6

George Crawford era un uomo grande e grosso che traboccava dalla poltrona sulla quale stava seduto. Teneva le mani intrecciate sulla pancia e parlava senza cambiare tono, senza la minima inflessione, ed era l’uomo più immobile che Vickers avesse mai visto. Non c’era il minimo movimento, in lui, né il minimo senso di movimento. Era enorme e massiccio, e muoveva appena le labbra, e la sua voce era poco più di un bisbiglio.

«Ho letto alcune delle sue opere, signor Vickers,» disse, «Mi hanno molto colpito.»

«Ne sono lieto,» disse Vickers.

«Tre anni fa non pensavo che avrei mai letto un’opera di narrativa, né che avrei parlato con l’autore. Adesso, tuttavia, mi sono reso conto di avere bisogno di un uomo come lei. Ne ho parlato con i miei direttori, e ci siamo trovati tutti d’accordo nel ritenere che lei è l’uomo adatto.»

Fece una pausa, e fissò Vickers con gli occhi azzurri e vivaci che sbirciavano dalle pieghe di grasso come punte di proiettili.

«La signorina Carter,» proseguì, «mi ha detto che al momento lei è molto occupato.»

«È esatto.»

«Un lavoro importante, immagino,» disse Crawford.

«È quello che spero.»

«Quello che ho in mente io sarebbe più importante.»

«Questo,» fece seccamente Vickers, «è questione di opinioni.»

«Io non le sono simpatico, signor Vickers,» disse Crawford. Era un’affermazione, semplice e piatta, non una domanda, e Vickers si sentì ancor più irritato.

«Signor Crawford,» rispose, freddamente, «io non ho alcuna opinione sul suo conto, in questo momento. Mi interessa soltanto sapere quello che ha da dirmi.»

«Prima di proseguire,» gli disse Crawford, «desidero chiarire che tutto quanto sto per dirle è di carattere riservato.»

«Signor Crawford,» disse Vickers, «sono uno scrittore, ma non mi piacciono le storie di cappa e spada.»

«Questa non è una storia di cappa e spada,» disse Crawford, e per la prima volta la sua voce tradì una sfumatura di emozione. «È la storia di un mondo con le spalle al muro.»

Vickers lo fissò, stupito. Mio Dio, pensò, quest’uomo crede davvero a ciò che dice. Crede davvero che il mondo si trovi con le spalle al muro.

«Forse,» disse Crawford, con voce ancora più sommessa, «lei ha già sentito parlare delle automobili Aeterna.»

Vickers annuì.

«Il padrone del garage, al mio paese, ha cercato di vendermene una proprio stamattina.»

«E delle lamette per barba, e dell’accendino, e delle lampadine che durano in eterno.»

«Possiedo anch’io una di quelle lamette,» disse Vickers, «ed è la migliore che abbia mai avuto. Non credo che sia eterna, naturalmente, ma è ottima, e non ho mai avuto bisogno di affilarla, o di cambiarla. Quando si consumerà, ho intenzione di comprarne un’altra.»

«Non avrà mai bisogno di comprarne altre, se non perde quella che ha. Perché vede, signor Vickers, si tratta veramente di una lametta eterna. E l’automobile è una macchina eterna, proprio come dicono. E forse lei avrà sentito parlare delle case.»

«Non abbastanza per poterne dire qualcosa.»

«Le case sono prefabbricate,» disse Crawford, «E le vendono al prezzo netto di cinquecento dollari a vano… stanze già montate. Può dare in permuta la sua vecchia casa, e gliela scontano a cifre fantastiche, superiori ai valori medi di mercato, e le condizioni di pagamento sono generose… molto più generose, posso aggiungere, di quelle che potrebbe mai prendere in considerazione un istituto finanziario ragionevole. Al riscaldamento e all’aria condizionata provvede una centrale ad energia solare, superiore in tutto e per tutto a ogni cosa che sia stata realizzata fino a oggi… le ripeto, a ogni cosa. I costi sono ridottissimi, i guasti inesistenti, l’inquinamento non esiste. Ci sono naturalmente, dozzine di altri particolari rilevanti, ma quanto le ho detto penso le possa già fornire un’idea.»

«Un’ottima idea, direi. Sono anni e anni che si parla di case a buon mercato, di un’abitazione per tutti, di una soluzione al problema degli alloggi. Se quanto lei mi dice è vero, forse questa è la volta buona.»

«Sì, un’ottima idea,» concesse Crawford. «Sarei l’ultimo a negarlo. Ma quelle case, vede manderanno in rovina le aziende elettriche. La centrale solare fornisce tutta l’energia di cui può esserci ragionevolmente bisogno… calore, illuminazione, forza motrice. Quando lei acquista una di quelle case, non ha bisogno di collegarsi alla rete della zona. La centrale solare pensa a tutto. E non si tratta dell’unico settore che verrà messo in crisi da quelle case. Migliaia di carpentieri, muratori, verniciatori edili, finiranno sul lastrico… saranno costretti a rivolgersi alla catena dei carboidrati. Alla fine, l’intera industria del legname andrà in rovina.»

«Capisco la faccenda dell’energia elettrica,» disse Vickers, «Ma mi pare che non abbia senso quella dei carpentieri e dell’industria del legname. Senza dubbio quelle case saranno fatte di legno, e ci vorranno dei carpentieri per costruirle.»

«Adoperano il legname, infatti, e qualcuno le costruisce, ma il fatto è che non sappiamo chi sia.»

«Potreste accertarvene,» suggerì Vickers, «Mi sembra abbastanza elementare. Deve trattarsi di una grossa organizzazione. Da qualche parte dovranno pure esserci segherie e fabbriche.»

«Esiste una società,» ammise Crawford. «Una società per le vendite. Abbiamo cominciato da lì la nostra indagine, e abbiamo scoperto il magazzino dal quale vengono spedite le unità prefabbricate per la consegna, quando è stata eseguita la vendita. Ma tutto finisce lì. Per quello che abbiamo potuto accertare, quelle case non vengono costruite da nessuna fabbrica. Vengono consegnate da una certa società, di cui conosciamo la ragione sociale e l’indirizzo. Ma a questa società nessuno ha mai venduto un pezzetto di legno. Non risulta l’acquisto di niente… neppure di un cardine, neppure di un chiodo. Non viene assunto nessun operaio. C’è un elenco delle località nelle quali si trovano le sue fabbriche, e le località ci sono, ma le fabbriche no. E, per quello che noi sappiamo, nessuno è mai entrato o uscito dalla sede centrale, almeno dal giorno in cui abbiamo cominciato a sorvegliarla.»

«È una storia fantastica,» obiettò Vickers.

«Certo,» riconobbe Crawford. «Quelle case esistono. Sono fatte di legname e di tutti gli altri materiali che occorrono per costruire una casa. Da qualche parte devono pure esserci gli uomini che le hanno costruite. Il problema è che apparentemente non ci sono.»

Vickers tacque, per un momento.

«Signor Crawford,» disse poi, «mi perdoni una domanda. Perché la cosa le interessa tanto?»

«Be’, ecco,» disse Crawford, «questa è una delle cose che non avevo intenzione di dirle se non in un secondo tempo.»

«L’ho capito: ma me la dica ugualmente.»

«Io desideravo fornirle un quadro generale più particolareggiato, in modo che lei capisse da solo a che cosa miro. Il nostro interesse… direi, anzi, tutta la nostra organizzazione… potranno sembrarle un’assurdità, fino a quando lei non conosce il quadro generale.»

«C’è qualcuno che le fa paura,» disse Vickers. «Naturalmente non vorrà ammetterlo, ma lei ha paura, una paura tremenda.»

«Anche se le sembrerà strano, lo ammetto. Ma non si tratta di me, signor Vickers… si tratta dell’industria, dell’industria del mondo intero.»

«Lei pensa che quelli che fabbricano e vendono le case,» disse Vickers, «siano gli stessi che producono le automobili Aeterna e gli accendini e le lamette e le lampadine.»

Crawford annuì.

«E anche i carboidrati,» aggiunse. «A pensarci bene, è terrificante. Ci troviamo alle prese con qualcuno che rovina le industrie e fa perdere il posto di lavoro a milioni di individui, e poi offre agli stessi milioni di individui il cibo per vivere… lo offre senza tutte le lungaggini burocratiche e gli accertamenti e le difficoltà che fino ad oggi avevano caratterizzato l’assistenza ai disoccupati.»

«Una congiura politica?»

«Qualcosa di più. Noi siamo convinti che si tratti di un attacco perfettamente programmato e preordinato all’economia mondiale… un tentativo deliberato di minare alla base il sistema economico e sociale e quindi, ovviamente, anche il sistema politico. Il nostro modo di vivere è basato sul capitale, privato o pubblico, e sulle retribuzioni che i lavoratori guadagnano con l’attività quotidiana. Se toglie questi due fattori, il capitale e il lavoro, ha stroncato la base stessa di una società ordinata.»

«Noi?» chiese Vickers. «Noi chi?»

«La North American Research.»

«E la North American Research…»

«Comincia a interessarle,» disse Crawford.

«Io voglio sapere con chi sto parlando, e che cosa vuole lei da me, e di che cosa si tratta.»

Crawford rimase immobile a lungo, senza parlare, e finalmente disse:

«È a questo che alludevo quando l’ho informata che quanto avevo da dirle era riservato.»

«Non posso giurare il segreto,» disse Vickers, «se è questo che intende.»

«Ritorniamo indietro,» disse Crawford, «e riconsideriamo la situazione. Allora risulterà chiaro chi siamo e cosa siamo.

«Lei ricorda la lametta da barba. È stata la prima a uscire: una lametta da barba eterna. La notizia si è diffusa rapidamente, e tutti hanno comprato una di quelle lamette.

«Ora, normalmente un uomo può farsi, con una lametta, da dodici a diciotto rasature. Poi butta via la lametta, e ne mette un’altra nel rasoio. Ciò significa che quest’uomo è un acquirente abituale di lame nuove. E, di conseguenza, l’industria delle lamette da barba era fiorente: impiegava migliaia di lavoratori, nel corso di un anno rappresentava un certo fatturato e un certo profitto per una vasta rete distributiva composta da migliaia e migliaia di commercianti, costituiva un fattore di un certo tipo di produzione dell’acciaio. In altre parole, si trattava di un certo tipo di produzione che, collegato a migliaia di altri fattori analoghi, costituiva il quadro complessivo dell’industria mondiale. Quindi, che cosa è successo?»

«Non sono un esperto di problemi economici, ma questo posso dirglielo,» rispose Vickers, «Nessuno ha più comprato lamette da barba. E l’industria che le produceva è andata in malora.»

«Non è accaduto così rapidamente come lei dice,» obiettò Crawford. «Una grande industria è molto complessa, e muore molto lentamente, anche quando è spacciata, anche quando le vendite si arrestano quasi del tutto… e poi completamente. Ma in sostanza, ha offerto una radiografia esatta della situazione in parole semplici. L’industria delle lamette da barba è andata in malora.»

Crawford fece un’altra breve pausa.

«Poi è venuto l’accendino. Una piccolezza, certo, ma abbastanza notevole se la si considera dal punto di vista mondiale. Migliaia di modelli di accendini, di facile consumo e di lusso e per diverse esigenze, tutti con il denominatore comune della durata limitata nel tempo… che presupponeva la necessità di acquistare nuovi accendini, dopo averne consumato uno, e dava lavoro a decine di industrie collegate, come quelle delle pietrine, degli stoppini, di tutti i settori distinti di un unico grande disegno. E anche qui si è ripetuto lo stesso fenomeno. E poi, ancora, sono comparse le lampadine elettriche eterne. Ancora le stesse conseguenze. Tre settori dell’industria spacciati, signor Vickers. Tre settori annientati. Poco fa, lei ha detto che avevo paura, e io ho riconosciuto che era vero. Perché vede, dopo la comparsa delle lampadine ci siamo veramente spaventati. Abbiamo cominciato a porci delle domande: perche qualcuno poteva annientare tre settori dell’industria, non poteva annientarne una mezza dozzina, o una dozzina, o un centinaio… perché non tutta l’industria?

«E allora noi ci siamo organizzati… e quando dico ’noi’, intendo parlare dell’industria mondiale… non solo l’industria americana, ma quella dell’America e del Commonwealth britannico, e del continente europeo, e della Russia, e di tutto il resto del mondo. Alcuni, naturalmente, erano scettici. Vi sono addirittura quelli che non hanno voluto entrare nella nostra organizzazione, temendo qualche trappola, diffidando di un’unione tra gruppi notoriamente in competizione tra loro: ma, in generale, posso dirle che la nostra organizzazione rappresenta tutte le principali industrie del mondo intero, senza distinzioni politiche né territoriali. Come ho già detto, preferirei che lei non facesse cenno a questo particolare.»

A questo particolare, pensò Vickers… tutte le industrie del mondo unite in una sola organizzazione, e quell’uomo lo chiamava un particolare.

«Per il momento,» rispose, «non ho intenzione di dire niente al riguardo.»

«Ci siamo organizzati,» proseguì Crawford, «e come può immagnare, abbiamo usato tutta la nostra influenza. E non si tratta di un’influenza piccola. Abbiamo esposto la situazione, e abbiamo esercitato certe pressioni, e qualcosa abbiamo fatto. Per esempio, nessun giornale, nessun rotocalco, nessuna stazione radio accetta più la pubblicità di quel tipo di merce, o ne parla in sede di notizia. Inoltre, nessun supermercato, né alcun negozio serio, vende lamette da barba, lampadine o accendini.»

«Ed è stato allora che vi siete accorti, malgrado tutta la vostra influenza,» disse Vickers, in tono discorsivo, «che essi erano più resistenti di quanto aveste pensato. Quando loro hanno aperto i loro negozi».

«Precisamente,» disse Crawford.

«Stanno mettendo radici dappertutto,» disse Vickers. «Proprio l’altro giorno hanno aperto un negozio a Cliffwood.»

«Aprono i loro negozi,» disse Crawford, «e realizzano una nuova forma di pubblicità. Hanno ingaggiato uomini e donne, a migliaia, a centinaia di migliaia, e li hanno mandati in giro a chiedere a tutti coloro che incontravano: ’Ha saputo di quei nuovi oggetti meravigliosi che stanno mettendo in vendita? No? Be’, lasci che le spieghi…’. Insomma, mi ha capito. Un sistema simile, basato sul contatto personale, è la migliore forma di pubblicità che esista. Ma è molto più costosa di quanto lei possa immaginare. Nessuno, sano di mente, tenterebbe una spesa simile per pubblicizzare il proprio prodotto.

«Ed è stato per questo che ci siamo resi conto di trovarci alle prese non solo con una geniale organizzazione inventiva e produttiva, ma anche con riserve illimitate di capitale. Denaro, signor Vickers. Più denaro di quanto se ne sia mai visto a disposizione di una sola industria, o di un trust di industrie… tanto che perfino il nostro si è rivelato inadeguato per combatterlo.

«Abbiamo svolto delle indagini, naturalmente. Abbiamo cercato di scoprire chi siano costoro, o come agiscano, e cos’abbiano intenzione di fare. E, come le ho detto, siamo andati a sbattere contro un muro.»

«Potrebbero esserci degli aspetti legali,» disse Vickers. «Degli appigli per combatterli.»

«Crede forse che non abbiamo studiato tutti gli aspetti legali? Gli avvocati migliori del mondo hanno esaminato la situazione in tutti i suoi dettagli. E costoro, chiunque essi siano, si trovano in una botte di ferro. Ma che cosa dico, di ferro! Di acciaio, di piombo, di una sostanza indistruttibile come i loro prodotti. Per quanto riguarda le tasse, a esempio: loro pagano le tasse. Ci tengono a pagarle. Perché non ci siano controlli e ispezioni, pagano addirittura più tasse del dovuto. Le leggi e i regolamenti sull’attività industriale? Sono così scrupolosi nell’osservarle da rasentare il fanatismo. I contributi previdenziali? Pagano i contributi per un numero altissimo di dipendenti, e noi siamo sicuri che i loro libri paga siano fasulli, ma non ci si può certo rivolgere agli istituti previdenziali e dire, ’Badate, coloro per cui pagano i contributi non esistono’. Ci sono altri particolari… potrei continuare per una settimana, ma questi esempi forse possono bastarle. Le nostre pressioni sono andate a vuoto. Quando abbiamo cercato di forzare loro la mano, siamo stati costretti a fermarci. Ci siamo infilati in tanti vicoli ciechi che i nostri uffici legali, adesso, hanno le vertigini. Politicamente sono coperti quanto noi, se non più di noi.»

«Signor Crawford,» disse Vickers, «lei mi ha esposto una situazione molto interessante, ma le confesso di non capire il senso di quanto mi ha detto prima. Lei ha affermato che si trattava di una congiura per rovinare l’industria mondiale, per distruggere un sistema di vita. Se però studia la nostra storia economica, troverà esempi innumerevoli di concorrenza spietata, di lotta a coltello. Senza dubbio si tratta di una situazione analoga. Voi avete trovato dei concorrenti forti quanto voi, e adesso c’è una lotta per assumere il potere. Non mi sembra una situazione completamente nuova.»

«C’è una cosa che lei dimentica,» disse Crawford. «I carboidrati.»

E questo era vero, pensò Vickers. I carboidrati erano qualcosa di ben diverso dalla spietata concorrenza di cui aveva parlato.

I carboidrati costituivano la differenza.

C’era stata una carestia in Cina, come al solito, ricordò, e un’altra che aveva minacciato l’India, come al solito, e il Congresso americano aveva discusso, come al solito, secondo linee strettamente personali e politiche, chi bisognava aiutare e come, e se anzi era il caso di aiutare qualcuno.

Poi era uscita la notizia sui quotidiani del mattino. Un oscuro laboratorio aveva realizzato la sintesi degli idrati di carbonio. La notizia non precisava che il laboratorio era oscuro: questo si era scoperto in seguito. E ancora più tardi si era scoperto che, in realtà, nessuno ne aveva mai sentito parlare, e che il laboratorio era letteralmente spuntato come un fungo in una giornata di pioggia, dalla sera alla mattina.

C’erano stati certi capitani d’industria, ricordò Vickers, che fin dall’inizio avevano attaccato i fabbricanti di carboidrati sintetici, affermando che non potevano durare.

Ma non era andata così. La società poteva essere poco ortodossa nel modo di trattare gli affari, ma era nata per durare. Pochi giorni dopo il primo annuncio, il laboratorio aveva fatto sapere che non intendeva vendere i suoi prodotti, ma che li avrebbe distribuiti gratuitamente alle persone che ne avessero avuto bisogno… persone, però, non popoli o governi o paesi, bensì persone che fossero in stato di bisogno e non potessero guadagnare il denaro necessario per acquistare cibo a sufficienza. Non soltanto gli affamati, ma anche i sottoalimentati, quella parte della popolazione mondiale che non sarebbe morta di fame, ma che avrebbe sofferto di malattie e di disturbi, fisici e mentali, perché non aveva mai di che nutrirsi a sufficienza.

Questo aveva provocato le reazioni dei governi. Ma era stato impossibile combattere la nuova organizzazione. Come per magia, erano spuntati degli uffici, in India e in Cina, in Francia e in Inghilterra e in Italia, in America e in Islanda e in Irlanda e in Nuova Zelanda, e i poveri arrivavano a frotte e non venivano mai respinti. Senza dubbio c’erano anche quelli che approfittavano della situazione, che mentivano e ritiravano viveri cui non avevano diritto, ma c’era voluto poco tempo e poi era stato possibile constatare che agli uffici questo non importava.

Un’organizzazione forte, aveva detto Crawford. Forte come noi. E anche di più. E, pensandoci, non avrebbe potuto essere altrimenti.

Da soli, certo, i carboidrati non costituivano un’alimentazione sufficiente per le moltitudini affamate. Ma era sempre meglio che niente, e per molti il risparmio rappresentato dai carboidrati gratuiti assicurava il denaro necessario per acquistare un po’ di carne, scomparsa dalle loro tavole ormai da parecchi mesi.

E questo, pensò Vickers, doveva aver sconvolto l’economia mondiale. Strano, non averci pensato prima.

«Abbiamo fatto indagini sui carboidrati,» stava dicendo Crawford. «e non abbiamo trovato niente su cui basarci, come negli altri casi. Quindi, per quanto ne sappiamo noi, i carboidrati non vengono fabbricati, prodotti… esistono, e basta. Vengono spediti agli uffici di distribuzione da molti magazzini, e nessun magazzino è abbastanza grande per contenere le scorte per più di un paio di giorni. Non riusciamo a trovare le fabbriche, e non troviamo traccia dei mezzi di trasporto usati per trasferire il prodotto… oh, certo, dai magazzini ai punti di distribuzione è facile seguire la traccia, ma non sappiamo in qual modo arrivi la roba ai magazzini. È come la vecchia storia narrata da Hawthorne… il bricco di latte che non si vuotava mai.»

«Forse,» disse Vickers, «converrebbe anche a voi mettervi nell’affare dei carboidrati.»

«Buona idea,» disse Crawford, «ma non sappiamo come. Anche a noi piacerebbe fabbricare un’automobile Aeterna, o lamette da barba che durano per sempre, ma non sappiamo come fare. Abbiamo incaricato tecnici e scienziati di studiare i problemi, e non sono più vicini alla soluzione del giorno in cui hanno cominciato.»

«E che cosa succede quando gli uomini rimasti senza lavoro hanno bisogno di qualcosa di più dei viveri gratuiti?» domandò Vickers. «Quando le loro famiglie sono ridotte a vestirsi di stracci, e hanno bisogno d’indumenti? E cosa accade quando vengono buttati in mezzo a una strada, perché non hanno il denaro per pagare l’affitto?»

«Credo di essere in grado di rispondere a questa domanda. Da un giorno all’altro salterà fuori qualche altra società filantropica che fornirà vestiario e alloggio. Adesso stanno già vendendo case a cinquecento dollari a vano, e il prezzo è più o meno simbolico. Perché non regalarle addirittura? Perché non produrre capi d’abbigliamento che costino non più di un decimo o di un ventesimo di quel che si pagano oggi? Un vestito da uomo per cinque dollari, diciamo. O un abito da donna per cinquanta centesimi.»

«E lei ha un’idea di quello che verrà, adesso?»

«Una parte importante del nostro lavoro consiste nel tentare di prevederlo,» disse Crawford. «Avevamo previsto che presto sarebbe apparsa l’automobile, e infatti è saltata fuori. Avevamo previsto anche le case, e le stanno sfornando. L’abbigliamento dovrebbe essere una delle prossime novità.»

«Vitto, alloggio, trasporto, abbigliamento,» disse Vickers. «Sì. Sono quattro esigenze fondamentali.»

«E possiedono anche carburante ed energia,» aggiunse Crawford. «Aspetti che una buona percentuale della popolazione mondiale si stabilisca in quelle case nuove, con l’energia solare, e potrà cancellare dall’elenco le industrie energetiche, e i conflitti di energia.»

«Ma chi è che fa questo?» domandò Vickers. «Lei mi ha dichiarato di non saperlo. Però è impossibile che non abbia qualche idea, qualche ipotesi attendibile.»

«Neppure l’ombra. Abbiamo gli organigrammi delle loro organizzazioni e delle loro società. Non riusciamo a trovare gli uomini che figurano negli elenchi: sono nomi che non abbiamo mai sentito.»

«Ma dovreste trovare un appiglio, in questo fatto, almeno.»

«E come?» Crawford batté le palpebre. «Le ho detto che sono coperti.»

E se il signor Crawford lo diceva, doveva essere così, pensò Vickers.

«La Russia, forse?»

Crawford scrollò il capo.

«Anche al Cremlino sono preoccupatissimi. La Russia collabora attivamente con noi. E questo dovrebbe dimostrare fino a qual punto è spaventata.»

«Anche loro hanno gli stessi problemi?»

«Anche loro hanno gli stessi problemi.»

Vickers inarcò un sopracciglio.

«E neppure loro possono fare niente per fermarli?»

«Neppure loro.»

Ci fu una breve pausa di silenzio.

Per la prima volta, Crawford si mosse. Staccò le mani che teneva intreciate sulla pancia, afferrò i braccioli della poltrona massiccia, e si raddrizzò.

«Suppongo,» disse, «che si stia domandando cosa c’entra lei, con tutto questo.»

«Mi sembra naturale.»

«Vede, il problema è complesso.» Crawford lo scrutò, con quei suoi strani occhi azzurri. «Ci hanno presi di sorpresa, questo è vero. E sono organizzati. E noi ci troviamo in una brutta situazione. Non possiamo uscire allo scoperto, a questo punto, e dichiarare: ’Eccoci qua: siamo una confederazione delle forze industriali mondiali, e ci battiamo per difendere il vostro sistema di vita’. Non possiamo spiegare al pubblico la situazione. Riderebbero tutti di noi. In fondo, non si può dire alla gente che un’auto che dura in eterno, o una casa che costa solo cinquecento dollari a vano, sia una brutta cosa. Non possiamo dire niente, eppure è necessario dirlo. Non possiamo parlare noi. Perciò vogliamo che lei scriva un libro sull’argomento.»

«Non capisco…» cominciò Vickers, ma Crawford lo interruppe a metà della frase.

«Dovrebbe scriverlo come se le ricerche le avesse svolte lei stesso. Dovrebbe accennare a fonti ben informate, troppo altolocate per nominarle. Lei è abbastanza conosciuto, e abbastanza abile, per farlo. Noi le forniremo tutti i dati, ma il materiale dovrebbe figurare come suo. E sarebbe, le assicuro, il libro più diffuso del mondo. Provvederemmo noi a questo.»

Un libro. Per dire alla gente che era un male possedere un’auto eterna, e una lametta che non bisogna buttare, e tutte le altre cose. Un libro che sarebbe diventato, diceva il signor Crawford, il più diffuso del mondo.

Vickers si alzò, lentamente. Tese la mano, e riprese il cappello.

«Grazie dell’offerta,» disse. «Non ci sto.»

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