Capitolo Nono: Interludio

Quello che era seguito era stato un periodo idilliaco… Harlan se ne era reso conto piu tardi, ripensando a quelle fisiosettimane nelle quali erano avvenute centinaia di cose, che si erano confuse cosi inestricabilmente nel suo ricordo da dargli l'impressione che quel periodo fosse durato assai piu di quanto fosse durato in realta. Cio che aveva caratterizzato il periodo, naturalmente, era stato il tempo che aveva potuto trascorrere in compagnia di Noys… lunghe ore che avevano illuminato quei giorni, e che avevano gettato nell'ombra tutte le altre cose.

Prima Fase: era ritornato nel 482°, e lentamente aveva preparato i suoi effetti personali: abiti e libri-film e, soprattutto, i suoi amatissimi volumi del Primitivo, dei quali aveva seguito personalmente il trasporto nei suoi alloggi permanenti, nel 575°.

Finge era stato al suo fianco, quando Harlan aveva affidato l'ultimo dei volumi agli uomini della Manutenzione che lo avevano portato a bordo del cronoscafo di trasporto.

Finge aveva detto, scegliendo le parole con cura:

«Vedo che ci lasciate.»

Il suo sorriso era stato apparentemente cordiale, ma Harlan aveva notato l'espressione degli occhi. Il Calcolatore aveva tenuto le mani intrecciate dietro la schiena.

Harlan non aveva guardato il suo superiore, limitandosi a borbottare:

«Si, signore.»

«Riferiro al Calcolatore Anziano Twissell il modo piu che soddisfacente in cui avete eseguito i vostri compiti di Osservatore nel 482°.»

Harlan non era riuscito neppure a borbottare qualche parola di ringraziamento; era rimasto in silenzio.

Finge aveva proseguito, abbassando la voce:

«Non faro rapporto, per il momento, sul vostro tentativo di usare violenza nei miei confronti.» E benche il sorriso fosse rimasto sul suo viso, e l'espressione fosse rimasta mite, il suo atteggiamento aveva tradito un'inequivocabile soddisfazione crudele.

Harlan aveva sollevato lo sguardo, bruscamente, e aveva detto:

«Come preferite, Calcolatore.»


Seconda Fase: Era ritornato nel suo alloggio permanente, nel 575°.

Aveva incontrato Twissell quasi immediatamente. Era stato contento di rivedere il vecchio, dal corpo fragile e dal volto grinzoso di gnomo. Era stato contento perfino di vedere la sigaretta tra le dita gialle del Calcolatore, e di sentire gli acri sbuffi di fumo.

«Calcolatore!» aveva detto Harlan.

Twissell, che era uscito dal suo ufficio in quel momento, aveva fissato per pochi istanti il volto di Harlan, senza vederlo, apparentemente, ne riconoscerlo. Il volto del vecchio era apparso stanco, e gli occhi erano stati velati dalla stanchezza.

Poi Twissell lo aveva riconosciuto.

«Ah, Tecnico Harlan. Hai finito il tuo lavoro nel 482°?»

«Si, signore.»

Il commento di Twissell era stato strano. Aveva dato un'occhiata all'orologio, che, come tutti gli orologi dell'Eternita, misurava il tempo fisiologico, in modo da fornire non solo l'ora ma anche il numero del giorno, e aveva detto:

«Puntualissimo, ragazzo mio, puntualissimo. Magnifico. Magnifico.»

In quel momento, il cuore di Harlan aveva accelerato i battiti. Quando aveva visto Twissell per l'ultima volta, non sarebbe stato capace di comprendere niente di quella frase. In quella circostanza, invece, gli era sembrato di comprenderne il senso. Twissell era stato sottoposto a una forte tensione, e la stanchezza doveva avergli giocato un brutto scherzo, altrimenti non avrebbe parlato cosi esplicitamente… o forse il Calcolatore era stato sicuro di se, aveva creduto che quelle parole fossero state cosi enigmatiche da poter essere pronunciate in piena sicurezza.

Harlan aveva detto, parlando in tono casuale, per non lasciare comprendere all'altro che la sua domanda avrebbe potuto avere qualche relazione con le parole pronunciate in precedenza:

«Come sta il mio Cucciolo?»

«Bene, bene.» aveva detto Twissell, distrattamente, almeno cosi era parso. Aveva aspirato una lunga boccata di fumo, aveva rivolto ad Harlan un breve cenno di saluto, e se ne era andato.


Terza fase: il Cucciolo.

Gli era parso piu maturo. Gli era parso di vederlo molto piu maturo e piu anziano, quando Cooper gli aveva teso la mano, dicendo:

«Sono contento di rivedervi, Harlan.»

Ma forse c'era stato un altro motivo: prima, Harlan aveva considerato Cooper come un allievo, come un cucciolo, mentre ora lo aveva osservato con occhi diversi, gli era sembrato, in quel momento, un gigantesco strumento nelle mani degli Eterni. Naturalmente, questo gli aveva fatto assumere una statura completamente diversa, agli occhi di Harlan.

Harlan aveva cercato di non mostrare i suoi sentimenti. Si erano incontrati negli alloggi di Harlan, e il tecnico aveva ritrovato con piacere le immacolate porcellane, aveva provato un infinito sollievo al pensiero di essere ormai lontano dagli arredamenti barocchi del 482°. Aveva tentato piu volte di associare l'arredamento del 482° con il ricordo di Noys, ma il risultato era sempre stato quello di evocare mentalmente Finge. Noys gli aveva ricordato sempre un crepuscolo di seta rosata e, stranamente, l'austera solitudine delle Sezioni dei Secoli Nascosti.

Aveva parlato in fretta, come se avesse tentato di nascondere i propri pensieri reconditi:

«Ebbene, Cooper, cosa ti hanno fatto mentre ero via?»

Cooper aveva riso, e aveva distrattamente accarezzato i suoi lunghi baffi.

«Matematica. Sempre matematica.»

«Si? Immagino che ormai siano cose molto complesse.»

«Gia, molto complesse.»

«Come te la cavi?»

«Finora e sopportabile. Non e molto difficile, sapete? Mi piace. Pero stanno un po' esagerando con le cose complicate.»

Harlan aveva annuito, provando una certa soddisfazione.

«Le matrici dei Campi Temporali, e cosi via, vero?»

Cooper era lievemente arrossito, poi aveva osservato i volumi della libreria di Harlan, e aveva detto:

«Torniamo al Primitivo. Ho qualche domanda.»

«A che proposito?»

«Della vita nelle citta del 23°. In particolare Los Angeles.»

«Perche proprio Los Angeles?»

«E una citta interessante. Non vi pare?»

«Si, e vero, ma perche non vediamo il 21°? Nel 21° e stata al culmine della sua grandezza.»

«Oh, proviamo il 23°!»

«Perche no?» aveva detto allora Harlan.

La sua espressione era rimasta impenetrabile, ma si era trattato solo di una maschera. Interiormente, Harlan era stato eccitatissimo. Le sue ipotesi, la sua grande intuizione, si erano trasformate in qualcosa di piu di ipotesi e di intuizioni. I pezzi del rompicapo avevano cominciato ad assumere ciascuno il proprio posto.


Quarta fase: ricerche. Ricerche su due binari.

Prima di tutto, per se. Ogni giorno, con estrema attenzione, aveva osservato i rapporti sulla scrivania di Twissell. I rapporti avevano riguardato i numerosi Mutamenti di Realta in programma o ancora a livello di suggerimento. Twissell ne riceveva regolarmente una copia, poiche faceva parte del Consiglio d'Ogniquando, e Harlan aveva saputo fin dai primi tempi che il vecchio non trascurava mai un solo rapporto. E a sua volta, Harlan non ne aveva trascurato alcuno. Per prima cosa, aveva cercato l'imminente Mutamento nel 482°. Poi si era messo alla ricerca di altri Mutamenti, qualsiasi altro Mutamento… alla ricerca di un errore, di un'imperfezione, di qualcosa che si discostasse dalla perfezione assoluta, e che il suo occhio esperto di Tecnico avrebbe potuto notare.

In senso stretto, quei rapporti non erano stati a disposizione di Harlan per i suoi studi, ma in quei giorni Twissell si era trovato raramente nel suo ufficio, e nessun altro avrebbe osato interferire nel lavoro del Tecnico personale del Calcolatore Anziano.

Questa era stata la prima parte delle sue ricerche. La seconda parte si era svolta nella biblioteca della Sezione del 575°.

Per la prima volta, Harlan aveva abbandonato le sezioni della biblioteca che, precedentemente, avevano assorbito tutta la sua attenzione. In passato aveva visitato spesso la sezione di Storia del Primitivo (una Sezione molto povera, tanto che la maggior parte dei suoi appunti e del materiale accumulato veniva dal 3° millennio, com'era naturale); con meticolosita ancora maggiore, aveva esaminato tutta la documentazione sui Mutamenti di Realta, dalla teoria alla tecnica e alla storia; nel 575° aveva trovato una collezione eccellente (la migliore dell'Eternita, dopo quella della Biblioteca Centrale, grazie a Twissell,) e se ne era appropriato.

Ma in quella sua nuova ricerca, Harlan si era aggirato tra gli altri scaffali gremiti di microfilm. Per la prima volta, aveva Osservato (con il meticoloso, preciso lavoro di un vero Osservatore) gli scaffali dedicati al 575°: la geografia, che variava pochissimo da Realta a Realta, la sua storia, che variava assai di piu e la sua sociologia, che variava enormemente da Realta a Realta. Non si era trattato infatti dei libri o dei rapporti scritti sul Secolo da Eterni, Osservatori e Calcolatori (quelli li aveva conosciuti bene,) bensi dai Temporali stessi.

Aveva trovato le opere letterarie del 575°, che gli avevano ricordato le terribili discussioni che aveva udito a proposito dei valori dei Mutamenti alternativi. Quel capolavoro avrebbe dovuto essere modificato oppure no? In questo caso, come? Come avevano influito sulle opere d'arte i precedenti Mutamenti?

E c'era stata una domanda ancora piu basilare… era possibile raggiungere una definizione concorde sull'Arte? Era possibile ridurla a proporzioni matematiche, a chiare formule da inserire nelle macchine Calcolatrici?

Su questi argomenti, il maggiore antagonista di Twissell era un Calcolatore chiamato August Sennor. Harlan, spinto dalle roventi critiche fatte da Twissell sulla persona e sulle sue idee, aveva letto alcuni dei documenti di Sennor, e li aveva trovati sorprendenti.

Sennor chiedeva pubblicamente – e Harlan aveva trovato questa richiesta sconcertante – se per caso una nuova Realta non dovesse contenere una personalita analoga a quella di un uomo entrato nell'Eternita nel corso di una precedente Realta. Poi analizzava la possibilita che un Eterno incontrasse il suo analogo nel Tempo, sapendolo o non sapendolo, e ipotizzava sui risultati in entrambi i casi. (Questa analisi si avvicinava a una delle piu forti paure dell'Eternita, e Harlan, consultando l'opera, aveva rabbrividito e si era affrettato a passare oltre.) E inoltre, naturalmente, Sennor disquisiva con dovizia di particolari sul destino della letteratura e dell'arte in vari tipi e classificazioni di Mutamenti di Realta.

Twissell, naturalmente, non aveva voluto neppure parlare di queste cose.

«Se i valori dell'arte non possono essere calcolati,» aveva detto una volta, pervaso da una sorda collera nei confronti di Sennor, «A che serve discuterne?»

E la posizione di Twissell era condivisa dalla maggioranza del Consiglio d'Ogniquando; questo Harlan lo aveva saputo fin dai primi tempi.

E tuttavia, durante quella nuova ricerca, Harlan aveva indugiato davanti agli scaffali dedicati ai romanzi di Eric Linkollew, descritto unanimemente come il piu grande scrittore del 575°, e si era posto molte domande. Aveva contato quindici collezioni diverse di 'Opere Complete', ciascuna delle quali era stata indubbiamente presa da una differente Realta. Sicuramente ognuna era stata in qualche modo diversa dalle altre. Una raccolta, a esempio, gli era apparsa molti piu piccola delle altre. Aveva immaginato che centinaia di Sociologi avessero scritto interminabili analisi sulle differenze tra le raccolte, dal punto di vista del background culturale di ogni Realta guadagnandosi cosi una solida reputazione e un punteggio di merito apprezzabile.

Harlan si era spostato successivamente nell'ala della biblioteca dedicata alle scoperte e invenzioni delle diverse Realta del 575°. Molte invenzioni, naturalmente, erano state eliminate nel Tempo, ed erano rimaste intatte solo nell'Eternita, come testimonianza dell'ingegno umano. L'uomo doveva essere protetto dalla propria mente troppo fervida e geniale: questo era stato un assioma, nell'Eternita. Soprattutto per quanto riguardava la tecnica. Non passava un fisioanno senza che in qualche punto del Tempo la tecnica nucleare non prendesse una strada pericolosa, capace di condurre a un conflitto o all'autodistruzione; e in queste circostanze l'intervento dell'Eternita era pronto ed efficace.

Poi Harlan era ritornato nella biblioteca vera e propria, e aveva affrontato gli scaffali di matematica e di storia della matematica. Le sue dita avevano cercato tra le file e file di titoli, e dopo qualche tempo egli aveva selezionato una decina di libri-film, e aveva firmato il modulo di ritiro.


Quinta fase: Noys.

Era stata quella la parte davvero importante dell'interludio, e tutta la parte idilliaca.

Nelle sue ore di liberta, dopo avere salutato Cooper alla fine della lezione, quando generalmente avrebbe dovuto mangiare in solitudine, leggere in solitudine, dormire in solitudine, aspettare in solitudine il giorno successivo… in quelle ore, lui aveva preso la strada dei cronoscafi.

In quei momenti aveva ringraziato con tutto il cuore la societa degli Eterni, che aveva dato ai Tecnici una posizione cosi particolare. Il modo in cui tutti evitavano accuratamente i Tecnici si era trasformato in una fortuna incredibile, per lui. Mai, in tutti gli anni precedenti, Harlan avrebbe creduto di poter trovare cosi soddisfacente quello che era stato un peso e un marchio della sua Specialita.

Nessuno discuteva del suo diritto di salire su un cronoscafo, ne lo interrogava sulla sua destinazione e sui suoi scopi. E non c'erano occhi curiosi a seguirlo, ne mani amichevoli protese per aiutarlo, ne bocche loquaci disposte a discutere con lui.

Un Tecnico poteva andare dove voleva, e quando voleva.

E Harlan ne aveva approfittato.


Noys gli aveva detto, un giorno:

«Sei cambiato, Andrew. Santo cielo, come sei cambiato!»

Lui l'aveva guardata, sorridendo.

«Come sono cambiato, Noys?»

«Stai sorridendo, no? E questo e gia un cambiamento. Non ti guardi mai allo specchio? Non ti vedi sorridere?»

«Ho paura di guardare. Penserei di non poter essere felice, di essere malato, in delirio. Penserei di essere chiuso in un manicomio, di vivere un sogno a occhi aperti, senza rendermene conto.»

Noys si era avvicinata, e lo aveva pizzicato sul braccio.

«Senti niente?»

L'aveva attirata a se, si era immerso nei soffici capelli neri e profumati.

Quando si erano separati, lei aveva detto, con voce un po' affannosa:

«Anche in questo sei cambiato. Sei diventato molto bravo.»

«Ho avuto un'ottima maestra,» aveva cominciato Harlan, e poi si era interrotto bruscamente, temendo di offenderla, perche la sua avrebbe potuto sembrare un'insinuazione pesante sui molti compagni che sarebbero stati necessari per creare una maestra cosi esperta.

Ma la risata di Noys era stata spontanea, cristallina. Poi avevano pranzato insieme, e Harlan aveva notato che Noys aveva avuto un aspetto fantastico, scintillante, con l'abito nuovo che le aveva portato.

La ragazza aveva seguito il suo sguardo, e aveva accarezzato la splendida gonna per un momento.

«Vorrei che tu non facessi queste cose, Andrew,» aveva detto. «Lo vorrei davvero.»

«Non c'e alcun pericolo,» le aveva risposto, noncurante.

«E invece c'e molto pericolo. Non fare lo sciocco, ora. Posso andare avanti benissimo con quello che ho, fino a quando… fino a quando non potrai mettere a posto le cose.»

«Perche non dovresti avere i tuoi vestiti e le altre cose che ti servono?»

«Perche per averli devi andare nella mia casa, nel Tempo, e non vale la pena farsi prendere per una cosa simile. E se operassero il Mutamento mentre tu ti trovi la?»

Harlan aveva evitato la risposta, con un certo disagio:

«Non mi lascero sorprendere dal Mutamento.» Poi si era rischiarato. «Inoltre il mio generatore da polso mi mantiene nel tempo fisiologico, e cosi un Mutamento non avrebbe alcun effetto su di me.»

Noys aveva sospirato.

«Non capisco. Non credo che riusciro mai a capire.»

«Non c'e nulla di difficile.» E Harlan si era nuovamente lanciato in una lunghissima spiegazione, con grande animazione, e Noys lo aveva ascoltato con occhi scintillanti, occhi che non rivelavano mai se lei fosse davvero interessata, o divertita, o forse un po' interessata e un po' divertita.

Qualcosa era cambiato nella vita di Harlan, qualcosa che aveva arricchito la sua esistenza. Finalmente aveva trovato una persona con cui parlare, con cui discutere della sua vita, delle sue azioni, e dei suoi pensieri. Gli era sembrato di avere trovato un'altra parte di se, ma una parte sufficientemente separata da lui da rendere necessaria la parola per le comunicazioni e non il solo pensiero, una parte abbastanza distinta da fornire a volte risposte imprevedibili, dovute a ragionamenti indipendenti. Strano, aveva pensato Harlan, come egli avesse potuto Osservare un fenomeno sociale come il matrimonio senza comprenderne l'essenza fondamentale. A esempio, avrebbe potuto prevedere in anticipo che sarebbero stati gli interludi appassionati quelli che, in retrospettiva, avrebbe ricordato meno, di tutto l'idillio?

Lei lo aveva accarezzato dolcemente, chiedendo:

«Come vanno i tuoi studi di matematica?»

«Vuoi dare un'occhiata?»

«Non mi dirai che porti tutto con te?»

«Perche no? Ci vuole tempo per compiere il tragitto sul cronoscafo. E inutile sprecarlo, no?»

Si era liberato dall'abbraccio, aveva preso un piccolo visore tascabile, aveva inserito la pellicola, e aveva rivolto a Noys un sorriso innamorato, quando la ragazza aveva accostato all'occhio l'apparecchio.

Noys gli aveva restituito il visore, scuotendo il capo.

«Non ho mai visto tanti segni privi di senso. Mi piacerebbe poter leggere il vostro Intertemporale Standard.»

«In realta, quei segni di cui parli non sono in Intertemporale… si tratta di simboli matematici.»

«Tu li capisci, pero, vero?»

La cosa che Harlan aveva desiderato meno al mondo era stata quella di eludere la sincera ammirazione che aveva letto negli occhi di Noys, ma era stato costretto a dire:

«Non quanto vorrei. Comunque, ho imparato quello che basta per trovare cio che volevo. Non devo essere onnisciente, per riuscire a scorgere un buco in un muro, tanto grosso da permettere il passaggio di un cronoscafo trasportatore pesante!»

Aveva lanciato in aria il visore, lo aveva preso al volo, e lo aveva posato su un tavolino vicino.

Gli occhi di Noys avevano seguito l'oggetto con visibile desiderio, e d'un tratto una luce si era accesa nella mente di Harlan.

«Padre Tempo!» aveva esclamato. «Tu non sai leggere l'Intertemporale!»

«No. Naturalmente no.»

Allora la biblioteca di questa Sezione per te e completamente inutile. E non ci avevo mai pensato! Dovresti avere i tuoi libri-film del 482°!»

«No, non li voglio,» aveva detto subito Noys.

«Li avrai.»

«Ti assicuro che non li voglio. E stupido rischiare…»

«Li avrai!»


Per l'ultima volta Harlan si era ritrovato davanti alla barriera immateriale che separava l'Eternita dalla casa di Noys nel 482°. Aveva gia deciso la volta precedente di non compiere piu viaggi nel Tempo nel 482°: il Mutamento era stato imminente, ormai, un fatto che non aveva rivelato a Noys per timore di ferire i suoi sentimenti… una delicatezza che avrebbe usato nei confronti di chiunque, figurarsi quindi nei confronti della donna che amava!

Eppure quell'ultimo viaggio, l'ultimo davvero, non era stato una decisione difficile da prendere. In parte era stata una bravata, per circondarsi di un'aureola di splendore agli occhi Noys, portandole i libri-film strappati dalla gola del leone; in parte era stato per farla in barba a Finge (come diceva il proverbio del Primitivo) anche se le guance del Calcolatore erano sempre state glabre e paffute.

E infine, avrebbe avuto l'estrema opportunita di respirare l'atmosfera bizzarra degli ultimi istanti prima del Mutamento… l'atmosfera strana e attraente di una casa condannata.

Aveva provato lo stesso sentimento altre volte, quando vi era penetrato prudentemente nel periodo di tregua concesso dalle carte Spazio-temporali. Aveva provato lo stesso sentimento aggirandosi per le sue stanze, raccogliendo i vestiti, gli oggetti preziosi piu cari a Noys, gli strani recipienti, e gli oggetti da toilette di Noys.

C'era stato intorno il severo silenzio di una Realta condannata, quel silenzio che era stato molto piu intenso e strano dell'assenza fisica di ogni rumore. Harlan non aveva avuto alcun mezzo per prevedere quale sarebbe stato l'analogo della casa, nella nuova Realta. Avrebbe potuto essere un piccolo cottage di campagna, o un appartamento di una casa di citta. Avrebbe potuto sparire, lasciando una sterpaglia deserta e abbandonata al posto dell'immenso giardino che lo aveva circondato nell'altra Realta. Avrebbe potuto rimanere quasi immutata (e questa era l'ipotesi piu verosimile.) E naturalmente, avrebbe potuto essere abitata dall'analogo di Noys, simile alla vecchia Noys, oppure diversa.

Agli occhi di Harlan, in quel momento la casa era gia stata un fantasma, uno spettro prematuro che aveva cominciato a popolare le distese del silenzio ancor prima di finire la propria esistenza materiale. E poiche quella casa significava molto per lui, poiche in quella casa era cominciata una vita diversa, Harlan aveva avvertito acutamente quel senso di passaggio, aveva sentito a ogni viaggio che la scomparsa era stata imminente, e aveva provato dolore.

Solo una volta, nel corso di cinque viaggi, egli aveva udito un suono, l'unico suono che aveva rotto per un momento l'assoluto silenzio dei suoi movimenti. Era stato nella dispensa, allora, a scegliere qualcuno dei cibi in scatola che certamente Noys avrebbe trovato gradevoli, per interrompere la dieta nutriente ma piuttosto insipida delle Sezioni vuote; aveva pensato in quel momento alla tecnologia di quella Realta e di quel Secolo, che aveva reso fuori moda i domestici umani, eliminando cosi un possibile problema. Aveva persino riso, una breve risata divertita, al pensiero che non molto tempo prima lui aveva considerato decadente il regime alimentare del 482°.

Era stato proprio nel bel mezzo di quella risata, resa piu lunga dal silenzio e dalla bizzarra atmosfera, che aveva udito il rumore secco, improvviso, come di un oggetto caduto sul pavimento. Ed era rimasto immobile, come raggelato!


Il suono era venuto da un punto dietro di lui, e in quel momento di sorpresa, nel quale era rimasto completamente immobile, aveva pensato, in rapida successione, a due pericoli… il pericolo minore, e cioe quello che si fosse trattato di un ladro venuto a svaligiare la casa abbandonata, e poi il pericolo maggiore, e cioe che si fosse trattato di un Eterno venuto a indagare.

Non avrebbe potuto trattarsi di un ladro. L'intero periodo della carta Spazio-temporale, compreso il margine, era stato isolato nel Tempo, e selezionato, proprio per la totale mancanza di elementi di disturbo. D'altra parte, lui aveva prodotto un micro-mutamento (forse non tanto microscopico, in fondo) sottraendo Noys al suo Tempo.

Con il cuore in gola, si era voltato, e gli era parso di vedere lievemente socchiusa la porta alle sue spalle… e di notare un lieve movimento, l'ultimo millimetro necessario per chiuderla completamente.

Aveva respinto la tentazione di aprire quella porta, e di esplorare la casa. Era ritornato nell'Eternita, con i cibi raccolti, e aveva aspettato per due interi giorni fisiologici, temendo che succedesse qualcosa. Poi non era stato piu necessario attendere; non era accaduto nulla, e Harlan era ritornato nel lontano futuro, da Noys, e aveva dimenticato l'incidente.

Ma in quel momento, regolando i comandi per entrare nel Tempo per l'ultimissima volta, l'incidente gli era ritornato alla mente. O forse quel ricordo era stato dovuto all'ossessione del Mutamento incombente. Ripensando piu tardi a quel momento, aveva concluso che era stata una di quelle due cause a fargli commettere un lieve errore, nel regolare i comandi. Non aveva saputo trovare nessun'altra scusante.

Il lieve errore non era stato subito evidente. Aveva scelto il punto esatto, e Harlan era entrato immediatamente nella biblioteca di Noys.

I suoi gusti si erano ormai modificati, e cosi aveva potuto apprezzare la squisita realizzazione artistica delle cassette che contenevano i libri-film. Un vero e proprio trionfo dell'estetica sull'utilita, come ogni cosa nel 482°: le scritte erano state cosi elaborate e ornate da renderle quasi illeggibili.

Harlan aveva scelto alcuni titoli a caso dagli scaffali, e aveva provato la prima sorpresa. Il titolo di uno dei libri-film era stato, infatti, Storia sociale ed economica della nostra epoca.

Singolarmente, Harlan aveva trascurato quel possibile aspetto della personalita di Noys. Aveva capito fin dall'inizio che la ragazza non era stata certamente una stupida, eppure non avrebbe mai creduto possibile che ella potesse occuparsi di cose tanto serie. Aveva avuto la tentazione di dare un'occhiata a quella Storia sociale ed economica, ma poi vi aveva rinunciato: avrebbe potuto trovarla nella biblioteca della Sezione, se mai avesse voluto leggerla. Certamente Finge aveva gia passato al setaccio tutte le biblioteche di quella Realta, per acquisirle agli archivi dell'Eternita.

Aveva messo da una parte quel libro-film, e aveva continuato a scegliere tra gli scaffali, selezionando opere di narrativa e alcuni saggi, e due visori tascabili. Poi aveva infilato tutto in un sacco di plastica.

Era stato in quel preciso momento che, per la seconda volta durante i suoi viaggi, Harlan aveva udito un suono nella casa. Questa volta era stato impossibile sbagliarsi. Non era stato un breve suono di origine indefinita. Era stata una risata d'uomo. Lui non era stato solo nella casa.

Non si era accorto di avere lasciato cadere il sacco. Per un terribile secondo, aveva pensato di essere caduto in trappola!

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