LX

E con grande precisione e non poco sollievo, finimmo la commedia.

In questo modo:

Ci smistammo a mezzogiorno in punto di quell’afosa giornata d’ estate del 1100, e ci piazzammo lungo le mura di Costantinopoli. E attendemmo, sforzandoci di non badare alle altre versioni di noi stessi che passavano brevemente attraverso il nostro cronolivello in missioni di ricognizione.

La bella bambina e l’occhiuta governante comparvero.

Il cuore mi doleva d’amore per la giovane Pulcheria, e doloravo anche in altri posti: di concupiscenza per la Pulcheria futura, la Pulcheria che avevo conosciuto.

La bella bambina e l’ignara governante, tenendosi vicine l’una all’ altra, ci passarono davanti.

Apparve Conrad Sauerabend/Hiraklis Photis. Suoni discordanti dell’orchestra; arricciarsi di baffi; sibili. Squadrò la ragazzina e la donna. Si batté le mani sulla pancia. Tirò fuori un piccolo aleggiatore e ne verificò la canna. Avanzò sogghignando d’entusiasmo, con l’intenzione di premere l’aleggiatore contro il braccio della governante per poi — dopo averle assicurato un’ora di sbronza estatica — abbordare senza ostacoli la ragazzina.

Metaxas fece un cenno col capo a Sam.

Sam fece un cenno col capo a me.

Ci avvicinammo di sbieco a Sauerabend.

— Via! — gridò Metaxas, ed entrammo in azione.

L’enorme e nero Sam spiccò un balzo e passò l’avambraccio destro intorno alla gola di Sauerabend. Metaxas gli afferrò il polso sinistro e gli torse il braccio all’indietro, lontano dai comandi del timer che potevano sottrarlo alla nostra stretta.

Contemporaneamente io afferrai il braccio destro di Sauerabend con uno strattone violento, alzandolo e costringendolo a mollare l’aleggiatore. L’intera manovra richiese forse un ottavo di secondo, e portò all’effettiva immobilizzazione di Sauerabend. Nel frattempo la governante era saggiamente fuggita insieme a Pulcheria dalla scena di quella zuffa indecorosa.

Sam infilò là mano sotto la veste di Sauerabend e lo privò del timer manomesso.

Poi lo lasciammo. Sauerabend, che indubbiamente credeva di essere stato assalito da banditi, mi vide e grugnì un paio di monosillabi confusi.

Io dissi: — Credevi di essere stato molto furbo, eh?

Lui grugnì ancora.

Io dissi: — Manomettere il timer e squagliartela pensando di poterti sistemare in proprio come contrabbandiere. Eh? Credevi che non ti avremmo ripreso?


Non gli parlai delle settimane di duro lavoro che ci era costato. Non gli dissi dei cronoreati che noi stessi avevamo commesso per scoprirlo… i paradossi che avevamo lasciato sparsi dappertutto su e giù per la linea, le inutili duplicazioni di noi stessi.

Non gli dissi che avevamo dirottato sei anni della sua vita (come taverniere bizantino) in un universo isolato che per quanto lo riguardava non esisteva da nessuna parte.

Non gli parlai della concatenazione di eventi che aveva fatto di lui il marito di Pulcheria Botaniates in quell’universo eliminato, privandomi della mia legittima ascendenza. Tutte queste cose non erano accadute, ormai. Adesso non ci sarebbe stato un taverniere chiamato Hiraklis Photis che vendeva carne e vino ai bizantini degli anni 1100-1105.

Metaxas tirò fuori un timer di scorta, intatto, che aveva portato apposta.

— Lo metta — ingiunse. Torvo, Sauerabend lo indossò.

Io dissi: — Ora torneremo al 1204, più o meno nel momento in cui te ne sei andato. E poi finiremo il giro turistico e torneremo giù per la linea al 2059. E Dio ti aiuti se mi causi altri fastidi! Non ti denuncerò per cronoreato perché sono un uomo generoso, anche se uno smistamento non autorizzato come il tuo è un atto criminale: ma se fai una qualunque cosa che non mi piaccia, tra adesso e il momento in cui mi sbarazzerò di te, ti farò arrosto. Chiaro?

Sauerabend annuì, cupo.

A Sam e a Metaxas dissi: — D’ora in poi posso cavarmela da solo. Grazie di tutto.

Non so come esprimervi…

— Lascia perdere — replicò Metaxas, e tutt’e due si smistarono giù per la linea.

Regolai il nuovo timer di Sauerabend e il mio, e tirai fuori il telecomando.

— Andiamo — dissi, e ci smistammo nel 1204.

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