Wailee Ming, sdraiato prono accanto al pozzo di estrazione, stava tentando di raccogliere un campione di liquido. Gli occhi non lo avevano tradito: con il viso a un metro dall'acqua, ne ebbe la conferma.
"Incredibile!"
Si protese ulteriormente, il bicchiere stretto tra le dita, per raggiungere la superficie dell'acqua. Mancavano pochi centimetri.
Non ci arrivava ancora e quindi si avvicinò col corpo, premendo la punta degli scarponi contro il ghiaccio e sostenendosi al bordo con la mano sinistra. Tese il più possibile il braccio destro. "Quasi." Avanzò ancora un poco. "Sì!" L'orlo del bicchiere ruppe la superficie dell'acqua. Ming osservò incredulo il liquido che fluiva all'interno.
Poi, inaspettatamente, avvenne qualcosa di inspiegabile. Dal buio, come una pallottola sparata da un fucile, gli piombò addosso un piccolo frammento metallico. Ming lo vide per una frazione di secondo prima che gli si conficcasse nell'occhio destro.
Scattò automatico l'istinto di proteggersi l'occhio, malgrado il cervello gli dicesse che qualsiasi movimento improvviso metteva a rischio il suo equilibrio. Fu una reazione di sorpresa più che di dolore. Nel momento stesso in cui la mano sinistra, più vicina al viso, schizzava verso l'occhio colpito, comprese di avere commesso un terribile errore. Con tutto il peso spostato in avanti, e privo dell'unico sostegno, Wailee Ming perse l'equilibrio. Troppo tardi cercò di recuperarlo. Lasciò cadere il bicchiere e, nel tentativo di aggrapparsi al ghiaccio per non precipitare, scivolò a testa in avanti nel pozzo buio.
Una caduta di un solo metro, ma quando il viso incontrò l'acqua gelida ebbe la sensazione di avere colpito un marciapiede a ottanta chilometri l'ora. Il liquido era talmente freddo da bruciare come l'acido. Fu assalito da un'istantanea ondata di panico.
A testa in giù nell'oscurità, perse l'orientamento. Non capiva come voltarsi per tornare in superficie. Il pesante giaccone di cammello gli protesse il corpo dal freddo solo per un paio di secondi. Riuscì a rimettersi dritto ed emerse in cerca d'aria, ma in quel momento l'acqua trovò la strada verso la schiena e il petto, stringendo il suo corpo in una morsa gelida che gli serrava i polmoni.
«Aiu… to!» L'urlo era impercettibile alle sue stesse orecchie. Si avvicinò al bordo e cercò di tirarsi fuori. Davanti a lui, un muro verticale di ghiaccio, senza neppure un appiglio. Sott'acqua, scalciava con gli scarponi cercando un punto d'appoggio. Niente. Si diede una spinta per arrivare al bordo, ma era fuori dalla sua portata.
I muscoli stentavano a reagire. Batté con più forza le gambe, cercando di spingersi fino al bordo, ma il corpo pareva di piombo e i polmoni sembravano essersi ridotti, come stretti nella morsa di un pitone. Il giaccone impregnato d'acqua si faceva ogni secondo più pesante. Cercò di sfilarlo, ma il tessuto gli stava incollato addosso.
«Aiutatemi!»
Il terrore lo annichiliva.
Una volta aveva letto dell'annegamento, la morte più orribile. Mai avrebbe immaginato di trovarsi sul punto di sperimentarlo di persona. I muscoli rifiutavano di collaborare con la mente, e già faticava a tenere la testa fuori dall'acqua. Gli abiti intrisi lo spingevano in basso mentre con le dita prive di sensibilità graffiava le pareti del pozzo.
Le urla, ormai, erano solo nella sua mente.
E poi accadde.
Ming andò sotto. Non avrebbe mai immaginato di provare la terribile consapevolezza dell'imminenza della propria morte. Eppure, eccola… mentre lui sprofondava lentamente giù per la nuda parete di un pozzo profondo settanta metri. Migliaia di immagini gli sfrecciarono davanti agli occhi. Momenti dell'infanzia, della carriera. Si chiese se qualcuno l'avrebbe mai trovato o se sarebbe congelato sul fondo… sepolto per l'eternità dentro il ghiacciaio.
I polmoni imploravano ossigeno. Trattenne il fiato, continuando a battere i piedi nel tentativo di risalire. "Respira!" Cercò di contrastare quel riflesso, stringendo le labbra ormai insensibili. "Respira!" Cercò invano di riemergere. "Respira!" In quell'istante, in un duello mortale tra istinto e ragione, l'automatismo della respirazione vinse la sua capacità di tenere la bocca chiusa.
Wailee Ming inspirò.
L'acqua aggredì come olio bollente il delicato tessuto polmonare. Sentì un acuto bruciore dentro di sé. Purtroppo, l'acqua non uccide istantaneamente. Ming trascorse parecchi terribili secondi inalando acqua ghiacciata, ogni respiro più straziante del precedente, senza riuscire a ottenere ciò che il suo corpo disperatamente agognava.
Finalmente, mentre precipitava nella gelida oscurità, sentì di perdere conoscenza. Accolse con sollievo quella via di fuga. Intorno a sé, notò nell'acqua minuscole particelle luminescenti. La cosa più bella che avesse mai visto.