CAPITOLO XVII

Dopo un certo tempo Spink ricomparve e mi accenno di seguirlo. Percorremmo il corridoio, attraversammo una doppia porta e arrivammo in un'anticamera con due segretarie. Di li raggiungemmo un'altra doppia porta, di grosso cristallo nero, con due pavoni d'argento incisi nei pannelli. Mentre ci avvicinavamo i battenti si apersero da soli.

Scendemmo tre gradini coperti da un tappeto e arrivammo in un ufficio che conteneva tutto, all'infuori di una piscina. Era alto due piani, e circondato da una balconata carica di scaffali di libri. C'era uno Steinway da concerto, in un angolo, una quantita di mobili di cristallo e legno decolorato dappertutto, una scrivania che aveva le dimensioni di uno sferisterio, e sedie, divani, tavolini e un uomo, adagiato su uno dei divani, in maniche di camicia, con una cravatta all'ultima moda, di seta cosi morbida che la si sarebbe potuta ritrovare al buio solo ascoltandola far le fusa. L'uomo aveva un panno bianco sulla fronte e sugli occhi e una bionda snella come un salice stava strizzando un altro panno in una boccia d'argento, piena d'acqua diaccia, posata su un tavolino accanto al divano.

L'uomo era grande, robusto e ben fatto, coi capelli neri e ondulati e un viso bruno, dai lineamenti decisi, sotto il panno bianco. Aveva lasciato ricadere una mano sul tappeto e tra le dita stringeva una sigaretta che esalava un sottile ricciolo di fumo. La bionda cambio il panno, abilmente.

L'uomo sul divano diede un gemito. Spink disse:

– Ecco il ragazzo, Sherry. Si chiama Marlowe.

L'uomo sul divano gemette di nuovo.

– Che cosa vuole?

– Non parla.

– E allora perche me l'hai portato? Sono stanco.

– Be', sai com'e, Sherry. Ogni tanto devi.

– Come hai detto che era il suo dolcissimo nome? – chiese l'uomo del divano.

Spink si rivolse a me.

– Potete dirci quel che volete, adesso. E cercate di sbrigarvi, Marlowe.

Io non apersi bocca.

Dopo un istante l'uomo del divano alzo lentamente la mano che posava sul tappeto. Si porto stancamente la sigaretta alle labbra e aspiro una boccata di fumo con l'infinito languore di un aristocratico decadente che si lascia morire d'inedia in un castello in rovina.

– Parlo con voi, bel giovane – mi apostrofo Spink, con voce rauca. La bionda cambio di nuovo il panno, senza guardare nessuno. Il silenzio gravava sulla stanza, acre come il fumo della sigaretta. – Avanti, bel tomo, sgancia.

Trassi di tasca una delle mie Carnei, l'accesi, e mi accomodai su una poltrona. Poi stesi una mano e l'osservai. Il pollice si contraeva, su e giu, lentamente, a intervalli di pochi secondi.

La voce furiosa di Spink interruppe la mia contemplazione.

– Sherry non ha tutto il giorno da perdere, sapete.

– Perche, che cosa ha da fare, per tutto il resto della giornata? – mi sentii dire. – Se ne sta adagiato su un divano di raso bianco a farsi dorare le unghie?

La bionda si volto di scatto e mi guardo. Spink spalanco la bocca. Poi ammicco violentemente. L'uomo sul divano alzo, con mano lenta, un angolo della pezzuola. La scosto quel tanto che bastava perche un occhio neropece potesse osservarmi. Poi il panno ricadde.

– Non potete parlare cosi, qua dentro – m'investi Spink, con voce dura.

Mi alzai e dissi:

– Ho dimenticato di portare il libro di preghiere. E la prima volta che sento dire che il Padreterno lavora su commissione.

Tutti tacquero, per un minuto. La bionda cambio di nuovo pezzuola.

Da sotto al suo panno l'uomo del divano ordino con perfetta calma:

– Fuori dalle scatole, angioletti. Tutti, meno il mio nuovo amico.

Spink mi lancio un'occhiata intensa, carica d'odio. La bionda usci, senza rumore.

– Perche non lo sbattiamo fuori a calci nel didietro? – chiese Spink.

La voce stanca, di sotto alla pezzuola replico:

– Me lo son chiesto per tanto tempo che ormai il problema non riveste piu alcun interesse, per me. Fila.

– Benissimo, capo – fece Spink, e si ritiro, con riluttanza. Sulla porta si fermo un istante, mi lancio un ultimo ringhio silenzioso, poi scomparve.

L'uomo sul divano ascolto l'uscio richiudersi, poi chiese:

– Quanto?

– Non avete nulla da comprare.

L'uomo si tolse la pezzuola dagli occhi, la getto da parte e si rizzo a sedere lentamente. Appoggio le scarpe all'ultima moda fatte su misura sul pavimento, e si passo una mano sulla fronte. Aveva un'aria stanca, ma non viziosa. Tiro fuori da chissa dove una altra sigaretta, l'accese e fisso il pavimento con aria cupa, attraverso il fumo.

– Avanti – disse.

– Non so perche abbiate sprecato tutta questa messinscena per me – dichiarai. – Ma immagino abbiate abbastanza cervello da sapere che non potete comprare qualcosa e poi essere matematicamente sicuro che l'acquisto tenga.

Ballou prese la foto che Spink aveva deposto accanto a lui su un lungo tavolo basso. Poi mi tese una mano, con gesto languido.

– Il pezzo mancante e il "numero d'attrazione", senza dubbio.

Trassi di tasca la seconda busta, gli porsi l'angolo ritagliato, e l'osservai mentre faceva combaciare i due frammenti.

– Con una lente si puo leggere il titolo – l'informai.

– Ce n'e una sulla mia scrivania. Prego…

Andai alla scrivania, e gli portai la lente.

– Siete abituato a farvi servire in tutto, vero, signor Ballou?

– Pago la gente apposta. – Studio la fotografia attraverso la lente e sospiro. – Mi pare di aver assistito a quella partita. Dovrebbero aver piu cura, di quei ragazzi.

– Come voi avete cura dei vostri clienti.

Lui mise giu la lente e si appoggio all'indietro, per fissarmi con gli occhi freddi, per nulla preoccupati.

– Questo tipo… e il proprietario di Alle Danze. Si chiama Steelgrave.

La ragazza e una mia cliente, sicuro. – Fece un gesto vago, all'indirizzo d'una poltrona. Io mi sedetti. – Che cosa pensavate di chiedere, signor Marlowe?

– Per che cosa?

– Le copie e la negativa. Tutta la baracca.

– Dieci bigliettoni – risposi, e gli fissai la bocca. La bocca sorrise, in maniera piuttosto simpatica.

– Sara necessaria qualche piccola spiegazione supplementare, non vi sembra? Qui io vedo soltanto due persone che mangiano in un locale pubblico. Non mi pare una situazione disastrosa, per la reputazione della mia cliente. Suppongo che voi pensaste a questo, no?

Sorrisi.

– Non potete comprare niente, signor Ballou. Io potrei aver fatto fare una positiva dalla negativa, e una seconda negativa dalla positiva. Se questa istantanea serve a provare qualcosa non potrete mai esser certo di averla distrutta.

– Non e un sistema astuto di farsi la piazza per un ricattatore – osservo Ballou, senza smettere di sorridere.

– Mi son sempre chiesto perche la gente paga i ricattatori. Tanto non puo comprare niente. Eppure li paga, in certi casi li continua a pagare per un pezzo. E alla fine si ritrova esattamente al punto di partenza.

– La paura di oggi e sempre piu forte della paura del domani – affermo Ballou. – Alla base delle emozioni drammatiche sta il fatto che la parte e piu grande del tutto. Voi vedete una stella di prima grandezza, sullo schermo, correre un pericolo mortale e tremate per lei, con una parte della vostra mente. La parte emotiva. Avete paura, nonostante la vostra parte razionale sappia che quella e la protagonista del film, e quindi non le puo succedere niente di grave. Se l'ansia e l'incertezza non sconfiggessero la ragione avremmo ben pochi drammi.

– Verissimo, immagino – commentai, e soffiai in giro un altro po' di fumo della mia Camel.

Il mio compagno strizzo lievemente gli occhi.

– Quanto all'essere in grado di far "tenere" una compravendita – riprese – se io vi pagassi una grossa somma e poi non ottenessi il valore di quel che ho comprato vi farei servire a dovere. Vi farei battere come un materasso. E all'uscita dall'ospedale, se vi sentiste ancora abbastanza aggressivo, potreste cercare di farmi arrestare.

– Mi e successo – affermai. – Sono un investigatore privato. So quel che volete dire. Perche avete consentito a parlarmi?

Ballou rise. Aveva una risata bassa, simpatica, spontanea.

– Sono un agente teatrale, ragazzino. Io tendo sempre a credere che chi vende tenga qualcosa in riserva. Ma non e neanche il caso di parlare, di dieci bigliettoni. La ragazza non li ha. Guadagna solo mille dollari la settimana, per ora. Pero ammetto che tra poco fara quattrini a palate.

– Una faccenda come questa la insabbierebbe di colpo – osservai indicando la foto. – Niente quattrini a palate, niente piscina coi riflettori subacquei, niente visone platinato, niente nome in caratteri al neon, niente di niente. Tutto in cenere.

Ballou scoppio in una risata sprezzante.

– Allora non avete niente in contrario se mostro questa roba ai ragazzi della centrale? – domandai.

Lui smise di ridere. Strinse gli occhi e domando, con molta calma:

– Perche dovrebbero interessarsene?

– Non credo che finiremo col fare affari, signor Ballou, – dissi alzandomi. – E voi siete molto occupato. Vi levo il disturbo.

L'agente si alzo dal divano e si stiracchio, per tutto il suo uno e novanta di statura. Era veramente un bel pezzo d'uomo. Fece qualche passo e venne a piantarsi vicino a me. Nei suoi occhi nero-pece brillavano delle minuscole pagliuzze dorate.

– Vediamo chi siete, ragazzino.

Mi tese la mano. Vi lasciai cadere il mio portafogli, aperto. Ballou lesse la copia fotostatica della mia licenza, trasse qualche altro documento dalle tasche interne del portafogli e li scorse. Poi mi rese il tutto.

– Che cosa succederebbe, se mostraste quella graziosa istantanea ai ragazzi della Polizia?

– Innanzitutto dovrei dimostrare che ha un legame con un "caso" al quale stanno lavorando attualmente… un fatto avvenuto all'albergo Van Nuys ieri nel pomeriggio. L'esistenza del legame la dimostrerei per mezzo della signorina… la quale si rifiuta di discutere con me. Per questo sto parlando con voi.

– Me l'ha detto ieri sera – sospiro lui.

– Quanto vi ha detto?

– Che un investigatore privato, un certo Marlowe, aveva cercato di costringerla ad assumerlo, spiegandole che era stata vista in un albergo del centro, troppo vicino al luogo in cui si era commesso un delitto.

– Quanto vicino? – chiesi.

– Non ha precisato.

– Figurarsi.

Ballou si scosto da me e si diresse a un alto vaso cilindrico, in un angolo, pieno di sottili bastoni di malacca. Ne scelse uno e si mise a camminare in su e in giu, facendoselo oscillare abilmente davanti al piede destro.

Tornai a sedermi, spensi il mozzicone della sigaretta e trassi un profondo sospiro.

– Poteva succedere solo a Hollywood – borbottai.

Lui fece un elegante dietrofront e mi lancio una rapida occhiata.

– Prego, avete detto…

– Che poteva succedere solo a Hollywood di vedere un uomo, apparentemente in senno camminare su e giu, in casa, come se stesse passeggiando in Piccadilly, con un bastone in mano.

Ballou annui:

– Mi ha attaccato la malattia un regista della Metro. Un uomo affascinante. Almeno cosi m'han detto. – Si fermo e mi punto il bastone contro.

– Voi mi divertite alla follia, Marlowe. Sul serio. Siete cosi trasparente.

State cercando di servirvi di me, per tirarvi fuori da una grana.

– C'e qualcosa di vero. Ma la grana in cui mi trovo non e niente al confronto della grana in cui si troverebbe la vostra cliente se io non avessi fatto la cosa che mi ha messo in una grana.

Per un istante Ballou rimase completamente immobile. Poi getto via il bastone, si avvicino a un mobile bar e lo spalanco. Verso qualcosa in due bicchieri panciuti e me ne porto uno. Poi torno indietro, prese il suo e ando a sedersi sul divano.

– Armagnac – spiego. – Se mi conosceste apprezzereste il complimento. Questa roba e rarissima, al giorno d'oggi. Se la sono spazzata quasi tutta i tedeschi. E i nostri alti papaveri han fatto il resto. Alla vostra.

Si porto il bicchiere alle labbra e bevve un sorso infinitesimale. Io ingollai il mio liquore in un sorso. Sapeva di cognac francese di buona qualita.

Ballou parve scandalizzato.

– Santo cielo, questa roba la si centellina, non la si butta giu d'un fiato.

– Io la butto giu d'un fiato – dichiarai. – Spiacente. Tornando alla ragazza: vi avra certo detto che se qualcuno non mi chiude la bocca lei si trovera in un mare di guai.

L'agente annui.

– Vi ha anche suggerito il sistema per chiudermi la bocca?

– Ho avuto l'impressione che fosse favorevole all'uso di uno strumento contundente. Cosi io ho provato un misto di minacce e lusinghe. In questa via abbiamo una ditta specializzata nel proteggere la gente del cinema. Ma a quanto pare i nostri uomini non sono riusciti a spaventarvi, e il prezzo offerto per corrompervi non era sufficiente.

– Mi hanno spaventato anche troppo – ribattei. – Per poco non li ho minacciati con una Luger. Il tossicomane con la "quarantacinque" recita da Dio. E quanto al danaro, che non era sufficiente, e tutta questione di come me lo si offre.

Ballou sorseggio qualche altra goccia di Armagnac. Poi indico la foto, che giaceva di fronte a lui, con i due pezzi riuniti.

– Siamo arrivati al punto in cui voi andate alla polizia. E poi?

– Non mi pare che siamo cosi avanti. Siamo solo arrivati a chiederci come mai la signorina si e rivolta a voi, anziche al suo amico. Tanto piu che lui e arrivato mentre io me ne andavo. Ha la chiave di casa.

– A quanto pare ha preferito non dirglielo.

Ballou si acciglio, e guardo dentro al bicchiere dell'Armagnac.

– Sono contento – dichiarai. – E lo sarei ancora di piu se quel tizio non avesse la chiave di casa.

L'agente alzo gli occhi, con un'aria piuttosto triste.

– Anch'io. Tutti noi, saremmo piu contenti. Ma l'ambiente artistico e sempre stato cosi. Tutti gli ambienti artistici. Se questa gente non vivesse una vita intensa e disordinata, se non si lasciasse trascinare dalle proprie emozioni in maniera anche eccessiva… be', non sarebbero in grado di afferrare queste emozioni al volo e imprimerle su qualche metro di celluloide, o ricrearle sulle tavole di un palcoscenico.

– Non sto parlando della sua vita sentimentale – obiettai. – Dicevo che non era obbligatorio che si prendesse un bandito per amico.

– Non ci sono prove di questo, Marlowe. Puntai un dito contro la fotografia.

– L'uomo che ha preso questa istantanea e sparito, e non si riesce a trovarlo. Probabilmente e morto. Altri due uomini che abitavano nella sua stessa pensione sono morti. Uno di loro stava cercando di vendere queste foto, poco prima di volare al creatore. La signorina e andata di persona al suo albergo per farsele consegnare. Altrettanto ha fatto colui o colei che l'ha ucciso. La nostra amica non ha trovato quel che voleva. E neppure l'assassino. Non sapevano dove cercare.

– Voi invece lo sapevate?

– Sono stato fortunato. Avevo visto la vittima senza parrucca. Nulla di tutto questo si puo teoricamente definire una prova, forse. Potreste far tutta una disquisizione per sostenere il contrario. Ma perche prendersi tanto disturbo? Sono stati assassinati due uomini, tre forse. La ragazza ha corso un rischio enorme. Perche? Voleva quella fotografia. Per ottenerla valeva la pena di correre un rischio enorme. Di nuovo, perche? Rappresenta solo due persone che fanno colazione, un certo giorno. Il giorno in cui "Sole" Moe Stein e stato ucciso a rivoltellate in Franklin Avenue. Il giorno in cui un certo Steelgrave era al fresco, perche qualcuno aveva soffiato alla polizia che lui, Steelgrave, era "Frigna" Moyer, un gangster ricercato dalle autorita di Cleveland. Questo dicono i verbali. Ma la foto ci dice che il nostro uomo non era in gattabuia. E rivelando questo di lui, in quel giorno particolare, ci rivela automaticamente chi e. E la ragazza lo sa. E Steelgrave continua ad avere la sua chiave di casa.

Feci una pausa, e restammo a fissarci duramente, per qualche minuto.

Poi ripresi:

– Voi in fondo non desiderate che i poliziotti vedano quella foto, vero?

Per una ragione o per l'altra finirebbero col mettere in croce la ragazza. E a cose finite non avrebbe nessuna importanza se effettivamente Steelgrave e Moyer e se Moyer ha assassinato Stein o l'ha fatto assassinare da qualcun altro o era semplicemente in liberta perche aveva ottenuto per caso un permesso dalle autorita carcerarie proprio per quel giorno. Anche se se la cavasse, un mucchio di gente continuerebbe a credere che era tutto combinato. E la ragazza non se la caverebbe affatto. Agli occhi del pubblico resterebbe sempre l'amante di un gangster. E per quel che riguarda il vostro lavoro sarebbe finita, in eterno e senza remissione.

Ballou rimase un attimo in silenzio, fissandomi con occhi inespressivi.

– E che cosa fareste, voi, durante tutto lo scompiglio?

– Questo dipende in gran parte da voi, signor Ballou.

– Che cosa volete, infine? – La sua voce era amara e sottile, ora.

– Quel che volevo dalla ragazza e non son riuscito a ottenere. Qualcosa che mi dia il diritto di agire nel suo interesse, fin dove ritengo di potermi spingere.

– Sopprimendo prove? – chiese Ballou con un certo sforzo.

– Se pure si tratta di prove. La polizia non puo scoprire la verita senza macchiare la signorina Weld. Io forse posso. La polizia non si disturberebbe nemmeno a tentare, perche la cosa non le interessa. A me invece interessa.

– Perche?

– Diciamo che e il mio modo di guadagnarmi da vivere. Puo darsi che io abbia altre ragioni, ma questa e sufficiente.

– E il suo prezzo?

– Quello che mi avete offerto ieri sera. Allora non ho voluto accettarlo.

Ora lo accetto. Con una lettera firmata in cui mi si incarica di svolgere indagini circa un tentativo di ricatto ai danni d'una vostra cliente.

Mi alzai e andai a deporre il bicchiere vuoto sulla scrivania. Mentre mi chinavo udii un ronzio sommesso. Girai dietro al mobile e spalancai un cassetto. Un incisore a filo scivolo fuori, su una mensola scorrevole. Il motore era in funzione e il sottile cavo d'acciaio correva senza sosta da una spola all'altra. Mi voltai a guardare Ballou.

– Potete spegnerlo e portarvi via la registrazione – mi disse lui. – Non potete biasimarmi, se prendo certe precauzioni.

Girai l'interruttore di riavvolgimento e il filo cambio direzione e prese velocita, finche arrivo a passare cosi in fretta che non riuscivo piu a vederlo. Faceva un verso acuto, lamentoso, come una coppia di invertiti che si azzuffa per una sciarpa di seta.

– Puo darsi che ne abbiate un altro – osservai. – Ma dovro correre il rischio.

– Siete molto sicuro di voi stesso, vero, Marlowe?

– Vorrei esserlo.

– Premete quel bottone, in fondo alla scrivania, vi spiace?

Premetti il bottone. La porta di cristallo nero si aperse ed entro una ragazza bruna con un quaderno da stenografia. Senza guardarla Ballou incomincio a dettare.

– Lettera al signor Philip Marlowe, col suo indirizzo. Egregio signor Marlowe. Con la presente la nostra agenzia vi affida l'incarico di svolgere indagini su un tentativo di ricatto ai danni di una persona sua cliente, secondo i particolari che vi sono stati comunicati a voce. Il vostro compenso sara di cento dollari giornalieri, con una caparra di cinquecento dollari, di cui ci favorirete una ricevuta sulla copia della presente lettera. Eccetera, eccetera, eccetera. Basta cosi, Eileen. Subito, prego.

Diedi il mio indirizzo, e la ragazza se ne ando.

Trassi di tasca la spola dell'incisore e andai a riporla nel cassetto.

Ballou accavallo le gambe e fece oscillare su e giu la punta lustra d'una scarpa, fissandola attentamente. Poi si passo una mano tra i capelli neri e crespi.

– Uno di questi giorni – disse – commettero l'errore che uno del mio ramo teme piu d'ogni cosa al mondo. Mi trovero a trattare affari con un uomo di cui potro fidarmi e saro troppo schifosamente furbo per fidarmene. Qua, e meglio che la teniate voi.

E mi porse i due pezzi della fotografia.

Cinque minuti piu tardi me ne andai. Le porte di cristallo si apersero quando ero a piu d'un metro di distanza. Attraversai la camera con le due segretarie e, in fondo al corridoio, passai davanti alla porta aperta dell'ufficio di Spink. Li tutto era silenzio, ma potevo sentire l'aroma del suo sigaro.

Nella sala d'aspetto pareva che vi fossero esattamente le stesse persone, sedute sulle poltrone di chintz. La signorina Helen Grady mi regalo il sorriso delle sere di libera uscita, il suo sorriso dei giorni festivi. La signora Vane mi occhieggio con aria radiosa.

Ero stato quaranta minuti in compagnia del Capo. E questo mi rendeva piu fatale d'un divo alla moda.

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