Capitolo Tredicesimo: Il Terminale Primo

Brinsley Cooper entro nella sala. Il suo volto magro era rosso per l'eccitazione, che gli dava un aspetto piu giovane, malgrado i folti baffi alla Mallansohn che gli adornavano il labbro superiore.

(Harlan pote vederlo, attraverso la finestra di osservazione, pote ascoltare chiaramente al sua voce, attraverso la radio della sala. Penso, amaramente: Baffi alla Mallansohn! E naturale! Perche non ci avevo pensato?)

Cooper si avvicino a Twissell a grandi passi.

«Non mi hanno fatto entrare fino a questo momento, Calcolatore.»

«Giustissimo,» disse Twissell. «Avevano ricevuto precise istruzioni.»

«E il momento, adesso? Partiro subito?»

«E quasi ora.»

«E potro ritornare presto? Rivedro l'Eternita?» Malgrado il corpo di Cooper fosse rigido, eretto, la sua voce tradiva una lieve incertezza.

(Nella sala di comando, Harlan appoggio le mani contratte sul vetro rinforzato della finestra di osservazione; ah, se avesse potuto romperlo, se avesse potuto uscire, per gridare: «Fermatevi! Accettate le mie condizioni, altrimenti…» Ma era inutile, inutile.)

Cooper si guardo intorno, senza rendersi conto, apparentemente, del fatto che Twissell non aveva risposto alla sua domanda. Il suo sguardo noto Harlan, alla finestra di osservazione della sala di comando.

Agito la mano, visibilmente eccitato.

«Tecnico Harlan! Venite fuori. Voglio stringervi la mano prima di partire.»

Twissell si affretto a intervenire:

«Ora non puo, ragazzo, ora non puo. E ai comandi.»

«Oh?» disse Cooper. «Sapete? Ha una strana faccia. Mi sembra che non stia bene.»

«Gli ho rivelato la vera natura del progetto,» disse Twissell. «Sai, temo che sia sufficiente a innervosire chiunque.»

«Grande Tempo, si!» esclamo Cooper. «Ormai io sono al corrente da qualche settimana, eppure non riesco ancora ad abituarmi all'idea.» Nella sua risata c'era una lieve traccia di nervosismo, una forzatura vagamente isterica. «Non riesco ancora a convincermi di essere io il protagonista. Ho… ho un po' di paura.»

«Non posso certamente fartene una colpa, figliolo.»

«E il mio stomaco, capite? E la parte meno felice del mio corpo, in questo momento.»

Twissell sorrise.

«Be', e naturale, vedrai che passera presto. Nel frattempo, il momento della tua partenza, nell'Intertemporale Standard, e gia stato fissato, e ci sono ancora molti particolari da rivedere. Per esempio, non hai ancora visitato il cronoscafo che userai per il viaggio.»


Nelle due ore che seguirono, Harlan pote sentire tutto, sia che essi fossero in vista, sia che fossero invisibili dal suo punto di osservazione. Twissell dava le sue istruzioni a Cooper in maniera stranamente frammentaria, rigida, e Harlan sapeva bene per qual motivo il Calcolatore si manteneva cosi laconico. Cooper veniva informato delle cose che sarebbero state menzionate nel memoriale Mallansohn: solo di quelle.

(Circolo chiuso. Circolo chiuso. E Harlan non aveva alcuna possibilita di spezzare quel circolo in un ultimo, disperato sforzo, come Sansone aveva fatto crollare su di se le colonne del Tempio… il circolo era rotondo, girava e girava, girava e girava…)

«I normali cronoscafi,» disse Twissell, «Sono contemporaeamente spinti e tirati, se possiamo servirci di questi termini parlando delle forze intertemporali. Nel viaggiare dal Secolo X al Secolo Y, all'interno dell'Eternita, c'e un punto di massima spinta iniziale, e un punto di massima trazione finale, ciascuno dei quali e alimentato dalla stessa quantita di energia.

«Qui abbiamo invece un cronoscafo il cui punto di spinta e alimentato normalmente, ma il cui punto di trazione, o di arrivo, non e alimentato da nessuna energia. Puo essere soltanto spinto, non tirato. Per questo motivo, deve utilizzare delle energie e a livello molto piu elevato di quello richiesto dai normali cronoscafi; energia di interi ordini di grandezza superiori. Degli speciali trasformatori sono stati sistemati nelle gabbie dei cronoscafi, per concentrare in misura sufficiente l'energia di Nova Sole.

«Questo speciale cronoscafo, i suoi controlli e la sua fonte di energia, sono una costruzione molto complessa. Le passate Realta sono state setacciate per decenni e decenni fisiologici, alla ricerca di leghe e di tecniche speciali. La Tredicesima Realta del 222° ci ha offerto la chiave che cercavamo. Ha creato il Compressore Temporale, senza il quale questo cronoscafo non avrebbe mai potuto essere costruito. La Tredicesima Realta del 222°.»

Pronuncio quell'ultima frase lentamente, scandendo bene le sillabe.

(Ricordalo, Cooper! penso Harlan. Ricorda la Tredicesima Realta del 222°, in modo da poterla menzionare nel Memoriale Mallansohn, in modo che gli Eterni sappiano dove cercare, in modo da poterti dire quello che sanno, in modo che tu possa scrivere… Il circolo si chiude, gira, gira, il circolo si chiude…)

«Il cronoscafo non e stato collaudato oltre il Terminale Primo, naturalmente,» disse ancora Twissell. «Ma ha gia compiuto numerosi viaggi nell'Eternita. Siamo convinti che non ci saranno inconvenienti.»

«Non possono essercene, vero?» disse Cooper. «Voglio dire… io devo essere arrivato la, altrimenti Mallansohn non sarebbe riuscito a costruire il campo, e lui e riuscito…»

«Esatto. Ti troverai in un luogo protetto e isolato, in una regione scarsamente popolata, nell'area sud-occidentale degli Stati Uniti d'Amellika…»

«America,» lo corresse Cooper.

«Va bene, America. Il Secolo sara il 24°: o, per precisare al centesimo, il 23,17°. Immagino che, volendo, potremmo anche chiamarlo 'anno 2317'. Il cronoscafo, come hai visto, e grande, molto piu di quanto sia necessario per te solo. Lo spazio viene riempito, in questo momento, di cibo, acqua, e dell'occorrente per la difesa e l'offesa, e per costruirti un riparo. Riceverai delle istruzioni particolareggiate che, naturalmente, saranno comprensibili soltanto a te. Devo insistere sul fatto che il tuo primo compito sara quello di assicurarti che nessuno degli abitanti dell'epoca ti scopra prima che tu sia pronto. Avrai delle scavatrici a reticolato di forza, con le quali potrai costruirti una caverna artificiale tra le montagne, un nascondiglio sicuro. Dovrai scaricare il necessario dal cronoscafo nel piu breve tempo possibile. Sara tutto pronto, in modo da facilitarti il compito.»

(Harlan penso: Ripeti! Ripeti! Twissell doveva avere gia detto tutte queste cose in passato, ma le ripeteva, perche dovevano essere scritte nel memoriale. Il circolo era chiuso, e girava…)

Twissell continuo:

«Dovrai scaricare il cronoscafo in quindici minuti. Dopo questi quindici minuti, il cronoscafo ritornera automaticamente al punto di partenza, portando con se tutti gli apparecchi troppo progrediti per quel Secolo. Avrai un elenco delle cose che dovranno rimanere a bordo. Dopo il ritorno del cronoscafo, dovrai agire per conto tuo.»

«E necessario che il cronoscafo ritorni cosi presto?» domando Cooper.

«Un ritorno immediato aumenta le probabilita di successo,» disse Twissell

(Harlan penso: Il cronoscafo deve ritornare dopo quindici minuti perche e gia ritornato dopo quindici minuti. Il circolo gira…)

Twissell si affretto a proseguire:

«Non possiamo tentare di riprodurre il loro tipo di moneta ne le loro banconote. Percio ti daremo dell'oro, sotto forma di piccole pepite. Potrai spiegare il possesso di quell'oro ripetendo le istruzioni particolareggiate che ti verranno fornite. Avrai degli abiti dell'Epoca, o per lo meno degli abiti che potranno imitare in maniera convincente quelli dell'epoca.»

«Va bene,» disse Cooper.

«E ora, ricorda: agisci lentamente. Impiega settimane, se sara necessario. Impara a conoscere quell'epoca, spiritualmente e fisicamente. Le istruzioni del Tecnico Harlan sono una buona base, ma non sono sufficienti. Ti sara fornita una radio, costruita secondo i principi del 24°: ti permettera di ottenere un aggiornamento completo sugli ultimi avvenimenti, e, cosa ancora piu importante, di imparare bene. Devi essere molto accurato. Sono sicuro che Harlan conosce benissimo l'inglese del 24°, ma nulla puo sostituire la pronuncia reale del posto.»

«E se non finissi nel punto giusto?» domando Cooper. «Voglio dire, se non arrivassi nel 24°?»

«Dovrai controllare la data di arrivo con molta attenzione, naturalmente. Ma non ci saranno errori. Non ci saranno errori.»

(Harlan penso: Non ci saranno errori perche non ci sono stati errori. Circolo chiuso…)

Cooper dovette mostrare dei dubbi, pero, perche Twissell aggiunse:

«La messa a fuoco perfetta del punto di arrivo e stata oggetto di studi accuratissimi. Intendevo gia spiegare il metodo seguito, e questa mi sembra una buona occasione. Inoltre, permettera al Tecnico Harlan di rivedere i comandi, prima della partenza.»

(D'un tratto, Harlan giro le spalle alla finestra di osservazione, e dedico la sua attenzione ai comandi. Un lembo della cortina di disperazione si sollevo. E se lui…)


Twissell continuava a istruire Cooper con il tono preciso e metodico di un maestro di scuola, e Harlan lo ascoltava, con una parte della sua mente.

«Chiaramente, un problema consistente era quello di stabilire a quale distanza nel Primitivo potesse venire inviato un oggetto, applicando una determinata spinta… Il metodo piu diretto sarebbe stato quello di inviare indietro nel tempo un uomo, a bordo di questo cronoscafo, servendosi di leve accuratamente graduate. Questo tipo di esperimento, pero, avrebbe richiesto ogni volta un certo tempo fisiologico, per permettere allo sperimentatore di determinare al centesimo il Secolo esatto di arrivo, con l'osservazione astronomica o con la raccolta di notizie attraverso la radio. Questo procedimento sarebbe stato quindi lento e anche pericoloso, perche l'uomo avrebbe potuto essere scoperto dagli abitanti del Secolo con effetti certamente catastrofici sul nostro progetto.

«Decidemmo invece di seguire un altro metodo: inviammo indietro nel tempo una massa determinata di un isotopo radioattivo, il niobium-94, che si decompone per l'emissione di particelle beta nell'isotopo stabile, molibdeno-94. Il processo dura esattamente 500 Secoli. L'originale intensita di radiazione della massa era nota. Questa intensita decresce con il passare del tempo, secondo la semplice relazione cinetica, e, naturalmente, l'intensita puo essere misurata con grande precisione.

«Quando il cronoscafo raggiunge la sua destinazione nel Primitivo, l'ampolla contenente l'isotopo viene scaricata sulle pendici di una montagna, e il cronoscafo ritorna immediatamente nell'Eternita. Nel momento fisico in cui l'ampolla viene scaricata, essa appare simultaneamente in tutti i Tempi futuri, invecchiando progressivamente. Nel luogo in cui essa e stata scaricata, nel 575° (nel Tempo Reale, non nell'Eternita) un Tecnico scopre l'ampolla, individuandola grazie alle sue radiazioni, e la recupera.

«L'intensita delle radiazioni viene allora misurata, e questo permette di determinare il tempo trascorso dall'ampolla sulla montagna; contemporaneamente, sappiamo anche il Secolo nel quale e giunto il cronoscafo, con un margine di approssimazione di due decimali. Il procedimento e semplice. Di conseguenza, sono state lanciate decine di ampolle, seguendo diverse angolazioni e diverse intensita di spinta, e i risultati hanno permesso di stabilire una curva calibrata. La curva e servita a eseguire un controllo, inviando delle ampolle non piu nel Primitivo, ma in diversi Secoli dell'Eternita, nei quali era possibile compiere un'osservazione diretta.

«Naturalmente, ci furono degli insuccessi. Le prime ampolle andarono perdute, fino a quando non capimmo che era necessario tenere conto anche dei minori cambiamenti geologici verificatisi dal Primitivo al 575°. Successivamente, tre ampolle lanciate nel Primitivo non vennero ritrovate nel 575°: probabilmente in questi casi c'era stato un difetto del meccanismo di scarico, e le ampolle erano state sepolte troppo profondamento per venire individuate. Interrompemmo i nostri esperimenti quando il livello delle radiazioni divento cosi alto da farci temere che i Primitivi potessero scoprirle, e domandarsi il motivo dell'esistenza di materiale radioattivo artificiale nella regione. Ma ormai eravamo soddisfatti dei risultati, e siamo certi di poter inviare un uomo in qualsiasi centesimo di Secolo del Primitivo da noi desiderato.» Una breve pausa, e poi, «Segui quello che ti dico, e vero, Cooper?»

«Certo. Ho visto la curva calibrata senza capirne lo scopo, a suo tempo, e adesso e tutto chiaro.»

Ora pero Harlan era interessato. Osservo l'arco graduato, diviso in secoli. Quell'arco scintillante era di porcellana su metallo, e le linee sottili lo dividevano in Secoli, Decimi di Secoli e Centesimi di Secoli. Sotto la porcellana si vedeva scintillare il metallo. Le cifre erano incise in caratteri minuscoli, e, avvicinando il viso all'arco, Harlan riusci a distinguere i Secoli dal 17° al 27°. L'indicatore era fermo sul segno che indicava il 23,17° Secolo.

Aveva visto altri indicatori temporali dello stesso tipo, e quasi meccanicamente impugno la leva di controllo. La leva non si mosse. L'indicatore rimase fisso al suo posto.

Per poco non sobbalzo, quando la voce di Twissell lo chiamo, improvvisamente:

«Tecnico Harlan!»

«Si, Calcolatore?» Grido, e poi ricordo che l'altro non poteva sentire. Si avvicino alla finestra, e fece un segno al Calcolatore.

Twissell gli disse, come se avesse letto i pensieri di Harlan:

«L'indicatore temporale e gia predisposto per una spinta che permettera al cronoscafo di raggiungere il 23,17°. Non e necessario regolarlo. Il tuo unico compito sara quello di immettere l'energia nel momento fisiologico esatto. C'e un cronometro, a sinistra dell'indicatore. Fammi un segno, se lo vedi.»

Harlan chino il capo due volte.

«Raggingera lo zero, muovendosi all'indietro. Quando raggiungera il punto dei meno 15 secondi, dovrai allineare i contatti. E semplice. Capito?

Harlan annui di nuovo.

«La sincronizzazione non e vitale. Potrai farla a meno quattordici, o a meno tredici, o perfino a meno cinque, ma per motivi di sicurezza ti prego di rimanere al di sopra dei dieci secondi. Quando avrai chiuso il contatto, un generatore sincronizzato fara il resto, assicurando che l'ultima spinta di energia si verifichi esattamente al momento zero. Chiaro?»

Harlan annui ancora una volta. Era molto piu chiaro, per lui, di quanto Twissell non avesse detto a parole. Se lui non avesse ultimato l'allineamento prima dei 'meno dieci', l'operazione sarebbe stata effettuata dall'esterno.

Cupamente, Harlan penso: Non ci sara bisogno di interventi esterni.

«Ci rimangono trenta fisiominuti,» disse Twissell. «Cooper e io andiamo a controllare l'equipaggiamento.»

Si allontanarono. La porta si chiuse dietro di loro, e Harlan rimase solo con i comandi, il cronometro (che si stava gia muovendo lentamente a rovescia, verso lo zero)… e la piena, risoluta consapevolezza di cio che doveva essere fatto.

Harlan volse le spalle alla finestra di osservazione. Infilo la mano in tasca, toccando la frusta neuronica che era ancora la, dove l'aveva lasciata. Incredibilmente, attraverso tutto quello che era accaduto, lui aveva conservato la frusta neuronica. Si accorse che le sue mani tremavano. Per tutte quelle ore… nessuno aveva pensato che lui potesse essere armato. E lui aveva conservato l'arma. Aveva conservato l'arma.

Gli ritorno in mente un pensiero che gia aveva formulato: Come Sansone e le colonne del Tempio!

Un angolo della sua mente si domando, angosciato: Quanti Eterni avevano mai sentito parlare di Sansone? Quanti sapevano in quale modo era morto?

Rimanevano solo venticinque minuti. Non sapeva con certezza quanto tempo gli sarebbe stato necessario. Non sapeva neppure se l'idea avrebbe funzionato.

Ma aveva altra scelta? Le sue dita madide di sudore per poco non lasciarono cadere l'arma, mentre tentavano di aprire l'impugnatura.

Comincio a lavorare rapidamente, completamente assorbito da quello che faceva. Tra tutti gli aspetti del suo piano, la possibilita di passare nella non-esistenza era quella che meno occupava la sua mente, e meno la preoccupava.


Quando mancava un minuto, Harlan si mise davanti ai comandi.

Indifferente, distaccato, penso: L'ultimo minuto di vita?

Non vedeva nulla intorno a lui, nulla di quello che avveniva nella sala, solo il movimento retrogrado dell'indicatore rosso che segnava il passare dei secondi.

Meno trenta secondi.

Penso: Non fara male. Non e la morte.

Cerco di pensare soltanto a Noys.

Meno quindici secondi.

Noys!

La mano sinistra di Harlan abbasso un interruttore, verso il punto del contatto. Non troppo in fretta!

Meno dodici secondi.

Contatto!

Ora il generatore automatico avrebbe assunto il controllo delle operazioni. La spinta sarebbe giunta esattamente al momento dello zero. E questo lasciava ad Harlan un'ultima possibilita di azione. Sansone che afferrava le colonne del tempio!

La sua mano destra si mosse. Non guardo la sua mano destra.

Meno cinque secondi.

Noys!

La sua mano destra si mos… ZERO… se di nuovo, spasmodicamente. Non la guardo neppure questa volta.

Era questa la non-esistenza?


Non ancora. Non era ancora la non-esistenza.

Harlan guardo fuori della finestra di osservazione. Non si mosse. Il tempo passava, e lui non se ne accorgeva.

La sala era vuota. Nel punto in cui c'era il gigantesco cronoscafo chiuso non si vedeva nulla. I blocchi di metallo che gli avevano fatto da basamento erano vuoti, e sollevavano nell'aria vuota le loro braccia di ormai inutile forza.

Twissell, che appariva stranamente piccolo e minuto nella sala che era diventata una caverna in attesa, era l'unica cosa che si muoveva, camminando nervosamente su e giu.

Gli occhi di Harlan lo seguirono per qualche istante, poi lo abbandonarono. E poi, senza alcun suono ne alcun movimento, il cronoscafo ritorno nel punto esatto che aveva occupato prima della partenza. Il suo passaggio attraverso il confine tra il passato e il presente non aveva agitato neppure una molecola d'aria.

Twissell era nascosto dalla massa del cronoscafo, ora, ma poi il vecchio giro intorno alla gigantesca sfera, correndo.

Un guizzo della sua mano grinzosa fu sufficiente ad attivare il meccanismo che apriva la porta della sala di comando. Twissell entro come un fulmine, gridando con un'eccitazione quasi lirica:

«E fatta! E fatta! Abbiamo chiuso il circolo!» Non gli rimaneva il fiato per dire altro.

Harlan non rispose.

Twissell guardo fuori della finestra di osservazione, appoggiando le mani sul vetro. Harlan noto le vene bluastre, le innumerevoli rughe, e il tremito che agitava quelle mani. Era come se la sua mente non fosse stata piu in grado di filtrare le cose essenziali da quelle irrilevanti… era come se lui fosse stato solo in grado di osservare, senza discernimento, in maniera completamente casuale e caotica.

Stancamente, penso: Che cosa importa? Nulla ha piu importanza, ormai.

Twissell disse, con voce che ad Harlan apparve lontanissima, e quasi indistinta:

«Adesso posso confessarti di essere stato piu in ansia di quanto non abbia voluto far credere. Una volta, Sennor aveva detto che l'intera faccenda era impossibile. Affermava che sarebbe accaduto qualcosa, per fermare il progetto… Cosa c'e?»

Si era voltato, nell'udire lo strano gemito strozzato di Harlan.

Harlan scosse il capo, riusci a mormorare un «Niente» indistinto, e Twissell non fece altre domande. Continuo a parlare… non tanto ad Harlan, quanto all'aria che lo circondava. Era come se lunghi anni di ansie si stessero finalmente sfogando in parole.

«Sennor era il dubbioso,» disse. «Abbiamo ragionato e discusso con lui. Abbiamo usato la matematica, presentando i risultati di generazioni e generazioni di ricerche che avevano preceduto il nostro lavoro nell'Eternita. Lui respingeva tutte queste argomentazioni, e presentava la sua tesi citando il paradosso dell'uomo che incontra se stesso. L'hai sentito tu stesso, quando ne ha parlato. E il suo argomento preferito.

«Sennor diceva che noi conoscevamo il nostro futuro. Per esempio io, Twissell, sapevo che avrei vissuto, malgrado l'eta molto avanzata, fino al giorno in cui Cooper avrebbe fatto il suo viaggio al di la del Terminale Primo. Conoscevo altri particolari del mio futuro, delle cose che avrei fatto.

«Impossibile, diceva Sennor. La Realta doveva Mutare per correggere questa mia indebita conoscenza del futuro, anche se questo significava che il circolo non si sarebbe mai chiuso, e l'Eternita non sarebbe mai stata stabilita.

«Non so perche continuasse a discutere di queste cose. Forse ne era sinceramente convinto, forse per lui era un gioco intellettuale, forse era semplicemente il desiderio di scuoterci tutti quanti, adottando un punto di vista impopolare. In ogni modo, il progetto e andato avanti, e una parte del memoriale cominciava ad avverarsi. Per esempio, trovammo Cooper, nel Secolo e nella Realta che ci erano stati forniti dal memoriale. La tesi di Sennor veniva distrutta da quel solo fatto, ma lui non si scomponeva per cosi poco, oh, no! Aveva gia trovato altri motivi d'interesse.

«Eppure, eppure…» rise, sommessamente, con una lieve traccia d'imbarazzo, e la sigaretta dimenticata si consumo, fin quasi a scottargli le dita ingiallite, «Vedi, ho sempre avuto una sensazione di disagio, di inquietudine. Qualcosa avrebbe potuto accadere. La Realta nella quale l'Eternita e stata edificata avrebbe potuto cambiare in qualche modo per evitare quello che Sennor definiva un paradosso. Avrebbe dovuto Mutare in una Realta nella quale l'Eternita non fosse mai esistita. A volte, nel buio delle mie ore di riposo, quando non riuscivo a prendere sonno, riuscivo quasi a convincermi che le cose sarebbero andate cosi… e adesso e tutto finito, e posso ridere dei miei timori come dei timori di un vecchio stupido.»

Harlan disse, a bassa voce:

«Il Calcolatore Sennor aveva ragione.»

Twissell si giro di scatto:

«Cosa?»

«Il progetto e fallito.» La mente di Harlan stava uscendo dal regno delle ombre (perche, e in quale altro mondo stesse andando, questo ancora non lo sapeva, ne gli interessava saperlo.) «Il circolo non e completo.»

«Che cosa stai dicendo?» Le vecchie mani di Twissell afferrarono le spalle di Harlan, scuotendolo con una forza insospettabile. «Non ti senti bene, figliolo. E colpa della tensione.»

«No, non sto male. Sono nauseato. Nauseato di tutto. Di voi. Di me. Non sto male. L'indicatore. Guardate voi stesso.»

«L'indicatore?» Twissell si volto. L'indicatore era fermo sul 27° Secolo, spostato all'estremita destra. «Cosa e successo?» La gioia era scomparsa dal viso del Calcolatore. Al suo posto c'era lo sgomento, che si trasformava gradualmente in orrore.

Harlan parlo in tono freddo, pratico.

«Ho fuso il meccanismo che bloccava la leva.»

«Come hai potuto…»

«Avevo una frusta neuronica. L'ho smontata, e ho usato l'energia contenuta nella micropila tutta in una volta, come una torcia. Ecco quello che ne rimane.» Con un calcio, fece spostare un mucchietto di frammenti metallici che si trovava in un angolo.

Twissell non capiva ancora.

«Nel 27°? Vuoi dire che Cooper e nel 27°…»

«Non so dove sia,» disse Harlan, con voce stanca. «Ho spostato indietro il comando, piu indietro del 24°. Non so dove. Non ho guardato. Poi l'ho riportato avanti. E non ho guardato neppure la seconda volta.»

Twissell lo fisso, attonito, pallidissimo, e il suo labbro inferiore comincio a tremare.

«Non so dove sia, adesso,» ripete Harlan. «E perduto nel Primitivo. Il circolo e spezzato. Pensavo che tutto finisse nel momento in cui ho agito, allo zero. Era un'idea sciocca: dobbiamo aspettare. Ci sara un momento, nel tempo fisiologico, nel quale Cooper si accorgera di essere nel Secolo sbagliato, nel quale fara qualcosa di diverso da quanto e scritto nel memoriale, nel quale…» Si interruppe, poi scoppio in una risata lugubre e forzata. «Che differenza fa? E solo un ritardo, poi Cooper fara l'ultima mossa che spezzera per sempre il circolo. E impossibile fermarlo. Minuti, ore, giorni. Che differenza fa? Quando finira questo ritardo, non ci sara piu l'Eternita. Mi avete sentito? Sara la fine dell'Eternita.»

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