alla Realta se ciascun uomo sopravvivesse, e, per l'amor del Tempo, se sopravvivessero diverse combinazioni di uomini.

«Nell'ultimo mese ho sviluppato 572 richieste di cura del cancro. Diciassette, dico diciassette Progetti di Vita hanno rivelato una completa assenza di Mutamenti di Realta indesiderabili. Non c'e stato un solo caso, uno solo, nel quale sia emerso un Mutamento di Realta desiderabile, ma il Consiglio dice che i casi neutri devono essere curati. Motivi umanitari, certo. E cosi, in questo mese, diciassette persone di paesi diversi possono ricevere il siero.

«E cosa succede? Questo Secolo e forse piu felice? No, potete scommetterci. Un individuo viene curato, e venti, nello stesso paese, nello stesso Tempo, vengono lasciati morire. Tutti dicono: perche quello si? Magari quelli che non curiamo sono personaggi migliori, filantropi amati da tutti, mentre quello che noi salviamo prende a calci la vecchia madre ogni volta che si stanca di bastonare la moglie e i bambini. Nessuno sa niente dei Mutamenti di Realta, e noi non possiamo dire niente.

«Ci stiamo semplicemente procurando dei guai inutili, con le nostre mani. E necessario che il Consiglio d'Ogniquando blocchi tutte le domande, e approvi soltanto i casi che possono produrre un Mutamento di Realta desiderabile, ecco tutto. Se li curiamo, deve scaturirne un beneficio per il genere umano, altrimenti niente. Non significa nulla dire che negli altri casi non si produce alcun male.»

Il Sociologo aveva ascoltato quello sfogo con un'espressione di rammarico, e alla fine disse:

«Se voi foste malato di cancro…»

«Questa e un'osservazione stupida, Voy. E su questa filosofia che basiamo le nostre decisioni? In questo caso, non ci sarebbe mai nessun Mutamento di Realta. Qualche povero sciocco ci rimette ogni volta che noi Mutiamo la Realta: immaginate di essere voi quello sciocco, eh?

«E vi dico un'altra cosa. Ricordate che ogni volta che noi operiamo un Mutamento di Realta e piu difficile trovarne uno successivo migliore. A ogni fisioanno, la possibilita che un Mutamento casuale possa essere dannoso aumenta. Questo significa che la proporzione di individui che noi possiamo curare diminuisce. E diminuira sempre. Un giorno o l'altro, saremo in grado di curare una sola persona per ogni fisioanno, anche contando i casi neutri. Ricordatelo!»

Harlan perse ogni residuo interesse. Era il tipo di inconveniente tipico dell'Eternita. Gli Psicologi e i Sociologi, nei loro rari studi introspettivi sull'Eternita, la chiamavano «identificazione». Gli uomini tendevano a identificarsi nel Secolo che li riguardava professionalmente. Le battaglie di quel Secolo, troppo spesso, diventavano le loro battaglie.

L'Eternita combatteva con tutte le sue forze il demone dell'identificazione. Nessun uomo poteva venire assegnato a una Sezione nell'arco di due Secoli dal suo Tempo natale, per rendere piu difficile la possibilita d'identificazione. Veniva data sempre la preferenza ai Secoli la cui civilta era notevolmente diversa da quella del Secolo natale. (Harlan penso a Finge e al 482°.) Inoltre, la destinazione veniva cambiata non appena gli uomini mostravano delle reazioni sospette. (Harlan non avrebbe scommesso nulla sulla possibilita che Feruque conservasse il posto in quella Sezione per piu di un altro fisioanno.)

E tuttavia gli uomini continuavano a identificarsi con il Secolo della loro Sezione, per lo stupido desiderio di avere un posto e una casa nel Tempo (il desiderio del Tempo; tutti conoscevano la sua esistenza). Per chissa quale motivo, questo avveniva in modo particolare nei casi dei Secoli ove esisteva il volo spaziale. Sarebbe stato un argomento meritevole di uno studio approfondito e urgente… ma l'Eternita era sempre riluttante a intraprendere studi che la riguardassero direttamente.

Un mese prima, Harlan avrebbe disprezzato Feruque per il suo stupido sentimentalismo: un sentimentalismo che cercava di sfogare sulle legittime necessita degli altri Secoli il proprio risentimento per la perdita di un inutile motore antigravitazionale, rifiutando a quegli altri Secoli una preziosa possibilita di cura.

Un mese prima, Harlan avrebbe fatto rapporto sul Progettista di Vita; sarebbe stato il suo preciso dovere. Evidentemente, non era piu possibile fidarsi delle reazioni di quell'uomo.

Ora non poteva piu farlo, pero. Anzi, riusciva perfino a provare una certa simpatia per l'uomo. In fondo, i crimini di cui Harlan si era macchiato eano molto piu gravi.

Com'era facile, per i suoi pensieri, ritornare all'argomento che li dominava… ai ricordi di Noys.


Quella notte, finalmente, era riuscito ad addormentarsi, e si era svegliato in pieno giorno, con le pareti traslucide che avevano filtrato i raggi del sole, dandogli l'impressione di essersi svegliato in un soffice, scintillante oceano di nubi.

Noys lo stava guardando, e rideva:

«Santo cielo, non e stato facile svegliarti!»

Il primo istinto di Harlan era stato quello di cercare qualcosa con cui coprirsi… e non aveva trovato nulla. Poi i ricordi erano ritornati nella sua mente, e il suo viso si era imporporato. Aveva fissato Noys, domandandosi come avrebbe dovuto comportarsi.

Ma poi aveva ricordato qualcosa d'altro, e si era messo a sedere, bruscamente:

«Non sara gia l'una passata, vero? Padre Tempo!»

«Sono soltanto le undici. La colazione ti aspetta e hai tutto il tempo che vuoi.»

«Grazie,» aveva mormorato lui.

«I controlli della doccia sono gia a posto, e i tuoi vestiti sono pronti.»

Che cosa avrebbe potuto dirle?

«Grazie,» aveva mormorato, di nuovo.

Durante la colazione, aveva evitato di guardarla negli occhi. Lei si era seduta di fronte a lui, ma non aveva mangiato nulla. Lo aveva semplicemente osservato, con il mento appoggiato su una mano, le ciglia lunghissime abbassate sugli occhi, i lunghi capelli neri pettinati tutti su un lato.

Aveva seguito ogni movimento di Harlan con lo sguardo, mentre lui aveva tenuto gli occhi bassi e aveva cercato dentro di se l'amarezza e la vergogna che avrebbe dovuto provare.

Poi lei aveva detto:

«Dove devi andare all'una?»

«A una partita di aerocalcio,» aveva mormorato lui. «Ho il biglietto.»

«Dev'essere la partita decisiva. E io ho perduto l'intera stagione, per colpa di quei mesi perduti. Chi vincera l'incontro, Andrew?»

Aveva provato un bizzarro senso di debolezza, nell'udire il proprio nome pronunciato da lei.

«Ma devi saperlo, no? Non hai esaminato l'intero periodo?»

Se avesse dovuto seguire le regole, avrebbe dovuto continuare a negare, con serieta e fermezza. Invece aveva cercato di spiegare, debolmente:

«C'era tanto da coprire, nello Spazio-tempo… Non ho potuto sapere piccoli particolari esatti, come il risultato di una partita…»

«Oh, non me lo vuoi dire, lo so.»

Harlan non le aveva risposto. Aveva preso tra le mani un frutto esotico, e aveva infilato il sottile tubo che gli avrebbe permesso di gustarne la polpa squisita.

Dopo un momento, Noys aveva detto:

«Non hai visto quello che e accaduto qui, prima di venire?»

«Non ho osservato i particolari, N…Noys.» (Aveva dovuto compiere uno sforzo, per fare uscire quel nome dalle labbra.)

La ragazza aveva detto, dolcemente:

«Non hai visto… noi? Non sapevi fin dall'inizio che…»

Harlan aveva balbettato:

«No, no, non avrei potuto vedermi. Io non sono nella Real… Non sono qui, fino al momento in cui arrivo. Non posso spiegartelo.» Si era trovato in imbarazzo per due motivi… primo tra tutti, il fatto che lei avesse parlato di queste cose, secondo, il fatto che per poco lui non si fosse lasciato sfuggire la parola «Realta»… la piu pericolosa e proibita di tutte le conversazioni possibili con i Temporali.

Lei aveva spalancato gli occhi, fissandolo con visibile sorpresa.

«Ti vergogni?»

«Quanto abbiamo fatto non era… non era opportuno.»

«Perche no?» E Harlan aveva saputo bene che nel 482° quella domanda sarebbe stata del tutto innocente. «Non e forse permesso agli Eterni?» C'era stata quasi un'inflessione ironica in quella domanda, come se lei avesse domandato se per caso agli Eterni non fosse stato proibito di mangiare.

«Non usare quella parola,» aveva detto Harlan. «E per dire la verita, in un certo senso non ci e permesso davvero.»

«Be', allora, non dire niente a nessuno. Io non diro niente.»

Poi si era alzata, aveva fatto qualche passo, ed era venuta a sedersi sulle gambe nude di Harlan, scostando il tavolino con un movimento fluido e veloce del fianco.

Per un momento, Harlan si era irrigidito, aveva sollevato le mani in un gesto che era forse nato dall'intenzione di respingerla. Ma quel gesto non aveva avuto alcun successo.

Noys si era piegata e lo aveva baciato sulle labbra, e nella mente di Harlan non c'era piu stato alcun motivo di vergogna. Per lo meno, non per quanto aveva riguardato Noys e lui.


Harlan non ricordava con esattezza in quale momento avesse cominciato a fare qualcosa che, da un punto di vista etico, un Osservatore non avrebbe avuto alcun diritto di fare: e cioe iniziare a speculare sulla natura del problema che riguardava l'attuale Realta, e sul Mutamento di Realta che avrebbe dovuto verificarsi.

Non erano stati ne la libera morale del Secolo, ne l'ectogenesi, ne il matriarcato, a turbare l'Eternita. Tutte queste cose erano state presenti anche nella precedente Realta, e in quel tempo il Consiglio d'Ogniquando aveva dimostrato grande larghezza di vedute e tolleranza. Finge aveva detto che il problema era molto sottile.

Percio il Mutamento avrebbe dovuto essere sottile a sua volta, e avrebbe dovuto rimanere circoscritto al gruppo che lui aveva avuto il compito di Osservare. Questo, almeno, gli era sembrato chiaro.

Il Mutamento avrebbe riguardato l'aristocrazia, la classe privilegiata, i beneficiari del sistema.

Cio che lo aveva turbato immediatamente era stato il fatto che, certamente, avrebbe dovuto coinvolgere anche Noys.

Aveva trascorso i tre giorni che ancora gli erano rimasti, secondo la Carta Spazio-temporale, in uno stato d'animo di profonda inquietudine e agitazione, uno stato d'animo che aveva oscurato perfino la radiosa felicita prodotta dalla compagnia di Noys.

La ragazza gli aveva detto, a un certo punto:

«Cosa e successo? Per un po' di tempo, sembravi completamente diverso da come eri nell'Eter… in quel posto. Non eri piu cosi rigido. E adesso, sembri preoccupato. E perche devi ritornare?»

«In parte,» le aveva risposto Harlan.

«Devi proprio farlo?»

«Devo farlo.»

«Be', anche se tardassi, chi se ne accorgerebbe?»

Per poco Harlan non aveva sorriso, a quelle parole.

«Non vogliono che io arrivi in ritardo,» aveva detto, e nello stesso tempo aveva pensato con desiderio ai due giorni di «margine di sicurezza» che gli erano stati accordato dalla Carta Spazio-temporale.

Noys aveva regolato i controlli di uno strumento musicale tipico del Secolo, uno strumento che produceva dolci e complicate melodie nelle sue viscere meccaniche, semplicemente toccando corde e tasti a caso; la casualita era spostata verso la creazione di combinazioni piacevoli grazie a complicatissime formule matematiche. La musica non poteva ripetersi, piu di quanto non potessero ripetersi i disegni dei fiocchi di neve, e proprio come i fiocchi di neve non poteva mai mancare di bellezza.

Sospeso in quel rincorrersi di suoni, cullato dall'ipnosi della musica, Harlan aveva guardato Noys, e tutti i suoi pensieri erano stati fissi su di lei. Che cosa sarebbe diventata, nella nuova Realta? La moglie di un pescatore, una contadina, la madre di sei bambini grassi, brutti, malati? Qualunque cosa fosse diventata, non avrebbe ricordato Harlan. Lui non avrebbe avuto alcuna parte nella sua vita, nella nuova Realta. E qualunque cosa lei fosse allora diventata, non sarebbe piu stata Noys.

Lui non si era semplicemente innamorato di una ragazza. (Stranamente, aveva usato per la prima volta nei suoi pensieri la parola «innamorato», e non si era neppure fermato a riflettere su quella parola, e a meravigliarsi dell'uso che ne aveva fatto). Lui si era innamorato di un complesso di fattori; il modo in cui lei aveva scelto i suoi vestiti, il modo in cui camminava, il modo in cui parlava, la sua espressione… Un quarto di secolo di vita e di esperienza in una certa Realta aveva concorso alla creazione di tutte le cose che facevano di Noys… Noys. Lei non era stata la sua Noys nella precedente Realta di un fisioanno prima. Non sarebbe piu stata la sua Noys nella prossima Realta.

La nuova Noys avrebbe potuto essere migliore, probabilmente, sotto certi aspetti, ma gia da quel momento Harlan aveva saputo una cosa con certezza: lui aveva desiderato la sua Noys, quella che aveva potuto vedere in quel momento, quella della Realta presente. Se quella Noys aveva dei difetti, ebbene, lui l'aveva desiderata con quei difetti.

Che cosa avrebbe potuto fare?

In quel momento, aveva pensato subito a numerose cose, tutte illegali. Una di queste era stata l'idea di scoprire tutti gli elementi sulla natura del Mutamento, per vedere in qual modo esso avrebbe influito su Noys. Dopotutto, non aveva avuto la certezza di niente… e perfino un Tecnico poteva commettere degli errori.


Un improvviso, completo silenzio desto Harlan dai suoi ricordi e dalle sue fantasticherie a occhi aperti. Era di nuovo nell'ufficio del Progettista di Vita. Il Sociologo Voy lo stava osservando con la coda dell'occhio. La testa cadaverica di Feruque lo stava fissando.

E il silenzio era cosi completo da sembrare lacerante, alle sue orecchie, come un improvviso rumore.

Harlan impiego un lungo momento per comprendere il significato di quel silenzio improvviso. L'Addizionatore aveva smesso di ridacchiare tra se, con quella sua risata meccanica e beffarda che pareva l'irrisione della macchina alle centinaia di migliaia di vite inesistenti di cui tracciava i profili e le caratteristiche.

Harlan sollevo il capo, di scatto.

«Avete la risposta, Progettista.»

Feruque diede un'occhiata ai fogli di plastica perforata che aveva in mano.

«Si. Certo. Strana, pero.»

«Posso vederla?» Harlan tese la mano. Si accorse che stava tremando visibilmente.

«Non c'e niente da vedere. E questo che e strano.»

«Cosa volete dire… non c'e nulla?» Harlan fisso Feruque con occhi angosciati.

La voce pratica, prosaica del Progettista di Vita risuonava nelle sue orecchie insieme al pulsare del sangue, che aveva anch'esso il suono di un lontano rombo di marea.

«La signora non esiste nella nuova Realta. Non c'e nessun cambiamento di personalita. E sparita, ecco tutto. Andata. Ho passato tutte le alternative, fino all'indice di Probabilita 0,0001. Non esiste da nessuna parte. Anzi, se devo essere sincero…» e si era passato una mano sulla guancia, pensieroso. «Con la combinazione di fattori che mi avete fornito, non riesco proprio a capire come abbia potuto esistere nella vecchia Realta. Non si adatta, ecco tutto.»

Harlan udi a malapena quelle parole.

«Ma… ma il Mutamento era cosi lieve…»

«Lo so. Una bizzarra combinazione di fattori. Ecco qui… volete i fogli?»

Harlan li afferro, ciecamente Noys scomparsa? Noys che non esisteva? Ma com'era possibile?

Senti il contatto di una mano sulla spalla, e la voce di Voy risuono nel suo orecchio.

«Vi sentite male, Tecnico?» La mano si ritrasse subito, come se Voy si fosse pentito di quel contatto impulsivo con il corpo di un Tecnico.

Harlan degluti, e con uno sforzo di volonta cerco di ricomporsi.

«Sto benissimo. Volete accompagnarmi al cronoscafo?»

Non doveva mostrare i suoi sentimenti. Doveva agire come un Tecnico, doveva tenere fede a quanto aveva detto… quella era soltanto un'investigazione accademica. Doveva nascondere a tutti i costi il fatto che l'inesistenza di Noys nella nuova Realta lo riempiva di un senso di esultanza immenso, di un senso quasi insopportabile di gioia.

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