19

Allontanandosi dal cottage nel buio senza neppure sapere dove andasse Maria seguì lo stesso richiamo che l’aveva portata nel Canyon Profondo. Adesso doveva esplorare i dintorni, cercare la fonte di quella magnetica attrazione.

Era un richiamo privo di suono e di parole, ma in qualche modo tranquillo e irresistibile quanto le voci di un gruppo di amici, oppure (e questo colpì Maria come davvero insolito) quanto la vista di un devoto animale domestico. La condusse oltre l’ingresso di una caverna buia e silenziosa e su per il torrente verso l’altopiano.

Lei lo seguì certa di essere attesa da qualcosa, sì, qualcosa di glorioso. Bastava salisse ancora un po’, qualche decina di metri a monte e poi avrebbe incontrato questa cosa magnifica, che splendeva di una luce mai neppure immaginata.


Il pomeriggio dell’ultimo giorno del 1991 vide Canyon Village fremere d’eccitazione sotto una fitta nevicata. Migliaia di turisti si preparavano a salutare in ogni modo la dipartita del vecchio anno, sperando probabilmente in uno migliore.

Non tutti però festeggiavano. — Non c’è molto da dire — spiegò brevemente Joe Keogh. — Se ne sono andate entrambe, ma stavolta Cathy Brainard ha lasciato un messaggio. Qualcuno di voi pensa forse che Maria si sia persa in una comitiva di turisti giapponesi?

Nessuna delle persone riunite nel salotto di casa Tyrrel intendeva avanzare una simile ipotesi.

Quelle persone erano Sarah Tyrrel, Bill, John, Strangeway e naturalmente Joe. Le teste impagliate di pericolosi predatori li guardavano scoprendo le zanne dall’alto delle pareti di casa. Altri animali dall’aspetto ancora più curioso, riproduzioni delle sculture di Tyrrel, contemplavano la scena dai loro scaffali e tavolini.

La vecchia Sarah guardò Strangeway, poi affermò: — Cathy è tornata nel Canyon Profondo, e dubito che stavolta riuscirete a riportarla indietro.

Sul momento Strangeway non rispose. Il suo umore era tutto speciale quel giorno e Joe, che lo conosceva da anni, se ne accorse subito da certi sottili ma inconfondibili indizi.

Fu John Southerland a rispondere a Sarah. — Maria deve aver seguito sua nipote, signora…

L’uomo che si faceva chiamare Strangeway si vols’e dalla finestra, dove osservava in silenzio la nevicata, e con un improvviso scoppio di rabbia esclamò: — No!

— No?

— No. Le due giovani donne erano probabilmente insieme, ma solo una sapeva ciò che faceva. Ah, avrei dovuto riconoscere la mano che la guidava!

— Chi, Maria?

— Precisamente.


In piedi sull’ingresso della caverna-laboratorio, Cathy guardò fuori e contemplò con stupefatto, incredulo timore Maria che si avvicinava in compagnia di un vortice di luci, una presenza spettrale e fantastica. Alla prima occhiata le era parso che Maria stesse tornando indietro con un giovane uomo in tuta da lavoro. Ma in un pulsare di luci quell’immagine scomparve per lasciare il posto a quella di una ragazza snella dai lunghi capelli rossi vestita di jeans e maglietta. Cathy mosse un passo indietro e chiamò suo padre. — Guarda! Cos’è?

Gli occhi di Tyrrel scintillarono e la sua voce suonò reverenziale. — È la vita del nostro pianeta, figlia mia. La luce del mondo.

Per una frazione di secondo una nuova immagine comparve tra le luci: quella di una tigre dai denti a sciabola. Cathy fu convinta di non sbagliarsi. Poi le tre immagini ricomparvero in rapida successione, seguite da un fluire di immagini meno chiare.

Il rapido mutare di quel caleidoscopio sembrò strappare Maria da qualsiasi influenza la spingesse a camminare tanto fiduciosa accanto a quell’incredibile compagno. Vedendo Cathy e suo padre in piedi sull’ingresso della grotta, la ragazza si mise a correre impaurita verso di loro.

— Non so più dove sono! — gridò. — Cathy, aiutami! Non so cosa mi stia succedendo!

Cathy si sarebbe lanciata verso di lei per aiutarla, ma la mano di suo padre sul suo braccio la trattenne con ferrea determinazione.

Maria guardò disperatamente prima Tyrrel, poi Cathy. Dalla gola le uscì un suono soffocato, e un attimo più tardi scomparve correndo nelle tenebre.

Muovendosi lentamente e senza alcuna fretta la cosa di luce prese a seguirla, riprendendo nuovamente la forma familiare di un giovane uomo in tuta da lavoro.

— Papà! Ma cos’è? — domandò nuovamente Cathy, stavolta con drammatica intensità.

— La tua amica non soffrirà, figlia mia. Forse le verrà concesso di provare l’abbraccio della Terra, della vita stessa. Forse le verrà persino assicurata qualche sorta di immortalità: quale migliore destino può desiderare ognuno di noi?

Cathy guardò suo padre con gli occhi sbarrati. Poi, improvvisamente spaventata, si liberò della sua stretta e corse via seguendo impulsivamente il torrente, scendendo in una direzione diversa da quella presa da Maria e dal suo incredibile inseguitore.

Suo padre le gridò qualcosa. Tuttavia, non compì alcuno sforzo per riportarla indietro.


Su a Canyon Village, in casa di Sarah Tyrrel, Strangeway insistette affinché l’operazione di soccorso fosse metodicamente organizzata anche se questo significava ritardare un poco la partenza.

Poi avvisò coloro che volevano seguirlo che si trattava di una missione pericolosa in un luogo sconosciuto a tutti: il santuario del vampiro Edgar Tyrrel.

— Ma soprattutto, signori, sappiate che stiamo per penetrare nella dimensione di una creatura unica, un’entità più strana di qualsiasi vampiro e in un certo senso molto più pericolosa.

Joe Keogh disse: — Uno dei miei detective manca all’appello. Tutti noi sappiamo che è pericoloso. Ora, quando si parte?

— Lei non parte affatto, Joe. Lei resta qui al villaggio.

— Cosa? Ma io sto benissimo!

— Non è così, purtroppo. Laggiù sarà necessaria una grande agilità. Inoltre avrò bisogno solo di un paio di persone — dichiarò Strangeway guardando Bill e John. — Voi due verrete con me.

— Più siamo — commentò Joe — e meglio potremo cercare.

Ignorando inconsciamente l’uomo che, almeno formalmente, era ancora il suo principale, Bill accettò l’ordine di Strangeway con un cenno di assenso. Invece John, che aveva una qualche idea di ciò in cui stavano per lanciarsi, attese pensieroso per un po’ prima di assentire a sua volta.

— Ho ancora la pistola di Brainard — disse Joe a quel punto.

Strangeway lo guardò di nuovo. — Allora credo farebbe meglio a darla a chiunque di questi due giovani sappia usarla bene. Laggiù esistono anche dei pericoli più concreti, contro cui una pistola può rivelarsi molto utile.

— Quando arriveremo — intervenne Bill — credo di poter ritrovare con facilità la strada per il posto dove Cathy si era accampata.

— Uhm. Questo può rivelarsi utile, ma lo vedremo a tempo debito.

Intanto Joe estrasse dalla tasca le varie parti della rivoltella di Brainard. Aveva pensato di portarla a quella riunione smontata com’era nel caso fosse risultata necessaria. Dopo averla osservata per un attimo, dichiarò: — Non l’ho smontata fino in fondo. Mi ci vorranno meno di dieci secondi per rimetterla insieme.

Strangeway osservò i componenti dell’arma da fuoco con evidente fastidio, ma annuì. — Senza dubbio si rivelerà molto utile contro certe creature del Miocene che, a quanto si dice, attaccano volentieri gli esseri umani. Voi due penserete a loro. Io non voglio assolutamente essere distratto da faccende molto più importanti.


A questo punto la vecchia Sarah emerse dalla camera da letto, dove si era infilata un paio di pantaloni e un maglione. — Signor Strangeway, o come diavolo si chiama, le annuncio che verrò con lei.

Nessuno fiatò. Tutti i presenti guardarono dapprima Strangeway, poi la fragile figura di Sarah.

L’anziana donna però insistette. — Come crede di trovare l’accesso al Canyon Profondo? Mio marito lo nasconde alla vista e ai poteri di chiunque. La neve ha coperto la svolta del sentiero dove il passaggio si rende possibile, e anche se riusciste a entrare come pensate di trovare la casa e la caverna? Cathy è laggiù, e stavolta so che lui è là con lei.

Strangeway emise il suo vago sospiro da rettile. — Le sue obiezioni meritano attenzione — concesse.

Joe si sentì oltraggiato. — Se viene una donna di ottant’anni, allora…

Il dignitoso ma deciso Strangeway lo tacitò alzando una mano.

— Se non verrò con lei — minacciò Sarah — scenderò comunque da sola, dovessi morire per strada. Qui sono in ballo le vite di due giovani donne!

Il vampiro detective la guardò per un lungo momento, poi accennò un vago inchino. — Come desidera, signora — disse infine. — Davanti a una tale determinazione non posso che arrendermi.

Poi il suo sguardo si volse su Joe. — Anche lei naturalmente, Joseph. Ma dovrete seguire alla lettera i miei ordini.


Qualche attimo più tardi Strangeway condusse il gruppo fuori dalla casa. La vecchia Sarah, bardata contro il freddo come tutti gli altri, camminava piano accanto a lui appoggiandosi al suo braccio. I suoi occhi sembravano persi in qualche distante ricordo, come se nella sua mente avesse in realtà già completato quel viaggio nel passato. La piccola processione sfilò nella livida luce del pomeriggio avanzando tra gruppi di turisti verso l’inizio del sentiero del Bright Angel. Nella tasca del suo giaccone invernale, Joe teneva la pistola di Brainard montata e pronta all’uso. Tutti tranne Sarah portavano almeno una borraccia e una piccola provvista alimentare.


Fuggendo nella notte dall’imbocco illuminato della caverna, Cathy si voltò e vide suo padre impegnato in qualche sorta di amichevole discussione con l’entità sconosciuta, sempre luminosa e sempre in costante mutamento. In qualche modo, si disse, doveva averla trattenuta dall’inseguire Maria.

Tuttavia sentiva di non potersi avvicinare a quella cosa. Sopprimendo una gran voglia di piangere, si voltò e riprese a correre. La notte non era ancora nera al punto da impedirle di sapere dove andava. E per qualsiasi ragione, nessuno la inseguiva.


Ben presto però la notte, col suo cielo carico di stelle e una falce di luna incredibilmente grande, si fece troppo scura per consentirle di correre. L’assenza di costellazioni familiari era sconcertante, ma ancora di più lo erano i mille e mille richiami di animali sconosciuti che si sentivano in lontananza. Ignorando queste stranezze il più possibile, Cathy continuò a scendere cautamente il canyon. Dopotutto, questa era ancora la sua casa da bambina.

Giunta sulla sponda del fiume, meravigliosamente illuminato dalle stelle, Cathy si fermò a riposare sedendosi su un grosso masso e pensando a ciò che suo padre, perché non poteva evitare di considerarlo il suo vero padre, le aveva detto sulle rapide nel flusso del tempo.

Passò qualche ora. Il suono di passi sulla ghiaia strappò Cathy dal suo dormiveglia rendendola subito conscia di dove si trovava.

Era Maria che si avvicinava nella notte.

— Cathy! Grazie a Dio sei tu. Aiutami. Quella cosa ha smesso di darmi la caccia, ma io so che mi vuole e che mi prenderà.

— L’hai vista anche tu assumere la forma di persone?

— Sì, ma non sono persone viventi, non più. Ne contiene almeno due. Compaiono dentro di lei e parlano. All’inizio credevo di avere davanti un giovane uomo, ma poi… poi ho capito che sono tutti là dentro, persone e animali, sono tutti parte di quella creatura!

Maria si avvicinò, fermandosi davanti a Cathy.

Lei disse: — Vedrai che mio padre… — ma poi tacque. Ricordò i vaghi moniti del padre riguardo i pericoli del canyon, e ciò che aveva detto riguardo la scarsa importanza di Maria e del suo destino.

— Cathy?

— Cosa?

— Resta con me. Quanto manca all’alba?

— Non lo so.

— Cosa facciamo adesso?

— Quando sorgerà il sole torneremo indietro, alla casa.

— E poi?

— Poi non lo so.

Le cinque persone che lentamente scendevano il sentiero del Bright Angel avevano lasciato dietro di loro la fine del Ventesimo secolo e la sua folla di turisti. Strangeway e i suoi quattro compagni si muovevano adesso in un canyon molto più piccolo e molto più giovane, tra la flora e la fauna presenti sulla Terra un milione di anni prima della loro nascita.

Era ancora giorno nel Canyon Profondo, un giorno tetro e rannuvolato. Tuttavia vi era abbastanza luce da rendersi conto con sufficiente anticipo dell’approssimarsi tra i cespugli e le rocce di uno splendido incubo ruggente. Mirando per uccidere, Joe mandò una pallottola abbastanza vicina alla tigre dai denti a sciabola da metterla in fuga prima che potesse diventare una seria minaccia.

Studiando il panorama con cauta attenzione, si rese quindi conto di un animale molto simile al lupo, e tuttavia decisamente diverso da qualsiasi lupo avesse mai visto, che osservava la scena con attenzione da una qualche distanza.

— E quello cos’è? — domandò John indicando un’altra direzione. — Ehi ragazzi, ho visto un mammuth!

— Già, era proprio un mammuth — confermò la voce di Bill. — Avete visto quelle zanne? Sembravano due vanghe!

Il gruppo si strinse attorno a Joe, pronto a far fuoco con la grossa pistola. La marcia continuò, con Strangeway alla guida del drappello che non sembrava prestare la minima attenzione a faccende tanto concrete quanto l’assalto di una tigre affamata. Per lui si trattava di semplici animali, per i quali non valeva certamente la pena di preoccuparsi. Sarah camminava accanto a lui appoggiandosi al suo braccio e sempre più spesso il vampiro doveva sollevarla e trasportarla sul terreno accidentato, cosa che faceva con la massima facilità.

Sarah parlava poco e tradiva una certa stanchezza. Interveniva solo per spiegare agli altri che direzione prendere; per il resto taceva.


Finalmente trovarono la casa. Dovettero però arrivare proprio davanti alla porta prima che Cathy uscisse a salutarli.

— Mamma — disse lei guardando Sarah.

Gli occhi dell’anziana donna si riempirono di lacrime. — Una mamma vecchia e molto sciocca, Cathy. Potrai mai perdonarmi, figlia mia? Per tutta una vita ho cercato di nasconderti, di proteggerti, di salvarti… e forse non ve n’era affatto bisogno!

— Dov’è Tyrrel? — domandò Strangeway.

— Mio padre dorme durante il giorno.

— Ah, se io posso affrontare un giorno tanto nuvoloso lo potrà anche lui. Dove riposa?

La giovane donna sulla soglia di casa scosse la testa. — Non lo so.

Strangeway fece per ribattere, ma la sua reazione doveva restare solo abbozzata.

Due voci risuonarono alla distanza, provenienti dal canyon. Tutti si voltarono per vedere Maria che si avvicinava camminando tranquillamente mano nella mano con l’immagine fosforescente di Edgar Tyrrel.


— Tyrrel ha compenetrato l’entità — sussurrò Strangeway. — Può averlo deciso lui o essersi fatto sorprendere, ma la cosa per noi non cambia.

L’immagine pulsante di luce si avvicinò a loro conducendo per mano una docile Maria. Giunta abbastanza vicino, la lucente immagine dello scultore disse: — I miei omaggi Vlad Drakulya, principe di Wallachia.

— Non vengo in pace né in amicizia.

— Allora che il vostro destino sia nelle vostre mani, altezza — replicò l’immagine iniziando a tremolare e lasciando la mano di Maria. E come se si fosse risvegliata da un sogno, lei si allontanò pian piano.

La voce di Tyrrel risuonò come un tuono: — Vedete? Non debbo più temere i raggi del sole — proclamò. — Questo perché non sono più un nosferatu. - E con queste parole scomparve…

…per venire sostituito da un giovane uomo dagli occhi verdi: — Non sono più un semplice essere umano — affermò quest’altro, prima di sparire a sua volta…

…e lasciare il posto a una giovane donna dai lunghi capelli rossi, le cui labbra si muovevano, ma le cui parole non potevano venire udite.

Seguirono le immagini di altre figure umane dai lineamenti sfocati e l’età indefinibile, sicché nessuno poté dire quale fosse il loro aspetto in vita.

Poi, giunto nuovamente il suo momento in quel ciclo, l’immagine di Tyrrel ricomparve dicendo: — È la vita del nostro pianeta quella che vi danza davanti, principe di Wallachia. È stato folle da parte mia pensare di poterne mai catturare l’essenza, di poterla imprigionare in immagini scolpite.

La voce di Drakulya risuonò sopra ogni cosa. — Tyrrel, se hai ancora abbastanza cervello da capirmi ascolta le mie parole. Ciò che hai fatto è pura follia. La follia dell’artista è tollerabile, persino necessaria. Ma tu sei andato troppo oltre. Vite umane, e non solo la tua, sono state distrutte. L’offesa recata allo spirito del pianeta deve venire cancellata.

— Vite umane? — ripeté con ironia l’artista. — Cosa contano le vite umane? Cosa rappresenta qualsiasi singola vita, anche la mia o la vostra, paragonata a questo?

— Parlando da essere umano, considero la mia vita una cosa molto preziosa — replicò qualcuno.

Drakulya aveva finito di discutere. Aprendo le braccia, mormorò le antiche formule magiche apprese dai libri proibiti.

A Joe, che seguiva ogni cosa pronto a far fuoco con la pistola di Brainard, parve di udire Strangeway parlare in tedesco. Tuttavia sapeva che non era semplicemente tedesco.

Improvvisamente il terreno del Canyon Profondo prese a tremare sotto i loro piedi. Tutti avvertirono il tremendo cambiamento in corso e reagirono con grande disagio.

— Salve. Io sono Jake.

Tyrrel era scomparso di nuovo. Adesso l’entità mostrava il volto di un giovane uomo con gli occhi verdi. Si presentò una seconda volta come Jake, probabilmente il suo nome in vita, per poi cambiare ancora e diventare una donna di nome Camilla. Camilla e Jake presero a comparire in rapida successione, chiamandosi a vicenda. Le loro voci suonavano confuse e disperate.

Infine il giovane uomo, che sembrava aver recuperato una sorta di equilibrio, restò abbastanza tempo da dire: — Sono sempre io, Jake. Potremmo diventare amici, che ne dite?

Maria intanto si era unita al gruppo dei soccorritori, seguendo, come gli altri, quella folle scena con reverenziale timore. Drakulya invece sembrava l’assoluto padrone del campo: era ancora là con le braccia aperte, sempre intento a mormorare le sue formule magiche.


L’entità cominciò visibilmente a dissolversi sotto l’attacco psichico: i poteri della Terra, pensò Joe, stavano riprendendosi ciò che spettava loro. Uno dopo l’altro molti animali comparvero nella creatura di luce: Joe poté riconoscere cervi, orsi e altri animali. La sua mente si ritrasse dalle numerose forme meno familiari.

Tyrrel però non era ancora vinto. Per un’ultima volta comparve gridando qualcosa a Sarah che nessuno comprese. Poi chiamò più volte il nome di sua figlia.

Cathy sembrò non udirlo. La sua attenzione andava a qualcos’altro.

— Ho bisogno di utensili, normali utensili — gridò Drakulya a Sarah. — Dove posso trovarne?

— Nella grotta!

Giovani gambe volonterose si precipitarono verso la grotta. Giovani mani tornarono presto indietro cariche di attrezzi da minatore.

— Ehi, ma quelli sono i miei attrezzi! — strillò Jake comparendo per un attimo tra un ribollire di luci.

Drakulya afferrò un piccone.

Il principe di Wallachia colpì il terreno con il metallo dell’utensile usando tutta la sua forza. La terra tormentata si gonfiò e si contrasse. Tutti i presenti sentirono il terreno mancare sotto i piedi, mentre un grande squarcio si apriva davanti a loro mostrando un nero ammasso lavico tra due strati di roccia.

— La Grande Discordanza — mormorò Sarah.

La massa lavica si contorse nella Terra, come se cercasse di guadagnare la giusta posizione sotto l’entità. E questa, entità, creatura o luce intelligente che fosse, cominciò a svanire. In breve tempo scomparve del tutto.

I convulsi sussulti della Terra cessarono, ma un attimo più tardi il terreno sotto di loro prese a imbarcarsi come se poggiasse in realtà sul vuoto. Gli strati rocciosi, non più densi, non più solidi, si tesero cambiando in modo incontrollabile.

— Via! Andiamo via! — urlò Drakulya cessando di pronunciare le sue formule magiche per fuggire verso l’alto. — Presto, ritiratevi! Fuggite verso l’altopiano!

Joe zoppicava ancora, ma grazie al repentino fluire dell’adrenalina nel sangue e al muscoloso braccio di John riuscì a correre comunque verso l’alto, attraversando un paesaggio in veloce mutamento fino alla definitiva uscita dal Canyon Profondo. Drakulya correva accanto a lui con Sarah tra le braccia, mentre Cathy cercava di tenere il loro passo. Gli altri fuggivano in ordine sparso sotto un cielo solcato da grandi, rapidi banchi di nubi mentre il sole sorgeva e calava in continuazione.

Sentendosi abbastanza al sicuro da voltarsi e lanciare un’occhiata, Bill Burdon contemplò un’enorme, ribollente massa di luci e ombre, pulsante di figure in negativo come un immenso rullino fotografico. Si gonfiava a un ritmo impressionante, tanto da riempire in pochi istanti le profondità da cui fuggivano a rotta di collo. — Ma cos’è, lava? — urlò allarmato.

Colui che li guidava replicò: — No, energia. Ma l’effetto è lo stesso. Sbrigatevi!

Correndo e inciampando, i visitatori provenienti dalla fine del Ventesimo secolo fecero del loro meglio per obbedire all’ordine.

Finalmente il terreno roccioso riprese stabilità. Attorno a loro, candidi fiocchi di neve presero a turbinare.

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