Di rado si sentiva esausto, ma quella giornata gli era costata molto. Niente era andato come previsto: la tragica scoperta del pozzo di inserimento nel ghiaccio, le difficoltà di tenere segrete le informazioni e, a quel punto, l'elenco crescente di vittime.
"Non sarebbe dovuto morire nessuno… tranne il canadese" pensò.
Paradossale che la parte del piano che presentava le maggiori difficoltà tecniche si fosse rivelata la meno problematica. L'inserimento, completato mesi prima, era stato effettuato senza intoppi. Una volta sistemato il meteorite, non era rimasto che attendere il lancio del satellite con il Polar Orbiting Density Scanner. Il PODS era programmato per scansire enormi zone del Circolo artico, e presto o tardi il software di bordo avrebbe rilevato la densità anomala permettendo alla NASA di effettuare una scoperta di enorme rilievo.
Ma quel dannato software non aveva funzionato.
Quando aveva appreso che soltanto dopo le elezioni sarebbe stato possibile ripararlo, aveva capito che l'intero piano rischiava di fallire. Senza il PODS, il meteorite non sarebbe stato scoperto. Doveva escogitare qualcosa per avvisare qualcuno della NASA della sua esistenza. La soluzione aveva comportato orchestrare una comunicazione radio di emergenza da parte di un geologo canadese che si trovava nella zona dell'inserimento. Il geologo, per ovvie ragioni, doveva essere ucciso immediatamente e la sua morte apparire accidentale. Scaraventare giù da un elicottero un innocente scienziato era stato solo l'inizio. Poi le cose erano precipitate.
Wailee Ming. Norah Mangor. Entrambi morti.
L'audace omicidio appena perpetrato al Roosevelt Memorial.
Ben presto all'elenco si sarebbero aggiunti Rachel Sexton, Michael Tolland e il dottor Marlinson.
"Non c'è altro modo" pensò, cercando di reprimere il crescente senso di colpa. "La posta in gioco è troppo alta."