Capitolo trentaduesimo

Il simulacro aveva monitorato il computer della Food Food in attesa di un’ordinazione da casa Churchill. E quel mercoledì sera essa arrivò puntuale: la stessa cena che il padre di Cathy, abitudinario com’era, aveva richiesto nelle ultime sei settimane.

Appena l’ordinazione fu confermata il simulacro la intercettò nel banco dati, apportò una piccola modifica e poi la lasciò continuare per la sua strada dal centralino della Food Food alla pizzeria sulla Steeles Bayview, a sei isolati dall’abitazione di Rod Churchill.

Peter e Cathy erano usciti con la macchina di lei, e una volta in centro avevano preso Bayview Avenue, circa dieci chilometri a sud del quartiere dei genitori di Cathy, un lungo viale pieno di negozi, boutique e ristoranti. Dopo aver posteggiato l’auto erano entrati per qualche minuto alla Sleuth in Bakery Street, la principale libreria di Toronto per la fantascienza e i romanzi del mistero, e ora stavano aspettando un varco nel traffico per attraversare fino al piccolo ristorante coreano che piaceva ad entrambi, sull’altro lato della strada.

Sul marciapiede un uomo grassoccio, con una zazzera di capelli bianchi e un pesante soprabito blu della marina, stava venendo da quella parte. Peter notò che l’uomo lo guardava, e che nel passare accanto a loro lo scrutava di nuovo e con più attenzione. Era una cosa a cui stava cominciando ad abituarsi; negli ultimi tempi era apparso alla TV e sui giornali abbastanza spesso, e per strada la gente lo riconosceva. Ma invece di tirare dritto come chiunque altro avrebbe fatto, l’uomo venne verso di loro.

— Ehi… tu sei Peter Hobson, eh? Sei Hobson? — lo interpellò. Era sulla sessantina, con una rete di capillari che gli arrossavano il naso e le guance.

— Sì — rispose lui con indifferenza.

— Tu sei quello che ha scoperto il segnale dell’anima, è così?

— Onda dell’anima — disse lui, con un occhio al traffico. — Noi la chiamiamo onda dell’anima. — Lo guardò meglio. — Sono io, sì.

L’uomo annuì, accigliato. — Ti ho visto alla TV — disse. — Ma Gesù il Cristo ti punirà e ti manderà all’inferno, se non ti pentirai di ciò che hai fatto.

Cathy prese Peter per un braccio. — Andiamo — disse. Ma l’uomo scese dal marciapiede per bloccare loro la strada.

— Prostrati dinnanzi a Gesù il Cristo e chiedigli perdono, Peter Hobson… è la tua sola speranza di salvezza!

— Certo, certo, ma non è il momento di discuterne — borbottò Peter. — Adesso ho da fare.

— Che Dio abbia pietà di te! — esclamò l’altro, e infilò una mano nella tasca del cappotto. Per un terribile momento Peter pensò che stesse per impugnare una pistola; invece l’uomo tirò fuori una Bibbia, rilegata in pelle color sangue. — Ascolta la parola di Dio, Peter Hobson! Salva la tua anima!

Cathy lo fronteggiò senza alcuna timidezza. — Se ne vada, e ci lasci in pace!

— Non prima che abbiate chiesto perdono a Dio! — la ammonì lui. Detto questo allungò una mano e…

… afferrò Cathy per una spalla.

Prima che Peter potesse reagire lei alzò un piede (aveva i tacchi a spillo) e lo abbatté con violenza sulla scarpa dell’uomo. Lui gemette di dolore. — Si tolga di mezzo! — gridò Cathy. Poi prese a braccetto Peter e con estrema fermezza se lo portò dietro attraverso la strada.

— Ehi — disse Peter mentre approdavano sul marciapiede opposto. La guardò con stupore genuino. — I miei complimenti, signora.

Cathy gettò indietro i lunghi capelli neri. — Nessuno può parlare così a mio marito — disse, sorridendo del suo sorriso a cento megawatt. Lo pilotò verso l’ingresso del ristorante, pochi metri più in là. — E ora andiamo a cena. Stasera offro io.

Suonarono alla porta. Rod Churchill guardò l’orologio: ventisei minuti. Cominciava a credere che lui non avrebbe mai avuto una cena gratis, anche se una sua collega insegnante di storia diceva che a lei era capitato ben due volte di seguito. Per abitudine Rod guardò l’inquadratura della telecamera di sicurezza apparsa sullo schermo della TV. Uh-hu, un fattorino della Food Food, tutto a posto; le loro uniformi bianche e arancione erano fatte per essere riconoscibili anche con poca luce. Rod andò nell’atrio, si guardò nello specchio a muro per accertare che i capelli color mogano fossero pettinati sopra la calvizie centrale della testa, e aprì la porta. Firmò la ricevuta al fattorino, che gli consegnò la velina, e portò in sala da pranzo la scatola contenente la cena calda. Sul tavolo aprì con cura il rivestimento termico, si versò un bicchiere di vino bianco, prese il telecomando della TV che anche da quella posizione era facilmente visibile, e sedette per godersi la cena.

Il roast-beef era cotto al punto giusto anche se un po’ troppo piccante, pensò Rod, ma quella sera la salsa era particolarmente gustosa, e l’insalata mista conteneva patate tagliate a fettine sottili proprio come piaceva a lui. Appena ebbe finito ripulì del sugo le due sezioni del vassoio. Stava bevendo il succo di mela quando cominciò ad avvertire il dolore: una fitta sempre più forte nella nuca, e una sensazione terribile agli occhi, come se gli stessero conficcando delle spine nelle orbite. Sentì che il cuore gli balzava in gola per la paura. Aveva la faccia imperlata di sudore, e per un momento pensò che avrebbe vomitato tutto. Un forte calore gli stava dilagando nel collo e sul volto. Si alzò in piedi, sperando di riuscire ad arrivare al telefono e chiamare aiuto, ma all’improvviso un dolore insopportabile gli tolse le forze e cadde pesantemente all’indietro, rovesciando la sedia sulla moquette. Gli sfuggì un gemito. Tutto diventava scuro e sempre più scuro.

Peter e Cathy erano già andati a letto, ma il loro Monitor Hobson sapeva che nessuno dei due dormiva ancora e così permise al telefono di suonare.

Quello della camera da letto non aveva il video, naturalmente. Nella penombra Peter annaspò in cerca del ricevitore, sul suo comodino da notte.

— Sì, chi è? — disse.

Una donna che stava piangendo. — Peter! Oh, Peter!

— Bunny?

Nel sentire il nome di sua madre Cathy si alzò subito a sedere sul letto. — Luce! — ordinò. Il computer domestico fece accendere i due lampadari della camera.

— Peter… è Rod. Io…. credo che sia morto.

— Oh, mio Dio — mormorò lui.

— Perché ha chiamato? — volle sapere Cathy, preoccupata. — C’è qualcosa che non va?

— Ne è sicura, Bunny? Ma cos’è accaduto? — domandò Peter, col cuore che gli batteva forte.

— Sono appena rientrata a casa. Ero al corso di francese, e… e l’ho trovato sul pavimento, in camera da pranzo. Non respira.

— Ha chiamato un’ambulanza? — chiese lui.

— Cos’è successo? — ansimò Cathy, inorridita.

Bunny non aveva smesso di piangere, e dovette fare una pausa per soffiarsi il naso. — Sì, sì, l’ho chiamata. Sta arrivando.

— Veniamo subito — disse Peter. — Saremo lì al più presto. Non vada via con l’ambulanza, aspetti noi.

— Grazie — disse Bunny, sconvolta. — Sì, ti prego. Venite.

— Cerchi di farsi forza — la esortò lui. — Stiamo arrivando.

— Cos’è successo? — chiese ancora Cathy.

Peter guardò sua moglie. Aveva gli occhi ancora più grandi, sbarrati per il terrore. Mio Dio, come poteva dirglielo? — Era tua madre — rispose. Questo lei lo sapeva già, ma gli occorreva qualche secondo di tempo per riordinare i pensieri. — Tuo padre… lei pensa che tuo padre sia morto, purtroppo.

I lineamenti di Cathy erano rigidi, pallidissimi. Aprì la bocca, ma non riuscì a far altro che scuotere lentamente la testa come per negare quella realtà.

— Vestiamoci — disse dolcemente Peter. — Dobbiamo andare da lei, adesso. Avrà bisogno di te.

NET NEWS DIGEST

L’ultimo rapporto Gallup su «la religione nel Nord America» rivela che questa settimana le presenze dei fedeli nelle chiese sono state del 13, 75% maggiori che nella settimana corrispondente dello scorso anno.


L’Ospedale Christiaan Barnard di Mandelaville, Azania, annuncia oggi di aver ufficialmente definito l’abbandono del corpo da parte dell’Onda dell’Anima come momento in cui avviene la morte.


Schlockmeister Jon Tchobanian ha cominciato a lavorare sulla sua ultima pellicola interamente generata dal computer, Il cacciatore di anime. La trama narra di un medico pazzo che imprigiona le anime dei degenti di un ospedale entro bottiglie magnetiche, e quindi cerca di farle rivivere trasferendole nel corpo di animali. Quando la sua fidanzata muore tenta di farne resuscitare il corpo utilizzando una di queste anime, ma per errore usa l’anima di sua madre. «Il film unisce il tema dell’incesto a quello della vita dopo la morte» dice Tchobanian. «Lo sto girando interamente con ricostruzioni computerizzate di attori morti.» Boris Karloff e Marilyn Monroe saranno i protagonisti.


La Life Unlimited, con sede a San Rafael in California, ha informato oggi la stampa che nel mese appena trascorso è stato battuto ogni record di vendita per il suo ormai ben noto processo nanoteenologico dell’immortalità. La sociologa Gudrun Mungay della Merril Lynch ipotizza che questo sia una diretta conseguenza della scoperta dell’Onda dell’Anima. «Alcuni individui» dice la Dr. Mungay, «hanno buoni motivi per non voler incontrare il loro creatore.»


Cronaca nera. Oshkosh, Wisconsin: Gli avvocati di Gordon Spitz, Infermiere accusato di aver commesso atti di libidine violenta su decine di donne anziane nell’ospizio in cui lavorava, hanno chiesto la non-colpevolezza del loro cliente per insanità mentale. Spitz, che dice di aver avuto fin da bambino esperienze extrasensoriali durante le quali la sua anima abbandona il corpo, dichiara che durante gli episodi di violenza la sua anima si trovava altrove, e che di conseguenza non è lui il responsabile dei crimini di cui è accusato.

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