In principio nessuno parlò. Era uno di quei momenti in cui le parole restano sospese in aria e, anche se di ognuna conosci l’esatto significato, non riesci a metterle insieme per coglierne il senso. L’ascensore continuava a scendere, rapido. Guardai Alana. I miei occhi le arrivavano al mento, ed ebbi un’ottima visuale della sua collana. Avevo indovinato, il pendente era proprio un ankh. Era leggermente allungato e la punta avrebbe potuto pungerle la pelle. Mi domandai se non le avesse lasciato qualche cicatrice. Non ero molto ferrato in diamanti, ma questo doveva essere autentico ed era molto grosso.
Ovviamente, Deborah non godeva della mia stessa vista sul gioiello, così fu la prima a riprendersi. — Che cosa significa, dannazione? — fece.
Alana abbassò gli occhi verso di lei. Certo, alta com’era non avrebbe potuto fare diversamente, ma c’era di più. Le lanciò uno di quegli sguardi divertiti e condiscendenti tipici degli inglesi, e disse: — Che cosa vorrebbe che significasse, sergente? — Pronunciò la parola “sergente” come se si rivolgesse a un buffo insetto, e la cosa non sfuggì a mia sorella, che arrossì.
— Senta, si diverte a prendersi gioco della gente e a tenerla sulla corda? — saltò su Deborah. — Perché cazzo dovrebbe rivelarmi che sa dov’è, se tanto non me lo vuole dire?
Alana la guardò, ancora più divertita. — Chi le ha detto che non glielo voglio dire?
Deborah si spostò bruscamente di lato e pigiò il pulsante rosso sul pannello di controllo dell’ascensore. La cabina si bloccò con uno strattone. Un campanello cominciò a suonare.
— Mi ascolti — fece mia sorella, fissando Alana dritta in faccia, o per essere precisi sul collo. — Non ho tempo da perdere con i suoi fottuti giochini. C’è una ragazza là fuori in pericolo di vita e penso che sia con Bobby, o che lui sappia dov’è, e devo trovarla prima che venga ammazzata. Se lei sa dove si trova Bobby, me lo dica. Adesso. Altrimenti mi seguirà in carcere con l’accusa di occultamento di prove.
Alana non parve impressionarsi. Sorrise, scosse il capo, poi passò davanti a Deborah e pigiò il pulsante. L’ascensore riprese a muoversi. — Dico sul serio, sergente — fece. — Non c’è bisogno che mi minacci con frusta e catene. Glielo dico volentieri.
— Allora la pianti di tenermi sulla corda e parli — le ingiunse Debs.
— Joe ha una proprietà che a Bobby piace parecchio — spiegò. — È abbastanza grande, oltre una quarantina di ettari, ed è completamente disabitata.
— Dov’è? — chiese Deborah tra i denti.
— Avete mai sentito parlare della Terra dei Bucanieri? — disse Alana.
Deborah annuì. — Ho presente — disse.
Ce l’avevo presente anch’io. La Terra dei Bucanieri era stato il più grande parco dei divertimenti del Sud della Florida; da piccoli c’eravamo stati parecchie volte sia io che mia sorella, e ci piaceva molto. Ovviamente, all’epoca eravamo gente semplice che non aveva mai visto niente di meglio, e quando un intraprendente affarista aprì un altro parco a nord, ci rendemmo conto di quanto la Terra dei Bucanieri fosse obsoleta. La stessa cosa accadde un po’ in tutto il Sud della Florida e in seguito la Terra dei Bucanieri venne chiusa. Ma il ricordo mi era rimasto.
— Ha chiuso anni fa — dissi, e Alana mi guardò.
— Infatti — annuì. — Ha fatto fallimento ed è rimasta lì per anni, finché Joe non l’ha acquistata per pochi centesimi. È una proprietà di grande valore commerciale. Ma Joe non ne ha ancora fatto nulla. Perché a Bobby piace. Spesso ci va in moto con gli amici.
— Perché crede che sia lì? — chiese Debs.
Alana alzò le spalle, un altro gesto elegante per umiliare l’interlocutore. — Perché ha un senso — disse, altezzosa. — È un posto deserto e completamente isolato. Andarci gli piace. All’interno della proprietà c’è il vecchio cottage del custode che Bobby continua a tenere in funzione. — Sorrise. — Credo che di tanto in tanto ci porti qualche ragazza.
L’ascensore terminò la corsa. Le porte si aprirono e una dozzina di persone si precipitarono all’interno.
— Accompagnatemi alla macchina — disse Alana in mezzo alla folla. Avanzò tra la gente, fiduciosa che si sarebbero spostati al suo passaggio. E, in un certo senso, così accadde.
La seguimmo a fatica. Io ricevetti una gomitata nelle costole da una pingue donna di mezza età e, per non rimanere intrappolato nell’ascensore, dovetti bloccare le porte con la mano. Debs e Alana erano già in fondo all’atrio e si dirigevano a passo svelto verso il garage. Mi affrettai a raggiungerle.
Arrivai mentre stavano entrando nel parcheggio e colsi solo il finale di una delle snervanti domande di Deborah. — … e io dovrei crederle?
— Certo, tesoro — fece Alana. — Perché Bobby ha compromesso tutto il mio lavoro.
— Il suo lavoro? — fece Deborah, con spregio. — Non le pare una parola un po’ grossa?
— No, affatto — replicò Alana. — A cominciare dalla mia Carriera Discografica. — Pronunciò le ultime parole come se fossero il titolo di un noiosissimo libro. — Comunque mi creda, fare carriera in campo musicale è davvero dura, specie per una priva di talento come me. — Sorrise a Debs con affetto. — Gran parte del lavoro consiste nell’andare a letto con gente terribilmente sgradevole, ovvio. Ne converrà che non è facile.
— È molto più facile consegnare suo figlio alla polizia, suppongo — disse Debs.
— Figliastro, a dire il vero — la corresse Alana, imperturbabile. Alzò le spalle e si fermò davanti a una smagliante Ferrari arancione decapottabile parcheggiata di fronte a un cartello di divieto di sosta. — Io e Bobby non siamo mai andati d’accordo, a differenza di quello che pensa Joe. E in ogni caso, come lei ha fatto abilmente notare, con i soldi e gli appoggi che ha suo padre, Bobby la passerà sicuramente liscia. Ma se permettiamo che la situazione vada avanti, il prestigio di Joe potrebbe risentirne. Così Bobby finirà nei guai, Joe trascurerà gli affari e per tirarlo fuori andrà in bancarotta. Di conseguenza a me toccherà trovare un altro modo per sbarcare il lunario, il che non sarà tanto facile, visto che non sono più nel fiore degli anni.
Deborah mi lanciò un’occhiata che ricambiai. Il discorso di Alana aveva senso, specie per una persona priva di sentimenti quale ero stato io. Era un ragionamento contorto, ma freddo e razionale, e si adattava perfettamente alla natura di Alana. Eppure… c’era qualcosa di sbagliato in lei, non so se fosse il modo in cui parlava o altro, comunque non mi convinceva del tutto.
— Che cosa accadrà se Joe dovesse scoprire che ce l’ha detto? — le domandai.
Alana mi guardò. Nel fondo dei suoi occhi scorsi una presenza alata e oscura. Afferrai all’istante che cosa c’era di sbagliato, poi il sarcasmo british tornò a regnare sul suo viso. — Mi toccherà farmi perdonare — disse, e atteggiò le labbra in un sorriso splendidamente finto. — Ma non lo scoprirà, vero? — Si voltò verso Deborah. — Sarà il nostro piccolo segreto, non è così?
— Non lo potrò mantenere — fece Deborah. — Se la squadra farà irruzione nella Terra dei Bucanieri, si verrà a sapere.
— Allora ci vada da sola — disse Alana. — Agirà nell’anonimato… non è così che si dice? Ci andrà soltanto lei, senza dirlo a nessuno. E quando si presenterà con Bobby, a chi interesserà sapere dove l’ha trovato?
Deborah fissò la donna. Ero quasi certo che le avrebbe detto che si trattava di un’idea ridicola e fuori questione, di una violazione inaccettabile delle procedure del dipartimento, per di più molto pericolosa. Ma Alana increspò le labbra e inarcò il sopracciglio in chiaro segno di sfida. Infine, per assicurarsi che una credulona come Debs non si tirasse indietro, aggiunse: — Sono certa che non dovrà temere nulla da quel giovanotto. Dopo tutto, con la splendida pistola che si ritrova… mentre lui sarà praticamente solo e disarmato.
— Non è questo il punto — fece Debs.
Alana smise di sorridere. — No, certo — disse. — Il punto è che le toccherà andarci da sola o verrà fuori un bel casino e Joe scoprirà che ve l’ho detto, cosa che, a essere sincera, gradirei evitare. E se lei insiste a volerci andare con una squadra e ad arrivare allo scontro violento, io farò avvisare Bobby del suo arrivo e, prima che lei possa muovere un dito, sarà già fuggito in Costa Rica. — Rividi le ali oscure sbattere nel fondo dei suoi occhi, infine Alana si sforzò di sorridere, ma senza per questo apparire più simpatica. — Com’è che si dice? O con me o contro di me… giusto?
A dire il vero, due sole opportunità mi parevano un po’ riduttive, senza contare che l’idea di avventurarsi privi di una squadra in una terra abbandonata e ostile per catturare Bobby Acosta non mi piaceva affatto, a maggior ragione dopo che Alana aveva dichiarato che era solo e disarmato.
Ma Deborah doveva avere la pelle più dura di quanto sembrasse, perché si limitò a guardare la donna negli occhi e ad annuire.
— D’accordo — affermò. — Farò come dice lei. E se Bobby è davvero laggiù, non dirò a Joe come l’abbiamo scoperto.
— Ottimo — commentò Alana. Spalancò la portiera della Ferrari, scivolò all’interno e accese il motore. Lo mandò su di giri un paio di volte, per fare una partenza a effetto, e le spesse pareti di cemento del garage si misero a tremare. Ci rivolse un ultimo sorriso, freddo e terribile, e ancora una volta, per un istante, scorsi quell’ombra agitarsi nei suoi occhi. Infine chiuse la portiera, ingranò la marcia e se ne andò con uno stridore di gomme.
Deborah la guardò allontanarsi, il che mi permise di riprendermi dall’incontro con la parte oscura di Alana. Trovare un predatore in una così bella e fredda confezione mi sorprese. In realtà, non era tanto strano. Da quel che avevo sentito, doveva aver condotto una vita spregiudicata e, come io sapevo bene, non era da tutti pugnalare alle spalle il prossimo così abilmente.
Ed ecco che anche il tradimento di Bobby Acosta assumeva il suo senso. Era il comportamento tipico di chi vuole proteggere la sua gallina dalle uova d’oro; con un’unica, abile mossa salvaguarda il tesoro ed elimina un rivale.
Un’astuta strategia, senza dubbio, degna dell’ammirazione della parte oscura che era in me.
Deborah voltò bruscamente le spalle alla Ferrari e tornò nell’atrio.
— Risolviamo questa faccenda — disse.
Rientrammo nel palazzo e uscimmo dall’ingresso principale su Brickell Avenue senza parlare. Deborah aveva infilato la macchina storta in un posto vietato sul marciapiede, in uno dei suoi classici parcheggi da poliziotto. Salimmo a bordo. A differenza delle altre volte in cui partiva in tutta fretta, stavolta non mise neanche in moto. Invece appoggiò le braccia al volante e si protese in avanti, aggrottando la fronte.
— Che c’è? — domandai.
Scosse il capo. — C’è qualcosa che non mi convince.
— Pensi che Bobby non sia laggiù?
Fece una smorfia, senza voltarsi. — Penso che di quella puttana non mi fido.
Deborah era davvero intuitiva. L’impressione che avevo ricavato dal vero sé di Alana era che per lei contava soltanto ciò che le faceva comodo, indipendentemente dalle conseguenze che avrebbe avuto sugli altri. Ma che l’aiutassimo in segreto a sbattere dentro Bobby, quello si conciliava perfettamente con i suoi programmi. — Non c’è bisogno che ti fidi — risposi. — Alana agisce nel suo completo interesse.
— Vuoi tacere? — disse Debs, e io tacqui.
La guardai mentre batteva il tempo sul volante, contraeva le labbra, si grattava la fronte. Avrei voluto anch’io studiare qualche tic per far passare il tempo, ma non mi venne in mente nulla. L’idea di noi due che cercavamo di acciuffare Bobby Acosta non mi piaceva per niente. Non mi sembrava particolarmente pericoloso, anche se molta gente poteva aver pensato la stessa cosa di me, e poi guardate con chi aveva avuto a che fare.
Bobby avrebbe anche potuto essere innocuo, ma in quella situazione c’erano troppi elementi imprevedibili e affidati al caso. E a dirla tutta, ritenevo che se mi fossi presentato un’altra volta a salvare Samantha mi sarei giocato ogni minima possibilità di ottenere il suo silenzio.
D’altro canto, però, sapevo che non avrei mai potuto permettere che Deborah andasse sola. Avrei infranto tutte le regole meticolosamente imparate durante il corso della mia esistenza deliberatamente perversa. Inoltre notai con mia sorpresa che il Nuovo Dexter, il padre di Lily Anne, che ce la stava mettendo tutta per diventare umano, aveva sviluppato un sentimento al riguardo. Provavo infatti un istinto di protezione nei confronti di mia sorella; non volevo che nessuno le facesse del male e, se fosse andata a cacciarsi nei guai, volevo esserle accanto per difenderla.
Mi sentii molto strano: da un lato desideroso di proteggere Deborah e dall’altro di far fuori Samantha, due sensazioni opposte ma di uguale intensità. Mi domandai se fossi giunto esattamente a metà strada nel cammino da Deviato Dexter a Papà Dex. Che fossi alla fase di Deviato Papà? Può darsi.
Deborah mi riscosse dalle mie patetiche peregrinazioni mentali sbattendo con violenza le mani sul volante. — Dannazione — disse. — Di lei non riesco a fidarmi, cazzo.
Mi sentii meglio. Il buon senso stava prevalendo. — Quindi non ci andrai? — chiesi.
Deborah scosse il capo e mise in moto. — No — disse. — È chiaro che ci andrò. — Partì e si infilò nel traffico. — Soltanto non ci andrò sola.
Avrei dovuto dirle, immagino, che finché io fossi stato al suo fianco, lei non sarebbe stata sola. Ma aveva ormai accelerato a una velocità tale che cominciai a temere per la mia vita, così mi limitai ad afferrare la cintura di sicurezza e ad allacciarla il più in fretta possibile.