35 La vendetta dei Ra’zac

Un sordo pulsare alla testa svegliò Eragon. Ogni volta che affluiva sangue al cervello, era una nuova ondata di dolore. Socchiuse gli occhi e fece una smorfia; gli vennero le lacrime agli occhi mentre guardava la luce di una lanterna. Battè le palpebre e distolse lo sguardo. Quando cercò di alzarsi a sedere, si rese conto di avere le mani legate dietro la schiena. Si voltò, intorpidito, e vide le braccia di Brom. Si sentì sollevato scoprendo che erano legati insieme. Perché? Si sforzò di capire l’origine del suo sollievo. Loro non si sarebbero presi la briga di legare un morto! Ma loro chi? Girò ancora di più la testa, poi si fermò quando un paio di stivali neri entrò nel suo campo visivo.

Eragon alzò la testa e si ritrovò a guardare il muso rincagnato di un Ra’zac. Lo percorse un brivido di terrore. Fece appello alla magia e stava per formulare una parola che avrebbe ucciso i suoi aguzzini, ma poi si interruppe, perplesso. Non riusciva a ricordarla. Deluso, ritentò, ma soltanto per lasciarsela sfuggire ancora.

Torreggiando su di lui, il Ra’zac ghignò gelido. «La droga funziona, a quanto pare. Bene, così non ci darai fassstidio.»

Eragon udì un tintinnio metallico alla sua sinistra. Si voltò e vide con sgomento che il secondo Ra’zac stava infilando una museruola sulla testa di Saphira. La dragonessa aveva le ali legate lungo i fianchi da pesanti catene nere, e alle zampe aveva ceppi robusti. Eragon provò a chiamarla: invano.

«Sssi è messa a collaborare quando abbiamo minacciato di ucciderti» sibilò il Ra’zac. Accovacciato davanti alla lanterna, cominciò a rovistare nelle borse di Eragon, esaminando e scartando parecchi oggetti, finché non trovò Zar’roc. «Ma guarda che bella ssspada ha quesssto marmocchio. Credo che la terrò io.» Si protese verso il prigioniero e ringhiò. «O magari, ssse ti comporti bene, il nossstro padrone potrebbe permetterti di lucidargliela.» Il suo alito umidiccio sapeva di carne in putrefazione.

Rigirò la spada fra le mani e si lasciò sfuggire un grido quando vide il simbolo sul fodero. Il suo compagno accorse. Insieme scrutarono la spada, sibilando, facendo schioccare la lingua. Alla fine si rivolsero a Eragon. «Ssservirai molto bene il nostro padrone.»

Eragon costrinse la lingua impastata a formare le parole: «Se lo farò, vi ucciderò.»

I due ridacchiarono. «Oh no.. noi sssiamo troppo preziosi, mentre tu sssei... sssuperfluo.» Saphira emise un ringhio cupo e sbuffò fumo dalle narici. I Ra’zac non le badarono.

La loro attenzione fu sviata da un gemito di Brom. Il vecchio rotolò su un fianco. Uno dei Ra’zac lo afferrò per la camicia e lo sollevò in aria senza sforzo. «Si sssta riprendendo.»

«Dagliene ancora.»

«Uccidiamolo e basssta» disse il Ra’zac più basso. «Ci ha già dato troppi problemi.»

Quello più alto fece scorrere le dita sulla propria spada.

«Buona idea. Sssolo che le istruzioni del re sssono di tenerli in vita.»

«Possiamo sssempre dire che è rimasto uccissso quando li abbiamo catturati.»

«E lui?» disse l’altro, puntando la spada verso Eragon. «Ssse poi parla?»

Il compagno rise ed estrasse un pugnale. «Non ossserà.»

Ci fu un lungo silenzio, e infine: «D’accordo.»

Trascinarono Brom al centro dell’accampamento e lo spinsero in ginocchio. Brom si accasciò su un fianco. Eragon osservava la scena con terrore crescente. Devo liberarmi! Strattonò le funi, ma erano troppo robuste per spezzarle. «Sssmettila!» disse il Ra’zac più alto, pungolandolo con la spada. Poi annusò l’aria: sembrava che qualcosa lo turbasse.

L’altro Ra’zac.ringhiò, tirò indietro la testa di Brom e fece per tagliargli la gola nuda. Proprio in quel momento si udì un fruscio sibilante, seguito dall’urlo del Ra’zac. Dalla spalla gli sporgeva una freccia. Il Ra’zac più vicino a Eragon si abbassò di colpo, schivando per un pelo una seconda freccia. Avanzò carponi.verso il compagno ferito; i due guardarono torvi le tenebre, sibilando infuriati. Non mossero un dito per fermare Brom quando questi si rialzò a fatica, intontito. «Sta’ giù!» gridò Eragon.

Brom barcollò, poi cominciò ad avanzare verso il ragazzo. Mentre altre frecce saettavano per il campo, scoccate da invisibili arcieri, i Ra’zac si. rifugiarono dietro alcuni massi. Ci fu una breve tregua, poi altri dardi arrivarono dalla direzione opposta. Colti di sorpresa, i Ra’zac reagirono al rallentatore. I loro mantelli furono perforati in diversi punti, e una freccia vagante si andò a seppellire nel braccio di uno.

Con un grido selvaggio, il Ra’zac più basso fuggì verso la strada, sferrando un calcio malevolo al fianco di Eragon mentre passava. Il compagno esitò, poi raccolse il pugnale da terra e lo seguì. Mentre lasciava l’accampamento, scagliò il pugnale contro Eragon.

Una strana luce risplendette negli occhi di Brom. Si gettò davanti a Eragon, la bocca socchiusa in un ringhio muto. Il pugnale lo colpì con un tonfo sommesso, e il vecchio crollò riverso a terra. La testa gli ricadde di lato.

«No!» gridò Eragon, nonostante il dolore al fianco che lo costringeva a restare piegato in due. Udì dei passi.. ma i suoi occhi si chiusero e perse di nuovo i sensi.

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