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Lawrence Ekstrom era un colosso burbero e rude come un iroso dio norvegese. Aveva capelli biondi a spazzola, fronte corrugata, naso a patata solcato da capillari. In quel momento, i suoi occhi di pietra recavano traccia di innumerevoli notti insonni. Potente stratega dell'aerospazio e consigliere operativo del Pentagono prima di essere chiamato alla NASA, era noto per l'arroganza oltre che per l'indiscutibile dedizione alle missioni intraprese.

Mentre lo seguiva nell'habisfera, Rachel Sexton si trovò a procedere in uno strano e traslucido dedalo di corridoi. Quella struttura labirintica sembrava essere stata creata appendendo fogli di plastica opaca a cavi tesi. Il pavimento non esisteva: un lastrone di ghiaccio solido, con passatoie di gomma antiscivolo. Oltrepassarono un rudimentale soggiorno fiancheggiato da brande e gabinetti chimici.

Per fortuna, l'aria nell'habisfera era tiepida anche se resa pesante da quella mescolanza di odori indistinti che accompagna gli esseri umani negli ambienti ristretti. Un generatore ronzava da qualche parte, evidentemente la fonte energetica che alimentava le lampadine nude appese ai cavi.

«Signora Sexton» grugnì Ekstrom, guidandola verso un'ignota destinazione «lasci che le parli subito in tutta franchezza.» Il tono lasciava intendere che era tutt'altro che compiaciuto della presenza di Rachel. «Lei è qui perché il presidente l'ha voluta qui. Zach Herney è un amico e un fedele sostenitore della NASA. Io lo rispetto, ho un debito di riconoscenza nei suoi confronti e mi fido di lui. Non discuto gli ordini diretti, anche quando mi lasciano perplesso. Perché non ci siano fraintendimenti, sappia che non condivido l'entusiasmo del presidente per averla coinvolta in questa faccenda.»

Rachel lo guardò esterrefatta. "Ho percorso cinquemila chilometri per trovare un'accoglienza del genere?" Quel tipo non era certo il re del bon ton. «Con tutto il rispetto» contrattaccò lei «anch'io sono qui per ordine del presidente. Non mi è stato detto a che scopo. Ho fatto questo viaggio perché mi fido di lui.»

«Bene. Allora le parlerò in tutta sincerità.»

«Ha già iniziato, direi.»

La dura risposta di Rachel sembrò sciogliere il direttore. Rallentò per studiarla con occhi meno cupi. Poi, come un serpente che si srotola, emise un lungo sospiro e riprese a camminare veloce. «Tenga presente che, contro la mia volontà, lei è qui per un progetto della NASA assolutamente segreto. Non solo è una rappresentante dell'NRO, il cui direttore si diverte a disonorare il personale dell'agenzia spaziale tacciandolo in continuazione di mancanza di discrezione, ma è anche la figlia dell'uomo che ha scelto come missione quella di distruggere la mia agenzia. Questo dovrebbe essere un momento di gloria per la NASA; i miei collaboratori, uomini e donne, hanno sopportato molte critiche e ora meritano il giusto riconoscimento. Peraltro, a causa dell'ondata di scetticismo cavalcata da suo padre, la NASA si trova in una situazione politica tale per cui il mio staff è costretto a dividere la ribalta con un pugno di scienziati civili e con la figlia dell'uomo che sta cercando di annientarci.»

"Io non sono mio padre" aveva voglia di gridargli Rachel, ma quello non era il momento per discutere di politica con il capo della NASA. «Non sono qui per le luci della ribalta, signore.»

Ekstrom la fulminò con un'occhiata. «Scoprirà di non avere alternative.»

Il commento la colse di sorpresa. Anche se il presidente Herney non aveva detto nulla di preciso su un suo possibile coinvolgimento "ufficiale", William Pickering aveva certamente espresso il sospetto che lei potesse diventare una pedina. «Mi piacerebbe sapere che ci faccio qui» disse Rachel.

«Anche a me, ma non posseggo questa informazione.»

«Prego?»

«Il presidente mi ha chiesto di illustrarle la nostra scoperta non appena fosse arrivata. Quale sia il ruolo che le vuole attribuire in questo circo, rimane un segreto fra voi.»

«Mi ha parlato di una scoperta fatta dall'Earth Observation System.»

Ekstrom le rivolse uno sguardo furtivo. «Cosa sa del progetto EOS?»

«L'EOS è una costellazione di cinque satelliti NASA che osservano la Terra a vario scopo: mappatura degli oceani, analisi delle faglie geologiche, osservazione della fusione dei ghiacci polari, identificazione di giacimenti di combustibile fossile…»

«Bene.» Ekstrom non parve particolarmente colpito. «Dunque è a conoscenza dell'ultimo arrivato nella costellazione EOS? Si chiama PODS.»

Rachel annuì. Il Polar Orbiting Density Scanner — uno scanner della densità ruotante intorno al polo — era stato progettato per misurare gli effetti del riscaldamento del globo. «A quanto mi risulta, il PODS misura lo spessore e la durezza della calotta polare, giusto?»

«Infatti. Usa la tecnica della banda spettrale per osservare, combinando diverse scansioni, la struttura della densità del ghiaccio in vaste aree e rilevare eventuali anomalie nella loro compattezza — cristallizzazione, fusione interna, grandi crepe -, indicatori del riscaldamento del globo.»

Rachel conosceva bene la scansione composita della densità, in effetti simile a una scansione sotterranea con ultrasuoni. I satelliti dell'NRO avevano usato una tecnica simile per cercare varianti nella densità sotto la superficie terrestre nell'Europa dell'Est, al fine di localizzare enormi zone di siti cimiteriali e confermare al presidente che era effettivamente in corso un'operazione di pulizia etnica.

«Due settimane fa» continuò Ekstrom «il PODS, sorvolando questa banchisa, ha riscontrato un'inaspettata anomalia nella densità. A una settantina di metri sotto la superficie, perfettamente incastonato in una solida matrice di ghiaccio, ha individuato ciò che appariva come un globulo amorfo di circa tre metri di diametro.»

«Una sacca d'acqua?»

«No, non si trattava di un liquido. Stranamente, in quel punto la densità risultava maggiore di quella del ghiaccio che lo circondava.»

«Dunque… un masso, o qualcosa del genere?» chiese lei un momento dopo.

Ekstrom annuì. «Più o meno.»

Rachel aspettò una precisazione che non arrivò. "Sono qui perché la NASA ha trovato un pietrone nel ghiaccio?"

«Ci siamo entusiasmati solo quando il PODS ha calcolato la densità del masso. Abbiamo immediatamente spedito una squadra sul posto per analizzarlo. È risultato che la roccia nel ghiaccio sotto di noi è significativamente più densa di qualsiasi tipo di roccia rinvenuta qui, sull'isola di Ellesmere. Anzi, più densa di qualsiasi tipo di roccia in un raggio di settecento chilometri.»

Rachel abbassò gli occhi, immaginando l'enorme masso nascosto da qualche parte sotto di lei. «Intende dire che qualcuno l'ha portata qui?»

Ekstrom parve vagamente divertito. «Pesa più di otto tonnellate. È sepolta sotto settanta metri di ghiaccio compatto, il che significa che si trova qui da oltre trecento anni.»

Rachel avvertì una grande stanchezza quando, seguendo il direttore, imboccò un corridoio lungo e stretto che si snodava oltre due guardie armate. Guardò Ekstrom. «Deduco che c'è una spiegazione logica per la presenza della pietra in questo posto… e per tutta questa segretezza.»

«Assolutamente sì. La roccia trovata dal PODS è un meteorite.»

Rachel si fermò per fissare il direttore. «Un meteorite?» Si sentì sopraffatta dalla delusione, dopo tutte le aspettative create dal presidente. "Questa singola scoperta giustificherà tutte le spese e gli errori passati della NASA." Ma che cosa aveva in testa Herney? I meteoriti erano sicuramente le rocce più rare della Terra, ma la NASA ne trovava in continuazione.

«È uno dei più grandi mai rinvenuti» affermò Ekstrom, con aria tronfia. «Riteniamo che sia un frammento di un meteorite più esteso che, è documentato, precipitò nel mare Artico nel Settecento. Più probabilmente, una scheggia che si è staccata nell'impatto con l'acqua ed è atterrata sul ghiacciaio di Milne e poi, nel corso degli ultimi trecento anni, è stata lentamente ricoperta dalla neve.»

Rachel aggrottò la fronte. Non cambiava nulla. Cominciò a sospettare che fosse una trovata pubblicitaria della NASA e della Casa Bianca, entrambe in grande difficoltà, per tentare di salvarsi facendo passare un rinvenimento come tanti per una sensazionale scoperta.

«Non pare molto colpita» commentò Ekstrom.

«In effetti, mi aspettavo… qualcos'altro.»

Il direttore socchiuse gli occhi. «Un meteorite di queste dimensioni è estremamente raro, signora Sexton. Al mondo, ne esistono pochi più grandi.»

«Capisco…»

«Ma non è tanto la dimensione a entusiasmarci.»

Rachel alzò lo sguardo su di lui.

«Se mi lascia finire, saprà che questo meteorite mostra alcune caratteristiche stupefacenti mai riscontrate in altri, piccoli o grandi.» Riprese ad avanzare nel passaggio. «Se mi segue, le presenterò qualcuno più qualificato di me a illustrarle la scoperta.»

Rachel era perplessa. «Più qualificato del direttore della NASA?»

Gli occhi nordici di Ekstrom fissarono i suoi. «Sì, perché è un civile. Ho pensato che lei preferisse essere informata da una fonte imparziale, vista la sua professione di analista di dati.»

"Touché." Rachel non replicò.

Seguì il direttore lungo l'angusto passaggio che terminava davanti a una pesante tenda nera, oltre la quale sentì il mormorio di molte voci, riecheggiato dal gigantesco spazio aperto.

Senza una parola, il direttore tese la mano per aprire la tenda e Rachel fu abbagliata da una luce accecante. Mosse un passo, esitante. Quando gli occhi si adattarono, osservò l'enorme locale davanti a lei e rimase senza fiato.

«Dio mio» sussurrò. "Cosa diavolo è questo posto?"

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