Fermo in piedi nell’ingresso di casa Tyrrel, la porta chiusa alle sue spalle, Joe Keogh domandò all’anziana donna: — Ha detto di aver appena sentito la voce di sua nipote, signora Tyrrel?
Lei annuì. — Ma certo! — ribatté con aperto tono di sfida, pronta ad affrontare il generale scetticismo.
— Tuttavia non l’ha vista.
— No. Ma l’ho sentita, sa? Come in sogno… solo che ero sveglia!
Joe annuì e tacque; Brainard, in piedi dietro la vecchia zia, sorrise con fare imbarazzato. Nell’occhiata che lanciò subito dopo al gruppo di persone ferme nell’ingresso di legno e pietra, Maria credette di vedere una malcelata ostilità mista al sollievo per l’estemporanea uscita dell’anziana, ricca parente.
Tuttavia, Joe aveva le sue idee a riguardo. Guardandosi tranquillamente attorno, chiese: — In che stanza si trovava, signora Tyrrel, quando ha sentito la voce di Cathy?
— In camera da letto. Volevo provare a riposare un poco. Spero che i suoi colleghi siano tutti molto esperti, signor Keogh! — affermò Sarah Tyrrel, decidendo evidentemente di cambiare argomento.
— Sì, signora, può starne certa. — Anche a Joe non dispiaceva parlare d’altro.
Durante le presentazioni il gruppo si spostò in soggiorno. Maria notò che, per qualche motivo, Brainard lanciava frequenti e nervose occhiate alle finestre.
Seguendo il suo sguardo, Maria notò che il cielo stesso là fuori sembrava composto di cristalli di ghiaccio vagamente luminescenti per le ultime luci del giorno. La temperatura in quella casa era abbastanza fredda da giustificare un pesante maglione: la sola fonte di calore, perlomeno in quella stanza, era un fuocherello che ardeva piano piano nel camino accanto all’ingresso.
— Avete pronto qualche piano per ritrovare mia figlia? — chiese a sorpresa Brainard a Joe.
— Be’, qualche idea l’abbiamo, avvocato Brainard, ma nulla di definitivo. Non ancora.
Brainard scosse la testa e sembrò intenzionato a chiedere altro, ma la vera cliente non era tipo da ammettere intrusioni. Bruscamente Sarah Tyrrel li interruppe, invitando Joe in un’altra stanza per un colloquio a quattr’occhi. Maria ebbe l’impressione che la vecchia signora e suo nipote fossero ai ferri corti su quella e su molte altre faccende. In effetti il disaccordo aveva tutta l’aria di essere cronico, anche se pareva chiaro che Brainard non osasse quasi mai contrastare apertamente le scelte di sua zia.
Joe attese qualche istante prima di seguire la cliente in un’altra stanza. — Perché voi tre non aspettate fuori? Potreste dare un’occhiata ai dintorni ora che ne avete la possibilità — disse ai suoi colleghi.
Come seguendo un impulso, la signora Tyrrel intervenne parlando a Maria. — Lei no, mia cara. Lei stia lì seduta. Fa freddo fuori, sa? — L’asciutta espressione dell’anziana signora si addolcì parlando con lei.
La giovane detective guardò il suo capo, che annuì. John e Bill annuirono a loro volta mentre uscivano dalla casa, al freddo.
— Lei parla spagnolo, mia cara? — chiese la vecchia Sarah non appena la porta si chiuse. — Anch’io parlavo quell’adorabile lingua molti anni fa. Ma adesso…
Maria decise che quello non era il momento migliore per mettere alla prova le capacità della cliente, per cui cercò di disimpegnarsi borbottando qualche scusa.
Con un vago e distratto sorriso, la signora Tyrrel si voltò. — Bene. Venga allora, signor Keogh.
— Certamente — replicò Joe seguendo la cliente in una stanza attigua. Maria riuscì a intravedere la luce giallastra di una lampada da tavolo e una serie di scaffali pieni di libri. Poi la vecchia Sarah chiuse la porta.
L’ingresso a livello della strada pedonale che costeggiava il canyon dava ovviamente sul piano più alto della casa. Il poco che Maria aveva visto dell’interno si adattava perfettamente al luogo in cui sorgeva. Le pareti di tronchi d’albero e il camino di pietra mostravano un gran numero di trofei, fossili e manufatti indiani oltre ad alcune piccole sculture. Nell’ampio salotto le uniche due lampade da tavolo emanavano una luce tanto soffusa da permettere ai bagliori del fuoco di esprimere tutto il loro calore. In altre circostanze, pensò Maria, avrebbe trovato quel posto decisamente piacevole.
Purtroppo in quella circostanza si trovava sola con Brainard, che la teneva sospettosamente d’occhio, come se temesse di avere in salotto una ladra pronta a intascare ciò che poteva al primo attimo di disattenzione.
Per niente turbata da quella che considerava villania pura e semplice, Maria avrebbe dato molto volentieri una sistemata al signore ma, nell’interesse supremo degli affari, decise di lasciar perdere. Si alzò invece dal divano per ingannare l’attesa dando diplomaticamente un’occhiata al peculiare arredamento della stanza, naturalmente senza toccare nulla. Non le ci volle molto prima di accorgersi che molti pezzi di quell’arredamento erano decisamente interessanti. Le sculture che aveva distrattamente guardato prima, piccoli animali bene allineati su lucidi scaffali di legno, le ricordavano qualcosa di molto simile visto da qualche parte… oh, ma certo! Nella vetrina del negozio di souvenir dell’El Tovar.
Voltandosi verso Brainard gli disse, indicando le sculture da una distanza sicura: — Questi devono essere di Tyrrel.
Lui parve in qualche modo ammansito. — Infatti. Oh, naturalmente sono solo riproduzioni. La compagnia assicuratrice non ci lascerebbe mai tenere qui qualche originale. Questa casa resta vuota per la maggior parte dell’anno.
— Ne ho viste anche all’El Tovar. Fanno la parte del leone nei negozi di souvenir.
Brainard annuì, la mente che già vagava altrove. Con aria assente s’accese una sigaretta, senza offrirne una a Maria, né chiederle se il fumo la infastidiva. Be’, era a casa sua… in ogni caso più sua che di Maria.
Dal canto suo la giovane detective non chiese alcun permesso per prendere in mano una delle sculture, una sorta di animale tipo castoro che sedeva invitante sulle zampe posteriori in mezzo a un tavolino. Qualcosa l’attrasse magneticamente verso di essa; prendendola tra le mani, scoprì che vi stava alla perfezione.
Brainard non fece commenti. Forse non la vide neppure. La sua attenzione era tornata alle finestre, perdendosi nel sibilo del vento. E così quel piccolo, grigio oggetto che sembrava tanto vivo agli occhi e al tatto era soltanto una riproduzione…
Nella stanza accanto, la signora Tyrrel chiuse la porta per poi girarsi verso Joe e chiedergli, con tono in qualche modo concitato: — Signor Keogh, mi è stato riferito da fonte attendibile che lei ha una considerevole esperienza nell’indagare su… come dire? Su faccende che sfuggono alla normale comprensione. E vero?
Joe, che amava andare subito al sodo, la guardò con attenzione.
— Chi è questa fonte attendibile, signora?
— Qualcuno da lei aiutato in passato. Ha qualche importanza?
— Potrebbe averne. Comunque, per rispondere in modo chiaro alla sua domanda le dirò che sì, nel corso degli ultimi anni ho lavorato su diversi casi legati in qualche modo al paranormale — ammise Keogh, il volto duro da sbirro di Chicago vagamente contratto — e sono convinto che, al di là delle chiacchiere, esista davvero un mondo più profondo e segreto del nostro. E io sono uno dei “visionali” che talvolta vi entra in contatto.
L’anziana donna lo squadrò per qualche istante; poi sedette, rassicurata. — Lei suona convincente, signor Keogh. La prego, si accomodi.
Joe prese una sedia, poi disse: — Torniamo indietro di dieci minuti, quando ha detto di aver sentito la voce di sua nipote Cathy. Può dirmi da dove veniva?
Il sorriso dell’anziana zia Sarah fu quasi imbarazzato. — Oh, su questa storia potrei anche essermi sbagliata.
— Davvero?
— Signor Keogh, lei mi ha parlato onestamente e io voglio ritornarle la cortesia. Il punto non è tanto la voce: è che io sono certa della sua vicinanza. Ecco perché l’ho detto. In realtà non ho sentito alcuna voce. Tuttavia lei deve credermi: Cathy è qui, qui nel canyon. Solo che è impossibile trovarla con i normali sistemi di ricerca.
— Dov’è allora? E come possiamo raggiungerla, secondo lei?
— Sono domande a cui è difficile rispondere. Posso dirle ciò che so, ma ci vorrà del tempo. Non può per adesso limitarsi ad accettare il fatto che si trova qui vicino?
Joe ci pensò sopra, poi rispose piano: — E va bene. Diciamo che lei ha delle ottime ragioni per credere che la ragazza si trovi qui nel canyon. Viene trattenuta contro la sua volontà?
La candida testa della signora Tyrrel annuì solennemente. — Temo proprio di sì. Signor Keogh, lei deve trovarla e riportarmela sana e salva. Ho visto tanta di quella polizia negli ultimi giorni! Sono molto gentili, ma non hanno la minima possibilità di ritrovarla, per non parlare di riportarla indietro! Io credo, voglio credere, che lei possa riuscirci.
— Voglio crederlo anch’io, signora. Tuttavia si direbbe che il padre di Cathy non confidi molto in noi.
L’anziana donna sospirò debolmente. — A modo suo mio nipote ama molto la figlia adottiva. È ha davvero paura che le venga fatto del male. No, Gerald teme ben altro in questo momento.
— E cioè?
— Signor Keogh, ora stiamo divagando — annunciò categorica Sarah Tyrrel, ruminando qualche istante le sue prossime parole. — Conosce qualcosa del mio defunto marito?
Joe si prese qualche attimo di tempo, poi ribatté: — Defunto, signora?
L’anziana donna aveva guardato Joe tutto il tempo, in volto un misto di speranza e diffidenza. Ma a, quelle parole spalancò gli occhi, lanciandogli un’occhiata intensa quanto attonita. Il silenzio si protrasse per qualche istante, durante i quali l’unica voce fu quella del vento che ululava nei molti camini della casa. Finalmente, con occhi lucidi, la signora Tyrrel disse: — Allora lei sa! Lei capisce!
Joe annuì piano. — Sì, signora, conosco i nosferatu. E so qualcosa del modo in cui agiscono. E so che suo marito è vivo quanto lei e che è uno di loro.
Gli occhi acuti dell’anziana donna si chiusero brevemente. — Grazie, Signore onnipotente, grazie per avermi mandato qualcuno che sa, un uomo che conosce le vie dei non-morti — disse, per poi riaprire lentamente gli occhi. — Per più di cinquant’anni non ho potuto parlarne con nessuno.
Quasi scherzando, Joe commentò: — Si divertono molto per questa definizione, lo sa? Non-morti. — E poi, guardando fuori dalla finestra nelle gelide tenebre aggiunse: — Il sole è tramontato, signora Tyrrel. Crede che suo marito verrà a visitare questa casa stanotte?
Lei scosse la testa. — Non ho idea di quante volte venga qui ad aggirarsi per la casa e a lavorare nel suo vecchio studio; tuttavia dubito molto che si faccia vivo quando ci sono io. Da molti anni ormai non vedo Edgar, e credo che neppure lui voglia vedermi. Temo comunque che sia coinvolto nella scomparsa di Cathy.
— Perché pensa questo?
Sarah Tyrrel si accomodò meglio lo scialle prima di rispondere.
— Conosco mio marito, signor Keogh. Lui è vicino a noi proprio in questo momento, come Cathy del resto, e io devo avvertirla che è molto, molto pericoloso. D’altro canto, se lei è davvero preparato come credo, saprà anche che i vampiri sono dotati di poteri sorprendenti. Tuttavia, mi consenta di dirle che Edgar è speciale anche per loro.
— Non ho difficoltà a crederlo, signora.
— Davvero? Allora si sente pronto a combatterlo? — ribatté Sarah Tyrrel, e visto che Joe si dimostrò lento a rispondere lei domandò con insistenza: — Lei è un semplice essere umano, un comune mortale come me. Mi dica allora, su che aiuto pensa di contare oltre a quello dei poveri giovani innocenti che ha portato con sé? Con quali poteri pensa di ridurlo alla ragione?
Joe non rispose direttamente. — Prima, signora Tyrrel, deve dirmi di più su suo marito. Quando l’ha visto per l’ultima volta?
— Signor Keogh, sarà più di mezzo secolo che non vedo e non sento mio marito — affermò Sarah, guardando in alto le travi esposte che reggevano il tetto. — L’ultima volta è stata quando vivevo qui con lui… o in un’altra casa qui vicino.
— Vi siete divisi cinquant’anni fa. E da allora non ha più cercato di contattarlo?
— Nossignore. Noi ci siamo divisi in condizioni di amara recriminazione.
— E lui non ha mai cercato di contattarla?
— Mio marito è un vampiro, signor Keogh.
— Sì, questo è assodato ormai, ma…
— E allora se è assodato deve sapere che non vi è posto al mondo in cui potrei sfuggirgli, se davvero volesse trovarmi. Pertanto non ha mai cercato di contattarmi.
Joe scosse la testa. — Signora, grazie a Dio i vampiri non hanno tutti i poteri loro attribuiti dalla letteratura classica. Anzi direi che sotto molti aspetti sono simili a noi, soprattutto nei limiti e nelle ambizioni. Adesso mi racconti per filo e per segno il suo ultimo contatto con Cathy.
Di nuovo la vecchia Sarah Tyrrel sospirò. — Oh, si tratta di una semplice cartolina che mi ha inviato mentre era qui con i suoi amici. Una normalissima cartolina, spedita il giorno prima che sparisse. Non vi era nulla in ciò che scriveva, non il minimo accenno alla volontà di andarsene volontariamente.
— Lei dov’era il giorno della sparizione?
— All’ospedale, a Boston. Solo ultimamente mi sono rimessa al punto da venire qui e iniziare a cercare mia nipote. Il fatto è che nessuno di quelli che l’ha cercata prima aveva la minima idea di cosa fare.
Joe annuì, per poi affermare: — Mi è stato riferito che Cathy e i suoi amici stavano in un albergo, non in questa casa.
— Sì, è vero. Gerald dorme qui di tanto in tanto, quando viene al parco per affari che riguardano le proprietà di mio marito. Naturalmente Edgar è stato dichiarato legalmente morto già da tempo.
— Capisco… o forse non troppo. Che tipo di affari porta qui suo nipote?
Sarah Tyrrel scelse con cura le parole adatte. — Negli ambienti artistici si rumoreggia, e molti lo danno per scontato, che Gerald e io abbiamo nascosto un gran numero di sculture originali di mio marito, lavori eseguiti decenni fa, per venderne una o due all’anno al miglior offerente. Le opinioni però a questo punto si dividono: per alcuni la stanza del tesoro si trova qui, nelle vicinanze di questa casa; per altri sarebbe altrove e le visite di mio nipote servirebbero solo a sviare l’attenzione.
— E invece?
— Invece Gerald viene qui per incontrare Edgar — spiegò seccamente l’anziana donna, guardando Joe con aria di sfida come se temesse un rigurgito d’incredulità.
Ma Joe si limitò ad annuire. — Gerald viene qui per incontrare Edgar. Continui, la prego.
Sarah sembrò in qualche modo rilassarsi. — In genere nel corso dell’incontro Gerald riceve da Edgar una o due nuove sculture, ma deve parlare con Gerald se vuole conoscere nei dettagli i loro accordi. Certo Gerald può negare tutto e affermare che si tratta di pure fantasie, insistendo sul fatto che Edgar è ufficialmente morto da cinquant’anni.
— Sì, dovrò parlargli. A suo nipote, intendo.
Un ceppo scoppiettò nel camino. Joe cercò di non sobbalzare al secco rumore. Ne sapeva troppe sui nosferatu per sentirsi tranquillo quando c’era di mezzo uno di loro.
— Parliamo brevemente di qualcos’altro, signora Tyrrel.
— Mi dica.
— Quali sono le condizioni del suo testamento?
— Non c’è alcun segreto riguardo a questo. Il grosso delle mie sostanze andrà a mia nipote Cathy.
— Non a suo padre.
— No. Gerald non è persona responsabile quando si parla di soldi. E poi io voglio molto bene alla ragazza.
— Capisco. E se Cathy morisse, o dovesse venire dichiarata morta, prima dell’apertura del testamento?
— Al momento Gerald erediterebbe tutto, ma… signor Keogh, sto seriamente pensando di cambiare questa clausola.
— Davvero? E Gerald lo sa?
— Probabilmente lo sospetta. Signor Keogh, mio nipote non è un uomo malvagio e non posso immaginare che abbia architettato qualcosa a danno della figlia anche se, come le ho menzionato, è una figlia adottiva. Tuttavia Gerald è sotto forte pressione in questo momento. Lei e i suoi aiutanti non potete fare la guardia alla casa stanotte?
— Cosa? Signora Tyrrel, se suo marito dovesse decidere di farle visita stanotte non potrei impedirglielo in alcun modo. Non stanotte, comunque. Mi capisce?
Lei scosse la testa con impazienza. — Sì, capisco. Ma la gente che Gerald teme sono creature molto più normali del mio Edgar. Credo che mio nipote si sentirà decisamente meglio se farete la guardia alla casa.
— Certo, in tal caso non ci sono problemi. Di chi ha paura suo nipote?
— Non mi ha spiegato esattamente, ma credo sia una storia di debiti di gioco.
— Capisco.
— Bene, allora sistemi i suoi uomini in modo che tutto sia sotto controllo. Cominciamo col risolvere questi piccoli problemi, poi io e lei approfondiremo la nostra chiacchierata su mio marito e la piccola Cathy.
— Subito signora — fece Joe, alzandosi per tornare in salotto dove, con un cenno del capo, fece capire a Maria che ora toccava a lei prendersi cura dell’anziana quanto singolare cliente.
Brainard stava in piedi sul lato opposto del salotto, intento a masticare distrattamente un sigaro spento.
Avvicinandosi, Joe gli disse: — Vuole guidarmi in giro per la casa? Sua zia ci ha chiesto sorveglianza per stanotte.
Il legnoso avvocato si rilassò visibilmente. — Ma certo — replicò. — Mi segua.
La casa era davvero speciale, in parte a causa della sua posizione oltre il ciglio del canyon, in parte per assecondare il capriccio del suo costruttore. Lo stile tipico del West si mischiava in molti particolari a uno stile assolutamente fantasioso. Due camere da letto occupavano quasi tutto il livello intermedio. I due piani superiori avevano le pareti di tronchi d’albero, mentre delle scale interne molto ripide univano tutti e tre i piani. Il piano terreno, costruito in pietra, poggiava parzialmente su una sporgenza rocciosa pochi metri sotto il ciglio. Qui Joe e la sua guida si ritrovarono a guardare una stanza molto ampia con le grandi finestre rivolte a settentrione, che Brainard gli spiegò esser stato lo studio di Tyrrel.
Tornati nella parte centrale della casa, Brainard spostò col piede una stuoia indiana rivelando una botola. Sotto, in uno spazio tenebroso alquanto esteso, Joe intravide dei grossi pali di legno su cui poggiava una metà della casa. Fissata a una di quelle colonne di legno, una scala a pioli scendeva per cinque, sei metri verso le rocce sottostanti dalle quali poi partiva un piccolo sentiero a malapena visibile.
— È fin troppo facile per qualcuno salire dal sentiero e dar fuoco alla casa — mormorò Brainard.
— Metterò un uomo di guardia — lo rassicurò Joe. — Non si preoccupi.
Cinque minuti dopo Joe aveva già disposto i suoi aiutanti. John Southerland doveva tener d’occhio chi arrivava dalla tranquilla e civile passeggiata turistica che costeggiava il ciglio del canyon. Ritenendo che la diplomazia contasse quanto l’agilità per controllare chiunque avvicinasse la casa apertamente, Joe la fece sorvegliare dal suo più esperto e fidato collaboratore. Dal canto suo, John si sistemò in un posto strategicamente perfetto. Nascosto nell’ombra poteva osservare chiunque passasse alla luce dei piccoli lampioni.
Joe invece scese con Bill a sorvegliare il sentiero sotto la casa. — Vediamo un po’ — disse Joe a bassa voce. — Le ore più pericolose sono quelle che seguono il tramonto…
— E perché? — chiese Bill con interesse.
Joe ignorò la domanda. — Di conseguenza, per un paio d’ore resteremo qui insieme, lei da quella parte del sentiero e io da questa.
Sempre sottovoce, Bill disse a Joe che sarebbe stato meglio esplorare i dintorni della casa alla luce del giorno. Ma purtroppo era mancato il tempo.
Questo però non riguardava Joe, che era in qualche modo riuscito a dare un’occhiata in giro quel pomeriggio. Ora fece quello che poté per descrivere i dintorni a Bill.
— Come può immaginare c’è molta strada per arrivare giù al fiume, ed è estremamente ripida. Il sentiero è tutto curve, e in alcuni punti costeggia dei veri e propri baratri.
— Non ho difficoltà a crederlo — commentò Bill. Il poco che poteva vedere del terreno circostante gli suggeriva fortemente che si trovavano su una sorta di piccola gobba rocciosa.
Nessuno dei due aveva ancora usato la torcia. Sembrava inutile, visti i fitti banchi di nebbia che lentamente muovevano lungo il crinale del canyon celandone l’immensità. Il freddo era sempre più intenso, e sembrava voler schiacciare la nebbia nelle nascoste profondità del baratro.
Joe disse: — Io sarò esattamente laggiù, a circa trenta metri. Lo vede quell’arbusto con il lungo ramo che sembra un braccio teso?
— Sì.
— Ha la sua radio?
— Sì.
— La torcia?
— Sì, e anche la macchina fotografica… anche se non ho capito molto bene a cosa serva.
Joe si era appena sistemato al suo posto sul buio crinale sotto la casa, a pochi passi da quel sentiero praticamente inesistente, quando un fruscio lo fece sobbalzare. Ma subito si rilassò. L’uomo chiamato Strangeway si materializzò dal nulla accanto a lui come se fosse composto della stessa materia che componeva le nere tenebre.
Salutandolo, Joe disse: — Se cerca un invito a casa Tyrrel arriva tardi, amico mio. Ma vedrò cosa posso fare.
L’altro scosse la testa e lo guardò dapprima con le braccia conserte, poi a mani giunte dietro la schiena. Tutto nel suo modo di fare lasciava trasparire tensione.
— La mia presenza sulla scena sarebbe stata dirompente, Joseph. E una volta entrato in quella casa avrei lasciato tracce della mia presenza che un eventuale nemico non avrebbe faticato a trovare. Siete stati accolti con cortesia dalla famiglia?
— Umpf. L’accoglienza è stata un misto di molte cose. Ma non chiamerei quei due una famiglia — replicò Joseph, riassumendo brevemente a Strangeway i contenuti del colloquio con Sarah Tyrrel e le sue impressioni sul marito e sul nipote.
Strangeway lo ascoltò con interesse. Poi disse: — In generale debbo concordare con ciò che la signora ha detto del marito. E a quanto mi risulta, la ragazza è ancora viva. Tuttavia non saprei dire dove si trova: forse qui vicino, come dice Sarah Tyrrel. In ogni caso mi sembra palese che venga trattenuta contro la sua volontà.
— Già, sembra anche a me.
— Allora mi crede se affermo che altre persone sono in grave, anche se non immediato pericolo oltre alla ragazza e a…
— E a Brainard, nipote codardo e pieno di debiti? — ridacchiò Joe. — Be’, non ho alcun motivo di pensarlo, ma se lo dice lei ci credo.
— Bene. Joseph, c’è qualcos’altro. Comincio a pensare che… — una pausa — che forse la ricerca di una soluzione deve cominciare in luoghi molto distanti da questo. Già, molto distanti invero.
— Quanto distanti? — chiese Joe sorpreso.
— In Inghilterra.
Joe imprecò nell’oscurità del canyon, poi si rammaricò di nuovo per l’impossibilità di esplorare i dintorni della casa alla luce del giorno. Anche lui si sentiva dannatamente impreparato, dato che l’unica altra volta in cui era stato lì risaliva ad anni e anni prima come semplice turista.
Poi, quasi involontariamente, il suo sguardo tornò a Strangeway. — Che c’entra l’Inghilterra in tutto questo?
— Semplice: è il luogo di nascita di Edgar Tyrrel. Secondo i miei informatori è là che ricomincia ogni fase della sua vita, se capisce cosa intendo. È là che ha emesso il suo primo vagito, credo verso la metà del Diciannovesimo secolo, per poi trarvi l’ultimo respiro trent’anni dopo. Spero di poterle dire qualcosa di più al mio ritorno. Arrivederci, Joseph.
— Cosa? Ehi, aspetti un attimo! Non vorrà mica partire così? — scattò Joe, per tacere subito dopo. In nessun modo poteva proibire qualcosa a Strangeway, ed era meglio non dargli neppure l’impressione che ci stesse provando. — Che… che cosa crede che succederà qui stanotte? — domandò infine, un po’ affannato.
Strangeway rispose con un’alzata di spalle, come se non considerasse affatto la risposta di capitale importanza. — Nulla che non potrete risolvere da voi — disse, per poi aggiungere con un gesto annoiato: — Comunque posso garantirle che nessuno dei due presenti nella casa è un nosferatu. Immagino se ne sia già reso conto.
Joe annuì. — Già, ma si direbbe che il vecchio Tyrrel lo sia, e anche pieno d’odio — affermò, e fischiando silenziosamente tra i denti cercò di valutare le implicazioni di quell’odio. Ma non fu affatto sicuro di riuscire a valutarle tutte.
Il suo compagno annuì. — Tuttavia non credo che abbia intenzione di visitare la casa stanotte. Finora ha deliberatamente evitato il contatto con la moglie. In ogni caso, quando tornerò dall’Inghilterra vedrò di parlarle.
Ma Joe sembrava restio a lasciarlo andare. — Lei crede che la giovane Cathy sia diventata vittima del suo prozio? Un prozio per adozione: una parentela piuttosto vaga.
L’altro emise un sottile sibilo vagamente da rettile. — Temo in effetti che la ragazza sia una vittima. Ma non ho idea per quali circostanze.
— E lui l’avrà… diventerà un vampiro anche lei?
Strangeway scosse la testa. — Quando la troveremo sapremo cosa e com’è diventata. E… Joseph?
— Cosa?
— Sento che, da qualche parte, non lontano da dove ci troviamo, vi è una presenza ancora più interessante dello stesso Edgar Tyrrel, una strana entità che aspetta solo di venire scoperta. In ogni caso i miei istinti mi dicono che questo caso va preso con molta cautela, molta prudenza. La nostra azione dev’essere sottile, Joseph!
E con queste parole Strangeway si voltò per andarsene. Si allontanò meditabondo per qualche metro e poi si fermò, come colpito da un improvviso pensiero. — Joseph — chiamò. — Ricordi: il mio non è un abbandono.
Joe corrugò le sopracciglia. — Non ho mai pensato che lo fosse — replicò pensieroso. — Comunque, lei mi lascia in una dannata ignoranza riguardo a questa storia.
Strangeway sospirò con aria rassegnata. — Purtroppo non posso farci nulla, dato che mi trovo a mia volta in questa condizione. Ma vedrà che non succederà niente qui stanotte, voglio dire niente che sfugga alla normale comprensione umana. Le consiglio di esercitare la massima prudenza e di limitare le sue azioni fino al mio ritorno: se tutto va bene, sarò qui tra un paio di giorni. Nel frattempo non agisca in modo avventato: in particolare le raccomando di non cercare in alcun modo di trovare l’accesso al territorio di quel particolare vampiro. Non che la ritenga tanto imprudente, Joseph, e d’altro canto l’accesso non è certo facile da trovare, tuttavia…
Joe annuì. Poi sbatté più volte gli occhi. Il sentiero davanti a lui era improvvisamente sgombro da qualsiasi presenza, e nulla aveva a che fare quella sparizione con i fluttuanti banchi di nebbia e la nera tenebra del canyon. Ormai aveva visto un nosferatu andare e venire in quel modo tante di quelle volte da non sorprendersi più, ma anche così era sempre un certo shock.
Intanto nella casa, Maria raccontava con sincerità alla signora Tyrrel quanto le piacesse quel luogo, quella casa tanto vecchia, e quanto doveva ritenersi fortunata per avere la possibilità di viverci a piacere.
La vecchia Sarah sorrise con comprensione e ringraziò Maria, ma era evidente che non concordava completamente con lei, anche se ammise che la casa era molto bella. Edgar aveva lavorato molto duramente per costruirla lì.
— Ogni stanza ha il suo camino. Sono l’unico mezzo per scaldarsi. La direzione del parco ha cambiato poche cose. Sono stati loro a costruire il bagno e le tubazioni, qualche decennio fa.
La signora Tyrrel disse poi che la maggior parte dei mobili risaliva agli anni Trenta. Le sedie, il tavolo e le panche avevano un valore notevole, perché Edgar Tyrrel li aveva costruiti con le sue mani.
Uno o due minuti dopo la sparizione del suo straordinario collega, con tutta probabilità già sulla strada per l’Inghilterra con un mezzo di trasporto o l’altro, Joe si spostò con cautela verso il luogo dov’era appostato Bill Burdon per vedere come andava.
— Tutto sotto controllo, capo. L’ho sentita parlare a qualcuno proprio adesso.
— Strangeway. Ma se n’è andato.
Bill scosse la testa, impressionato. — Certo che sa come muoversi in silenzio.
Joe non fece commenti. — Ora torno nella casa. Tra un’ora manderò qualcuno a darle il cambio.
— Okay.
Muovendosi il più possibile in silenzio, Joe risalì il sentiero che conduceva alla casa. Aveva bisogno di altre informazioni, e Bill aveva dato prova fino a quel momento di essere un uomo posato e affidabile.
Quando fu sotto la casa mormorò qualcosa alla radio. Un attimo più tardi raggiunse la scala e guardò in alto, per vedere Maria che apriva la botola. Al piano sopra di lei, una porta socchiusa lasciava filtrare uno spiraglio di luce appena sufficiente a consentirgli di salire in sicurezza.
— Ci sono novità? — le chiese non appena lei ebbe abbassato la botola e tirato il chiavistello.
— Solo che questa casa contiene un migliaio di fossili e un milione di punte di freccia indiane e altre cose. Se uno la guarda da vicino si accorge che è proprio un museo, anche se non credo che qualcuna delle cose lasciate qui abbia qualche valore.
— È tutta roba qui da decenni.
— Joe?
— Che c’è?
Maria si guardò attorno, come per accertarsi che fossero soli. — Riguarda suo cognato.
— Mio cognato? Be’, sentiamo.
— Ho notato che gli mancano entrambi i mignoli.
— Lei è molto osservatrice.
— Be’, naturalmente non sono affari miei, ma mi chiedevo come sia successo.
Joe lanciò alla giovane donna un’occhiata pensierosa quanto aperta. — Un vampiro glieli ha strappati — le disse infine — quando aveva sedici anni.
Le labbra di Maria si curvarono leggermente. — Okay, capo, stavo solo chiedendo. L’avevo detto che non erano affari miei.
— Chieda a John, se non mi crede.
Seguendo una silenziosa Maria al piano di sopra, Joe notò alcuni trofei. Si trattava di teste impagliate di grossa selvaggina, soprattutto cervi e puma, come quelle che adornavano la hall dell’El Tovar.
In una piccola stanza al piano intermedio i due trovarono un’altra profusione di oggetti indiani, ceramiche, punte di freccia e piccole figure intessute in lembi di pelle di daino.
Sarah si unì a loro poco dopo. — Tutto bene, signor Keogh?
— La casa è sorvegliata in tutti i punti, signora Tyrrel.
— Bene. Mio nipote ne sarà sollevato. Ora credo che possiamo parlare un po’ meglio del rapimento della mia piccola Cathy.
— Sì, credo faremmo meglio — replicò Joe appoggiandosi alla parete di tronchi e guardando attentamente l’anziana donna. — Signora Tyrrel, è stata lei a lasciare suo marito o lui ha lasciato lei?
— Sono io che l’ho lasciato — replicò Sarah dopo qualche istante.
— Perché?
— Dovrebbe chiedermi invece perché sono rimasta tanto a lungo con lui.
— E va bene. Perché?
— Perché lo amavo, o almeno credo. Signor Keogh, ha idea di quanto antiche siano le rocce in fondo al canyon?
— No. Nessuna idea.
Maria, che ovviamente non capiva la piega presa dalla conversazione, si limitò ad ascoltare attentamente.
Sarah Tyrrel disse: — Il fondo del canyon offre alcune delle rocce più antiche del mondo, in particolare lo scisto Visnù, vecchio di due miliardi di anni e formatosi dai sedimenti del fondo oceanico. Questo attrasse Edgar fin dall’inizio: qualcosa formatosi innumerevoli eoni prima che vi fosse questo canyon.
— Signora Tyrrel, non crede che stiamo divagando?
— Nient’affatto, signor Keogh. Mi stia a sentire e capirà. Questa faccenda è solo una questione di tempo, e degli sforzi che certe persone fanno per controllarlo. E in questo, devo ammettere, Edgar è molto più avanti della maggior parte degli altri.
Maria guardava attonita la candida figura di Sarah Tyrrel senza più capire una parola.
Sarah continuò. — Laggiù c’è anche una formazione chiamata la Grande Discordanza. Non è uno strato di roccia, ma piuttosto un’assenza di strati che risale a circa mezzo miliardo di anni fa. Tra questi strati mancanti, non so come, Edgar costruì un’altra casa dove io rifiutai di andare a vivere.
Joe annuì, come se avesse capito almeno in parte. — Avete avuto dei figli?
— Non vedo che importanza possa avere.
Joe la guardò sorpreso, poi si arrese. — Nessuna, credo. Semplice curiosità. Ma torniamo a Cathy. Prima lei ha detto che viene trattenuta in un posto qui vicino.
Sarah annuì.
— Dove si trova questo posto, signora Tyrrel?
— Temo proprio, signor Keogh, che dovrà trovarlo per conto suo. È impossibile raccontarle come ci si arriva, e ormai non posso più guidarvi. Sono troppo vecchia; il mio cuore è troppo stanco e le gambe mi dolgono sui sentieri del canyon.
Molte ore dopo il tramonto tutto era tranquillo in casa Tyrrel e nelle sue immediate vicinanze. Maria, seduta in una confortevole poltrona vicino al caminetto di una delle stanze, si ritrovò a dover lottare contro le palpebre sempre più pesanti dopo una giornata faticosa.
Sarah non aveva nulla da obiettare se Maria sedeva in quella sedia. Da là poteva facilmente tener d’occhio attraverso la porta socchiusa l’anziana donna che cercava di prender sonno nella sua camera da letto.
— Vuole che venga in camera con lei, signora Tyrrel?
— Oh, non è necessario mia cara. Non sono io quella in pericolo, sa?
Lottando per non cedere alla sonnolenza, Maria a un certo punto vide, o perlomeno credette di vedere alla tremula luce del camino, una delle imitazioni delle statue di Tyrrel pulsare, muoversi…
Quell’impressione divenne un sogno, un sogno nebbioso in cui l’orrore era ancora troppo impalpabile per spingerla a svegliarsi.
Al piano di sotto, nello studio di Tyrrel, Joe guardò fuori dalla finestra e vide che la nebbia nel canyon si era fatta cupa, una vera cortina nera che celava alla vista l’immensa valle.
Nulla di peggio che cercare qualcuno nel canyon stanotte, si disse, rabbrividendo.
Non che avesse la minima intenzione di provarci.