Approfittando del buio, il paleontologo Wailee Ming rifletteva tranquillo nella sua postazione di lavoro, i sensi allertati dall'aspettativa per la serata. "Presto sarò il paleontologo più famoso del mondo." Sperava che Michael Tolland fosse stato generoso con lui e nel documentario avesse dato ampio spazio ai suoi commenti.
Mentre pregustava un futuro glorioso, percepì una debole vibrazione nel ghiaccio sotto i suoi piedi. Si alzò di scatto. Vivere a Los Angeles, zona di terremoti, lo aveva reso ipersensibile alla minima oscillazione del suolo. Si diede subito dello sciocco: quel fenomeno era perfettamente naturale. "Una semplice frana" si disse, con un sospiro di sollievo. Ancora non si era abituato. A intervalli di poche ore, un rombo distante risuonava nella notte per la banchisa quando un enorme blocco di ghiaccio si staccava cadendo in mare. Bella la definizione di Norah Mangor per l'evento: "Sta nascendo un nuovo iceberg…".
In piedi, Ming si stirò. In distanza, sotto il bagliore dei riflettori, vide una folla intenta a festeggiare ma, poiché non era il tipo da feste, si diresse verso la parte opposta dell'habisfera.
Il labirinto di postazioni di lavoro appariva come una città fantasma e sotto l'intera cupola aleggiava un'atmosfera sepolcrale. Percorso da un brivido, abbottonò fino in fondo il giaccone di cammello.
Davanti a lui si profilò il pozzo di estrazione, il punto in cui erano emersi i più splendidi fossili di tutta la storia dell'umanità. Il gigantesco traliccio di metallo era stato smontato e riposto e il pozzo era deserto, circondato da coni, come una buca da evitare su un grande parcheggio ghiacciato. Ming si avvicinò e, a distanza di sicurezza, osservò quell'acqua gelida profonda settanta metri. Ben presto si sarebbe di nuovo ghiacciata, cancellando ogni traccia dell'intervento umano.
Era uno spettacolo, anche al buio.
"Soprattutto al buio."
Un momento di esitazione, poi un pensiero si affacciò improvviso alla sua mente.
"C'è qualcosa di strano."
Mentre osservava con maggiore attenzione l'acqua, sentì la soddisfazione cedere a una sorta di vertigine. Batté le palpebre, guardò di nuovo, poi volse gli occhi verso la parte opposta della cupola, a trenta metri di distanza, dove tutti si affollavano allegri nell'area stampa.
"Dovrei parlarne a qualcuno, non c'è dubbio."
Tornò a fissare l'acqua, chiedendosi che cosa dire. Si trattava di un'illusione ottica? Qualche strano riflesso?
Incerto, oltrepassò i coni e si accovacciò vicino al bordo del pozzo. L'acqua arrivava a poco più di un metro sotto il livello del ghiaccio. Si sporse per vedere meglio. Sì, c'era davvero qualcosa di strano. Impossibile non notarlo, eppure era risultato visibile solo a luci spente.
Si alzò. Doveva assolutamente parlarne a qualcuno. Mosse qualche passo veloce verso l'area stampa, ma poi si arrestò di colpo. "Accidenti!" Tornò verso il pozzo, gli occhi dilatati dalla meraviglia. Aveva compreso.
«Impossibile!» esclamò ad alta voce.
Eppure era l'unica interpretazione plausibile. "Rifletti con calma" si disse. "Deve esserci un'altra spiegazione logica." Ma più rimuginava, più si convinceva. "Non c'è altra spiegazione!" Stentava a credere che la NASA e Corky Marlinson si fossero lasciati sfuggire un fatto tanto incredibile, ma non gli dispiaceva.
"A questo punto, diventa la scoperta di Wailee Ming!"
Fremente di emozione, corse a una vicina postazione di lavoro e prese un bicchiere. Gli sarebbe bastato un piccolo campione d'acqua. Avrebbe sbalordito tutti quanti!