XVIII

— È scappato — disse il generale di brigata. — Lansing, quando ha parlato con lei ieri sera, le ha parlato della sua intenzione di fuggire?

— No, sono sicuro che non ne ha parlato, ma sembrava disperato. Ha detto che questo posto era l’Inferno, e intendeva dire che era veramente l’Inferno, l’Inferno biblico. Non lo intendeva in senso metaforico.

— Era un debole — disse il generale di brigata. — Ha scelto una via d’uscita da vigliacco. È stato il primo di noi ad andare.

— Ora sta parlando come se si aspettasse che anche altri se ne vadano — disse Sandra, in tono ancora piangente.

— Ci sono sempre perdite di vite umane — disse il generale di brigata. — Sono inevitabili. Naturalmente, bisogna fare tutto il possibile perché non superino una percentuale accettabile.

Lansing fece una smorfia. — Se pensa di essere spiritoso, mi lasci dire che è uno spirito ripugnante. Non credo che riuscirà a farci ridere.

— E adesso — disse Mary, — ci annuncerà che dobbiamo andare avanti. Dobbiamo andare avanti anche se il reverendo non c’è.

— Certo, dobbiamo andare avanti — disse il generale di brigata. — È la nostra unica possibilità. Se non troveremo qualcosa qui…

— Se troveremo qualcosa qui, lei penserà che è una trappola — disse Sandra. — E non oserà servirsene. Non possiamo servirci delle porte perché potrebbero essere trappole.

— Sono sicurissimo che lo sono — disse il generale di brigata. — E non voglio che qualcuno di voi cerchi di accertarlo.

— Io ho guardato dallo spioncino — disse Jurgens. — E non c’era traccia del reverendo.

— Che cosa speravi di vedere? — chiese il generale di brigata. — Il reverendo che stava là a farci marameo? Non appena ha varcato la porta, se l’è data a gambe. Si è allontanato più in fretta che ha potuto. Non voleva correre rischi.

— Forse è meglio così — disse Mary. — Forse là potrà essere felice. Ricordo la sua espressione, mentre guardava dallo spioncino. Sembrava felice, davvero; l’unica volta che l’ho visto felice. In quel mondo c’era qualcosa che l’attraeva. Era attraente per tutti noi, ma soprattutto per lui.

— Lo ricordo — disse Lansing. — Era felice. Per la prima volta l’ho visto senza quella piega amara sulla bocca.

— Quindi, voi due, cosa vorreste che facessimo? — chiese il generale di brigata. — Che ci mettessimo in fila davanti a quella porta e la varcassimo a passo di marcia?

— No — disse Mary. — Per noi non sarebbe giusto. Ma lo era per il reverendo. Per lui era l’unica via d’uscita. Mi auguro che sia felice.

— La felicità non deve essere la nostra unica meta — disse il generale di brigata.

— Non deve esserlo neppure il desiderio di morte — disse Mary. — Ed è ciò che motiva lei. Sono convinta che questa sua preziosa città finirà per ucciderci uno ad uno. Io ed Edward non resteremo ad aspettare che succeda anche a noi. Ce ne andremo domattina.

Lansing la guardò, e per un momento provò l’impulso di girare intorno al fuoco e prenderla tra le braccia. Ma non lo fece. Restò seduto al suo posto.

— Non possiamo dividerci — disse il generale in tono disperato. — L’unica forza di cui disponiamo consiste nello stare insieme. Ora state cedendo al panico.

Sandra gridò: — È tutta colpa mia! Se fossi rimasta a tenerlo d’occhio…

— Non sarebbe servito a molto — disse Jurgens, cercando di consolarla. — Avrebbe atteso l’occasione buona. Se non oggi, l’avrebbe fatto un altro giorno. Non si sarebbe dato pace fino a che non fosse riuscito a entrare in quel mondo.

— Penso che sia proprio così — disse Lansing. — Era disperato, allo stremo. Non avevo capito come fosse ridotto fino a quando abbiamo parlato ieri sera. Sinceramente, credo che nessuno di noi possa rimproverarsi per quello che è successo.

— E allora perché parlate di andarvene? — chiese il generale di brigata. — Eh, Lansing?

— Sono convinto che dovremo andarcene tutti — disse Lansing. — La città ha un’atmosfera sinistra. L’avrà sentita anche lei, certamente. È morta ma, sebbene sia morta, c’è qualcosa che ci spia. Ci spia continuamente. Ogni mossa che facciamo. Può dimenticarlo per un po’, ma poi sente di nuovo d’essere spiato, come se uno sguardo le puntasse sulla schiena.

— Se restiamo noi, restiamo tutti?

— Resterete voi soli. Io me ne vado, e Mary verrà con me. — Mentre lo diceva, Lansing ricordò che solo quando Mary aveva parlato poco prima aveva capito che se ne sarebbero andati. E lei, come l’aveva saputo? si chiese. C’era fra loro una comunicazione sconosciuta e inconsapevole?

— Ancora qualche giorno — supplicò il generale di brigata. — Pochi giorni. Non chiedo di più. Se nei prossimi giorni non salterà fuori niente, ce ne andremo tutti.

Nessuno rispose.

— Tre giorni — insistette il generale. — Tre giorni appena.

— Non mi va di mercanteggiare — disse Lansing. — Se Mary è d’accordo, sta bene, le accorderò quello che chiede… o quasi. Due giorni e non di più. E niente proroghe.

Il generale di brigata lanciò a Mary un’occhiata perplessa.

— Sta bene — disse lei. — Due giorni.

Fuori era scesa la notte. Più tardi sarebbe sorta la luna; ma adesso che il sole era scomparso, la tenebra avvolgeva la città. Jurgens si alzò, faticosamente. — Preparerò la cena.

— No, lascia fare a me — disse Sandra. — Preferisco avere qualcosa da fare.

Da lontano giunse un pianto terribile. Si irrigidirono, in ascolto. Come la notte precedente, su una delle colline che dominavano la città una creatura solitaria singhiozzava e gemeva la sua angoscia.

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