LVI

Nella villa trovai Metaxas e gli domandai: — Come si chiama la moglie di Leone Dücas?

— Pulcheria.

— Quand’è l’ultima volta che l’hai vista?

— Tre settimane fa, quando siamo andati alla festa.

— No — replicai. — Tu sei sotto l’effetto del paradosso del transito, e anch’io.

Leone Dücas è sposato con una donna che si chiama Euprepia, e ha avuto da lei due figli e un terzo sta per nascere. E Pulcheria è la moglie di un taverniere che si chiama Hiraklis Photis.

— Sei ammattito? — fece Metaxas.

— Il passato è stato cambiato. Non so come sia successo, ma vedi: c’è stato un mutamento proprio fra i miei antenati, e Pulcheria non è più mia bisavola, e Dio solo sa se anch’io esisto ancora. Se non discendo da Leone Dücas e Pulcheria, allora da chi discendo e…

— Quando l’hai scoperto?

— Proprio ora. Sono andato a cercare Pulcheria, e… Cristo, Metaxas, cosa devo fare?

— Forse c’è stato un errore — disse lui, calmo.

— No. No. Chiedilo ai tuoi servitori. Loro non subiscono il paradosso del transito.

Domandagli se hanno mai sentito parlare di una Pulcheria Dücas. Non sapranno chi è.

Chiedigli il nome della moglie di Leone Dücas. Oppure va’ in città e controlla tu stesso. C’è stato un cambiamento nel passato, non capisci? E tutto è diverso, e…

Cristo, Metaxas! Cristo!

Mi afferrò i polsi e disse, sottovoce: — Raccontami tutto dal principio, Jud.


Ma non ebbi la possibilità di farlo. Proprio in quel momento il grosso e nero Sam si precipitò nella sala, lanciando grida di gioia.

— L’abbiamo trovato! Accidenti, l’abbiamo trovato!

— Chi? — domandò Metaxas.

— Chi? — domandai io, contemporaneamente.

Chi? — ripeté Sam. — Chi diavolo credete? Sauerabend. Conrad F.X.

Sauerabend in persona!

— L’avete trovato? — dissi io, sfinito dal sollievo. — Dove? Quando? Come?

— Proprio qui, nel 1105 — rispose Sam. — Questa mattina. io e Melamed eravamo al mercato a controllare, e mostravamo il ritratto, e un venditore di piedini di maiale l’ha riconosciuto. Sauerabend vive a Costantinopoli da cinque o sei anni, e ha una taverna giù vicino al mare. Si fa chiamare Hiraklis Photis…

— No! — urlai. — No, bastardo di un negro, no, no, no, no, no! Non è vero.

E mi avventai su di lui, accecato dal furore.

E lo presi a pugni nel ventre, lo mandai ad arretrare barcollando verso la parete.

E Sam mi guardò in modo strano, e riprese fiato, e venne verso di me, mi sollevò di peso e mi lasciò cadere. E mi sollevò di peso e mi lasciò cadere. E mi sollevò di peso una terza volta, ma Metaxas lo costrinse a lasciarmi.

Sam mormorò garbatamente: — È vero che sono un bastardo negro, ma era proprio necessario gridarlo così?

Metaxas disse: — Qualcuno gli porti un po’ di vino. Credo che stia perdendo la testa.

Non so come, riacquistai un po’ di padronanza. — Sam, non volevo insultarti, ma assolutamente non può essere che Conrad Sauerabend viva qui sotto il nome di Hiraklis Photis.

— Perché?

— Perché… perché…

— L’ho visto io — disse Sam. — Sono andato a bere nella sua taverna, non più di cinque ore fa. È grosso e grasso e ha la faccia rubizza, e una grande opinione di sé. E ha una moglie bizantina tutta pepe, sui sedici-diciassette anni, che serve a tavola nella taverna e dimena le tette sotto il naso dei clienti, e scommetto che si vende nelle stanze di sopra…

— Sta bene — dissi con la voce di un morto. — Hai vinto tu. La moglie si chiama Pulcheria.

Metaxas si lasciò sfuggire un grido strozzato. Sam disse: — Non le ho chiesto il nome.

— Ha diciassette anni e viene dalla famiglia Botaniates — proseguii, — che è una delle famiglie bizantine più importanti; e solo Budda sa cosa ci fa, sposata a Hiraklis Photis Conrad Sauerabend. E il passato è cambiato, Sam, perché fino a poche settimane fa, sulla mia base in tempo attuale, lei era la moglie di Leone Dücas e viveva in un palazzo vicino alla reggia, e si dà il caso che io abbia avuto una relazione con lei, e si dà anche il caso che prima del cambiamento del passato lei e Leone Dücas fossero i miei bis-bis-multi-bisnonni, e a quanto sembra si è verificata una coincidenza schifosa che non capisco per niente, solo che probabilmente adesso io sono una non-persona e Pulcheria Dücas non esiste. E adesso, se non ti dispiace, vado a cercare un cantuccio tranquillo per tagliarmi la gola.

— Tutto questo non succede mica — disse Sam. — È soltanto un brutto sogno.

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