Capitolo Dodicesimo: Il principio Dell'Eternita

Harlan non avrebbe mai pensato che Twissell potesse dire, in quel momento, qualcosa capace di sorprenderlo. E invece si era sbagliato.

«Mallansohn!» esclamo. «Lui sarebbe…?»

Twissell, che aveva consumato la sigaretta, ne prese un'altra, accedendendola con il mozzicone della prima.

«Si, Mallansohn,» disse. «Vuoi che ti fornisca un breve riassunto della vita di Mallansohn? Eccolo: egli nacque nel 78°, trascorse un certo tempo nell'Eternita, e mori nel 24°.»

La piccola mano grinzosa di Twissell strinse il gomito di Harlan, e il viso da gnomo s'increspo in un sorriso, il vecchio sorriso di sempre.

«Ma ora andiamo, ragazzo, il tempo fisiologico passa anche per noi, e non siamo completamente padroni di noi stessi, oggi. Non vuoi venire nel mio ufficio?»

Si mosse, e Harlan lo segui, senza quasi accorgersi delle porte che si aprivano e delle scale mobili che percorrevano.

La sua mente stava lavorando furiosamente. Stava cercando di collegare la nuova informazione ottenuta al suo problema, per tracciare un piano d'azione. Quando il primo istante di disorientamento fu passato, egli ritrovo la sua determinazione. Dopotutto, questo cambiamento aggiungeva solo importanza alla sua posizione nell'Eternita, rendeva piu alto il suo valore, garantiva il suo successo; di fronte a queste cose, che importanza poteva avere, per l'Eternita, dargli Noys in cambio… in cambio della sua collaborazione?

Noys!

Padre Tempo, non dovevano farle del male! Gli sembrava che lei fosse l'unica parte reale della sua vita. Al suo confronto, tutta l'Eternita appariva una fantasia tenue, un sogno privo d'importanza, un sogno che non aveva un autentico valore.

Quando si ritrovo nell'ufficio del Calcolatore Twissell, non riusci a ricordare chiaramente in qual modo vi fosse arrivato dalla stanza nella quale aveva partecipato alla colazione. Cerco di guardarsi intorno, cerco di rendere concreto e reale, nella propria mente, quell'ufficio solenne e massiccio, ma non ci riusci: faceva parte anch'esso di quel sogno irreale che era l'Eternita.

L'ufficio di Twissell era una sala lunga e pulita di porcellana: una parete dell'ufficio era coperta fino al soffitto dalle micro-unita calcolatrici che, insieme, formavano il Computaplex privato piu vasto dell'Eternita, anzi, uno dei piu grandi esistenti in assoluto. La parete opposta era letteralmente gremita di film e libri-film. Tra le due masse di materiale, quello che rimaneva della sala era poco piu di un corridoio, interrotto da una scrivania, due sedie, attrezzature per registrare e proiettare, e un oggetto strano che Harlan non conosceva, e del quale capi l'uso solo quando Twissell vi lascio cadere il mozzicone della sigaretta.

Il mozzicone si dissolse in un breve lampo di luce, e Twissell, con il suo usuale gioco di prestigio, fece apparire un'altra sigaretta tra l'indice e il medio.

Harlan penso: Ora arriviamo al dunque.

Comincio a parlare, con voce un po' troppo alta, in tono un po' troppo minaccioso:

«C'e una ragazza, nel 482°…»

Twissell corrugo la fronte, poi agito una mano, come se avesse voluto accantonare una questione spiacevole:

«Lo so. Lo so. Non sara disturbata, e neppure tu lo sarai. Andra tutto bene. Provvedero io a tutto.»

«Volete dire…»

«Ti ripeto che so tutta la storia. Se la faccenda ti ha preoccupato, be', non devi piu preoccuparti.»

Harlan fisso il vecchio, sbalordito. Era tutto qui? Pur avendo pensato tanto all'immensita del suo potere, Harlan non si era aspettato una dimostrazione cosi cristallina.

Ma Twissell aveva gia ripreso a parlare.

«Adesso ti raccontero una storia,» comincio, assumendo il tono che probabilmente avrebbe usato per parlare a un nuovo Cucciolo. «Non pensavo che fosse necessario parlartene, e forse non lo e, ma le tue ricerche e la tua intelligenza meritano una spiegazione.»

Fisso per un momento Harlan, con aria interrogativa, e borbotto:

«Sai, ancora non riesco a credere che tu sia arrivato a simili conclusioni da solo, eppure… Be', andiamo avanti.» E infatti, senza altri preamboli, prosegui:

«L'uomo che e noto nell'Eternita col nome di Vikkor Mallansohn lascio un documento sulla sua vita, una registrazione che doveva rimanere dopo la sua morte. Non si trattava esattamente di un diario, e neppure di una biografia. Piuttosto si trattava di una guida, destinata agli Eterni che, come lui sapeva, sarebbero venuti un giorno. Il documento venne inserito in un volume di Tempo-stasi che avrebbe potuto essere aperto solo dai Calcolatori dell'Eternita, e che di conseguenza era rimasto chiuso per tre secoli dopo la sua morte, e venne aperto solo quando venne stabilita l'Eternita e il Calcolatore Anziano Henry Wadsman, il primo dei grandi Eterni, pote prenderne visione. Da allora il documento e stato tramandato nella massima segretezza da un Calcolatore Anziano all'altro, una linea della quale io rappresento l'ultimo anello. Lo chiamano il Memoriale Mallansohn.

«Il memoriale ci narra la storia di un uomo chiamato Brinsley Sheridan Cooper, nato nel 78°, introdotto come Cucciolo nell'Eternita all'eta di ventitre anni, dopo essere stato sposato per poco piu di un anno, un matrimonio dal quale fino al momento della sua entrata nell'Eternita non erano nati figli.

«Dopo essere entrato nell'Eternita, Cooper era stato istruito da un Calcolatore chiamato Laban Twissell, che gli aveva insegnato la matematica, e da un Tecnico chiamato Andrew Harlan, che gli aveva insegnato la storia e la sociologia del Primitivo. Dopo avere acquisito solide basi e un'eccellente preparazione in entrambe le discipline, e in altre materie, quali l'ingegneria temporale, egli era stato mandato nel 24° per insegnare certe tecniche necessarie all'Eternita a uno scienziato del Primitivo, Vikkor Mallansohn.

«Dopo avere raggiunto il 24°, Cooper inizio un lento processo di adattamento alla societa dell'epoca. In questo processo, egli trasse grande beneficio dagli insegnamenti del tecnico Harlan e dai particolareggiati consigli del Calcolatore Twissell, il quale pareva possedere un'abilita sovrumana nell'indovinare i problemi che egli avrebbe dovuto affrontare.

«Dopo due anni, Cooper individuo un certo Vikkor Mallansohn, un eccentrico che viveva da eremita nei boschi della California, privo di parenti e di amici, ma dotato di un'intelligenza audace e anticonformista. Cooper riusci a fare amicizia con lui, lentamente, abituando gradualmente l'uomo all'idea di avere incontrato un viaggiatore giunto dal futuro, e dopo questo lavoro preparatorio si mise al lavoro per insegnare all'uomo quella matematica avanzata che egli doveva apprendere.

«Col passare del tempo, Cooper adotto le abitudini dell'altro, imparo a spostarsi in maniera autonoma con l'aiuto di un rozzo generatore elettrico Diesel, e con altre applicazioni dell'energia elettrica, che li rendevano indipendenti dall'uso dei raggi di energia.

«Ma i progressi erano lenti, e Cooper scopri di non essere un grande maestro. Mallansohn cadde in uno stato di prostrazione e di apatia, si rifiuto di collaborare, e un giorno mori improvvisamente per una caduta in un crepaccio, nella selvaggia regione montuosa nella quale i due vivevano. Cooper, dopo lunghe settimane di disperazione, per la rovina del lavoro di tutta la sua vita e, presumibilmente, di tutta l'Eternita, decise di affrontare la situazione, e di ricorrere a un espediente disperato. Non denuncio la morte di Mallansohn alle autorita dell'epoca. Comincio invece a costruire, con il materiale che aveva a disposizione, un Campo Temporale.

«I particolari di questo lavoro non contano. Egli riusci nella sua impresa, con un monumentale lavoro di adattamento e d'improvvisazione, e pote portare il suo generatore all'Istituto di Tecnologia della California, qualche anno prima dell'epoca nella quale il vero Mallansohn avrebbe dovuto farlo.

«Tu stesso hai studiato la storia, quindi sai che cosa accadde dopo. Sai che egli venne accolto, inizialmente, dall'incredulita e dai rimproveri della scienza ufficiale, che venne rinchiuso in manicomio, che riusci a evadere, che per poco non perse il suo generatore; conosci il resto delle sue peripezie… l'aiuto che egli ottenne dallo sconosciuto barista del quale non seppe mai il nome, ma che e oggi uno degli eroi dell'Eternita, e la dimostrazione finale, di fronte al professor Zimbalist, quando un topolino bianco si mosse avanti e indietro nel tempo. Non ti annoiero con questi particolari che gia conosci.

«Cooper si servi del nome di Vikkor Mallansohn, in tutte queste traversie, perche gli dava un'identita, e lo rendeva un autentico prodotto del 24°. Il corpo del vero Mallansohn non venne mai ritrovato.

«Per tutto il resto della sua vita, egli si occupo del generatore, collaborando con i tecnici dell'Istituto per riprodurlo. Non oso fare di piu. Non pote insegnare loro le equazioni di Lefebvre, senza rivelare i tre Secoli di progresso della matematica, che dovevano ancora venire. Non pote e non oso fare nulla che potesse dare un indizio sulla sua vera origine. Non oso fare piu di quanto il vero Vikkor Mallansohn aveva fatto, per quello che lui conosceva dallo studio della storia.

«Gli uomini che lavorarono con lui si trovarono perplessi di fronte a un uomo capace di eseguire cose tanto prodigiose, e incapace di spiegare loro i motivi e le ragioni scientifiche di quello che faceva. E anche Cooper si sentiva frustrato, perche poteva prevedere, senza avere la possibilita di accelerarlo, il lavoro che avrebbe condotto, passo dopo passo, ai classici esperimenti di Jan Verdeer, e successivamente alla costruzione delle equazioni fondamentali della Realta, da parte del grande Antoine Lefebvre, e, ancora piu tardi, alla costruzione dell'Eternita.

«Fu solo verso la fine della sua lunga vita che Cooper, osservando un tramonto sul Pacifico (descrive minuziosamente la scena nel suo memoriale) ebbe la grande rivelazione. In quel momento egli capi di essere Vikkor Mallansohn; non era un sostituto, ma lo scienziato stesso. Forse il nome non era il suo, ma l'uomo ricordato dalla storia come Mallansohn era in realta Brinsley Sheridan Cooper.

«Infiammato da quel pensiero, e da tutto quello che esso implicava, ansioso di accelerare in qualche modo il processo di edificazione dell'Eternita, desideroso di offrire un suo contributo al miglioramento e alla sicurezza del futuro, egli scrisse il suo memoriale e lo chiuse in un cubo di Tempo-stasi, nel soggiorno della sua casa.

«E cosi il circolo si chiuse. Naturalmente le intenzioni di Cooper-Mallansohn furono trascurate… le intenzioni con cui aveva scritto il memoriale. Cooper doveva vivere la sua vita esattamente come l'aveva vissuta. La realta del primitivo non permette alcun mutamento. In questo momento di tempo fisiologico, il Cooper che tu conosci non sa quello che lo aspetta. Crede di avere solo il compito di istruire Mallansohn, e ritornare nell'Eternita. Continuera a crederlo fino a quando gli anni non gli avranno rivelato la verita, e allora si mettera a scrivere il suo memoriale.

«L'intenzione di questo circolo nel Tempo e di stabilire la conoscenza del viaggio nel Tempo e della natura della Realta, per edificare l'Eternita, prima del suo Tempo naturale. Abbandonata a se stessa, l'umanita non avrebbe scoperto la verita sul Tempo prima che i suoi progressi tecnologici in altri campi avessero reso praticamente inevitabile il suo suicidio.»

Harlan aveva ascoltato attentamente, cogliendo quella visione di un gigantesco circolo nel Tempo, un circolo che si chiudeva, e che attraversava l'Eternita con una parte della sua circonferenza. Fu l'unico momento nel quale, di fronte alla maesta di quella visione, quasi dimentico Noys… qualcosa che non avrebbe mai ritenuto possibile.

Fece una domanda:

«Allora fin dall'inizio voi sapevate quello che avreste fatto, quello che avrei fatto, quello che avevo gia fatto.»

Twissell, che a sua volta pareva essersi smarrito nei meandri della narrazione, riemerse da una specie di torpore, socchiudendo gli occhi dietro la nube di fumo azzurrino. I suoi occhi vecchi e saggi fissarono Harlan, ed egli disse, in tono di rimprovero:

«No, naturalmente no. C'e stato un vuoto di decine di anni di tempo fisiologico dal giorno in cui Cooper lascio l'Eternita e il giorno in cui si mise a scrivere le sue memorie. Cosi i suoi ricordi erano affievoliti, e naturalmente egli pote scrivere solo le cose delle quali era stato testimone. Questo dovresti saperlo anche tu!»

Twissell sospiro, e cerco di muovere con un dito magro e rugoso una nuvoletta di fumo che descriveva complicati arabeschi nell'aria.

«Tutto ha funzionato. Prima di tutto, io venni trovato e condotto nell'Eternita. Quando, dopo avere raggiunto la maturita del tempo fisiologico prescritto, io divenni un Calcolatore Anziano, ebbi il memoriale, e il progetto mi fu affidato. Nel memoriale era stato scritto che il progetto mi era stato affidato, e cosi mi venne affidato. E di nuovo, con il passare del tempo fisiologico, venne il momento in cui apparisti tu, dopo un Mutamento di Realta (avevamo osservato con estrema attenzione i tuoi analoghi precedenti, capisci?), e infine comparve anche Cooper.

«Ho riempito i vuoti usando il buonsenso e i servigi del Computaplex. Per esempio, ricordo ancora con quanta cura istruimmo l'Istruttore Yarrow per la sua parte, senza tradire neppure il piu lieve indizio della verita; fu un lavoro molto faticoso. A sua volta, egli stimolo il tuo interesse per il Primitivo con una cura infinita, e con un lavoro perfetto.

«Non puoi neppure immaginare quale fatica ci sia costata l'istruzione di Cooper… abbiamo dovuto usare una prudenza incredibile, per impedirgli di apprendere qualcosa che, secondo il suo memoriale, lui non aveva appreso.» Twissell fece un triste sorriso. «Sennor si diverte molto in queste faccende. Lui le chiama 'inversione del principio di causa ed effetto'. Conoscendo l'effetto, si adattano le cause. Fortunatamente, io non sono un acchiappanuvole come Sennor.

«Sono rimasto molto soddisfatto, ragazzo, nello scoprire in te un Osservatore e un Tecnico davvero eccellente. Il memoriale non aveva fatto cenno di questi elementi, poiche Cooper non aveva avuto alcuna possibilita di esaminare il tuo operato e di giudicarlo. Questa scoperta mi ha facilitato. Ho potuto usarti per un lavoro molto piu normale e giustificabile di quello che sarebbe stato il tuo lavoro essenziale: avendo una funzione di copertura di questo tipo, il tuo vero lavoro non avrebbe dato nell'occhio. Anche il periodo che hai trascorso di recente nella Sezione del Calcolatore Finge si e adattato bene allo schema: Cooper ha menzionato infatti nel memoriale un periodo nel quale tu eri assente, e nel quale gli avevano fatto intensificare a tal punto gli studi di matematica da fargli desiderare il tuo ritorno: una volta, pero, mi hai spaventato veramente.»

Harlan disse, subito:

«Quando ho fatto salire Cooper sul cronoscafo, naturalmente.»

«Come hai fatto a indovinare questo particolare?» domando Twissell.

«E stata l'unica volta in cui vi ho visto realmente in collera con me. Ora immagino che cosi facendo abbia violato qualcosa che era scritto nel memoriale di Mallansohn.»

«Non esattamente. Vedi, nel memoriale non si diceva una sola parola sui cronoscafi. Mi e sembrato che, per non fare cenno di una caratteristica cosi importante e straordinaria dell'Eternita, egli doveva avere conosciuto i cronoscafi in maniera superficiale. Percio intendevo tenerlo lontano dai cronoscafi, per quanto mi fosse stato possibile. Il fatto che tu lo avessi portato con te avanti nel Tempo mi ha turbato moltissimo, ma successivamente non e accaduto niente, tutto e andato avanti come prima, e cosi…»

Il vecchio Calcolatore intreccio le dita, nervosamente. Fisso Harlan con occhi penetranti e interrogativi, come se qualche pensiero oscuro lo avesse turbato. C'era, nella sua espressione, una mescolanza di sorpresa e di curiosita.

«Eppure tu hai sospettato tutto questo fin dall'inizio. E una cosa che mi sbalordisce: non riesco a farmene una ragione. Sarei pronto a giurare che neppure un Calcolatore Anziano sarebbe stato capace di trarre simili deduzioni, in base agli elementi che erano in tuo possesso. Che ci sia riuscito un Tecnico e miracoloso… ancor piu, incredibile.» Si protese in avanti, diede un buffetto amichevole sulla spalla di Harlan. «Vedi, il memoriale Mallansohn non dice nulla sulla tua vita, dopo la partenza di Cooper… naturalmente.»

«Capisco, signore.» disse Harlan.

«Allora saremo liberi, per farne quello che vorremo… naturalmente, in senso figurato. Il tuo talento e sempre piu sorprendente… un simile talento non deve andare sprecato. Credo che tu sia degno di qualcosa di piu della condizione di Tecnico. Non ti prometto niente, ora, ma immagino che tu abbia gia capito che, nel tuo caso, la possibilita di diventare un Calcolatore e qualcosa di piu di un'ipotesi.»

Harlan riusci a conservare un'espressione impassibile. Lunghi anni di esercizio gli avevano insegnato a dissimulare i suoi sentimenti.

Penso: Un'altra promessa. Un'altra lusinga per conquistarmi alla causa.

Ma non doveva lasciare niente alle congetture. I suoi sospetti, folli e privi di basi, all'inizio, erano giunti per un lampo di comprensione insolito, nel corso di una notte insolita e stimolante, ma erano diventati ragionevoli solo dopo una ricerca diretta e documentata nella biblioteca della Sezione. Erano diventati una certezza soltanto ora che Twissell gli aveva narrato l'intera storia. Eppure, in un certo senso, dalla sua teoria originaria c'era stata una deviazione: Cooper era Mallansohn.

Questa deviazione aveva semplicemente migliorato la sua posizione, ma, se aveva sbagliato da una parte, poteva sbagliarsi anche da altre parti. Percio non doveva lasciare nulla al caso. Doveva mettere le carte in tavola. Doveva raggiungere la certezza.

Disse in tono sicuro, quasi casuale:

«La responsabilita e molto grande anche per me, ora che so la verita.»

«Davvero?»

«Fino a qual punto la situazione e fragile? Supponiamo che accada qualcosa d'imprevisto, e io perda un giorno nel quale avrei dovuto insegnare a Cooper qualcosa d'importanza vitale?»

«Non ti capisco.»

(Era uno scherzo della fantasia, oppure una scintilla di allarme era scoccata in quegli occhi vecchi e stanchi?)

«Voglio dire, e possibile che il circolo si spezzi? Immaginate, a esempio, che un colpo in testa inatteso mi metta fuori combattimento in un momento in cui, secondo il memoriale, io dovrei essere attivo e in perfetta salute… questo potrebbe spezzare l'intero schema? Supponiamo anche che io decida deliberatamente di non seguire le istruzioni del memoriale. Che cosa accadrebbe?»

«Ma che cosa ti ha fatto venire queste idee in testa?»

«Mi sembra un pensiero logico. Mi sembra che, per trascuratezza o per scelta deliberata, io potrei spezzare il circolo, e allora cosa accadrebbe? Distruggerei l'Eternita? E possibile. E se questa e la risposta,» aggiunse Harlan, in tono molto serio, «E necessario che io lo sappia, per evitare di commettere qualche errore. Anche sapendo bene che ci vorrebbero delle circostanze veramente insolite, per farmi commettere degli errori.»

Twissell rise, ma il suono di quella risata era falso e cavernoso.

«Ragazzo mio, questi sono problemi puramente accademici. Non accadra niente, perche non e accaduto niente. Il circolo sara completo; non potra spezzarsi.»

«Potrebbe spezzarsi,» disse Harlan. «La ragazza del 482°…»

«E sana e salva,» disse Twissell. Si alzo in piedi, spazientito. «Queste sono chiacchiere che non hanno mai fine, e ne ho avuto abbastanza delle speculazioni accademiche degli altri membri della sottocommissione incaricata del progetto. E intanto, io devo ancora dirti per quale motivo ti ho chiamato stamattina, e il tempo fisiologico continua a passare. Vuoi venire con me?»

Harlan era soddisfatto. La situazione era chiara, e il suo potere stabilito al di la di ogni dubbio. Twissell sapeva che Harlan avrebbe potuto dire, in qualsiasi momento, «Non voglio piu saperne di Cooper.» Twissell sapeva che Harlan avrebbe potuto distruggere in qualsiasi momento l'Eternita, fornendo a Cooper delle notizie importanti sul memoriale.

Anche il giorno prima Harlan aveva conosciuto gli elementi necessari per affermare il proprio potere. Twissell aveva pensato di piegarlo facendogli sapere l'importanza del compito che gli era stato assegnato, ma se il Calcolatore aveva pensato di vincere ogni sua resistenza, in questo modo, si era sbagliato.

Harlan aveva formulato la sua minaccia con estrema chiarezza, e l'allusione a Noys era stata inequivocabile, e l'espressione di Twissell, quando gli aveva risposto che la ragazza era sana e salva, gli aveva dimostrato che il Calcolatore aveva compreso perfettamente la natura della minaccia. Harlan si affretto a seguire Twissell.

Harlan non aveva mai visto la sala nella quale Twissell lo condusse. Era un salone ampio: apparentemente delle pareti erano state abbattute, per dare uno spazio maggiore. Il suo ingresso passava attraverso uno stretto corridoio, la cui estremita era stata protetta da un campo di forza; solo quando il meccanismo automatico aveva verificato l'immagine del volto di Twissell nei suoi circuiti lo schermo era stato abbassato.

La maggior parte della sala era occupata da una sfera che arrivava fin quasi al soffitto. Nella sfera c'era una porta aperta, e attraverso l'apertura si vedevano quattro gradini che portavano a una piattaforma interna, vividamente illuminata.

Dall'interno della sfera venivano delle voci, e quando Twissell e Harlan si avvicinarono, delle gambe apparvero nell'apertura, e scesero gli scalini. Un uomo emerse dalla sfera, e dietro di lui apparve un altro paio di gambe. L'uomo era Sennor, del Consiglio d'Ogniquando, seguito da un altro membro del gruppo che Harlan aveva visto a colazione.

Twissell non parve contento della presenza dei due. La sua voce, pero, parlo in tono controllato:

«La sottocommissione e ancora qui?»

«Ci siamo solo noi due,» disse Sennor, in tono casuale. «Rice e io. Abbiamo finito di visitare questo splendido strumento. Ha il grado di complessita di una nave spaziale.»

Rice era un uomo grasso, dall'aria perplessa, quell'espressione che distingue coloro che sono abituati ad avere sempre ragione, eppure a trovarsi sempre schierati dalla parte del perdente in qualsiasi discussione. Si passo una mano sul naso enorme, e disse:

«In questi ultimi tempi, Sennor pensa molto al volo spaziale.»

Nella vivida luce, il cranio glabro di Sennor pareva scintillare.

«Il problema e semplice e chiaro, Twissell,» disse. «Lo espongo anche a te. Nel calcolo della Realta, il volo spaziale e un fattore positivo o negativo?»

«E una domanda che non ha senso,» disse Twissell, visibilmente impaziente. «Quale tipo di volo spaziale, in quale societa, in quali circostanze?»

«Oh, andiamo. Si potra certamente dire qualcosa sull'idea di volo spaziale, in astratto.»

«Si puo dire solo che e limitalo, che si esaurisce e muore.»

«Percio e inutile,» disse Sennor, con soddisfazione. «E di conseguenza costituisce un fattore negativo. E esattamente il mio punto di vista.»

«Se non ti dispiace,» disse Twissell, «Tra poco arrivera Cooper. Dobbiamo liberare la sala.»

«Ma certo.» Sennor prese sottobraccio Rice, e si allontano con lui, molto lentamente. Allontanandosi, continuo a parlare, a voce alta, in modo che anche Twissell e Harlan potessero sentire. «Mio caro Rice, periodicamente tutti gli sforzi mentali del genere umano si concentrano sul volo spaziale, che e condannato a finire spontaneamente, frustrando ogni sforzo, per la stessa natura delle cose. Ti mostrerei le matrici, ma sono certo che tu le conosci meglio di me. Con la mente concentrata sullo spazio, c'e una deplorevole negligenza per lo sviluppo appropriato delle cose sulla Terra. Sto preparando una tesi da sottoporre al Consiglio, per raccomandare di Mutare la Realta in modo da eliminare tutte le epoche orientate sul volo spaziale, come comune linea d'azione.»

Continuarono ad allontanarsi, e si udi la voce di Rice:

«Ma non puoi essere cosi drastico. Il volo spaziale e una preziosa valvola di sicurezza in certe civilta. Prendi la Realta 54 del 290°, che ricordo in maniera completa. In questo caso…»

Le voci tacquero: i due erano usciti. Twissell si strinse nelle spalle, e commento:

«Sennor e davvero un tipo strano. Il suo intelletto e quello di un gigante… domina tutti gli altri, me compreso, di almeno due lunghezze, ma il suo valore e reso pressoche nullo dalla fugacita dei suoi entusiasmi e dall'incostanza dei suoi umori.»

«Credete che abbia ragione, a proposito del volo spaziale?» domando Harlan.

«Ne dubito. Avremmo un'opportunita maggiore per giudicare la sua tesi, se Sennor volesse sottoporre al Consiglio il risultato delle sue ricerche, come ha promesso mentre sapeva che io potevo sentirlo… l'avrai notato anche tu, no? Ma ti posso garantire che non lo fara. Prima di riuscire a terminare la sua tesi, verra preso da un nuovo entusiasmo, e dimentichera completamente quello precedente. Ma non importa…» Batte col taglio della mano sulla sfera, che mando un rimbombo metallico, poi porto la mano alle labbra, per scuotere la cenere dalla solita sigaretta. «Riesci a immaginare che cos'e questa sfera, Tecnico?»

«Mi sembra un cronoscafo gigante, chiuso alla sommita,» disse Harlan.

«Esatto. Hai ragione. Hai centrato la soluzione in pieno. Vieni, entriamo.»

Harlan segui Twissell a bordo della sfera. Era abbastanza grande da poter contenere quattro o cinque uomini, ma era completamente vuota. Il pavimento era liscio e vuoto, la parete curva era interrotta soltanto da due finestrini. Non c'era altro.

«Non ci sono comandi?» domando Harlan.

«Comandi a distanza,» disse Twissell. Passo la mano sulla parete liscia, e disse, «La parete e doppia. L'intero volume dell'intercapedine e occupato da un Campo Temporale autonomo. Questo strumento e un cronoscafo che non deve funzionare necessariamente nelle gabbie, ma che puo oltrepassare il Terminale del Principio dell'Eternita… il Primo Terminale. E stato disegnato e costruito grazie ai preziosi indizi e suggerimenti che abbiamo trovato nel memoriale Mallansohn. Vieni con me.»

La cabina di comando era stata ricavata in un angolo del salone. Harlan vi entro, e studio con aria pensierosa gli strumenti.

Twissell disse:

«Mi senti, ragazzo?»

Harlan trasali, e si guardo intorno. Non si era accorto che Twissell non lo aveva seguito. Si avvicino automaticamente all'ampia finestra di osservazione, e Twissell gli rivolse un cenno.

«Vi sento, signore,» disse Harlan. «Avete bisogno di me fuori?»

«Affatto, figliolo. Sei chiuso dentro.»

Con un balzo, Harlan raggiunse la porta, e senti che una morsa gelida gli afferrava lo stomaco. Twissell aveva ragione; era chiuso dentro. Cosa stava succedendo, in nome del Tempo?

Twissell continuo a parlare.

«Penso che apprenderai con sollievo, ragazzo, che le tue responsabilita sono finite. Ti preoccupavi di quelle responsabilita; hai fatto delle domande acute, in merito; e credo di avere capito il senso delle tue preoccupazioni. Questa non deve essere una responsabilita tua. E mia, soltanto mia. Disgraziatamente, e necessario che tu sia nella sala di comando, poiche il memoriale dice che c'eri tu, e manovravi tu i controlli. Su questo punto, il memoriale Mallansohn e esplicito. Cooper ti vedra dalla finestra di osservazione, e cosi il problema sara risolto.

«Inoltre, ti chiedo di eseguire il contatto finale, secondo le istruzioni che ti forniro. Se pensi che anche questa responsabilita sia troppo grande per te, ti prego di rassicurarti. C'e un altro contatto, parallelo al tuo, con un altro operatore: se per qualunque motivo tu non fossi in grado di eseguire il contatto, interverra l'altro operatore. Inoltre, sto per interrompere il contatto radio dall'interno della sala di comando. Tu potrai sentirci, ma non potrai parlarci. Percio non dovrai temere che qualche involontaria esclamazione da parte tua possa spezzare il circolo.»

Harlan guardo attraverso la finestra di osservazione, raggelato.

Twissell prosegui:

«Cooper arrivera qui tra pochi istanti, e il suo viaggio nel Primitivo iniziera tra meno di due fisioore. E dopo, figliolo, il progetto sara concluso, e tu e io saremo liberi.»

Harlan si sentiva precipitare nei vortici vischiosi di un incubo a occhi aperti. Twissell lo aveva giocato? Tutto cio che aveva fatto aveva semplicemente lo scopo di rinchiudere Harlan nella sala di comando, senza che lui opponesse resistenza? Dopo avere scoperto che Harlan era al corrente della propria importanza, aveva forse improvvisato con astuzia diabolica, tenendolo occupato nella conversazione, drogandolo con parole e parole, guidandolo con mano sicura fino al momento in cui aveva potuto chiuderlo nella sala di comando?

Quella resa cosi sicura e rapida, a proposito di Noys. Non le sara fatto alcun male, aveva detto Twissell. E sana e salva. Andra tutto bene.

Come aveva potuto credere a quelle parole? Se non avessero avuto alcuna intenzione di farle del male, perche la barriera temporale nel 100.000°? Quel fatto, da solo, avrebbe denunciato le intenzioni di Twissell.

Ma lui aveva voluto credere… stupido che era stato!… aveva voluto fidarsi del grande Twissell. In fondo era stata questa la sua colpa. Si era lasciato guidare, nel corso di quelle ultime ore fisiologiche, ciecamente, si era lasciato rinchiudere in una sala di comando, dove non c'era piu bisogno di lui, neppure per inserire l'ultimo contatto.

Con un solo, magistrale colpo, era stata spogliata di tutta la sua importanza. La sua forza era stata genialmente trasformata in debolezza, e ormai Noys era perduta per sempre. Non gli importava sapere quale sarebbe stata la punizione, per lui. Noys era perduta per sempre. Per sempre!

Non aveva pensato mai che il progetto fosse cosi vicino alla fine. Questo, naturalmente, era stato il vero motivo della sua sconfitta.

La voce di Twissell parlo di nuovo, attutita:

«Ora stacchero i contatti radio, figliolo.»

Harlan era solo, impotente, inutile…

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