CAPITOLO XXVIII

Entrarono come dovevano, grossi, rudi, flemmatici, con gli occhi irrequieti, guardinghi, pieni d'incredulita.

– Bel posticino – osservo French. – Dov'e il cliente?

– La – annunzio Beifus, senza aspettare la mia risposta.

Attraversarono la stanza senza fretta e si piantarono davanti al cadavere, osservandolo con aria solenne.

– Piuttosto morto, no? – osservo Beifus, dando inizio alla commedia.

French si chino e raccolse la rivoltella che giaceva al suolo reggendola per la guardia del grilletto, col pollice e l'indice. Poi diede una rapida occhiata da un lato e fece un cenno col mento.

Beifus sollevo l'altra rivoltella dall'impugnatura bianca infilando una matita nella canna.

– Le impronte digitali saran tutte al posto giusto, spero – disse Beifus e annuso l'arma. – Oh, si, questo giocattolino si e dato da fare. Che ne e del tuo, Christy?

– Ha sparato – dichiaro French, e fiuto di nuovo. – Ma non di recente. – Trasse di tasca una torcia elettrica a matita e diresse il fascio di luce nell'interno della canna. – Ore fa.

– A Bay City. In una casa di Wyoming Street – dissi.

– Tirate a indovinare? – mi chiese French lentamente.

– Si.

Il tenente si avvicino al tavolo coperto e depose la piccola automatica a una certa distanza dall'altra.

– Ci conviene contrassegnarle subito, Fred. Sono gemelle. Firmeremo entrambi le etichette.

Beifus annui, si frugo in tasca e pesco un paio di etichette con due spaghi a un capo; il genere di cose che i poliziotti si portano sempre dietro.

French torno da me.

– E adesso smettiamo di lavorare di fantasia e veniamo a quel che sapete veramente.

– Una ragazza che conosco, questa sera mi ha telefonato che una mia cliente era quassu; minacciata di morte… da lui. – E col mento indicai il cadavere, sulla poltrona.

– Poi e venuta a prendermi e mi ha condotto qui in macchina. Siamo passati dal posto di blocco. Ci hanno visti in parecchi. Dopo di che la ragazza mi ha lasciato qui sul retro della villa ed e tornata a casa sua.

– Questa ragazza ha un nome? – volle sapere French.

– Dolores Gonzales. Casa-albergo Chateau Bercy, Franklin Avenuc. E un'attrice del cinema.

– Oh oh! – esclamo Beifus roteando gli occhi.

– Chi sarebbe la vostra cliente? La stessa ragazza?

– No. Un'altra.

– Ha un nome?

– Non ancora.

Si voltarono a fissarmi coi visi duri, tesi. La mandibola di French si mosse, quasi con uno scatto. Ai lati del viso gli si profilarono due groppi di muscoli.

– Inventate delle regole nuove, eh? – domando sommessamente.

– Bisognera che ci mettiamo d'accordo sulla questione pubblicita – affermai. – Il Procuratore Distrettuale dovrebbe esser disposto a collaborare.

– Non conoscete bene il Procuratore Distrettuale, Marlowe – m'informo Beifus. – Si pappa la pubblicita come io mi pappo i pisellini freschi di giardino.

– Non vi possiamo dare nessuna garanzia – dichiaro Frencti.

– Allora la ragazza non ha nome.

– Abbiamo una dozzina di sistemi per scoprirlo, cocco – mi informo Beifus. – Perche intestardirvi e rendere le cose difficili a tutti?

– Niente pubblicita, a meno che non vengano formulate accuse specifiche – dissi.

– Non ve la caverete Marlowe.

– Oh, perdio! – esclamai. – Quest'uomo ha ucciso Orrin Quest. Portate quella rivoltella alla centrale e fate un controllo coi proiettili che avete estratto dal cadavere di Quest. Concedetemi almeno questo prima di costringermi in una posizione impossibile.

– Io non vi concederei nemmeno un fiammifero usato – replico French.

Non gli risposi. Lui mi fisso con un odio freddo negli occhi. Mosse le labbra adagio e domando con voce rauca, faticosa:

– Eravate presente, quando gli han fatto la pelle?

– No.

– Chi c'era?

– Lui – dichiarai, voltandomi a guardare il cadavere di Steelgrave.

– E chi altri?

– Non vi mentiro – promisi – ma non vi diro niente di quel che non vi voglio dire… se non alle condizioni che vi ho proposto. Non so chi c'era, quando l'hanno freddato.

– Chi c'era, qui, quando siete arrivato?

Non risposi. French volto il capo lentamente e brontolo a Beifus.

– Mettigli le manette. Per di dietro.

Beifus esito. Poi trasse dalla tasca posteriore dei calzoni un paio di manette di acciaio e mi venne vicino.

– Mettete le mani dietro alla schiena – ordino, a disagio.

Obbedii. Lui mi fece scattare i braccialetti ai polsi. French si avvicino lentamente e mi si pianto di fronte. Aveva gli occhi semichiusi. La pelle, tutt'intorno, era grigia di fatica.

– Adesso faro un discorsetto – annunzio. – E a voi non piacera.

Non apersi bocca. French disse:

– Le cose stanno cosi, per noi, figlio. Siamo questurini, e nessuno ci puo vedere. E come se non avessimo gia abbastanza guai ci capitate anche voi. Come se non ci prendessimo gia abbastanza strapazzate dai grandi uomini che hanno gli uffici di lusso in municipio. Dal Capo diurno, dal Capo notturno, dalla Camera di Commercio, da Sua Eccellenza il sindaco che ha un ufficio tutto pannelli, grande quattro volte le tre pidocchiosissime stanze in cui deve lavorare l'intera squadra omicidi. Come se non avessimo dovuto sbrogliare centoquattordici omicidi, l'anno scorso, chiusi in tre stanzucole dove non ci sono nemmeno abbastanza sedie per far sedere tutta la squadra di turno. Noi passiamo la vita a frugare tra la biancheria sporca, e ad annusare denti marci. Andiamo su per una scala buia per arrestare qualche tisicuzzo imbottito di stupefacenti, e alle volte non arriviamo fino in cima, e le nostre mogli non ci vedono arrivare a cena, quella sera e tutte le altre sere. Non torniamo a casa piu. E le sere che torniamo siamo cosi brutalmente stanchi che non riusciamo ne a mangiare ne a dormire e nemmeno a leggere le balle che i giornali stampano sul nostro conto. Cosi ce ne stiamo svegli al buio, in una casa miserabile, in una strada miserabile e ascoltiamo gli ubriachi, in fondo all'isolato, che fan cagnara e si divertono. E appena cominciamo ad appisolarci il telefono suona e tutto ricomincia da capo. Niente di quel che facciamo va bene. Mai. Non una volta. Se otteniamo una confessione l'otteniamo a forza di cazzotti, dicono, e qualche avvocato dei miei stivali ci chiama Gestapo in pieno tribunale e ci da la baia, se, deponendo, facciamo gli errori di grammatica. Se ne combiniamo una storta ci rimandano in divisa, a fare la ronda in Skid Row e noi passiamo le belle sere d'estate a tirar fuori gli sbronzi dai fossi, a farci urlar dietro dalle puttane e a strappare coltelli di mano ai messicani. Ma tutto questo non basta, per la nostra completa felicita. Ci volete anche voi.

Fece una pausa, per riprender fiato. Aveva il viso un po' lustro di sudore.

Si chino in avanti, con la schiena rigida, facendo perno sulle anche.

– Ci volete anche voi – ripete. – Ci vogliono gli imbroglioni con la licenza da investigatore privato che nascondono informazioni, procedono sempre per vie traverse e sollevano una quantita di polvere, tanto per farcela respirare tutta. Ci volete anche voi, che distruggete le prove e fabbricate delle messinscene che non ingannerebbero neanche un bambino deficiente.

Ve ne avete a male se vi dico che siete una spia, uno schifoso e un venduto?

– Volete che me ne abbia a male? – domandai.

French si raddrizzo.

– Ne sarei felice – affermo. – Felice come una pasqua.

– Parte di quel che avete detto e vero – concessi. – Non tutto. Qualunque investigatore privato desidera sempre fare il gioco della polizia. A volte, pero, e un po' difficile capire chi stabilisce le regole del gioco. A volte l'investigatore privato non si fida degli agenti, e con ragione. A volte si caccia in una grana, senza averne l'intenzione e deve giocare la partita con le carte che si e trovato in mano. Di solito preferirebbe ricominciar tutto da capo. Vorrebbe continuare a guadagnarsi il pane.

– La vostra licenza e scaduta – annunzio French. – Da questo momento. Di questo problema non ci dovremo piu preoccupare.

– La mia licenza scadra quando la commissione che me l'ha concessa dira che e scaduta. Non prima.

– Continuiamo il lavoro Christy – intervenne Beifus, con calma. – Questa faccenda puo aspettare.

– Sto continuando il lavoro – ribatte French. – A modo mio.

– Questo brav'uomo non mi ha ancora risposto a tono. E io aspetto proprio che mi risponda a tono. Una replica tagliente, spiritosa. Non ditemi che siete a corto di frecciate, Marlowe.

– Cosa volete che vi dica? – domandai.

– Indovinate.

– Siete un lupo mannaro, questa sera – osservai. – Volete mangiarmi in un boccone. Ma vi occorre una scusa. E pretendereste che ve la dessi io?

– Potrebbe farmi comodo – borbotto lui tra i denti.

– Che cosa avreste fatto al mio posto? – domandai.

– Non mi vedo scendere cosi in basso. – Si sfioro il labbro superiore con la lingua. La mano destra gli pendeva lungo il fianco. Continuava ad aprire e chiudere il pugno, senza accorgersene.

– Prendila calma, Christy – consiglio Beifus. – Lascia perdere.

French non si mosse. Beifus si avvicino e si pianto fra me e lui.

– Levati di li, Fred – ordino French.

– No.

French strinse il pugno e gli assesto un violento diretto alla mascella.

Beifus arretro, barcollando, e mi spinse da parte. Le ginocchia gli si fecero molli. Si chino in avanti tossendo. Sempre piegato in due scosse il capo, lentamente. Dopo qualche istante si raddrizzo, con un verso gutturale. Si volto a guardarmi e sorrise.

– E un nuovo genere di terzo grado – disse. – I poliziotti si cazzottano a sangue e l'elemento sospetto, sconvolto dallo spettacolo, perde le staffe e confessa.

Alzo una mano e si tasto l'angolo della mascella. Stava gia gonfiandosi.

La bocca sorrideva, ma gli occhi erano ancora un po' vaghi. French era rimasto inchiodato al suo posto, immobile e silenzioso.

Beifus trasse di tasca un pacchetto di sigarette, lo scosse, per farne uscire una e lo porse al collega. French guardo la sigaretta. Poi guardo Beifus.

– Diciassette anni di questa vita – mormoro. – Anche mia moglie mi odia.

Diede un leggero schiaffo a Beifus, sulla guancia, con la mano aperta.

Beifus continuo a sorridere. French domando:

– Eri tu, quello che ho picchiato, Fred?

– Nessuno mi ha picchiato, Christy. – Nessuno, che io ricordi.

– Liberagli i polsi e portalo fuori, in macchina – ordino French. – E in arresto. Ammanettalo al volante, se ti pare necessario.

– Benissimo. – Beifus mi giro dietro. Le manette si apersero. – Andiamo, cocco.

Fissai French, intensamente. Lui mi guardo come se fossi stato la tappezzeria. I suoi occhi non mi vedevano.

Uscii dalla sala e uscii dalla casa.

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