VII

La cena era terminata, ed era stata più che soddisfacente. Adesso il tavolo era stato spostato, e tutti si erano seduti davanti al fuoco scoppiettante. Dietro di loro, nell’altro angolo della sala, i giocatori di carte erano ancora chini sul loro tavolo.

Lansing alzò il pollice sopra la spalla, per indicarli. — E loro? Non hanno cenato con noi.

L’Oste fece un gesto sprezzante. — Non vogliono abbandonare il gioco. Gli abbiamo servito qualche panino, e hanno continuato a divertirsi. Non smetteranno fino alle prime ore del mattino, e poi si alzeranno dopo un sonno brevissimo. Quindi faranno una colazione di preghiera e ricominceranno a giocare a carte.

— Chi pregano? — chiese Mary. — Forse gli dei del caso.

L’Oste scrollò la testa. — Non lo so. Non ho mai origliato.

— Mi sembra che sia un tipo del tutto privo di curiosità — disse il reverendo. — Non ho mai incontrato un uomo che ne sapesse meno di lei, delle cose più normali. Non sa in che terra siamo. Non sa perché siamo qui, né che cosa dovremmo fare.

— Ho detto la verità — rispose l’Oste. — Non so niente di queste cose, e non ho mai fatto domande.

— Forse la verità è che non c’è nessuno al quale farle? Non c’è nessuno al quale noi possiamo farle?

— Credo che sia un’affermazione esatta — disse l’Oste.

— Dunque siamo stati scaricati qui — disse Mary, — senza sapere nulla e senza istruzioni. Qualcuno o qualcosa deve averci portati in questo posto per una ragione. Ha un’idea di…

— Non ho nessuna idea, signora. Posso dirle questo… gli altri gruppi che sono venuti qui hanno lasciato la locanda, avviandosi per un’antica strada alla ricerca di quello che c’è più oltre.

— Dunque ci sono stati altri gruppi?

— Oh, sì. Moltissimi. Ma a lunghi intervalli.

— E ritornano?

— Raramente. Solo qualcuno, ogni tanto.

— E cosa succede, quando qualcuno ritorna?

— Non lo so. Io chiudo, durante l’inverno.

— La strada antica di cui ha parlato — disse il generale di brigata. — Può dirci qualcosa di più preciso? Dove va? Che cosa si può trovare lungo il percorso?

— Soltanto dicerie. Si parla di una città e si parla di un cubo.

— Soltanto dicerie?

— Sì. Nient’altro.

— Un cubo? — chiese Lansing.

— È tutto quello che so, — rispose l’Oste. — Non so niente altro. E adesso c’è una cosa che esito a menzionare, ma tuttavia è necessario.

— Quale? — chiese il reverendo.

— La questione del pagamento. Devo essere pagato per l’alloggio e i pasti, e ho un piccolo spaccio dove forse vorrete acquistare viveri e altre cose, prima di mettervi in viaggio.

— Io non ho denaro — disse il generale di brigata. — Raramente lo porto con me. Se avessi saputo che venivo qui, mi sarei procurato un po’ di contanti.

— Io ho soltanto qualche biglietto di banca e un pugno di spiccioli — disse il reverendo all’Oste. — Come tutti gli ecclesiastici del mio paese, sono molto povero.

— Io posso farle un assegno — disse Mary.

— Mi dispiace, non posso accettare assegni. Il pagamento dev’essere in contanti.

Sandra Carver protestò: — Io non ci capisco niente. Contanti? Assegni?

— Sta parlando di denaro — spiegò il generale di brigata. — Saprà pure cos’è il denaro!

— Ma non lo so… La prego, me lo dica. Che cos’è il denaro?

Il generale di brigata rispose cortesemente: — È un simbolo, di carta o di metallo, con un certo valore fisso dichiarato. Viene utilizzato per pagare merci e servizi. Certamente l’userà anche lei per acquistare ciò che le occorre, gli alimenti e gli abiti.

— Noi non acquistiamo — disse Sandra. — Noi diamo. Io dò le mie poesie e i miei canti. Altri mi danno abiti e alimenti, secondo le mie necessità.

— Una società comunista perfetta — disse Lansing.

— Non capisco perché sembrate tutti così sconvolti e sconcercati — disse Jurgens. — Il sistema di cui parla Sandra è l’unico sensato in cui può funzionare una società.

— Il che significa — disse il generale di brigata, — che neppure tu hai denaro, suppongo.

Si volse all’Oste e disse: — Mi dispiace, vecchio mio. A quanto pare sei capitato male.

— Un momento, un momento — disse Lansing. Poi disse all’Oste: — Succede, a volte, che uno solo del gruppo abbia denaro? Magari fornito dall’organizzazione che ha dato inizio a ciascuna avventura pazzesca?

— Sì, a volte succede — disse l’Oste. — Anzi, per la verità, molto spesso è così.

— Allora perché non l’ha detto?

— Ecco — rispose l’Oste, umettandosi le labbra. — Non si può mai sapere. È meglio essere prudenti.

— Devo dedurre — chiese il reverendo, — che lei, Mr. Lansing, è il tesoriere del nostro gruppo?

— Pare di sì — disse Lansing. — A suo tempo mi sono chiesto che cosa significasse.

Pescò una moneta d’oro dalla tasca della giacca e la lanciò al locandiere.

— Questo è oro puro — disse, senza sapere se lo era o no. — La moneta basta per pagare le nostre spese?

— Altre due come queste — disse l’Oste, — basteranno per la cena di stasera, l’alloggio per la notte e la colazione di domani.

— Secondo me, Mr. Lansing — disse il reverendo, — quello cerca di spennarla.

— Lo penso anch’io — disse Lansing. — Credo che una sola moneta possa bastare per tutto. Ma per pura generosità, gliene darò un’altra. Niente di più.

L’Oste gemette. — Con i prezzi che salgono continuamente e la manodopera così cara…

— Un’altra — disse Lansing, mostrando la seconda moneta. — E basta.

— D’accordo — disse l’Oste. — Forse il prossimo gruppo sarà più generoso.

Il reverendo disse: — Sono ancora convinto che sia troppo.

Lansing lanciò la moneta, e il locandiere l’afferrò al volo con uno scatto della mano flaccida.

— Può darsi benissimo che sia troppo — disse Lansing al reverendo. — Ma non voglio che dica che l’abbiamo truffato.

L’Oste si alzò lentamente. — Quando volete andare a dormire — disse, — chiamatemi, e vi mostrerò le vostre stanze.

Quando l’uomo fu uscito, Mary osservò: — Che strano modo di finanziare una spedizione. Avrebbe potuto tacere, Edward, e tenersi ben stretto il denaro.

— Non sarebbe servito a niente — rispose Lansing. — Lui sapeva che qualcuno doveva averlo.

— Sembra evidente — disse Mary, — a giudicare da questa faccenda del denaro, che qualcuno ci ha mandati qui.

— Qualcuno o qualcosa.

— Giusto. O qualcosa. Debbono tenerci molto, ad averci qui, se ci hanno pagato le spese.

— In questo caso, non pensa che ci avrebbero detto che cosa vogliono?

— Sì, ci sarebbe da pensarlo. Abbiamo a che fare con gente molto strana.

— Mr. Lansing, forse non è affar nostro — disse il generale di brigata, — ma se non le dispiace, vorrei che ci raccontasse come ha avuto quel denaro.

— Con piacere — rispose Lansing. — Innanzi tutto, qualcuno di voi ha mai sentito parlare di una slot machine?

Nessuno ne aveva mai sentito parlare.

— Bene, allora — disse Lansing, — vi racconterò una storia di studenti, di slot machines e di un mio amico eccentrico.

Raccontò quello che gli era accaduto e gli altri ascoltarono attentamente.

— Devo ammettere — disse il generale di brigata, alla fine, — che la sua esperienza è stata molto complicata.

— E mentre la vivevo — disse Lansing, — avevo la sensazione di essere preso in giro. Eppure ho dovuto andare fino in fondo. Mi ha spinto la curiosità.

— Forse è un bene che sia andata così — osservò il generale di brigata. — Altrimenti tutti noi ci saremmo trovati qui, bloccati, senza neppure un soldo.

— È strano — disse Sandra, — che siamo stati trasferiti qui, tutti, in modi tanto diversi… Io ascoltando la musica, lei per mezzo di quelle cose che chiama slot machines.

— Io sono stata raggirata — disse Mary, — da un progetto, figuratevi. Un mio collega ingegnere me l’ha portato, affermando che c’era qualcosa che non capiva. Ha insistito perché lo guardassi, e ha indicato col dito dove voleva che guardassi, precisamente. Era qualcosa che non avevo mai visto e, mentre cercavo di decifrarlo, sono stata catturata dalla configurazione che rappresentava, e di colpo mi sono trovata nella foresta. Mi ha colpito la coincidenza che io ed Edward siamo stati intrappolati da un altro umano… nel suo caso uno studente, nel mio un altro ingegnere. Questo sembra dimostrare che chiunque, o qualunque cosa ci ha giocato questo tiro dispone di agenti sui nostri mondi.

— Per un po’ ho pensato — disse Lansing a Mary, — che io e lei venissimo dallo stesso mondo, dalla stessa cultura. Le nostre società sembravano molto simili. Ma la stavo guardando, quando ho pronunciato una certa parola, e ho capito che le giungeva nuova. Mi è sembrato che non sapesse cosa significa comunista.

— La parola la conosco — disse lei. — Mi ha sorpreso il contesto in cui l’ha usata. Sembrava che la considerasse una cosa normale, come se una società comunista potesse esistere.

— Nel mio mondo esiste.

— Io sono sicuro — disse il reverendo, — che nel mio caso non ci sono state provocazioni umane. Ho visto la Gloria. La cercavo da anni. Certe volte avevo la sensazione d’essere arrivato vicino, ma mi sfuggiva sempre. E poi, lì in un campo di rape, l’ho vista, più luminosa e più fulgida di quanto avessi mai immaginato. Ho alzato le mani per adorarla, ed è ingigantita e mi ha assorbito.

— Mi sembra chiaro — disse il generale di brigata. — Ognuno di noi viene da un mondo diverso… Mondi diversi, e tuttavia umani. Mi sembra, inoltre, che non occorrano altre prove. La vostra testimonianza è più che sufficiente. Spero che vorrete perdonarmi se non vi dirò per quali strane circostanze mi trovo qui.

— Per quel che mi riguarda la considererei una scortesia — disse il reverendo. — Tutti noi abbiamo parlato apertamente…

— Non importa — l’interruppe Lansing. — Se il generale non vuole rivelare il suo segreto, per me sta bene.

— Ma in un gruppo di fratelli…

— Non siamo fratelli, reverendo. Ci sono due donne, qui. Anche nel senso che intende lei, dubito che siamo tutti fratelli.

— Se lo siamo — disse il robot Jurgens, — dobbiamo dimostrarlo lungo la strada che ci attende.

— Se la percorreremo — disse il reverendo.

— Io sì — disse il generale di brigata. — Morirei di noia, chiuso in questa locanda. Il nostro locandiere ha parlato d’una città, più avanti. Senza dubbio una città offrirà alloggio e svaghi migliori, e forse anche informazioni più chiare di questa specie di porcile.

— Ha parlato anche di un cubo — disse Sandra. — Chissà cosa può essere. Prima d’ora non avevo mai sentito descrivere qualcosa semplicemente come un cubo.

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