Il Crestliner Phantom filava nella notte, ma Corky Marlinson non era ai comandi. Sapeva che la barca avrebbe continuato a muoversi in linea retta, lungo il percorso di minima resistenza, con o senza un timoniere.
Corky era a poppa del motoscafo che sobbalzava, cercando di valutare la gravità della ferita alla gamba. Un proiettile era penetrato nella parte anteriore del polpaccio, mancando d'un soffio la tibia. Non c'era un foro d'uscita, quindi il bossolo doveva essere ancora conficcato nel muscolo. Non riuscì a trovare nulla per fermare l'emorragia: c'erano solo pinne, un boccaglio, un paio di giubbotti salvagente, ma nessuna valigetta del pronto soccorso. Freneticamente Corky aprì una cassetta e trovò qualche utensile, straccetti, olio lubrificante e nastro adesivo. Guardò la gamba insanguinata e si chiese di lì a quanto sarebbe stato finalmente al sicuro dagli squali. "Dio! Devo allontanarmi molto di più…"
Delta-Uno manteneva l'elicottero Kiowa basso sull'oceano, mentre scrutava nell'oscurità, cercando il Crestliner in fuga. Dando per scontato che la barca stesse cercando di allontanarsi il più possibile dalla Goya, facendo rotta verso la costa, Delta-Uno aveva seguito la traiettoria iniziale del motoscafo.
"Dovrei averlo già superato."
In situazioni normali, sarebbe bastato il radar per seguire le tracce della barca in fuga, ma con il sistema di disturbo elettronico del Kiowa, che creava un ombrello di interferenze per un raggio di chilometri, il radar era inefficace. Disattivare il sistema di disturbo era impensabile, almeno finché non avesse avuto la certezza che tutti quelli a bordo della Goya erano morti. Quella notte nessuno, dalla nave, avrebbe trasmesso una richiesta di soccorso.
"Nessuno saprà mai la verità sul meteorite. Nessuno." Per fortuna, aveva altri modi per rintracciare il motoscafo. Perfino sull'insolito sfondo di un tratto caldo di oceano, localizzare l'impronta termica di una barca a motore sarebbe stato facile. La temperatura dell'acqua in quella zona era di trentacinque gradi, ma i gas di scarico del fuoribordo da 250 cavalli erano decine di gradi più caldi.
Corky aveva perso sensibilità nel piede e nella gamba.
Non sapendo che altro fare, s'era pulito il polpaccio con uno straccio e lo aveva avvolto con strati e strati di nastro adesivo. Quando aveva finito il rotolo, l'intera gamba era fasciata in uno stretto involucro argentato. L'emorragia si era fermata, ma i vestiti e le mani erano coperti di sangue.
Seduto sul fondo del Crestliner, che filava senza nessuno al timone, Corky si chiedeva per quale ragione l'elicottero non l'avesse ancora localizzato. Sollevò la testa per scrutare l'orizzonte verso poppa, aspettandosi di scorgere la Goya o il suo inseguitore; ma, stranamente, non vide niente. Le luci della nave erano sparite. Di sicuro non s'era allontanato così tanto. O forse sì?
Si sentì d'un tratto rincuorato e gli tornò la speranza di riuscire a scappare. Forse l'avevano perso nel buio. Forse avrebbe raggiunto la costa!
Fu allora che notò che la scia lasciata dal motoscafo non era dritta. Si incurvava gradualmente, come se la barca avesse percorso un ampio arco, invece di navigare in linea retta. Confuso, seguì la scia con lo sguardo e individuò una larga curva sulla superficie del mare. Un istante dopo vide la nave.
La Goya era a meno di un chilometro, leggermente a sinistra della prua del motoscafo. Con sgomento, Corky capì il suo errore. Senza nessuno al timone, la barca sia era impercettibilmente allineata con la direzione della potente corrente, il vortice d'acqua del megapennacchio. "Sto girando in tondo…"
Era tornato al punto di partenza.
Conscio di essere ancora nelle acque infestate di squali della zona surriscaldata, ricordò le tetre parole di Tolland: "Lobi olfattivi del telencefalo molto sviluppati… Percepiscono l'odore di sangue a un chilometro di distanza". Si guardò le mani insanguinate e la gamba avvolta nel nastro adesivo.
L'elicottero sarebbe stato presto sopra di lui.
Strappandosi di dosso i vestiti intrisi di sangue, Corky s'affannò, nudo, verso la poppa del motoscafo. Conscio che nessun pesce era in grado di tenere il passo con la barca, si sciacquò come meglio poté, nella turbolenta scia dell'elica.
"Basta solo una goccia di sangue…"
Si alzò, nudo nella notte, consapevole che non gli restava che una cosa da tentare: la sola sostanza in grado di sovrastare l'odore del sangue era l'acido urico. Molti animali delimitano il territorio con l'urina, uno dei fluidi dall'odore più intenso prodotti dall'organismo.
"Più intenso del sangue" si augurò. Rammaricandosi di non avere bevuto qualche birra in più, la sera prima, Corky issò la gamba ferita sulla fiancata del motoscafo e cercò di urinare sul nastro adesivo.
"Forza!" Aspettò. "Niente di più difficile che pisciarsi addosso mentre un elicottero t'insegue."
Finalmente ci riuscì. Urinò su tutto il nastro adesivo, bagnandolo completamente. Con quel po' che gli era rimasto nella vescica, intrise uno straccetto col quale si strofinò tutto il corpo. "Che delizia."
Dal cielo scuro, un raggio laser rosso calò ad angolo su di lui, come la lama splendente di un'enorme ghigliottina. L'elicottero apparve su una traiettoria che intersecava la rotta della barca. Evidentemente il pilota non si capacitava che il motoscafo fosse tornato verso la nave.
Indossando velocemente un giubbotto salvagente, Corky si portò a poppa. Il raggio di luce andò a fermarsi sul fondo macchiato di sangue, a solo un metro e mezzo da lui. Era giunto il momento.
A bordo della Goya, Michael Tolland non vide il suo Crestliner Phantom 2100 esplodere e roteare per aria come una girandola in fiamme. Ma sentì il boato.