Crawford accennò alla poltrona accanto alla scrivania. Vickers notò, trasalendo, che era la stessa sulla quale si era seduto quando era venuto in quell’ufficio insieme ad Ann, solo poche settimane prima. Poche settimane, eppure gli sembrava che fossero trscorsi mille e mille anni, e ricordava confusamente la persona che era stata seduta in quel posto… una persona così diversa dal Jay Vickers di adesso.
«Mi fa piacere rivederla,» disse Crawford. «Non è una frase di circostanza, Vickers. Sono veramente lieto che possiamo parlarci.»
«I suoi piani devono procedere bene,» disse Vickers. «La trovo più affabile di quando l’ho vista l’ultima volta.»
«Io sono sempre affabile,» rispose Crawford. «Qualche volta posso essere preoccupato e spaventato, anche se cerco di non mostrarlo, ma sono sempre affabile.»
«Non ha pescato Ann Carter. Non è una delle pagliuzze finite nella sua rete, vero?»
Crawford scosse il capo.
«Non c’era motivo per farlo. Per lo meno, non ancora. Aveva temuto il contrario, forse?»
Vickers non rispose a quella domanda. Disse, invece:
«Però la fa sorvegliare.»
«Vi sorvegliamo tutti. I pochi che sono rimasti.»
«Noi possiamo arrivare quando vogliamo, senza che nessuno ci scopra. Questo lo sa, vero?»
«Non ne dubito,» ammise Crawford. «Ma perché lei è ancora qui? Se io fossi un mutante, non resterei di certo.»
«Io sono qui perché noi vi abbiamo sconfitti, e lei lo sa,» disse Vickers. E, dentro di sé, si augurò di poter avere metà della sicurezza che si sforzava di ostentare.
«Possiamo scatenare una guerra,» disse Crawford. «È tutto pronto. È tutto pronto da molto tempo, anche se gli scopi, allora, erano diversi. Basta che alziamo un dito, perché si cominci a sparare.»
«Ma non lo farete.»
«Avete giocato troppo duro. Vi siete spinti troppo in là. Adesso non ci lasciate alcuna scelta… ci avete costretti a reagire. Quando si è con le spalle al muro, e non si vede una via di uscita da nessuna parte, si reagisce con tutto quello che si possiede, per quanto i mezzi possano sembrare estremi. Questa è la nostra estrema difesa.»
«Lei sta alludendo all’idea dell’altro mondo,» disse Vickers. «A quelli che predicano per le strade la seconda Terra, l’altro mondo felice nel quale ci si può rifugiare.»
«Proprio così,» disse Crawford.
Fissò Vickers con gli occhi celesti, duri come proiettili tra i rotoli di grasso.
«Cosa pensa che faremo?» chiese. «Crede che ce ne staremo buoni e fermi a lasciarci schiacciare da voi? Avete tentato con i vostri aggeggi e noi li abbiamo bloccati, con metodi piuttosto violenti, Io ammetto. Ma anche in quel caso non ci avete lasciato alcuna scelta. Eppure quei metodi si sono rivelati inadeguati, di fronte al vostro ultimo espediente. Adesso c’è quest’altra cosa. Gli aggeggi non sono serviti, e così avete provato con un’idea, una religione, un fanatismo da comizio… mi dica, Vickers, come definisce lei questa faccenda?»
«La pura verità,» disse Vickers.
«Qualunque cosa sia, l’idea è buona. Troppo buona. Nulla, all’infuori di una guerra, potrà fermarla.»
«Immagino che la definireste sovversiva.»
«È sovversiva!» rispose Crawford. «È cominciata solo da pochi giorni, e ha già dato risultati copiosi. La gente abbandona il lavoro, lascia la casa, getta via il denaro. La miseria, hanno detto, era la chiave dell’altro mondo. Che razza di commedia avete preparato voialtri mutanti, Vickers?»
«Cosa ne è degli individui di cui parla, Crawford? Di coloro che lasciano il lavoro e gettano via il denaro e si accendono a questa nuova religione, a questa nuova predicazione? Lei ha mai controllato che cosa ne è di loro? Lei, o qualcuno dei suoi… associati?»
Crawford si protese un poco verso di lui. Per quel corpo immobile era un gesto di profonda emozione, quello, un gesto che rivelava il turbamento che l’uomo provava.
«È questo che mi fa paura, Vickers. Quegli individui sono scomparsi; sono scomparsi prima che riuscissimo a rastrellarli.»
«Sono andati nell’altro mondo,» disse Vickers.
«Non so dove siano andati, ma so cosa succederà se permetteremo che questo continui. I nostri operai ci abbandoneranno; saranno pochi, all’inizio, ma poi diventeranno sempre più numerosi, e alla fine…»
«Se lei vuole scatenare davvero quella guerra, si affretti ad allungare la mano verso il bottone.»
«Non vi permetteremo di farci questo,» disse Crawford. «Vi fermeremo, in qualche modo.»
Vickers si alzò, si sporse sopra la scrivania.
«Siete spacciati, Crawford. Siamo noi, quelli che non lasceremo continuare voi e il vostro mondo. Siamo noi…»
«Si sieda,» disse Crawford.
Per un momento Vickers lo fissò, e poi lentamente tornò a sedersi.
«C’è un’altra cosa,» disse Crawford. «Solo un’altra cosa. Le ho parlato degli analizzatori di questa stanza. Bene, non sono soltanto qui. Sono dovunque. Nelle stazioni ferroviarie, nei depositi degli autobus, negli atri degli alberghi, nei ristoranti…»
«Lo immaginavo. È così che mi ha rintracciato.»
«L’avevo già avvertita una volta. Non ci disprezzi perché siamo soltanto umani. Con l’organizzazione dell’industria mondiale alle spalle, noi possiamo fare molte cose, e molto in fretta.»
«Lei è stato troppo furbo,» disse Vickers. «Grazie agli analizzatori, ha scoperto molte cose. E, tra queste, ce ne sono alcune che lei non voleva sapere, in realtà.»
«Per esempio?»
L’espressione di Crawford era impenetrabile, ma gli occhi freddi come pezzi di acciaio fissavano duramente Vickers.
«Per esempio, molti degli industriali e dei banchieri e degli altri che fanno parte della sua organizzazione sono in realtà i mutanti che lei combatte.»
«Non le ho detto che dovevo passare la mano a lei, a questo punto? Le dispiacerebbe dirmi come avete fatto a infiltrarli tra noi?»
«Non li abbiamo infiltrati, Crawford.»
«Non li avete…»
«Cominciamo dall’inizio,» disse Vickers. «Mi permetta di domandarle cos’è un mutante, quella cosa che lei sembra temere tanto.»
«Ma… suppongo che sia un uomo normale dotato di facoltà eccezionali, di un’intelligenza migliore, della comprensione di certe cose che il resto di noi non può afferrare.»
«Supponga che un uomo fosse un mutante e non lo sapesse, ma si considerasse un uomo normale: e allora? Come finirebbe? Medico, avvocato, mendicante, ladro? Finirebbe comunque al vertice. Diventerebbe un medico famoso o un grande avvocato o un artista, o uno scrittore di successo. Potrebbe anche essere un industriale o un banchiere.»
Gli occhi celesti, acuti come proiettili, fissavano Vickers.
«Lei,» disse Vickers, «ha guidato uno dei migliori gruppi di mutanti esistenti oggi al mondo. Uomini che non potevamo toccare perché erano legati troppo strettamente al mondo dei normali. E che cosa intende fare al riguardo, Crawford?»
«Niente. Non andrò certo a dirglielo.»
«Allora glielo dirò io.»
«No,» disse Crawford, «Perché lei, personalmente, è spacciato. Come crede di avere potuto vivere così a lungo, nonostante tutti i nostri analizzatori, nonostante il modo in cui si è esposto così frequentemente a rischi incredibili, nei momenti meno adatti? L’ho lasciata fare, ecco tutto. In un certo senso, sono stato io a proteggerla.»
«Perché pensava di poter concludere un compromesso.»
Lo fissò negli occhi, e non c’erano dubbi sul fatto che lui avesse colpito il bersaglio. Pensieroso, si domandò quale fosse stato il colpo subito da Crawford, il nemico dei mutanti, quando aveva scoperto che i mutanti si trovavano tra i suoi più stretti collaboratori, tra coloro che lui aveva lavorato per proteggere.
Mutanti naturali, ovviamente, e questa era stata un’altra sfaccettatura dell’intuizione di Vickers. Perché altrimenti non sarebbe stato spiegabile quel parziale successo iniziale, quella forza di opposizione che il gruppo rappresentato da Crawford aveva costituito.
Mutanti naturali, ed erano questi gli avversari da combattere, ed erano in realtà avversari che sarebbe stato necessario contattare e raggiungere. Ma Crawford non lo avrebbe permesso. E Vickers non avrebbe potuto convincerli, neppure se avesse parlato. Aveva pensato di giocare una carta, e ora si accorgeva che quella carta, seppure buona, non era stata vincente.
Crawford stava rispondendo alla sua domanda:
«Forse lo pensavo. Ma ora non più. Una volta lei mi era utile. Adesso è un pericolo.»
«Vuole gettarmi ai lupi?»
«È esattamente ciò che voglio fare. Buongiorno, signor Vickers. È stato un vero piacere conoscerla.»
Vickers si alzò.
«Ci rivedremo ancora.»
«Di questo,» disse Crawford, «ho i miei dubbi.»