13

Surgenor non era un uomo superstizioso, e neppure credeva alla fortuna o alla sfortuna, ma gli anni passati nel Servizio Cartografico l’avevano convinto dell’esistenza di quelli che lui chiamava viaggi-jolly, missioni in cui la legge delle probabilità giocava brutti scherzi alla Sarafand e al suo equipaggio. In un viaggio-jolly il caso, simile a un operaio che si è addormentato sul lavoro e che deve rimettersi in pari, accumulava tutti quegli incidenti e quegli infortuni che avevano brillato per la loro assenza durante una dozzina di precedenti missioni.

Secondo la definizione di Surgenor, un viaggio-jolly non poteva essere previsto, ma durante i preparativi perla Missione 837/LM/4002a, il suo istinto suonò un campanello d’allarme.

Il primo indizio fu la scoperta che una parte della memoria di Aesop, che riguardava i dati di astronavigazione, si era imprevedibilmente deteriorata e doveva essere riparata. I lavori vennero eseguiti da una squadra di specialisti appartenenti a una nuova ditta appaltatrice, la Starfinders Incorporated. In tutto, impiegarono solo due giorni. Una squadra di manutenzione del Servizio ci avrebbe messo tre volte tanto per un’operazione analoga, e Surgenor, che diffidava dalla fretta dovuta a motivi commerciali in faccende che riguardavano il suo benessere, fece sapere il proprio punto di vista a tutta la stazione settoriale di transito.

— Questo serve solo a dimostrare che le nostre squadre passano il loro tempo a giocare a carte — osservò Marc Lamereux. — È quello che succede in tutti gli enti governativi. Gli appaltatori invece lavorano più in fretta perché altrimenti non guadagnano abbastanza.

— Eppure questa faccenda non mi piace. — Surgenor tracciò col dito un disegno sul suo bicchiere di birra appannato, osservando distrattamente la piscina piena di uomini che giocavano a pallanuoto. Era fermo da dieci giorni alla stazione di Delos, e come al solito cominciava a sentirsi irrequieto.

— Era un lavoro semplicissimo, comunque — disse Lamereux con un’espressione beata dipinta sulla faccia scura. — Bisogna solo estrarre qualche circuito stampato e sostituirlo. Basterebbero due ore, figuriamoci due giorni.

— Ha parlato l’intrepido astronauta — disse Surgenor con voce sarcastica e un po’ petulante. — Mi sembra di ricordare che fossi tu quel tale che una volta ha inoltrato un reclamo per un hamburger.

— Era così duro che per poco non mi sono strozzato. — Lamereux assunse un’espressione cupa, ma soltanto per un attimo. — Comunque, ho deciso di non preoccuparmi più per l’incolumità della ciurma.

— Hai avuto un’illuminazione.

— No. Ho avuto il trasferimento. — Lamereux estrasse un foglietto verde dalla tasca. — Ho ottenuto quel posto nelle pubbliche relazioni che avevo cercato sulla Terra. Torno a casa domani.

— Congratulazioni.- Surgenor si accorse improvvisamente che fin da quando Lamereux era arrivato, dieci minuti prima, aveva cercato il modo più drammatico per fare il suo annuncio. — Accidenti, Marc! È favoloso! Mi dispiace che tu te ne vada, dopo tutti questi anni insieme, ma sono convinto che il cambiamento ti farà bene.

— Grazie, Dave. — Lamereux sorseggiò la sua birra. — Sono cinque anni.

Cinque anni ai confini della Bolla. Un sacco di tempo… ma è servito per ottenere quel lavoro.

«Cinque anni sono un sacco di tempo in questo lavoro» pensò Surgenor. «E io sono quasi vent’anni che giro ai confini della Bolla». L’espandersi continuo del volume sferico di spazio che gli uomini avevano esplorato e cartografato imponeva uno sforzo sempre crescente alle risorse del Servizio Cartografico. Era questa la ragione per la quale le missioni si facevano sempre più lunghe e uomini come lui, che non avevano il buon senso di ritirarsi, erano destinati a invecchiare sulla breccia. Per la stessa ragione, le grandi navi venivano tenute in servizio molto più a lungo del periodo stabilito. Il guaio era che per una nave si trovavano sempre i componenti di ricambio, ma per l’equipaggio no, e lui, Dave Surgenor, era sulla strada di diventare vecchio in fretta quanto il capitano Aesop.

— … un po’ di realismo nelle campagne di reclutamento — stava dicendo Lamereux. — Anche se arriva meno gente, l’importante è diminuire licenziamenti.

— Giusto. Dillo a quelli là, quando torni. — Surgenor decise di provare a tirarsi su di morale. — Mi sembra di capire che darai una festa questa sera, Mare.

Lamereux annuì. — Ho preparato tutto. Il vecchio Beresford dice che possiamo avere il giardino pensile tutto per noi.

— Dev’essere di luna buona, una volta tanto. — Surgenor aggrottò le ciglia, ricordando la mancanza di collaborazione da parte dell’Amministratore di settore, in occasioni simili. — Ha finalmente vinto un premio con i suoi lavori all’uncinetto?

Lamereux sembrava divertirsi. — Pensa che sia una buona occasione per te e per gli altri di incontrare Christine.

— Christine?

— Christine Holmes. Mi sostituisce sul Modulo Uno.

— Una donna?

— Con un nome come Christine, cosa vuoi che sia? Che c’è di strano, comunque? Abbiamo avuto altre donne con noi, prima.

— Lo so, ma… — Surgenor non finì la frase. Non voleva dare ulteriore sostanza alla sua sensazione mettendola in parole. Era raro trovare una donna fra gli equipaggi operativi del Servizio Cartografico. In parte a causa degli sforzi fisici richiesti (ogni membro dell’equipaggio, per esempio, doveva essere in grado di cambiare la ruota di un modulo in qualunque condizione), ma Surgenor sospettava che la ragione principale stesse nel fatto che le donne non riuscivano a capire lo scopo di quel lavoro. Lui stesso sapeva bene che la stragrande maggioranza delle mappe che aveva aiutato a tracciare non sarebbero mai state utilizzate; ma nello stesso tempo, capiva che dovevano essere tracciate, che le informazioni dovevano essere raccolte e registrate… anche se gli riusciva difficile spiegare esattamente perché. La maggior parte delle donne, invece, non capiva il senso di questa vaga fedeltà all’etica scientifica, e Surgenor, quando lavorava con loro, cominciava a provare un senso di incertezza sullo scopo di tutta la sua vita.

Quella mattina, comunque, la sua preoccupazione principale riguardava il modo in cui i fattori casuali riguardanti la Missione 837/LM/ 4002a avevano cominciato a combinarsi. Prima c’era stato il guasto ai banchi memoria di Aesop che gli permettevano di guidare la nave attraverso le correnti gravitoniche dello spazio-beta; poi la riparazione troppo rapida e facile del guasto; poi la partenza inaspettata di Marc Lamereux; e infine la scoperta che al posto di Marc sarebbe venuta una donna.

Surgenor cercava di fare del suo meglio per essere obiettivo e razionale, ma nonostante tutti i suoi sforzi non poteva togliersi dalla testa che stava per imbarcarsi per un viaggio-jolly che avrebbe messo la parola fine a tutti i viaggi-jolly.


La festa d’addio per Marc Lamereux cominciò presto e finì tardi, ma nonostante la grande quantità di alcool consumata, Surgenor non riusciva veramente a divertirsi. Aveva commesso l’errore tattico di alzare un po’ il gomito durante i brindisi del pranzo, vicino alla piscina, poi aveva passato il pomeriggio a dormire, col risultato che il resto della giornata fu una delusione per quel che riguardava l’intossicazione alcoolica.

— È come quella faccenda dell’omne animal post coitum triste, tranne che non finisce mai — disse ad Al Gillespie mentre sedevano insieme al bar. — Credo che si tratti di una legge di natura poco conosciuta: ci si può ubriacare solo una volta al giorno.

Gillespie scosse la testa. — Non è una legge poco conosciuta, Dave. È una delle regole fondamentali della sbornia: se incominci presto, devi continuare per tutto il giorno.

— Ormai è troppo tardi. — Surgenor inghiottì il suo whisky, caldo e senza sapore, e girò lo sguardo sulle pareti di vetro della stanza discretamente illuminata dove era situato il bar. Al di là delle piante esotiche che crescevano sulla terrazza, le luci della città si curvavano fino all’orizzonte, lungo una baia nella quale cento motoscafi tracciavano scie luminose sull’acqua. Le onde, eccitando al loro passaggio una miriade di piccole creature marine fosforescenti, sembravano fatte di freddo fuoco verde, e davano l’impressione che il mare avesse acquistato vita mentre la terra dormiva nel buio. E molto in alto, nel cielo, al di sopra della volta di luminosità artificiale, poche stelle di prima grandezza splendevano pazientemente, in attesa.

Surgenor, escluso dalla chiassosa allegria dei suoi compagni, provò un senso acuto di solitudine. Delos era un mondo bellissimo e ospitale, ma non era la sua casa; gli uomini che chiamava amici, e coi quali trascorreva tutte le ore della sua vita, non erano veramente suoi amici. Certo, lo trattavano con amabile tolleranza e rispetto, ma nessun altro atteggiamento sarebbe stato possibile entro i confini ristretti della nave, e se si fosse ritirato, il suo sostituto sarebbe stato trattato esattamente nello stesso modo.

«Straniero, volontario» pensò, ricordando il frammento di un vecchio verso che per decenni aveva rappresentato un suo credo personale. Nel senso usato dal poeta, la frase doveva descrivere un uomo che non restava mai abbastanza a lungo in un posto per familiarizzarsi con esso, ma per Surgenor significava anche che gli equipaggi dei moduli, esseri umani incompleti e imperfetti, trattavano le relazioni personali nello stesso modo. E lui ne era un esempio lampante. Aveva scelto di vivere come uno straniero in una nave di stranieri, e anche se conosceva Marc Lamereux da cinque anni, nessuno dei due era particolarmente triste al pensiero della separazione. E quale accusa più grande poteva esserci per il suo modo di vita?

Ripensando agli anni trascorsi sulla Sarafand, Surgenor vedeva una serie di uomini salire sulla nave, restarci per periodi più o meno lunghi di tempo, sparire. Alcune delle facce erano sfocate, altre le ricordava con chiarezza, senza una ragione particolare. Clifford Pollen, il cui libro piuttosto superficiale era stato finalmente pubblicato, era diventato un giornalista di successo in un’agenzia coloniale. Il giovane Bernie Hilliard era riuscito a tagliare la corda prima che finisse il suo contratto biennale ed era tornato sulla Terra a fare l’insegnante in una scuola media. Ce n’erano stati molti altri, tutti diversi fra loro, ma con una cosa in comune: l’incapacità di restare a lungo, e per questo Surgenor aveva sempre provato per loro un certo disprezzo. Ma ora gli sembrava che quelle che lui aveva sempre considerato debolezze potessero essere piuttosto delle virtù. Forse rappresentavano preziose lezioni di vita, che lui si era ostinatamente rifiutato di apprendere.

Un’esplosione di risate e un vociare allegro, in un’altra parte della stanza, disturbò i pensieri di Surgenor senza mutare il suo stato d’animo. Cambiò il suo whisky stantio con uno nuovo, e si allontanò dal bar in cerca di un angolo più tranquillo. La compagnia aveva raggiunto la cinquantina di persone : ai membri della Sarafand si erano uniti uomini di altre navi e un gruppetto di funzionari e tecnici della stazione. C’era anche un certo numero di ragazze, ognuna delle quali era oggetto delle attenzioni di almeno tre giovanotti, e Surgenor pensò che sarebbe stato bello, molto bello, poter parlare a una donna in una sera come quella.

Sfortunatamente, per quanto l’idea lo attirasse, non aveva molte possibilità di metterla in pratica. Non se la sentiva di competere con dei giovani scatenati nella speranza di attirare l’attenzione di una ragazza, che in ogni caso l’avrebbe considerato probabilmente una figura paterna; e neppure aveva intenzione di abbandonare la festa e mettersi a girare per la città. Tutto quello che poteva fare era sfidare la cosiddetta legge fondamentale della sbornia di Gillespie e cercare di immettersi nella stessa orbita alcoolica di alcuni suoi colleghi. Inghiottì un abbondante sorso di whisky, e stava per avvicinarsi al gruppo raccolto intorno al piano, quando la porta si aprì ed apparve la figura curva di Harold Beresford, l’Amministratore di settore. Insieme a lui c’era una donna alta e snella, coi capelli corti e un vestito a un pezzo. Surgenor osservò la coppia con occhi gelosi, chiedendosi come avesse fatto quell’individuo fissato e litigioso, famoso fra gli uomini del Servizio a causa della sua passione per l’uncinetto, a dimostrare più preveggenza di lui, portandosi una compagnia femminile alla festa. L’ingiustizia di quella situazione stava accrescendo ancor di più il suo malumore, quando notò la spilla con l’ammasso stellare sul colletto della donna, e gli venne in mente che probabilmente si trattava della sostituta di Lamereux. Chiedendosi se per caso il fato non avesse deciso di dargli un premio speciale, Surgenor si fece incontro a Beresford e gli strinse la mano.

— David Surgenor, vero? — disse l’uomo, scrutandolo in faccia. — Bene! Siete proprio l’uomo adatto per introdurre Christine agli altri. Christine, vi presento David Surgenor.

— Chiamami Chris — disse la donna con un sorriso aperto. La sua stretta di mano fu più ferma di quella di Beresford. Surgenor notò che aveva dei calli sul palmo.

— Speravo di poter restare un’oretta, per salutare il nostro amico Lamereux, e tutto il resto, ma purtroppo devo finire un rapporto entro questa sera. — Beresford fece un sorriso nervoso, si scusò e uscì in fretta.

— Mio Dio, non avevo mai incontrato una vecchia zitella come quello! — disse Christine, accennando con la testa in direzione della porta. Era più vecchia di quanto Surgenor avesse pensato all’inizio, fra i trentacinque e i quarant’anni, e più che snella era il caso di definirla scarna, come se il suo corpo fosse stato affilato da anni di duro lavoro.

— Ti abituerai in fretta a lui — disse Surgenor, sentendo svanire le sue fantasie romantiche.

— Non sarà necessario. — Lanciò a Surgenor un’occhiata scrutatrice con due occhi scuri e profondamente incassati. — Credo che avesse delle ragioni particolari per portarmi qui questa sera, ma adesso non le ha più.

— Sei riuscita a fargliele passare? Christine annuì. — Sono riuscita a mettergli addosso una fifa del diavolo.

— Perfetto. Questo lo farà girare al largo di sicuro.

— Puoi giurarci. — Christine allungò il collo verso il bar. — Cosa deve fare una ragazza per procurarsi da bere da queste parti? Surgenor fece una risata di approvazione. — Basta parlare. Cosa preferisci?

— Bourbon liscio, e abbondante… mi pare di essere un po’ indietro rispetto agli altri.

— D’accordo. — Surgenor andò ad eseguire l’ordinazione. Quando tornò, Christine si era già unita al gruppo attorno al piano, e pareva trovarsi perfettamente a suo agio, come se facesse parte della ciurma della Sarafand da anni, e non da qualche minuto. Gli rivolse un breve cenno di ringraziamento prendendo il bicchiere, poi si voltò di nuovo verso il coro. Surgenor riprese il suo posto di prima e tornò a occuparsi del suo whisky, pensando che, almeno, in quel viaggio-jolly non c’era nessun rischio di ulteriori complicazioni dovute ad un’eccessiva femminilità da parte del nuovo membro.

Загрузка...