15 L’arte del sellaio

Quando Eragon aprì gli occhi, il ricordo di Garrow lo investì con tutto il suo dolore straziante. Si trasse le coperte sulla testa e pianse in silenzio nel buio tepore. Quanto avrebbe voluto restare così, nascondersi per sempre dal resto del mondo. Le lacrime cessarono di sgorgare. Maledisse Brom. Si asciugò le guance e si alzò a malincuore.

Brom stava preparando la colazione. «Buongiorno» disse. Eragon grugnì un saluto. S’infilò le mani ghiacciate sotto le ascelle e si accovacciò davanti al fuoco, in attesa che il cibo fosse pronto. Mangiarono in fretta, prima che si raffreddasse. Quando ebbero finito, Eragon lavò la sua ciotola con la neve, poi distese le pelli rubate sul terreno.

«Che cosa vuoi fare con quelle?» domandò Brom. «Non possiamo portarle con noi.»

«Voglio fare una sella per Saphira.»

«Mmm» disse Brom, avvicinandosi. «Sai, i draghi usavano due tipi di selle. Le prime erano dure, sagomate come una sella per cavalli. Ma per farle ci vogliono tempo e attrezzi adatti. Le altre erano più sottili, nient’altro che uno strato imbottito fra il Cavaliere e il suo drago. Si usavano quando era necessario essere rapidi e mobili, anche se non erano comode come quelle sagomate.»

«Sai com’erano fatte?» disse Eragon.

«Meglio: posso fartene una.»

«Allora prego» disse Eragon, facendosi da parte.

«D’accordo, ma sta’ attento. Un giorno potresti aver bisogno di fartela da solo.» Con il permesso di Saphira. Brom le prese le misure del collo e del torace. Poi ricavò cinque strisce da una delle pelli, e sulle altre disegnò e ritagliò una decina di sagome. Infine tagliò il resto in lunghe fettucce sottili. Usò le fettucce per cucire insieme i pezzi, ma per ogni punto servivano due buchi, ed Eragon lo aiutò a praticarli. Al posto delle borchie, usarono nodi complicati; ogni nastro di pelle era lungo più del necessario, affinchè la sella si adattasse alla dragonessa anche nei mesi a venire. La parte principale della sella era composta da tre parti identiche, cucite insieme e imbottite. Davanti era fissato un robusto cappio da infilare su una delle punte del collo di Saphira, mentre ampie strisce cucite su entrambi i lati avevano passare sotto il suo ventre per poi essere annodate. Al posto delle staffe c’era una serie di nodi scorsoi su entrambe le fasce. Una volta stretti, avrebbero fornito appoggio ai piedi di Eragon. Un’altra lunga fascia doveva issare davanti alle zampe anteriori di Saphira, divisa in due, per poi risalire e unirsi alla sella.

Mentre Brom lavorava, Eragon riparò il suo zaino e sistemò le provviste. La giornata volgeva al termine quando ebbero finito. Esausto. Brom posò la sella su Saphira e controllò tutte le cinghie. Fece qualche modifica, poi la tolse, soddisfatto.

«Hai fatto un ottimo lavoro» dovette ammettere Eragon.

Brom chinò il capo. «Ho cercato di fare del mio meglio, dovrebbe andarti bene; la pelle è abbastanza robusta.»

Non vuoi provarla? chiese Saphira.

Magari domani, disse Eragon, e ripose la sella con le coperte. Adesso è troppo tardi. In verità, non aveva molta voglia di volare di nuovo, non dopo il disastroso risultato della prima volta. Prepararonouna cena veloce, semplice ma gustosa. Mentre mangiavabo. Brom guardò Eragon oltre il fuocoe chiese: «Partiremo Domani?»

«Non c’è ragione per restare.»

«Suppongo di no.» Si dondolò , un po’ teso. «Eragon, mi rincresce davvero per come sono andate le cose. Non avrei mai voluto che accadesse. La tua famiglia non meritava una simile tragedia. Se potessi fare qualcosa per tornare indietro, lo farei. E’ una situazione drammatica per tutti noi.» eragon rimase in silenzi, evitando lo sguardo di Brom. Il vecchio disse: «Avremo bisogno di cavalli.»

«Tu, forse, ma io ho Saphira.»

Brom, scosse il capo. «Non esiste cavallo al mondo che possa tenere dietro a un drago volante, e Saphira è troppo giovane per portarci entrambi. E poi sarà più sicuro se viaggiamo insieme, e a cavallo faremo prima che a piedi.»

«Ma così sarà più difficile raggiungere i Ra’zac» protestò Eragon.«In sella a Saphira, potrei trovarli in un giorno o due. A cavallo ci vorrà molto di più…se mai sarà possibile rintracciarli via terra!»

Brom disse lentamente: «E’ un rischio che devi correre, se vuoi che venga con te.»

Eragon riflettè:«D’accordo» borbottò. «prendiamo i cavalli. Ma dovrai comprarli. Io non ho soldi, e non voglio rubare ancora è sbagliato.»

«Dipende dai punti di vista» lo corresse Brom con un lieve sorriso. «Prima che ti imbarchi in questa avventura, ricorda che i tuoi nemici, i Ra’zac, sono servi del re. Saranno protetti ovunque andranno. Nessuna legge li ferma. Nelle città otterranno abbondanti provviste e incontreranno servitori ossequiosi. E ricorda che per Galbatorix niente è più importante che arruolarti o ucciderti, per quanto dubito che la notizia della tua esistenza lo abbia già raggiunto. Più a lungo riesci a eludere i Ra’zac, più disperato diverrà. Saprà che giorno per giorno tu diventerai più forte e che ogni momento che passa è un’occasione per unirti ai suoi nemici. Devi stare molto attento, perché potrai facilmente trasformarti da cacciatore in cacciato.»

Eragon rimase colpito da quelle parole e restò in silenzio a pensare, rigirandosi un rametto tra le dita. «Ora basta con le parole» disse Brom. «È tardi e mi fanno male le ossa. Potremo continuare domani.» Eragon annuì e ridusse il fuoco per la notte.

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