9

Non vedevo mio fratello da quella sera memorabile, parecchi anni prima, in cui ci eravamo ritrovati dopo tanto tempo da adulti, in un container al porto di Miami, e Brian mi aveva offerto un coltello, perché l’aiutassi a fare a pezzi il compagno di giochi da lui prescelto. Vi suonerà strano, ma non ne ero stato capace. Questo perché la prescelta era Deborah e la longa e morta manus di Harry aveva strapazzato talmente bene la mia ipotetica coscienza da impedirmi di farle del male… anche se io e Debs non eravamo consanguinei, mentre io e Brian sì.

Infatti, a quanto mi risultava, mio fratello era l’unico parente biologico che avessi, benché, visto ciò che avevo scoperto sulla nostra promiscua mammina, tutto fosse possibile. Per quel che ne sapevo, potevo avere anche una dozzina di mezzi fratelli e sorelle residenti in un campeggio per roulotte a Immokalee. In ogni caso, quello che condividevamo io e Brian andava ben oltre il nostro legame di sangue. Anche se… be’, lo si poteva definire allo stesso modo. Perché mio fratello era stato forgiato dal medesimo fuoco che mi aveva trasformato nell’Oscuro Dexter, un fuoco che gli aveva trasmesso lo stesso, insopprimibile desiderio di smembrare e affettare. Purtroppo Brian era cresciuto privo delle restrizioni del Codice di Harry ed era ben felice di poter sperimentare la sua arte su chiunque, a patto che fosse giovane e appartenesse al gentil sesso. Quando le nostre strade si erano incontrate per la prima volta, si stava dilettando con una serie di prostitute locali.

Nel mio ultimo ricordo di lui, si allontanava barcollando nella notte con un proiettile nel fianco. Era stato l’unico vantaggio che avevo potuto concedergli, considerando che c’era anche Deborah ed era ansiosa di interrogarlo come pubblico ufficiale. Evidentemente doveva aver ricevuto cure mediche, perché ora appariva in buona salute; forse era un po’ più vecchio, ovvio, ma continuava a somigliarmi molto. Aveva all’incirca la mia stessa altezza e corporatura, e anche i lineamenti sembravano una grossolana imitazione dei miei, oltre allo sguardo vuoto e canzonatorio che mi rivolse dalla sua macchinetta rossa.

— Hai ricevuto i miei fiori? — domandò.

Io annuii, andandogli incontro. — Brian — feci, affacciandomi al finestrino. — Ti trovo bene.

— Anch’io, fratellino — disse, senza smettere di sorridere. Allungò la mano e mi diede una pacca sulla pancia. — Vedo che hai messo su qualche chiletto… tua moglie dev’essere un’ottima cuoca.

— Lo è, infatti — risposi. — Si prende davvero cura di me. Corpo e… uhm… anima.

Discorremmo allegramente della vita che facevo in quel mondo idilliaco e pensai di nuovo quanto fosse bello conoscere qualcuno che ti capisce davvero. Ebbi un flash rapido e tentatore di quella notte trascorsa insieme, e rimpiansi di aver rinunciato al nostro legame… e forse lo rimpiangeva anche lui, per questo si era presentato lì.

Ma, ovviamente, niente è mai così semplice, specie per noi che dimoriamo nell’Oscuro Maniero; provai infatti un lieve moto di diffidenza. — Che cosa sei venuto a fare qui, Brian?

Scosse il capo con finto vittimismo. — Dubiti ancora di me? Della tua carne e del tuo sangue?

— Be’ — feci — insomma. Cioè, se consideriamo… uhm…

— Non posso darti torto — disse. — Perché non mi fai entrare e parliamo?

La proposta fu come un improvviso getto d’acqua fredda sul collo. Farlo entrare? Nella mia casa, dove l’altra esistenza, che io mantenevo accuratamente scissa, sonnecchiava nel suo candido letto? Potevo forse permettere che una macchia di sangue profanasse l’immacolato damasco del mio travestimento? Era un’idea orribile il cui semplice pensiero mi metteva in un imbarazzo spaventoso. Senza contare che non avevo detto a tutti di avere un fratello e, visto che in questo caso quel “tutti” era Rita, l’omissione l’avrebbe di certo stupita. Come potevo invitarlo a entrare… nel regno delle frittelle di Rita, dei DVD della Disney e delle lenzuola pulite? Presentare lui, per cui tutto è profano, al sacro cospetto di Lily Anne? Non aveva senso. Era un sacrilegio, una violazione blasfema di…

Di che cosa? Non si trattava forse del mio vero fratello? Dovevo smetterla di rifugiarmi sotto il manto dell’ipocrisia? Okay, potevo fidarmi di lui… ma fino a che punto? Non c’era il rischio che avrebbe attentato alla mia identità segreta, alla mia Fortezza della Solitudine… e anche a Lily Anne, la mia kriptonite?

— Basta con le masturbazioni mentali, fratello. — Brian interruppe i miei angoscianti voli pindarici. — Un po’ di decenza.

Colto di sorpresa, mi infilai inconsciamente le mani in tasca, continuando a dibattermi in cerca di una risposta coerente. Prima che riuscissi a elaborare anche solo una sillaba, sentii strombazzare un clacson e scorsi il visino stizzito di Astor che mi fissava al di là del parabrezza. Cody le era di fianco, vigile e silenzioso. Le labbra della bambina scandirono: — Avanti, Dexter! — Seguì un’altra strombazzata.

— I tuoi figliastri — osservò Brian. — Chissà che bestioline simpatiche. Me li fai conoscere?

— Uhm… — risposi, con palese severità.

— Forza, Dexter — disse Brian. — Mica li mangio. — Gli uscì una strana risatina per niente rassicurante, ma nello stesso tempo mi resi conto che, dopo tutto, si trattava di mio fratello… e Cody e Astor avevano dimostrato, in più situazioni, di non essere affatto indifesi. In fondo non c’era niente di male a fargli conoscere il loro… uhm… ziastro.

— Okay — acconsentii, e feci cenno ad Astor di raggiungerci. Sia lei che Cody si precipitarono fuori dall’auto a una velocità inusitata e si piazzarono davanti a noi, lasciando a Brian appena il tempo di uscire dalla macchina.

— Bene, bene — fece lui. — Che bei bambini!

— Lui è bello — lo corresse Astor. — Per ora io sono solo carina, poi quando mi cresceranno le tette diventerò sexy.

— Figurati se non sei bella — disse Brian, quindi si voltò verso Cody. — E tu, caro ometto, sei… — Si bloccò non appena incrociò il suo sguardo.

Cody continuava a fissarlo, le gambe aperte, le braccia rigide e penzoloni. I loro sguardi non si staccavano l’uno dall’altro e io colsi il frullare delle oscure ali che si dispiegavano e il diabolico saluto che i due spettri gemelli si tributavano sibilando. Negli occhi di Cody si leggeva uno stupore aggressivo. Osservò Brian per un lungo momento, senza che lui abbassasse lo sguardo, poi mi scrutò. — Come me — disse. — L’Uomo Ombra.

— Stupefacente — fece Brian, mentre Cody tornava a guardarlo. — Fratello, che cos’hai combinato?

— Fratello? — esclamò Astor, che rivendicava anche lei la sua parte di attenzioni. — Lui è tuo fratello?!

— Sì, esatto — risposi, poi mi rivolsi a Brian. — Io non ho combinato proprio nulla. È stato il loro padre biologico.

— Ci picchiava davvero forte — confermò Astor.

— Capisco — disse Brian. — Questo ha sostituito l’Evento Traumatico che ha dato origine a noi.

— Suppongo di sì — feci.

— E che cos’hai pensato di fare con questo splendido e intatto potenziale? — chiese Brian, senza staccare gli occhi da Cody.

Considerato che il mio piano era quello di educare i ragazzi secondo il Codice di Harry, ma che ora non ero più così certo nemmeno di quello, mi sentii come scaraventato in un terreno incredibilmente ostile, anche perché mi accorsi che non mi andava a nessun costo di discutere dell’argomento. — Entriamo — dissi. — Vuoi un caffè?

Brian staccò gli occhi vuoti dal viso di Cody e mi guardò. — Molto volentieri, fratello — e si avviò verso l’ingresso di casa, dopo aver lanciato un altro sguardo ai ragazzi.

— Non ci avevi mai detto di avere un fratello — osservò Astor.

— Come noi — aggiunse Cody.

— Non me l’avete mai chiesto — risposi, stranamente sulla difensiva.

— Avresti dovuto dircelo lo stesso — fece Astor, e Cody mi lanciò un silenzioso sguardo d’accusa, come se avessi violato la loro fiducia.

Ma Brian era già davanti alla porta, così accelerai il passo. I ragazzi ci seguivano, vistosamente contrariati; pensai che quella non sarebbe stata l’ultima volta in cui avrei sentito pronunciare simili parole. Che cos’avrei detto a Rita, quando mi avrebbe posto la stessa, inevitabile, domanda? Era ovvio che non le avevo mai rivelato di avere un fratello. Che cosa le potevo dire, visto e considerato che Brian era uguale a me, ma privo delle restrizioni imposte dal Codice di Harry? L’unica presentazione adeguata, per un tale Disinibito Dexter, sarebbe stata: “Lui è mio fratello… mettiti in salvo!”.

In ogni caso, non mi aspettavo di rivederlo dopo quel breve e vertiginoso incontro. Non sapevo neppure se fosse sopravvissuto. Chiaramente lo era… ma perché era tornato? Secondo la mia opinione, avrebbe fatto meglio a starsene lontano. Senza dubbio Deborah si sarebbe ricordata di Brian. Gli incontri come il loro non si dimenticano facilmente e, dopo tutto, lei era proprio il tipo di persona che ricava grande soddisfazione professionale dall’arrestare gente come lui.

Sapevo anche molto bene che non era tornato per il sentimento d’affetto che ci legava. Lui non provava sentimenti d’affetto. Allora perché era qui e come mi sarei dovuto comportare?

Brian si piazzò davanti alla porta principale e si voltò a guardarmi, inarcando il sopracciglio. Apparentemente, la prima cosa da fare sarebbe stata aprirgli e invitarlo a entrare. Così feci.

Mio fratello mi rivolse un piccolo inchino ed entrò, con Cody e Astor al seguito. — Che casa deliziosa — disse, curiosando con lo sguardo per il soggiorno. — Davvero accogliente.

Pile di DVD erano sparsi sul divano sbrindellato, mentre sul pavimento giaceva un mucchio di calze e sul tavolino erano abbandonati due cartoni vuoti per pizza. Rita era stata quasi tre giorni in ospedale e al suo ritorno non aveva ovviamente avuto la forza di mettere a posto. Nonostante anch’io prediliga gli ambienti ordinati, avevo avuto i miei impegni e la casa non rendeva al meglio. Vi regnava una confusione spaventosa.

— Mi dispiace — dissi a Brian. — C’è stato… uhm…

— Sì, lo so, un lieto evento — fece. — Le faccende domestiche sono una croce per tutti.

— Che vuol dire? — chiese Astor.

— Dexter? — chiamò Rita dalla camera da letto. — C’è… c’è qualcuno con te?

— Sono io — risposi.

— C’è suo fratello — disse Astor, provocatoria.

Ci fu una pausa, a cui seguì un fruscio concitato, poi comparve Rita, pettinandosi i capelli con una mano. — Suo fratello? — esclamò. — Ma non è… Oh! — Si bloccò di colpo, fissando Brian.

— Mia cara signora — esordì lui, in tono affettato e beffardo. — Lei è semplicemente incantevole. Dexter ha sempre avuto un certo occhio per la bellezza.

Rita portò le mani al viso, ansiosa. — Oh mio Dio, sono così malmessa — disse. — E la casa fa… Ma, Dexter, non mi avevi mai detto di avere un fratello, e questo è…

— Sono io, sicuro — fece Brian. — Perdoni il disturbo.

— Ma hai un fratello — continuò Rita. — E non me l’avevi mai detto.

Sentii muoversi la mia mascella, ma per quanto mi sforzassi di ascoltare, non percepii alcuna parola.

Brian mi guardava, realmente divertito, poi parlò. — Mi dispiace, è tutta colpa mia — dichiarò infine. — Dexter credeva che fossi morto da tempo.

— Esatto — confermai. Mi sentivo come uno dei Tre Marmittoni che riceve l’imbeccata dopo aver sbagliato battuta.

— Comunque… — obiettò Rita, tentando di sistemarsi i capelli. — Insomma, non hai mai… Avevi detto che eri… cioè, come hai potuto non dirmi…?

— È una triste storia — azzardai. — Non mi va di parlarne.

— Comunque… — ripeté Rita. Ci stavamo avventurando in un territorio sconosciuto, e io preferii glissare. Tentai invece di tornare su un terreno più solido, sparando l’unica frase che mi venne in mente: — Ci prendiamo un bel caffè?

— Oh — esclamò Rita. L’espressione risentita cedette il passo a uno sguardo di ansiosa colpevolezza. — Mi scusi… abbia pazienza… cioè, sì… si sieda, prego. — Si diresse verso il divano e rimosse la spazzatura che impediva il passaggio con pochi movimenti rapidi e precisi, in un tripudio di efficienza domestica. — Qui — disse a Brian con un cenno, ammucchiando da un lato l’accozzaglia di oggetti. — Prego… si sieda, e… Oh! Io sono Rita.

Brian si fece avanti con fredda galanteria e le prese la mano. — Piacere, Brian — disse. — Ma stia seduta, la prego; non avrebbe dovuto alzarsi così presto.

— Oh… — Rita arrossì. — Ma il caffè, dovrei…

— Sono sicuro che Dexter non è così sprovveduto da non saperlo preparare. — Brian inarcò il sopracciglio al suo indirizzo, e lei fece una risatina.

— Finché non prova, non lo sappiamo — disse Rita, e sprofondò nel divano con un sorriso affettato. — Dexter, potresti per piacere… Sono tre cucchiaini per sei tazze, metti l’acqua sul…

— Credo di sapermela cavare — dissi. Pazienza se apparivo scontroso, ma avevo le mie buone ragioni. Mentre Brian sedeva sul divano accanto a mia moglie, io gironzolavo in cucina a preparare il caffè. Stavo riempiendo meccanicamente la caffettiera nel lavandino, quando percepii dentro di me un quieto frusciare d’ali: il Passeggero si ritirava. Ma i gelidi neuroni del presumibilmente potente cervello di Dexter emanavano soltanto confusione e incertezza. La terra mi tremava sotto i piedi; mi sentivo esposto, minacciato e assalito dal crudele esercito della notte.

Perché mio fratello era tornato? E perché tutto ciò mi faceva sentire così insicuro?

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