Capitolo trentacinquesimo

Sandra seguì la Don Valley Parkway fino a Cabbagetown e parcheggiò la macchina fuori dal negozio principale della Food Food, all’angolo fra Parliament Avenue e Wellesley Street. Come aveva saputo dallo schermo del videotelefono, la centrale che riceveva e distribuiva le ordinazioni si trovava al primo piano dell’edificio, sopra il locale aperto al pubblico. Lei prese le scale e quando si trovò davanti una porta aperta entrò, senza bussare. Seduti davanti a una dozzina di terminali di computer c’erano altrettanti impiegati, con cuffia e microfono. Benché fossero soltanto le due del pomeriggio sembravano molto occupati a prendere le telefonate dei clienti.

Una donna di mezz’età dai capelli biondo-metallizzato le venne incontro. — Sì? Cosa posso fare per lei?

Sandra fece balenare un attimo la sua tessera e si presentò. — Posso sapere il suo nome, prego?

— Danielle Nadas — disse la bionda. — Sono la capoturno, qui.

Sandra si guardò attorno con interesse. Anche a lei, dopo il divorzio, era capitato spesso di ordinare una pizza o delle lasagne alla Food Food, ma non aveva mai saputo cosa ci fosse all’altro capo della linea; per videotelefono tutto ciò che uno vedeva erano i menu della ditta, coi numeri da premere, tutto computerizzato, mentre adesso notava che c’era gente che rispondeva a voce a chi aveva solo l’audio.

— Avrei bisogno di vedere le registrazioni di un vostro cliente — disse.

— Sa il numero di telefono?

— Otto-otto-otto, veloci è il nostro motto, sei-sei-sei, Food Food viene da voi, nove-nove-nove, col sole e quando piove.

La capoturno sorrise. — Non il nostro numero. Quello del cliente.

Sandra dovette cercarlo sul suo computer tascabile. La donna andò a uno dei terminali e diede un colpetto su una spalla a uno dei giovanotti che stava lavorando. Lui annuì, finì di occuparsi dell’ordinazione che aveva ricevuto e si tolse di mezzo.

La capoturno sedette e batté alcuni comandi. — Ecco qui — disse poi, spostandosi di lato perché Sandra vedesse meglio lo schermo.

Roderick Churchill aveva ordinato sempre la stessa cena negli ultimi sei mercoledì della sua vita. Con una sola differenza…

— Qui dice che ha chiesto roast-beef poco cotto con il sugo a basso contenuto calorico cinque volte di fila — lesse Sandra. — Ma non la sesta. L’ultima volta ha ordinato il sugo normale. Esatto?

La capoturno guardò lo schermo. — Così pare, — annuì, e sorrise. — Be’, non gli dò torto. La nostra roba a basso contenuto calorico non è granché, se vuole la mia opinione. Quella è una salsa di gelatina vegetale. Evidentemente ha optato per il sugo vero, alla fine.

— O forse uno dei vostri centralinisti qui ha fatto uno sbaglio.

La capoturno scosse il capo. — Impossibile. Anche se l’ASC fosse stato incerto, noi presumiamo sempre che il cliente voglia la stessa ordinazione dell’ultima volta… e nove volte su dieci è così. L’ASC non avrebbe registrato un’ordinazione diversa dalle precedenti, se non fosse stato sicuro che quella differenza era motivata.

— L’ASC?

— Addetto al Servizio Clienti Oh, cielo pensò Sandra.

— Quando non ci sono cambiamenti — spiegò la capoturno, — l’ASC si limita a premere il tasto F2… quello che inserisce il comando: Ripetere Ordinazione Precedente.

— Lei è in grado di dirmi chi di voi si è occupato dell’ultima ordinazione?

— Sicuro. — La capoturno indicò un numero a schermo. — ASC 054… è Annie Delano.

— Si trova qui? — domandò Sandra.

La capoturno le indicò il fondo della sala. — È quella laggiù: la bionda con la coda di cavallo.

— Vorrei farle qualche domanda — disse Sandra.

— Senta, adesso la Delano ha da fare. E io non vedo che differenza ci sia — obiettò l’altra.

— La differenza — disse freddamente Sandra, — è che il cliente che ha fatto quell’ordinazione è stato ucciso da qualcosa che si trovava nel cibo che ha mangiato.

La capoturno sbarrò gli occhi, facendosi pallida. — Oh, mio Dio! — ansimò sbigottita. — Io… io… sarà meglio che avverta subito la direzione.

— Non è necessario, per il momento — disse Sandra. — Voglio solo parlare con quella ragazza laggiù.

— Naturalmente. Naturalmente. — La donna le fece strada fino al punto in cui lavorava Annie Delano. La ragazza dimostrava sedici o diciassette anni, ed era evidente che aveva appena ricevuto un ordine ripetitivo, perché stava facendo proprio ciò che la capoturno aveva detto: premeva il tasto F2.

— Annie, questa signora è un funzionario della polizia. Vorrebbe farti alcune domande. È una cosa importante, perciò rispondile con la massima precisione.

La ragazza annuì, facendo tanto d’occhi.

— Ms. Delano — disse Sandra, — mercoledì scorso, nel pomeriggio, lei ha ricevuto la telefonata di un cliente, Roderick Churchill, che ha ordinato la cena. Roast-beef e insalata mista.

Annie si strinse nelle spalle. — Se lo dice lei, signora. Sandra si volse alla capoturno. — Riporti quella registrazione a schermo, per favore.

La donna faticò a rammentarsi il numero di Churchill, ma alla fine riuscì a farcela e mostrò alla sua ASC il risultato dell’operazione. La faccia di Annie Delano rimase inespressiva.

— Lei ha modificato la sua solita ordinazione — disse Sandra. — Questo cliente aveva sempre chiesto sugo a basso contenuto calorico, ma l’ultima volta lei gli ha assegnato quello normale.

— L’avrei fatto solo se lui me lo avesse chiesto — disse la ragazza.

— E si ricorda se le ha chiesto un cambiamento?

Annie Delano guardò lo schermo. — Mi spiace, signora. Non ricordo assolutamente nulla. Io registro centinaia di ordinazioni al giorno, e questa risale a una settimana fa. Però, onestamente, non avrei mai cambiato qualcosa se il cliente non me l’avesse chiesto.

Sandra Philo tornò alla sede della Doowap Advertising e chiese di poter usare ancora uno dei piccoli uffici per interrogare di nuovo alcuni colleghi di Hans Larsen. Il suo interesse era ormai accentrato su Cathy Hobson, ma per non destare i suoi sospetti cominciò con altre due persone e le trattenne a colloquio una ventina di minuti.

Quando Cathy entrò e si mise a sedere, Sandra la accolse con un sorriso comprensivo. — Ho appena saputo di suo padre — disse. — Le faccio le mie condoglianze. Anch’io ho perduto mio padre, l’anno scorso, e so che sono momenti molto brutti.

Cathy le rivolse un breve formale cenno del capo. — Grazie.

— Le confesso che la cosa mi ha incuriosito — proseguì lei. — Mi riferisco al fatto che Hans Larsen e suo padre sono morti quasi contemporaneamente.

Cathy fece un sospiro. — Piove sul bagnato, no? Sandra annuì. — Così, lei pensa che sia una semplice coincidenza?

Cathy la guardò stupefatta. — È naturale che si tratta di una coincidenza. Voglio dire, santo cielo, io non avevo alcun rapporto con Hans, e mio padre è morto di cause naturali.

Sandra la guardò in silenzio, lasciando che quelle parole restassero sospese fra loro, e poi le sottolineò inarcando un sopracciglio. — Per quanto riguarda i suoi rapporti con Larsen, entrambe sappiamo che non mi ha detto la verità. Lei aveva una relazione amorosa con lui. — Nei grandi occhi azzurri di Cathy fiammeggiò un lampo di sfida. Sandra alzò una mano. — Non si preoccupi, Ms. Hobson. Ciò che lei fa nella sua vita privata è affar suo… per così dire. Io non ho alcuna intenzione di rivelare la cosa a suo marito… né alla vedova di Larsen, quanto a questo. Presumendo, cioè, che lei non abbia avuto niente a che fare col suo omicidio.

Cathy era irritata. — Senta… prima di tutto, quel che c’è stato fra me e Hans è successo molto tempo fa. In secondo luogo, mio marito lo sa già. Io stessa gliene ho parlato.

Sandra ne fu sorpresa. — Gliene ha parlato?

— Sì. — Cathy parve capire di aver commesso un errore. Ebbe un gesto seccato. — Perciò lei può vedere benissimo — continuò, — che io non avevo niente da nascondere, e dunque nessuna ragione di voler tappare la bocca di Hans.

— E suo padre?

Cathy sbuffò esasperata. — Lui è morto di cause naturali. C’è forse bisogno di ripeterlo?

— Mi spiace dover essere io a darle questa notizia — disse Sandra, — ma temo che le cose stiano diversamente.

Lei strinse i denti. — Dannazione, ispettore. È già abbastanza doloroso sopportare la perdita di un padre, senza bisogno che lei venga a fare questi giochetti con me.

Sandra annuì. — Mi creda, Ms. Hobson, io non le direi mai una cosa simile se non pensassi che sia vera. Ma il fatto è che qualcuno ha alterato l’ordinazione della cena di suo padre.

— Alterato l’ordinazione? Di che sta parlando?

— Suo padre assumeva regolarmente un medicinale che aveva severe controindicazioni dietetiche. Ogni mercoledì, quando sua madre era fuori, lui ordinava la cena a un fast food… sempre le stesse cose, sempre cibo sicuro per lui. Ma la sera in cui è morto qualcuno aveva alterato la sua ordinazione, e gli era stata portata una cena che lui ha consumato senza badare alla differenza, forse perché stava guardando la TV. Il risultato è stata una grave reazione arteriosa, che ha fatto salire la sua pressione sanguigna a un livello per lui insopportabile.

Cathy era rossa in faccia. — Ma che sta dicendo, ispettore? Mio padre sarebbe stato ucciso da un fast food?

— Io presumevo che si fosse trattato di un incidente — disse Sandra. — Ma ho fatto alcuni controlli. È venuto fuori che alcuni giorni prima della morte di suo padre qualcuno ha compiuto un accesso illegale nel MedBase nazionale. Chiunque sia stato, può aver saputo lì che suo padre si curava con la Phenelzina.

— La Phenelzina? — disse Cathy. — Ma questo è un antidepressivo.

Sandra sollevò le sopracciglia. — Oh, lei lo sapeva?

— Quello che so io è che la prendeva mia sorella.

— E sapeva che ha delle controindicazioni dietetiche?

— Sì. Niente formaggio piccante — disse Cathy.

— Be’, l’elenco è alquanto più lungo.

Cathy stava scuotendo la testa in quello che a Sandra parve genuino stupore. — Papà che prendeva antidepressivi? — disse sottovoce, come se lo chiedesse a se stessa. Poi la guardò negli occhi. — Questo è pazzesco.

— Il MedBase tiene una registrazione di tutti gli accessi. Mi è costato un bel po’ di lavoro, ma ho fatto controllare tutti gli accessi avvenuti nelle due settimane precedenti la morte di suo padre. C’è stato un login fasullo, tre giorni prima di quel mercoledì.

— Un cosa?

— Il medico sotto il cui nome è stato chiesto accesso si trovava in vacanza in Grecia, quando la cosa è accaduta.

— Uno può consultare quei database da qualsiasi angolo del mondo — disse Cathy.

— Vero — annuì Sandra, — ma io ho telefonato a quel medico. Mi ha giurato di non aver fatto altro che visitare località archeologiche durante la sua vacanza.

— E lei può sapere in quali dati, e di chi, questa persona è andata a curiosare?

Sandra non nascose una smorfia. — No. È possibile accertare solo che un utente ha chiesto accesso e poi è uscito. La registrazione mostra che entrambe le cose sono avvenute intorno alle quattro del mattino, ora di Toronto.

— Cioè pieno giorno in Grecia.

— Sì, ma quella è anche l’ora in cui ci sono meno richieste per il MedBase. Mi è stato detto che questo permette di accedere senza ritardi. Se qualcuno voleva entrare e uscire al più presto, era il momento migliore per farlo.

— Però, usare gli ingredienti di una cena per provocare una reazione mortale… questo richiede una competenza molto particolare da parte di un assassino.

— Proprio così — disse Sandra. Una pausa. — Lei è laureata in chimica, no?

Cathy fece un lento respiro. — In chimica inorganica, sì. Non so niente delle sostanze farmaceutiche attuali. — Allargò le mani. — Tutto questo mi sembra più che assurdo, ispettore. Il peggior nemico che mio padre avesse era l’allenatore di football della Newtonbrook Secondary School.

— Come si chiama quest’uomo?

Cathy ebbe un mugolio esasperato. — Sto scherzando, dannazione. Non conosco nessuno che avesse un motivo per voler uccidere mio padre.

Sandra guardò il salone oltre la porta a vetri. — Forse lei ha ragione. Questo lavoro ci rende un po’ paranoici, a volte. — Le rivolse un sorriso disarmante. — Siamo sempre pronti a vedere piani e complotti, temo. Mi scusi… e la prego, mi creda quando dico che mi dispiace della sua perdita. Io so cosa significhi la morte di un padre.

La voce di Cathy suonò neutra, ma il suo sguardo si stava placando. — Apprezzo le sue parole.

— Soltanto qualche altra domanda, e poi spero di non doverla più disturbare. — Sandra consultò lo schermo del suo computer tascabile. Il nome Desalle significa qualcosa per lei? Jean-Louis Desalle.

Cathy corrugò le sopracciglia ma non disse nulla.

— Studiava all’Università di Toronto nello stesso periodo in cui la frequentava anche lei.

— Questo è stato molto tempo fa.

— Vero. Mi permetta di dirlo in un altro modo: quando ho parlato con Jean-Louis Desalle, lui ha riconosciuto il suo nome. Non Catherine Hobson: Catherine Churchill. E si ricordava anche di suo marito, Peter Hobson.

— Il nome di questa persona — disse Cathy, misurando con cura le parole, — mi è vagamente familiare.

— Lei ha rivisto Jean-Louis Desalle dopo l’università?

— Santo cielo, no. Non ho alcuna idea di dove sia andato a finire.

Sandra annuì. — Grazie, Ms. Hobson. Lei è stata molto gentile. Non c’è altro, per ora.

— Aspetti — disse Cathy. — Perché mi ha domandato di Jean-Louis?

Sandra chiuse il computer portatile e lo mise nella borsetta. — È il medico sul cui conto è stato addebitato l’accesso al MedBase.

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