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L'emerito astrofisico Corky Marlinson guidò Rachel e Tolland nella sua zona di lavoro e cominciò a frugare tra strumenti e campioni di roccia. Si muoveva come una molla molto compressa pronta a scattare. «Benissimo» disse, fremente di eccitazione. «Signora Sexton, sta per assistere ai famosi trenta secondi di lezione di Corky Marlinson sui meteoriti.»

Tolland strizzò l'occhio a Rachel. «Porta pazienza. In realtà voleva fare l'attore.»

«Già, e invece Mike voleva diventare uno stimato scienziato.» Corky infilò la mano in una scatola da scarpe e ne estrasse tre piccoli campioni di roccia che allineò sulla scrivania. «Questi appartengono alle tre principali classi di meteoriti esistenti al mondo.»

Rachel li osservò. Apparivano come rozzi sferoidi delle dimensioni di palle da golf. Erano stati tutti tagliati a metà per poterne studiare la sezione trasversale.

«Tutti i meteoriti sono composti da leghe di nichel-ferro, silicati e solfuri presenti in misura variabile. Vengono classificati in base alla proporzione tra metalli e silicati.»

Rachel ebbe il presentimento che la "lezione" sarebbe durata più di trenta secondi.

«Il primo campione» continuò Corky, indicando una pietra brillante, nerissima «è un meteorite dal nucleo di ferro. Molto pesante. Questo qui è caduto in Antartide qualche anno fa.»

Rachel lo esaminò. Appariva decisamente una cosa venuta da un altro mondo, un grumo di pesante ferro grigiastro con una crosta esterna bruciata e annerita.

«Lo strato esterno carbonizzato si chiama crosta di fusione. È dovuto al surriscaldamento che il meteorite subisce quando precipita nella nostra atmosfera. Tutti i meteoriti mostrano la stessa carbonizzazione.» Corky passò al secondo campione. «Questo è ciò che chiamiamo un meteorite roccioso-ferroso.»

Rachel notò che anche quello appariva carbonizzato nella parte esterna, però presentava una colorazione verde chiaro e la sezione trasversale appariva un collage di vivaci frammenti angolari, come quelli di un caleidoscopio. «Bello» commentò.

«Vuole scherzare? È meraviglioso!» Corky parlò per un minuto dell'alto contenuto di olivina che gli conferiva quella luce verdastra, e poi, con fare teatrale, prese il terzo e ultimo campione e glielo porse.

Rachel lo tenne nella palma aperta. Era grigio marrone, simile al granito, più pesante delle rocce terrestri, ma non di molto. L'unica caratteristica che lo distingueva dai sassi normali era la crosta di fusione, la superficie esterna bruciacchiata.

«Questo» disse infine Corky «è quello che si definisce un meteorite roccioso. È la classe più comune. Oltre il novanta per cento dei meteoriti rinvenuti sulla Terra appartiene a questa categoria.»

Rachel era sorpresa, perché aveva sempre immaginato i meteoriti più simili al primo campione, e cioè metallici, grumi dall'aspetto alieno, mentre quello che aveva in mano appariva tutto fuorché extraterrestre. A parte lo strato esterno carbonizzato, sembrava uno di quei sassi che si trovano su qualsiasi spiaggia.

Corky strabuzzava gli occhi, trascinato dall'entusiasmo. «Il meteorite sepolto nel ghiaccio qui a Milne è roccioso, molto simile a quello che lei ha in mano. I meteoriti di questa classe appaiono praticamente identici alle nostre rocce ignee terrestri, per questo sono difficili da riconoscere. In genere sono un composto di silicati leggeri, quali feldspato, olivina e pirosseno. Niente di esaltante.»

"Direi" pensò Rachel, porgendogli il campione. «Questo sembra una pietra lasciata in un camino e bruciacchiata.»

Corky scoppiò in una risata. «Un inferno di camino! Non esiste altoforno al mondo capace di raggiungere anche lontanamente il calore che il meteorite incontra quando entra nella nostra atmosfera.»

Tolland rivolse a Rachel un sorriso solidale. «Qui viene il bello.»

«Provi a immaginare» disse Corky, prendendole di mano il campione «che questo piccoletto sia grande come una casa.» Sollevò la pietra sopra la sua testa. «Bene… è nello spazio… vaga nel sistema solare… gelido perché la temperatura dello spazio è di meno cento gradi Celsius.»

Tolland rise tra sé. Evidentemente aveva già visto la rappresentazione di Corky dell'arrivo del meteorite sull'isola di Ellesmere.

Corky cominciò ad abbassare il campione. «Il nostro esemplare si sposta verso la Terra e, avvicinandosi, viene attratto dalla forza di gravità… accelera… accelera…»

Rachel guardò Corky che aumentava la velocità del campione, mimando l'accelerazione gravitazionale.

«A questo punto avanza veloce, oltre quindici chilometri al secondo, più di cinquantamila chilometri l'ora! A centotrentacinque chilometri sopra la superficie terrestre, il meteorite entra in contatto con l'attrito dell'atmosfera.» Corky scosse violentemente il campione mentre lo abbassava verso il ghiaccio. «Quando precipita sotto i cento chilometri, comincia a incendiarsi! Adesso la densità dell'atmosfera aumenta e l'attrito è incredibile. L'aria intorno al meteorite diventa incandescente e il materiale di superficie si scioglie.» Corky si mise a riprodurre gli effetti sonori di una cosa che brucia e ribolle. «Ora supera il limite degli ottanta chilometri e l'esterno arriva a un calore di oltre milleottocento gradi Celsius!»

Rachel osservava incredula l'astrofisico insignito di un'onorificenza dal presidente mentre scuoteva ancor più violentemente il meteorite con accompagnamento di puerili effetti sonori.

«Sessanta chilometri!» Ormai gridava. «Il nostro corpo celeste incontra la barriera dell'atmosfera. L'aria è troppo densa! Decelera rapidamente a più di trecento volte la forza di gravità!» Corky produsse uno stridente rumore di freni e rallentò la discesa in modo teatrale. «Immediatamente si raffredda e smette di bruciare. A questo punto, caduta libera. La superficie fusa si consolida in una crosta.»

Rachel sentì il gemito di Tolland quando Corky si inginocchiò sul ghiaccio per rappresentare il colpo di grazia, l'impatto con la Terra.

«Ora, il nostro enorme meteorite attraversa la parte inferiore dell'atmosfera…» In ginocchio, avvicinò il campione a terra facendogli percorrere una lieve curva. «Si dirige verso il mare Artico… con un'angolazione obliqua… cade… sembra che stia per rimbalzare sull'acqua… cade… e…» Batté il campione sul ghiaccio. «Bam!»

Rachel sobbalzò.

«L'impatto è devastante! Il meteorite esplode, proiettando frammenti vorticosi per il mare.» Corky prese a muoversi al rallentatore, facendo ruzzolare e rollare il campione verso l'invisibile mare ai piedi di Rachel. «Un pezzo continua a rimbalzare, fino ad arrivare nei pressi dell'isola di Ellesmere…» Lo avvicinò ancora di più ai suoi piedi. «Salta fuori dall'acqua e finisce sulla terra…» Lo spostò sulla linguetta della scarpa per fermarlo vicino alla caviglia. «E finalmente arresta la sua corsa sul ghiacciaio di Milne, dove neve e ghiaccio presto lo ricoprono, proteggendolo dall'erosione atmosferica.» Corky si alzò con un sorriso.

Rachel, ancora a bocca aperta, rise con aria compiaciuta. «Be', dottor Marlinson, una spiegazione eccezionalmente…»

«Lucida?» suggerì Corky.

Rachel sorrise. «Per dirlo con una sola parola.»

Corky le porse di nuovo il campione. «Guardi la sezione trasversale.»

Rachel studiò per un momento la parte interna della roccia senza vedere nulla.

«Inclinala verso la luce» le suggerì Tolland in tono caldo e gentile «e osservala da vicino.»

Rachel si portò la roccia davanti agli occhi e la volse verso le abbaglianti alogene puntate in alto. A quel punto vide: minuscole sferette metalliche rilucevano nella pietra. Erano decine, disseminate per tutta la sezione trasversale come goccioline di mercurio del diametro di circa un millimetro.

«Quelle bollicine sono chiamate condri, e si rinvengono soltanto nei meteoriti.»

Rachel guardò a occhi socchiusi. «In effetti, non ho mai visto una cosa del genere nella roccia terrestre.»

«E non la vedrà mai! I condri sono una struttura geologica che semplicemente non esiste sulla Terra. Alcuni sono straordinariamente vecchi, forse formati dalle prime materie costitutive dell'universo, altri sono molto più giovani, come quelli che lei ha in mano, e risalgono soltanto a centonovanta milioni di anni fa.»

«Centonovanta milioni di anni fa significa giovani

«Sì, diamine! In termini cosmologici equivale a ieri. Ma la cosa importante, qui, è che questo campione contiene condri, prova evidente che si tratta di un meteorite.»

«D'accordo, dunque i condri costituiscono la prova conclusiva. Chiaro.»

«Infine» aggiunse Corky, con un sospiro «se la crosta di fusione e i condri non la convincono, noi astronomi abbiamo un metodo a prova d'idiota per confermare l'origine meteorica.»

«Cioè?»

Corky alzò le spalle con noncuranza. «Usiamo semplicemente un microscopio polarizzante petrografico, uno spettrometro a fluorescenza di raggi X, un analizzatore dell'attivazione neutronica o uno spettrometro di massa plasmatica a induzione accoppiata per misurare il valore ferromagnetico.»

Tolland emise un suono inarticolato. «Ora si sta esibendo. Quel che vuole dire è che si può dimostrare che una roccia è un meteorite semplicemente analizzandone la composizione chimica.»

«Ehi, figlio del mare!» lo punzecchiò Corky. «Lasciamo la scienza agli scienziati, eh?» Tornò subito a rivolgersi a Rachel. «Nelle rocce terrestri, il nichel è presente in percentuale estremamente alta o estremamente bassa, mai in quantità intermedia. Nei meteoriti, invece, il contenuto di nichel rientra in valori medi. Pertanto, se analizziamo un campione e troviamo che il contenuto di nichel riflette un valore medio, possiamo essere certi senza ombra di dubbio che si tratta di un meteorite.»

Rachel cominciava a perdere la pazienza. «Bene, signori. Croste di fusione, condri, contenuto di nichel medio, tutti elementi che dimostrano che arriva dallo spazio.» Posò il campione sul tavolo di Corky. «Ma io perché sono qui?»

Corky sospirò con fare teatrale. «Vuole vedere un campione del meteorite rinvenuto dalla NASA nel ghiaccio sotto di noi?»

"Ci terrei tanto, prima di morire."

A quel punto Corky estrasse dal taschino un piccolo disco di pietra. Assomigliava a un CD musicale, spesso un centimetro, simile in composizione al meteorite roccioso che Rachel aveva appena visto. «Questa sezione appartiene a un campione che abbiamo carotato ieri.» Glielo porse.

In apparenza, nulla di sconvolgente. Roccia pesante, bianco arancio. Parte del bordo era carbonizzata, annerita, evidentemente un segmento della superficie esterna del meteorite. «Noto che c'è la crosta di fusione» commentò lei.

Corky annuì. «Già. È stato preso verso l'esterno del meteorite, quindi presenta parte della crosta.»

Rachel inclinò il disco alla luce e notò i piccoli globuli di metallo. «Vedo che ci sono i condri.»

«Ottimo.» Corky aveva il tono teso per l'entusiasmo. «E, avendo esaminato questo campione con un microscopio polarizzante petrografico, le posso assicurare che il suo contenuto di nichel è medio, e quindi assolutamente diverso da quello che si riscontra nelle rocce terrestri. Congratulazioni, lei ha dunque giustamente confermato che la roccia che ha in mano proviene dallo spazio.»

Rachel alzò lo sguardo, confusa. «Dottor Marlinson, questo è un meteorite e, in quanto tale, è ovvio che arrivi dallo spazio. Ma mi sfugge forse qualcosa?»

Corky e Tolland si scambiarono un'occhiata d'intesa, poi Tolland posò una mano sulla spalla di Rachel e le sussurrò: «Voltalo».

Rachel girò il disco dall'altra parte. Il suo cervello impiegò un solo istante a comprendere ciò che stava guardando.

Poi la verità le piombò addosso come un treno in corsa. "Impossibile!" Rimase senza fiato e, mentre continuava a fissare il frammento, comprese che la sua definizione di "impossibile" a quel punto era cambiata per sempre. Incastonata nella pietra c'era una forma che in un campione terrestre sarebbe apparsa comune, ma in un meteorite risultava assolutamente inconcepibile. «È…» Esitò, quasi incapace di pronunciare la parola. «… Un insetto! Questo meteorite contiene il fossile di un insetto!»

Tolland e Corky erano raggianti. «Benvenuta a bordo» le disse Corky.

L'ondata di emozioni che la travolse la ammutolì per qualche istante, eppure, malgrado lo sbigottimento, vedeva chiaramente che quel fossile era stato un tempo un organismo biologico vivente. Nell'impronta pietrificata, lunga circa otto centimetri, si vedeva la parte ventrale di un enorme coleottero. Sette paia di zampe articolate erano alloggiate dentro un involucro protettivo esterno, che sembrava segmentato come quello di un armadillo.

Era frastornata. «Un insetto proveniente dallo spazio…»

«È un isopode» precisò Corky. «Gli insetti hanno tre paia di zampe, non sette.»

Rachel non gli prestò ascolto. Con un senso di vertigine studiava il reperto davanti a sé.

«Come può vedere chiaramente, l'involucro dorsale è segmentato in placche, come quello di un armadillidium, un porcellino di terra, eppure le due prominenti appendici simili a code lo differenziano, assimilandolo casomai a un pidocchio.»

La mente di Rachel aveva ormai interrotto la comunicazione con l'esterno. La classificazione della specie era del tutto irrilevante. I pezzi del mosaico si stavano ricomponendo in fretta: la segretezza del presidente, l'entusiasmo della NASA…

"C'è un fossile in questo meteorite! Non solo una traccia di batteri o di microbi, ma una forma di vita progredita! La dimostrazione che esiste la vita nell'universo!"

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