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Respirare acqua non è difficile come pensa. Ne riempie i polmoni, trattenendola fino a saturare ogni cellula respiratoria; poi ne trae tutta l’energia contenuta. Il panico cessa improvvisamente. Si adatta. Si trova in una fossa scura cinque volte più profonda della sua ampiezza, e l’acqua è gelida. Nuota pigramente con piccoli movimenti di spinta dei piedi, mentre espelle gli ultimi rimasugli d’aria presenti nel corpo. L’altro occupante della polla attende paziente, lasciandogli il tempo di acclimatarsi. Sono Quoi, gli dice dopo un po’, inviandogli l’informazione in un torrente di bolle blu, verdi e rosse che attraversano il fondo della polla come fossero punti fosforescenti. Sono un nemico dell’Errore. Qui sei al sicuro.

Io sono Clay.

Ti proteggerò, Clay.

Percepisce l’ambiente con una chiarezza crescente. Le acque della polla sono nettamente divise in nove zone ognuna delle quali è caratterizzata da una temperatura diversa, da una salinità, densità e forma molecolare prevalente specifica. Il punto d’incontro tra zona e zona è segnato chiaramente da una membrana energetica di risonanza inconfondibile e nettamente definita. Sulla tensione metallica presente alla superficie della polla torreggiano tre strati di nebbia rossa vorticosa striati di giallo ruggine: i capri ingannati cercano inutilmente di scrutare in basso. Clay occupa la quarta zona partendo dalla superficie. Tre zone sotto di lui c’è Quoi, che si manifesta sotto la forma di un bagliore tubolare smeraldino. Clay raffina le sue percezioni e scopre che Quoi è una creatura massiccia e affusolata, allungata, che da una parte termina in cinque magri tentacoli e dall’altra in una coda appiattita e allargata. In quella creatura è evidente un’intelligenza placida, ma possente; l’emanazione della sua sensibilità è un alone turchese che avvolge la sua pelle nera e splendente, e i pensieri di Quoi ribollono dalle profondità come fiocchi di neve multicolore, vorticando, fondendosi, scontrandosi. Clay si avvicina maggiormente. Il flusso del tempo mi ha portato qui, dice. È successo lo stesso anche a te?

No. Io sono indigeno.

Allora esiste più di una specie intelligente, qui?

Molte, dice Quoi. Noi Respiratori, per cominciare, e poi ci sono gli Sfioratori, i Mangiatori, gli Aspettatori, gli Intercessori, i Distruttori, gli…

Troppo veloce, troppo veloce! Mostrami uno Sfioratore!

Quoi gli mostra Hanmer, agile, magro, ambiguo, sottile, leggiadro.

E un Aspettatore?

Immagine confusa, qualcosa di radicato profondamente nel suolo, come una gigantesca carota animata, ma indubbiamente più interessante.

Un Mangiatore?

Enorme bocca dentata. File su file di denti che recedono nell’interno oscuro. Occhi grandi come piatti. Un’anima bieca, crudele, che si contorce all’interno. Mascelle. Lingua.

Tutti questi, dice Clay, sono considerati umani?

Questi, sì. E gli altri.

È interdetto. Ancora una volta ogni logica sembra assente. Perché tante forme diverse si evolvono contemporaneamente?

Non contemporaneamente. In successione. Ma le forme precedenti non scompaiono. In questo periodo siamo attrezzati meglio per la sopravvivenza.

Gli Sfioratori sono la forma più recente?

, dice Quoi.

E dominante? E superiore?

La più recente.

Ma dotata di facoltà che le forme precedenti non possiedono, insiste Clay. Non soltanto una differenza di forma. È così?

Quoi lo ammette.

E gli altri?

Superstiti.

La tua forma si è evoluta vicino al mio tempo?

No.

Clay mostra a Quoi gli uomini-capra. E loro?

Sono più vicini a te di quanto lo sia io.

Ah.

Cerca di sistemare e assorbire i nuovi dati. Sfioratori, Mangiatori, Aspettatori, Respiratori, Distruttori, Intercessori: come minimo sei specie che occupano simultaneamente il mondo, e che rappresentano sei epoche successive nella crescita dell’umanità. Sì. Gli Sfioratori sono la fase attuale; gli altri, meri relitti del passato, che vagano ancora per il mondo. Sì. E gli uomini-capra, lo sferoide? Forme estinte, trascinate dal flusso del tempo e trasportate qui. Sì. E ora anche lui, dolce scimmia privata della sua pelliccia. La sua specie scomparsa, le acquisizioni del suo tempo ormai dimenticate, solo i geni sopravvivono, semi splendenti che solcano i millenni, impossibili da sradicare, inestinguibili. Quante forme diverse, si chiede, si frappongono ancora tra lui e i più antichi di questi tenaci superstiti? Gli appare la visione di una catena luminosa di umanità che sì allunga attraverso le ere. Siamo una forma vitale impertinente. Cambiamo, ma ci rifiutiamo di estinguerci. Siamo dimenticati, eppure sopravviviamo. Come possiamo temere la rabbia degli dèi, se viviamo perfino più di loro?

Trionfante, Clay visita un livello dopo l’altro della polla di Quoi. Prende lentamente coscienza delle diverse sfumature dell’ambiente che lo circonda. Qui l’acqua è più fredda e scivolosa di lì; qui egli assapora un gusto salato e metallico, qui fanghiglia dolciastra. Qui si comprime. Qui può distendersi. Qui deve voltarsi su se stesso e spingere per rompere la pressione operata dalla parete molecolare. Si vede letteralmente trasformato: è qualcosa di tremolante e vetroso, come un sigillo, con una forma abbozzata e grossolanamente aerodinamica. Sorgi! Nuota! Innalzati! Esci! Raggiunge la superficie. Gli uomini-capra sono ancora nei pressi, bavosi, intenti come sempre a sputacchiare nell’acqua. Si rivolge loro: — Venite a tuffarvi con me! — No. Rimangono immobili. Anche lui si ferma. Sommerso, sogna la saggezza di Quoi.

Cosa stai facendo? chiede Clay.

Esamino.

Tutto?

Al momento studio la natura delle comunicazioni. Analizzo gli interscambi dell’amore e ne percorro i canali. Nella tua epoca esisteva l’amore?

Noi pensavamo di sì.

Vivevate il flusso, l’accoppiamento, lo scambio, e la riemersione?

I termini non mi sono familiari dice Clay. Ma intuisco il significato.

Parleremo di queste cose.

Ne sarò felice.

Ma mentre Clay si avvicina, Quoi diventa improvvisamente silenzioso, e per un po’ Clay non riesce a trovarlo nella polla. Poi vede il Respiratore spostarsi con estrema lentezza sul fondo, radicato al fondale fangoso. Si alzano bolle nerastre. Forse Quoi ha perso ogni interesse in lui? Quoi invia una sensazione rassicurante. Ti mostrerò il nostro modo di amare.

E gli offre una visione.

C’è un’altra polla, nera, gelida e profonda. Ecco un altro Quoi che nuota lentamente nelle sue zone inferiori. Tra Quoi e Quoi si innesca un flusso fiero e brillante di armonia. Ecco un terzo Quoi in una terza polla. Quoi è collegato a Quoi e a Quoi. Eccone un quarto. Un quinto. Ecco un sesto. Le polle sono capsule di gelida oscurità, inserite come pori nell’epidermide del pianeta, e in ogni capsula c’è un Quoi. Collegati. Attraverso Quoi, Clay diventa cosciente dei settantanove Quoi annidati nella Terra. È l’intero numero di esseri che forma questa specie, anche se una volta ce n’erano di più, quando i Quoi governavano il pianeta, in un’altra epoca. Adesso non nasce più nessun Quoi. E non ne muore nessuno. I mostri sgraziati, sigillati nelle loro polle liquide, si sono specializzati in una forma stabile di sopravvivenza. E c’è amore, tra loro. Guarda, adesso! Il seme bianco accecante di collegamento, che vaga da una polla all’altra! I corpi massicci fluiscono; i tentacoli si avvinghiano e si liberano; i fluidi intorbidano l’acqua, sconvolgendo le tranquille stratificazioni. Eppure non si tratta di una sensazione di estasi fisica. Si tratta piuttosto di una comunione sobria, priva di sesso, metallica. I Quoi si uniscono a livello di anima. I Quoi si scambiano tutti i contenuti di una vita di esperienze. I Quoi emergono per diventare Quoi. Clay, partecipando dall’esterno alla situazione prova un intimo senso di miseria, così acuto da perdere il controllo. Si è ridotta a questo, dunque, l’umanità? A creature rinchiuse in cripte dorate che si scambiano ugge e malinconie per mezzo della telepatia? Cosa mai può accadere a un Quoi nella sua polla? Il tale Quoi è sprofondato nell’acqua; il tal scambio chimico è avvenuto all’ora tale; quelle bolle sono fuoriuscite dai detriti subacquei. Qui giaciamo, settantanove esseri che continuano da millenni a raccontarsi le stesse storie. Clay piange. Eppure, mentre entra più profondamente in unione con i Quoi, percepisce la ricchezza intrinseca della situazione, le molteplici dimensioni, le imprevedibili implicazioni di una fusione multipla di questo tipo. I Quoi sono come vecchi sposi; traggono il piacere dalla semplice accumulazione di individualità. Eravamo così, e ci siamo comportati così, e anche questa fase è passata, e questa specie si è sparsa su tutto il mondo, e poi quella e quell’altra, e il flusso del tempo ha colpito e adesso ci ha portato Clay, e noi amiamo, e noi amiamo, e noi amiamo e siamo Quoi. E Clay è Quoi. Clay si perde in questo sogno liquido. I suoi confini si dissolvono. Si fonde nella Quoità. Non si è mai sentito così sicuro. Giace sul fondo della polla, inquoiato, sotto cinque atmosfere di pressione. Passano secoli. Respira con cautela, lasciando entrare nel corpo ruscelli d’acqua luminosi, espirando poi i prodotti di scarto dell’organismo. È perfettamente consapevole del periodo onirico dei vari Quoi nelle loro polle. Com’è profondo il loro amore! Come è illimitato. Il contatto si interrompe e si ritrova solo, abbandonato, ad annaspare disordinatamente verso la superficie. Sente la rauca risata dei capri in attesa; vede le loro emanazioni rosse e gialle torreggiare su di lui. Lo prenderanno. Ma arriva prima il Quoi, abbracciandolo tranquillamente, con benevolenza, e Clay riconquista il controllo di se stesso.

Stai bene? chiede Quoi.

Sto bene.

Adesso hai capito il nostro modo di vivere?

L’ho capito.

Adesso possiamo esaminare il tuo?

E Clay dice: Certo che potete.

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