Le mani intrecciate della catena del rango di Primo Cavaliere scintillavano con bagliori d’oro sulla tunica di velluto color porpora scuro indossata da lord Tywin Lannister. Quando fece ingresso nella sala del Concilio ristretto, i lord Tyrell, Redwyne e Rowan si raccolsero attorno a lui. Il signore di Castel Granito li salutò uno dopo l’altro, poi disse qualche parola a voce bassa a Varys, baciò l’anello dell’Alto Sacerdote, baciò Cersei sulla guancia, strinse la mano al gran maestro Pycelle, fece un cenno del capo a Ditocorto e infine si sedette a capotavola, il posto del re, tra sua figlia, la regina, e suo fratello ser Kevan.
Tyrion si era sistemato sulla sedia di Pycelle, all’estremo opposto del tavolo. Tenuto ben sollevato da una pila di cuscini, il Folletto riusciva a dominare l’intera prospettiva della riunione. Quanto a Pycelle, usurpato del proprio posto, era andato a mettersi a fianco di Cersei, quanto più lontano possibile dal nano. Il gran maestro era ridotto a uno scheletro ambulante, camminava tremando, in precario appoggio su un bastone attorcigliato a spirale. Sul suo lungo collo da pollo, un tempo ornato da una lussureggiante barba bianca, ormai spuntavano solo radi pelucchi grigiastri. Tyrion lo squadrò senza alcun rimorso.
Gli altri membri del Concilio — lord Mace Tyrell, dalla corporatura robusta e pesante, i capelli castani ricci e una barba triangolare spruzzata di grigio, Paxter Redwyne di Arbor, esile, le spalle cascanti, pochi ciuffi rossicci sulla testa pelata, Mathis Rowan, lord di Goldengrove, ben rasato, massiccio, piuttosto sudato, l’Alto Sacerdote, fragile nell’aspetto, dal pizzetto bianco spelacchiato — furono costretti a correre per accaparrarsi i posti.
“Troppe facce strane” pensò Tyrion. “Troppi nuovi giocatori. Mentre giacevo a marcire in quel letto, le regole del gioco sono cambiate. E nessuno mi ha detto in che modo.”
Oh, certo, con lui i lord continuavano a essere cortesi al punto giusto, ma Tyrion vedeva benissimo quanto erano a disagio nel guardarlo in faccia. «Quella tua catena di sbarramento attraverso il fiume» disse Mace Tyrell in tono allegro. «È stata una mossa molto astuta.»
«Difatti, difatti» annuì lord Redwyne, ancora più allegro. «Il mio lord di Alto Giardino parla per tutti noi.»
“Andate a dirlo alla gente di questa città” pensò Tyrion, pieno di amarezza. “Andate a dirlo ai cantastorie, con le loro favolette sul fantasma di Renly.”
Suo zio Kevan era stato il più caloroso, spingendosi addirittura a dargli un bacio sulla guancia. «Lancel mi ha detto quanto sei stato coraggioso, Tyrion. Parla con molta ammirazione di te.»
“E farà bene, se non vuole che sia io a parlare di alcune cosette interessanti sul suo conto.” Tyrion si costrinse a sorridere. «Il mio caro cugino è troppo gentile» rispose. «La sua ferita guarisce, confido?»
Ser Kevan corrugò la fronte. «Un giorno sembra più in forze, il giorno dopo… ci fa preoccupare. Tua sorella gli fa spesso visita, per sollevare il suo spirito e pregare con lui.»
“Ma la cara sorellina prega per che cosa, perché lui viva, o muoia?” Era un uso vergognoso quello che Cersei aveva fatto del loro cugino Lancel, sia dentro sia fuori dal letto. Ma adesso lord Tywin era alla Fortezza Rossa e Cersei non aveva più alcun bisogno di Lancel. Sperava solo che lui portasse con sé nella tomba quel loro piccolo, sporco segreto, nessun dubbio in merito. “Si spingerà fino al punto di farlo assassinare, però?” A guardarla quel giorno, mai si sarebbe detto che Cersei Lannister potesse essere capace di simili nefandezze. Eccola lì, tutta sorrisi e moine, intenta a raccontare a lord Tyrell i dettagli della festa di nozze di Joffrey, a congratularsi con lord Redwyne per il valore in battaglia dei suoi figli gemelli, ad ammorbidire l’acido lord Rowan con carinerie e qualche commento grazioso, a mostrarsi pia e devota con l’Alto Sacerdote.
«Vogliamo cominciare con i preparativi del matrimonio?» esordì la regina, nel momento in cui lord Tywin prese posto.
«No» disse il padre. «Con la guerra. Varys.»
«Ho notizie deliziose per voi tutti, miei lord.» L’eunuco si esibì in un sorriso serico. «Ieri, il nostro valoroso lord Randyll Tarly si è scontrato con Robett Glover fuori Duskendale e lo ha intrappolato con il mare alle spalle. Ci sono state perdite pesanti da ambo i lati, ma alla fine sono stati i nostri leali uomini a prevalere. Ser Helman Tallhart è dato per morto, assieme a migliaia di altri. Robett Glover sta guidando i superstiti in una ritirata disordinata verso Harrenhal. Un sogno breve, che verrà presto infranto: saranno il valente ser Gregor Clegane e i suoi guerrieri che incontrerà sul suo cammino.»
«Siano lodati gli dèi!» esultò Paxter Redwyne. «Una grande vittoria per re Joffrey!»
“Joffrey che cosa avrebbe a che fare, con questa vittoria?” si chiese Tyrion.
«E anche una terribile sconfitta per il Nord, questo è certo» osservò Ditocorto. «Ma al tempo stesso una sconfitta a cui Robb Stark non ha preso parte. Sul campo, il Giovane lupo rimane ancora imbattuto.»
«Che cosa sappiamo dei piani e dei movimenti di Stark?» chiese Mathis Rowan, il quale non si faceva mai problemi ad arrivare subito al punto.
«Ha dovuto ritornare a Delta delle Acque con il suo bottino, abbandonando i castelli che aveva conquistato nell’Ovest» annunciò lord Tywin. «A Lannisport, il nostro cugino ser Daven sta riorganizzando quello che rimane dell’esercito del suo defunto padre, distrutto da Stark a Oxcross. Quando sarà pronto, si ricongiungerà con ser Forley Prester alla Zanna Dorata. Nel momento in cui il ragazzo Stark tornerà a nord, ser Forley e ser Devan caleranno su Delta delle Acque.»
«Sei davvero certo che lord Stark intenda tornare a nord?» chiese lord Rowan. «Perfino con gli uomini di ferro attestati sul Moat Cailin?»
«Esiste davvero qualcosa di più inutile di un re senza regno?» intervenne Mace Tyrell. «La risposta, chiara e semplice, è no. Il Giovane lupo deve abbandonare le terre dei fiumi, ricongiungersi ancora una volta con Roose Bolton e gettarsi con tutte le sue forze contro il Moat Cailin. Almeno, questo è ciò che farei io.»
Tyrion fu costretto a mordersi la lingua. Robb Stark aveva vinto più battaglie in un anno che il lord di Alto Giardino in venti. La reputazione di Mace Tyrell come condottiero si basava su un’unica, incerta vittoria quella contro Robert Baratheon ad Ashford, in una battaglia praticamente già vinta dall’avanguardia guidata da Randyll Tarly addirittura prima che il grosso dell’esercito di Tyrell si presentasse sul campo. L’assedio di Capo Tempesta, durante il quale in effetti Mace Tyrell aveva avuto il comando, si era trascinato per un intero anno senza alcun esito. E quando Rhaegar Targaryen era stato finalmente sconfitto sul Tridente, il lord di Alto Giardino aveva timidamente inchinato i propri vessilli a Eddard Stark.
«Dovrei scrivere a Robb Stark una lettera quanto mai dura» stava dicendo Ditocorto. «Mi si dice che il suo uomo Bolton fa pascolare i caproni di Vargo Hoat nella mia sala grande a Harrenhal. La qual cosa è quanto mai deprecabile.»
«Ecco, riguardo agli Stark…» Ser Kevan Lannister si schiarì la gola. «Balon Greyjoy, che ora si autoproclama re delle Isole e del Nord, ci scrive, offrendo condizioni di alleanza.»
«Quello che dovrebbe offrire è fedeltà» scattò Cersei. «Secondo quale diritto si proclama re?»
«Secondo il diritto di conquista» le rispose lord Tywin. «Attorno all’Incollatura, lord Balon ha stretto un nodo scorsoio. I due giovanissimi eredi di Robb Stark sono morti, Grande Inverno è caduta e gli uomini di ferro controllano il Moat Cailin, Deepwood Motte e quasi tutta la Costa Pietrosa. Le navi lunghe di re Balon solcano il mare di ponente e sono in buona posizione per minacciare Lannisport, isola Linda e perfino Alto Giardino, se dovessimo provocarlo.»
«E se invece dovessimo accettare la sua alleanza?» ribadì lord Mathis Rowan. «Che condizioni propone?»
«Che riconosciamo il suo trono, concedendogli tutto quanto si trova a nord dell’Incollatura.»
Lord Redwyne rise. «E che cosa c’è a nord dell’Incollatura che qualsiasi uomo sano di mente vorrebbe avere? Se Greyjoy è pronto a scambiare spade e vele per rocce e neve, io dico: accettiamo, e consideriamoci fortunati.»
«Assolutamente» concordò Mace Tyrell. «Questo è quanto farei anch’io. Lasciamo che re Balon distrugga gli uomini del Nord mentre noi facciamo altrettanto con Stannis Baratheon.»
Dall’espressione di lord Tywin, nulla trasparì di quello che stava pensando. Dalle sue labbra uscì soltanto: «C’è anche Lysa Arryn con cui fare i conti. Lysa Arryn vedova di Jon Arryn, figlia di Hoster Tully, sorella di Catelyn Stark… il cui marito, poco prima di morire, stava cospirando con Stannis Baratheon».
«Andiamo» fece allegramente Mace Tyrell. «Le donne non hanno lo stomaco adatto alla guerra. Lasciamola perdere, dico io, ben difficilmente ci darà fastidi.»
«Sono d’accordo» disse Redwyne. «Lady Lysa non ha preso parte a nessuna battaglia, né ha commesso alcun atto evidente di tradimento.»
Tyrion si agitò. «Lady Lysa mi ha scaraventato in una cella e mi ha messo sotto processo, minacciandomi di morte» sottolineò, senza nascondere il rancore. «Non ha fatto ritorno ad Approdo del Re per giurare fedeltà a re Joffrey, come invece le era stato ordinato. Miei lord, datemi gli uomini, e mi occuperò io di Lysa Arryn.» Gli riusciva difficile pensare a qualcosa di più stimolante, eccetto forse strangolare Cersei. C’erano notti in cui aveva ancora gli incubi delle celle del cielo al Nido dell’Aquila, notti in cui si svegliava coperto di sudore freddo.
Mace Tyrell lo guardava con giovialità, ma dietro quel sorriso Tyrion percepì il disprezzo. «Forse è meglio che tu lasci la guerra ai guerrieri» disse il lord di Alto Giardino. «Uomini migliori di te hanno perduto interi eserciti sulle montagne della Luna, oppure sono andati a morire sulla Porta insanguinata. Conosciamo tutti il tuo valore, mio lord, non c’è ragione di stuzzicare il fato.»
Tyrion si puntellò contro i cuscini, pieno d’ostilità. Fu suo padre a intervenire prima che lui rispondesse per le rime. «Ho altri incarichi per Tyrion» dichiarò lord Tywin. «Inoltre, ritengo che sia lord Petyr ad avere la chiave del Nido dell’Aquila.»
«Ce l’ho, infatti» sorrise Ditocorto. «Proprio qui: in mezzo alle gambe.» C’era un lampo di laida insolenza nei suoi occhi grigio verdi. «Miei lord, con vostra licenza, mi propongo per compiere un viaggio fino al Nido dell’Aquila e, una volta là, conquistare la mano di lady Lysa. Quale suo consorte, sarò in grado di consegnarvi l’intera valle di Arryn senza che debba essere versata una sola goccia di sangue.»
«E lady Lysa ti vorrà?» Lord Rowan appariva dubbioso.
«Mi ha già voluto altre volte nel passato, lord Mathis, e non ha espresso lamentele di sorta.»
«Portare una donna a letto non è lo stesso che portarla all’altare» intervenne Cersei. «Perfino una vacca come Lysa Arryn potrebbe essere in grado di vedere la differenza.»
«Poco ma sicuro. Per una figlia di Delta delle Acque, non sarebbe stato appropriato sposare qualcuno di umile lignaggio come me.» Ditocorto spalancò le braccia. «Ora, però… un’unione tra la lady del Nido dell’Aquila e il lord di Harrenhal non è poi così impensabile, o sbaglio?»
A Tyrion non sfuggì l’occhiata che intercorse tra Paxter Redwyne e Mace Tyrell.
«Potrebbe funzionare» ammise lord Rowan. «Ammesso però che tu sia certo di poter tenere la donna fedele alla grazia del re.»
«Miei lord» declamò l’Alto Sacerdote. «L’autunno incombe, e tutti gli uomini di buona volontà sono ormai stanchi di guerra. Se lord Baelish è in grado di riportare la Valle nell’ambito della pace del re senza ulteriori spargimenti di sangue, gli dèi di certo lo benediranno.»
«Ma è veramente in grado di farlo?» chiese lord Redwyne. «Adesso il lord del Nido dell’Aquila è il figlio di Jon Arryn, lord Robert.»
«È solo un ragazzo» disse Ditocorto. «Provvederò a farlo crescere come il più leale suddito di Joffrey, e come grande amico di noi tutti.»
Tyrion studiò quell’uomo snello, dal pizzetto a punta e gli irriverenti, occhi grigio verdi. “Lord di Harrenhal: un titolo privo di significato. Che inganno fottuto, padre. Anche se Ditocorto non mettesse mai piede in quella fortezza, è il titolo stesso a rendere il matrimonio possibile. E questo, lui lo sapeva fin dal principio.”
«Non sono certo i nemici che ci mancano» disse ser Kevan Lannister. «Se il Nido dell’Aquila può essere tenuto fuori dalla guerra, tanto meglio così. Da parte mia, sarò ben lieto di vedere che cosa lord Petyr saprà ottenere.»
Nel Concilio, ser Kevan era l’avanguardia del fratello, qualcosa che Tyrion aveva imparato da molto tempo: ser Kevan non pensava mai niente che lord Tywin non avesse pensato per primo. “È già stato tutto deciso” capì il Folletto. “Questo incontro non è altro che una farsa.”
I pecoroni stavano belando il loro assenso, ignari di quanto abilmente fossero stati castrati. Così spettò a Tyrion obiettare: «E in che modo, privata di lord Petyr, la corona pagherà i propri debiti? È lui il nostro mago del conio, e non abbiamo nessuno che possa sostituirlo».
Ditocorto sorrise. «Il mio piccolo amico è troppo cortese. Tutto quello che faccio è contare monete di rame, soleva dire il compianto re Robert. Qualsiasi abile mercante saprebbe fare altrettanto… e un Lannister di Castel Granito, dotato di una certa sensibilità per l’oro, sarà senza dubbio in grado di surclassarmi.»
«Un Lannister?» Tyrion ebbe di colpo un pessimo presentimento.
Gli occhi venati d’oro di lord Tywm incontrarono quelli asimmetrici del figlio nano. «Ritengo che tu sia quanto mai adatto a un simile compito.»
«Indubbio!» concordò di cuore ser Kevan. «Sarai uno splendido maestro del conio, Tyrion.»
Lord Tywin tornò a rivolgersi a Ditocorto. «Se Lysa Arryn ti prenderà come marito e farà ritorno nella pace del re, noi reintegreremo lord Robert all’onore di protettore dell’Est. Quando puoi partire?»
«Domattina, se i venti lo permettono. C’è una galea braavosiana alla fonda oltre la catena, la quale sta ultimando il carico a mezzo chiatte: la Re sommerso. Incontrerò il suo capitano per organizzare un passaggio.»
«Perderai il matrimonio del re» rilevò Mace Tyrell.
Petyr Baelish scrollò le spalle. «Venti e maree non aspettano, mio lord. Una volta che le tempeste d’autunno avranno avuto inizio, il viaggio sarà molto più pericoloso. L’annegamento ridurrebbe in modo considerevole il mio fascino di promesso sposo.»
Lord Tyrell sogghignò. «Questo è vero. Allora farai meglio a non trattenerti oltre.»
«Possano gli dèi concederti un celere Viaggio» disse l’Alto Sacerdote. «Tutta Approdo del Re pregherà per il tuo successo.»
Lord Redwyne si sfiorò il naso con le dita. «Possiamo tornare all’argomento dell’alleanza Greyjoy? A mio parere, c’è molto da dire in favore. Le navi lunghe di Greyjoy rafforzerebbero la mia flotta e ci darebbero forze sufficienti in mare per attaccare la Roccia del Drago e porre fine alle ambizioni di Stannis Baratheon.»
«Le navi lunghe di re Balon sono altrimenti occupate» disse cortesemente lord Tywin. «E lo stesso vale per noi. Come prezzo della sua alleanza, Greyjoy chiede metà del regno. Ma che cosa intende fare per guadagnarsela? Combattere gli Stark? Lo sta già facendo. Per quale ragione dovremmo pagarlo per qualcosa che già fa a costo zero? A mio modo di vedere, la cosa giusta da fare con il caro lord di Pyke è non far niente. Tra qualche tempo, una migliore opzione si presenterà. Un’opzione che non costringa il re a cedere metà del reame.»
Tyrion studiò il padre con attenzione. “C’è qualcosa che non dice.” Gli tornarono in mente quelle importanti lettere che lord Tywin stava scrivendo nel solarium del Primo Cavaliere, la notte in cui lui gli aveva chiesto Castel Granito. “Che cos’è che ha detto…? Certe battaglie si vincono con le spade e le picche, altre con le penne e i corvi messaggeri…” Il Folletto non poté fare a meno di domandarsi quale fosse la migliore opzione, e che prezzo quell’opzione stesse comportando.
«Forse sarebbe ora di passare al matrimonio reale» suggerì ser Kevan.
L’Alto Sacerdote parlò di quanto si stava approntando al Grande Tempio di Baelor, e Cersei del dettaglio dei preparativi per il banchetto. Ci sarebbero stati mille ospiti nella sala del trono, ma molti di più fuori. I cortili interno e mediano della Fortezza Rossa sarebbero stati riempiti di tende, con tavoli di cibo e barili di birra per tutti coloro che non avessero trovato posto nella sala grande.
«Maestà» disse il gran maestro Pycelle «riguardo al numero degli ospiti… abbiamo ricevuto un corvo messaggero da Lancia del Sole. In questo preciso momento, trecento dorniani stanno cavalcando verso Approdo del Re, con la speranza di arrivare in tempo per il matrimonio.»
«E da che parte stanno arrivando?» Mace Tyrell era irritato. «Non hanno chiesto il permesso di attraversare le mie terre.»
Il suo collo spesso aveva assunto una tinta rosso scuro, notò Tyrion. Tra Dorne e Alto Giardino non c’erano mai stati scambi di piacevolezze. Nei secoli, erano state combattute interminabili guerre di confine, con scorrerie continue sulle montagne e nelle Terre Basse perfino in tempo di pace. Quell’ostilità si era attenuata, sia pure di poco, nel momento in cui anche Dorne era entrata a far parte dei Sette Regni. Ma quella flebile coesistenza pacifica era andata in pezzi quando un principe di Dorne, chiamato “Vipera rossa” aveva reso storpio Willas Tyrell, il giovane erede di Alto Giardino, nel corso di un torneo. “Una situazione a dir poco delicata” rilevò Tyrion, rimanendo in attesa di vedere in che modo suo padre l’avrebbe affrontata.
«Il principe Doran Martell viene su invito di mio figlio» disse lord Tywin con calma. «Non solo per partecipare alle celebrazioni di nozze, ma anche per assumere il suo scranno in questo Concilio ristretto, e per ottenere la giustizia che Robert gli negò per l’assassinio di sua sorella Elia e dei di lei figli.»
Tyrion studiò le espressioni dei lord Tyrell, Redwyne e Rowan, domandandosi se uno di loro sarebbe stato temerario al punto da chiedere: “Giustizia, lord Tywin? Ma non sei stato forse tu a presentare quei cadaveri macellati a Robert, opportunamente avvolti nei mantelli porpora dei Lannister?”. Nessuno dei tre disse niente, ma la domanda aleggiava comunque sulle loro facce. “A Redwyne non frega un fico secco” valutò il Folletto. “Ma Rowan si sta strozzando.”
«Una volta che il re sarà sposato alla tua Margaery, e mia nipote Myrcella al principe Trystane, saremo tutti un’unica grande Casa» ser Kevan ricordò a Mace Tyrell. «Che le inimicizie del passato rimangano nel passato, non sei forse d’accordo, mio lord?»
«Questo è il matrimonio di mia figlia…»
«Ed è anche il matrimonio di mio nipote» disse lord Tywin con fermezza. «E qui le vecchie ostilità non trovano posto, o sbaglio?»
«Non ho alcuna ostilità nei confronti di Doran Martell» insistette lord Tyrell, ma c’era ben più di un semplice risentimento nella sua voce. «Se desidera attraversare l’Altopiano in pace, tutto quello che deve fare è chiedermi il permesso.»
“Non contarci troppo” rimuginò Tyrion. “Salirà per la via delle Ossa, dirigerà a est verso Sala dell’Estate e si avvierà sulla strada del Re.”
«Trecento dorniani non turberanno i nostri piani» intervenne Cersei. «Possiamo dare da mangiare agli armigeri nel cortile, far entrare un numero maggiore di panche nella sala del trono per i nobili e i cavalieri di lignaggio e trovare al principe Doran un posto d’onore sulla piattaforma reale.»
Non con il mio consenso, fu questo il messaggio che Tyrion lesse negli occhi di Mace Tyrell Ma l’unica risposta del lord di Alto Giardino fu un breve cenno del capo.
«Forse ora possiamo passare a un compito più piacevole» disse lord Tywin. «I frutti della vittoria attendono di essere spartiti.»
«E che cosa potrebbe essere più piacevole di questo?» commentò Ditocorto, il quale aveva già ingoiato il suo, di frutto: Harrenhal.
Ognuno dei lord aveva una propria richiesta: questo castello o quel villaggio, appezzamenti di terra, un piccolo fiume, una foresta, diventare il protettore di giovani rimasti orfani dei nobili caduti in battaglia. Fortunatamente, c’era abbondanza di simili frutti, per cui ci furono orfani e castelli per soddisfare tutti i palati. Varys aveva gli elenchi. Quarantasette nobili minori e seicentodiciannove cavalieri avevano perduto la vita combattendo sotto i vessilli fiammeggianti di Stannis Baratheon e del suo dio, il Signore della luce. A questi si dovevano aggiungere qualche migliaio di uomini d’arme. Tutti traditori, era chiaro. I loro eredi furono diseredati, le loro terre e i loro castelli assegnati a coloro che avevano dato prova di lealtà a re Joffrey.
Fu Alto Giardino a ottenere il raccolto più opulento. Tyrion occhieggiò l’ampio ventre di Mace Tyrell. “Ha un prodigioso appetito, il buon lord dei fiorellini” pensò. Tyrell chiese le terre e i castelli di lord Alester Florent, che era stato uno dei suoi alfieri, ma che aveva avuto la molto discutibile idea di schierarsi prima con Renly e poi con Stannis. Lord Tywin fu ben lieto di compiacere. La Fortezza di Acquachiara, più tutte le sue terre e le sue rendite, vennero concesse a ser Garlan, secondogenito di lord Tyrell, il quale si ritrovò trasformato in un grande lord in un battito di ciglia. Suo fratello maggiore, Willas, rimaneva ovviamente l’erede di Alto Giardino.
Possedimenti minori vennero assegnati a lord Rowan, e altri ancora furono riservati per lord Tarly, lady Oakheart, lord Hightower e altri nobili non presenti. Lord Redwyne chiese appena una sospensione trentennale delle tasse di produzione, imposte da Ditocorto su alcune delle più pregiate vendemmie dei vini di Arbor. Quando questa venne concessa, Redwyne si dichiarò soddisfatto e propose di fare portare nella sala del Concilio una botticella d’oro di Arbor, per brindare al buon re Joffrey e al suo saggio, benevolo Primo Cavaliere. Fu qui che Cersei perse la pazienza.
«Sono spade che ci servono!» scattò. «Non brindisi. Il reame continua a essere infettato da aspiranti usurpatori e falsi re.»
«Non ancora per molto, ritengo» disse Varys, untuosamente.
«Abbiamo ancora alcuni argomenti all’ordine del giorno, miei lord.» Ser Kevan consultò le proprie carte. «Ser Addam Marbrand, il nostro nuovo comandante della Guardia cittadina, ha trovato alcuni cristalli provenienti dalla corona dell’Alto Sacerdote brutalmente assassinato dal volgo durante la sommossa del pane. Appare certo che i ladri hanno spezzato i cristalli e che hanno fuso l’oro della corona stessa.»
«Il Padre nel più alto dei deli è consapevole della loro colpa e sancirà il suo giudizio su tutti loro» dichiarò il pio nuovo Alto Sacerdote.
«Nessun dubbio a questo riguardo» disse lord Tywin. «In ogni caso, per il matrimonio del re tu dovrai portare la corona. Cersei, convoca i tuoi orafi, è imperativo avere un’altra corona liturgica.» Non attese la risposta della figlia e si rivolse a Varys. «Altri rapporti?»
L’eunuco trasse una pergamena dalla manica. «Una piovra è stata avvistata al largo dei promontori delle Dita. Non una nave dei Greyjoy, non fraintendetemi, ma una vera piovra abissale gigante. Ha attaccato una baleniera di Ibben e l’ha trascinata a fondo. Ci sono combattimenti in corso alle Stepstones, una nuova guerra tra Tyrosh e Lys appare probabile. Entrambe le città libere sperano di poter avere Myr come alleata. Marinai arrivati dal mar della Giada raccontano che un drago con tre teste è nato a Qarth, ed è diventato la meraviglia della città…»
«Draghi e piovre non sono per me motivi d’interesse, quale che sia il numero delle loro teste» disse lord Tywin. «I tuoi informatori hanno trovato traccia del figlio di mio fratello?»
«Ahimè, il nostro amato Tyrek è svanito, povero, coraggioso figliolo.» Varys sembrava sul punto di mettersi a piangere.
«Tywin» ser Kevan intervenne prima che il lord di Castel Granito mostrasse il suo chiaro disappunto «alcune delle cappe dorate che avevano disertato durante la battaglia hanno fatto ritorno ai baraccamenti della Guardia cittadina, sperando di poter riprendere servizio. Ser Addam vorrebbe sapere come regolarsi con loro.»
«Con la loro viltà avrebbero potuto mettere a rischio la vita di Joffrey» disse immediatamente Cersei. «Voglio che vengano messi a morte. Tutti.»
Varys sospirò. «Di certo meritano tale punizione, maestà, nessuno lo nega. Al tempo stesso, sarebbe forse più saggio inviarli dai Guardiani della notte. Di recente, abbiamo ricevuto messaggi inquietanti dalla Barriera. Turbolenze da parte dei bruti…»
«Bruti, piovre, draghi» Mace Tyrell ridacchiò. «C’è rimasto almeno qualcuno che non è turbolento?»
Lord Tywin ignorò la battuta. «I disertori ci serviranno di più come lezione per gli altri. Spezzate loro le ginocchia con le mazze. In quel modo, non fuggiranno più. Né fuggirà chi li vedrà mendicare nelle strade.» Passò lo sguardo sugli astanti, per vedere se ci fosse qualche dissenso.
Tyrion ricordò la sua visita sulla Barriera, e i granchi che aveva condiviso assieme al lord comandante Mormont e agli altri ufficiali. Ricordò anche i timori del Vecchio orso.
«Forse basterebbe spezzare le ginocchia ad alcuni» propose. «Giusto per dare l’esempio. Quelli che hanno ucciso ser Jacelyn, suggerirei. Gli altri li possiamo mandare da Bowen Marsh, l’attendente del Castello Nero. I Guardiani della notte sono gravemente sotto organico. Se la Barriera dovesse cadere…»
«…I bruti dilagheranno nel nord» completò lord Tywin per lui. «E gli Stark e i Greyjoy avranno un altro nemico con cui fare i conti. Non intendono più essere sudditi del Trono di Spade, sembra. Quindi, con quale diritto ne chiedono l’aiuto? Sia re Robb sia re Balon accampano diritti reali sul Nord. Magnifico: che siano quindi loro a difendere il Nord, se ci riescono. In caso contrario, questo Mance Rayder potrebbe addirittura rivelarsi un utile alleato.» Lord Tywin guardò il fratello. «C’è altro, Kevan?»
Ser Kevan scosse il capo. «Nient’altro. Miei lord, senza dubbio sua maestà re Joffrey vorrebbe ringraziarvi per tutta la vostra saggezza e il vostro valido consiglio.»
Obbedienti, gli altri membri del Concilio ristretto si congedarono. Varys fu il primo ad andarsene, Tyrell e Redwyne gli ultimi. Una volta che nella sala furono rimasti’ solamente i quattro Lannister, ser Kevan chiuse la porta.
«Maestro del conio?» la voce di Tyrion era esile, tirata. «Idea avuta da chi?»
«Da lord Petyr» disse lord Tywin. «Ma per noi è positivo avere il tesoro nelle mani di un Lannister. Sei chiamato ad assolvere un importante compito, Tyrion. O forse temi di non esserne all’altezza?»
«No, quello che temo è una trappola» ribatté il Folletto. «Ditocorto è subdolo e ambizioso. Non mi fido di lui. E nemmeno tu dovresti fidarti.»
«Ha portato Alto Giardino dalla nostra…» cominciò Cersei.
«Sì, e prima ti ha anche venduto la pelle di Ned Stark, lo so. Venderà anche la nostra con la stessa facilità. I soldi possono diventare una spada molto pericolosa, nelle mani sbagliate.»
Suo zio, ser Kevan, lo guardò con espressione strana. «Non per noi, questo è certo. L’oro di Castel Granito…»
«…viene estratto dalle miniere. L’oro di Ditocorto appare dal nulla, con uno schioccar di dita.»
«Abilità ben più utile delle tue, fratello caro» fece Cersei in tono mellifluo, la voce addolcita dalla malignità.
«Ditocorto è un infame bugiardo…»
«…e anche tutto nero, disse il caldaio alla padella.»
«Basta così!» Lord Tywin pestò il pugno sul tavolo. «Non intenda tollerare oltre questo ridicolo berciare. Siete entrambi Lannister, e come tali vi comporterete.»
Ser Kevan si schiarì la gola. «Sul Nido dell’Aquila preferirei vedere lord Baelish piuttosto che non uno qualsiasi degli altri pretendenti di lady Lysa. Yohn Royce, Lyn Corbray, Horton Redfort… si tratta di uomini pericolosi, ognuno a modo suo. Pericolosi e orgogliosi. Ditocorto sarà anche furbo, ma non possiede né l’alto lignaggio né l’abilità guerresca. Mai i lord della valle di Arryn lo accetteranno come loro signore.» Guardò il fratello. «E c’è anche questo: lord Petyr continua a darci prove della sua lealtà. Appena ieri ci ha informato di un piano dei Tyrell per portare Sansa Stark a fare una visita ad Alto Giardino. E una volta là, darla in sposa a Willas, il primogenito di lord Tyrell.»
«Ditocorto ti ha informato di questo?» Tyrion si protese in avanti. «Non il nostro mago dei sussurri Varys? Davvero interessante.»
«Sansa è un mio ostaggio!» Cersei lanciò allo zio uno sguardo incredulo. «E senza il mio consenso, non va da nessuna parte.»
«Ma dovesse richiederlo lord Tyrell, tu dovrai concederlo» disse lord Tywin. «Rifiutare sarebbe come dirgli che non ci fidiamo di lui. E questo potrebbe prenderlo come un’offesa.»
«La prenda come vuole. Che ce ne viene?»
“Fottuta cretina” pensò Tyrion. «Dolce sorella» le spiegò pazientemente «offendi Tyrell, e offenderai anche Redwyne, Tarly, Rowan e Hightower. I quali potrebbero addirittura cominciare a domandarsi se forse Robb Stark non potrebbe essere più accomodante con i loro desiderata.»
«Non permetterò che la rosa e il meta-lupo finiscano nello stesso letto» dichiarò lord Tywin. «Dobbiamo stallare Tyrell. E anche anticiparlo.»
«Come?» chiese Cersei.
«Attraverso un matrimonio dinastico. Il tuo, tanto per cominciare.»
Fu una tale folgore a ciel sereno, che per un momento Cersei guardò il padre allibita. «No!» Le sue guance si arrossarono come se fosse appena stata schiaffeggiata. «Non di nuovo. Non lo farò.»
«Maestà» disse ser Kevan, opportunamente cortese «sei ancora una donna giovane, bella e fertile. Di certo non intenderai passare il resto dei tuoi giorni da sola? Inoltre, un nuovo matrimonio porrà fine una volte per tutte a quelle sgradevoli storie d’incesto.»
«Il tuo restare vedova permette a Stannis di continuare a spargere le sue rivoltanti calunnie» disse lord Tywin alla figlia. «Devi avere un nuovo marito nel tuo talamo, che ti dia anche dei figli.»
«Tre figli bastano e avanzano. Io sono la regina dei Sette Regni, non una giumenta da monta! Io sono la regina reggente!»
«Tu sei mia figlia. E farai come io ti ordino.»
Cersei si alzò. «Non intendo rimanere qui ad ascoltare queste…»
«Tu rimarrai qui ad ascoltare di tutto e di più» Lord Tywin parlò con estrema calma. «Se vuoi avere una qualsiasi voce in capitolo nella scelta del tuo prossimo marito.»
Cersei Lannister esitò. Poi si sedette. E in quell’attimo Tyrion seppe che era stata sconfitta, anche a dispetto delle sue roboanti dichiarazioni.
«Io non mi sposerò di nuovo!»
«Ti sposerai, invece. E partorirai altri figli. Ogni bimbo in più che farai renderà Stannis sempre più bugiardo» lo sguardo di suo padre pareva inchiodarla contro lo scranno. «Mace Tyrell, Paxter Redwyne e Doran Martell sono tutti sposati a donne più giovani di loro, le quali probabilmente gli sopravvivranno. La moglie di Balon Greyjoy è anziana e poco in salute, ma una simile unione ci impegnerebbe a un’alleanza con le isole di Ferro, e sono tuttora incerto che questa possa essere la via per noi più saggia.»
«No.» Le labbra di Cersei erano sbiancate. «No, no, no, no…»
Tyrion non riuscì a sopprimere il sogghigno portato sulla sua espressione dall’idea di vedere la cara sorellina ben imballata e quindi spedita nella tetra Pyke. “Proprio quando stavo per rinunciare definitivamente alla preghiera, un qualche delicato dio mi ammannisce questo.”
«Oberyn Martell di Dorne potrebbe andare» continuò lord Tywin. «Ma i Tyrell la prenderebbero molto male. Quindi è ai figli che dobbiamo guardare. Immagino tu non abbia obiezioni a sposare un uomo più giovane di te.»
«Io ho obiezioni a sposare qualsiasi…»
«Ho preso in considerazione i gemelli Redwyne, Theon Greyjoy, Quentyn Martell e un numero di altri candidati. Ma la spada che ha spezzato le reni a Stannis è stata la nostra alleanza con Alto Giardino. Una spada che dev’essere ulteriormente temprata, che dev’essere resa ancora più forte. Ser Loras è entrato nella Guardia reale e ser Garlan è sposato a una Fossoway. Rimane però il primogenito, il ragazzo che loro stanno complottando di far sposare a Sansa Stark.»
Willas Tyrell. Tyrion era pervaso da un sadico piacere nel godersi il futile furore di Cersei. «Sta parlando dello storpio, sorellina cara.»
Suo padre gli rivolse uno sguardo raggelante. «Willas è l’erede di Alto Giardino» proseguì lord Tywin. «E da quanto sento, è un giovane mite e di ottime maniere, a cui piace leggere libri e studiare le stelle. Ha anche la passione di allevare animali. Possiede i migliori cani, falchi e cavalli dei Sette Regni.»
“Un’unione davvero perfetta” gongolò Tyrion. “In fondo, Cersei, non hai anche tu questa grande passione per le montate?” Ma compiangeva il povero Wìllas Tyrell, e non era certo se ridere in faccia a sua sorella, o se invece piangere per lei.
«I Tyrell sarebbero la mia prima scelta» concluse lord Tywin. «Ma se tu ne hai qualche altra in mente, ascolterò i tuoi argomenti.»
«Quanto meravigliosamente gentile da parte tua, padre» rispose Cersei con glaciale cortesia. «E quale difficile scelta mi stai offrendo. Chi preferirei portarmi a letto, il vecchio polpo delle isole di Ferro o il ragazzino storpio dei canili di Alto Giardino? Avrò bisogno di alcuni giorni per pensarci. Ho il tuo permesso per andare, ora?»,
“Sei la regina” avrebbe voluto dirle Tyrion. “È lui che dovrebbe chiedere il permesso a te.”
«Va’ pure» disse il padre. «Parleremo di nuovo dopo che ti sarai calmata. E ricorda qual è il tuo dovere.»
Cersei si dileguò a passi rigidi, il suo furore evidente a tutti. “Ma alla fine farà come dice nostro padre” Tyrion ne era certo. Cersei ne aveva già dato prova con Robert Baratheon. “Per quanto, rimane pur sempre Jaime di cui tenere conto.” Quando Cersei si era sposata la prima volta, Jaime era molto più giovane. E forse non avrebbe accettato questo secondo matrimonio con la medesima facilità. Lo sfortunato Willas Tyrell correva il rischio di contrarre un caso letale di intossicazione da “spada nelle budella”, un episodio che avrebbe costituito uno spiacevole effetto collaterale nell’alleanza tra Alto Giardino e Castel Granito. “Dovrei dire qualcosa, ma che cosa? Scusa tanto, padre caro, ma guarda che la tua figlioletta è il suo fratellino che vuole sposare. Non io, l’altro fratellino.”
«Tyrion.»
Il Folletto fece un sorriso rassegnato. «È forse un araldo che annuncia il mio nome al torneo?»
«La tua debolezza sono le puttane» disse lord Tywin, senza perdersi in preamboli. «Ma forse, anch’io sono da biasimare per questo, almeno in parte. Dal momento che non sei più alto di un ragazzo, mi è stato facile dimenticare che in realtà sei un uomo adulto, con le basilari necessità di un uomo adulto. È tempo che anche tu ti sposi.»
“Io ero sposato, o lo hai dimenticato?” La bocca di Tyrion si distorse, il suono che ne venne fuori fu in bilico tra una risata e un ringhio.
«Trovi la prospettiva del matrimonio davvero tanto divertente?»
«Stavo solo pensando quale splendido promesso sposo sarò: proprio l’invidia di tutte le dame.»
Ma in realtà, una moglie poteva essere proprio quello che gli ci voleva. Se in dote gli avesse portato terre e un castello, lui avrebbe avuto un posto nel mondo ben lontano dalla corte di Joffrey… e ancora più lontano da Cersei e dal lord suo padre. D’altra parte però c’era sempre Shae. “Per quanto lei continui a dire di essere contenta semplicemente nel ruolo della mia puttana, questo non le piacerà.”
Tyrion era ben consapevole che cercare di far cambiare idea a suo padre era tempo sprecato. Quindi si spinse più in su nello scranno e disse: «Tu intendi farmi sposare Sansa Stark. Ma considerando i piani che i Tyrell hanno sulla ragazza, non vedrebbero questa unione come un’offesa?».
«Lord Tyrell non affronterà l’argomento della ragazza Stark prima del matrimonio di Joffrey. E se Sansa per quella data è già sposata, come potrebbe prendere la cosa come un’offesa, dal momento che non ci ha dato alcun cenno delle sue intenzioni?»
«Per l’appunto» intervenne ser Kevan. «Inoltre, qualsiasi eventuale risentimento verrebbe appianato dall’offerta di Cersei per il suo Willas.»
Tyrion si passò le dita sul crudo mozzicone che rimaneva del suo naso. C’erano giorni in cui il tessuto cicatriziale prudeva in modo intollerabile. «Sua maestà il rampollo reale ha tramutato la vita di Sansa Stark nei sette inferi fin dal giorno in cui ha decapitato suo padre. E adesso che lei è finalmente affrancata da Joffrey, tu intendi darla in sposa a me. Sembra un gesto d’insolita crudeltà. Perfino per te, padre.»
«Perché, intendi forse maltrattare la fanciulla?» Lord Tywin appariva più incuriosito che preoccupato. «La felicità di Sansa Stark non rientra nei miei scopi, né dovrebbe rientrare nei tuoi. Le nostre alleanze nel Sud potranno anche essere solide quanto Castel Granito, ma rimane il Nord da portare dalla nostra parte. E la chiave del Nord è Sansa Stark.»
«È poco più che una bambina.»
«Tua sorella giura che ha già avuto il suo primo ciclo mestruale. Pertanto, è una donna, pronta per sposarsi. Tu dovrai procedere alla sua deflorazione, in modo che nessuno possa dire che il matrimonio non è stato consumato. Dopo di che, se anche vorrai aspettare un anno o due per portarla a letto di nuovo, sarai nel tuo pieno diritto quale marito.»
“È Shae la sola donna di cui ho bisogno in questo momento” pensò Tyrion. “E Sansa è una ragazzina, a dispetto di qualsiasi cosa tu dica, padre.” «Se il tuo scopo è impedire che finisca tra i Tyrell, perché non restituirla alla madre? Questo forse convincerebbe Robb Stark a fare atto di sottomissione.»
L’espressione di lord Tywin era tetra. «Mandala a Delta delle Acque, e lady Catelyn la darà a un Blackwood o a un Mallister, in modo da consolidare le alleanze di suo figlio lungo il Tridente. Mandala a Nord, e si ritroverà sposata a un Manderly o a un Umber prima del prossimo ciclo di luna. E al tempo stesso, è ugualmente pericolosa anche qui a corte, prova ne è questo intrigo dei Tyrell. Sansa Stark deve sposare un Lannister, e anche in fretta».
«L’uomo che la sposerà potrà accampare diritti su Grande Inverno» aggiunse ser Kevan. «Non hai pensato a questo, Tyrion?»
«Se non sarai tu ad averla» riprese lord Tywin «la daremo a uno dei tuoi cugini. Kevan, pensi che Lancel sia abbastanza in forze per sposarsi?»
Ser Kevan esitò. «Se portassimo la ragazza al suo capezzale, potrebbe pronunciare le parole di rito… ma consumare le nozze, questo no… suggerirei uno dei gemelli, ma sono entrambi prigionieri degli Stark a Delta delle Acque. Detengono anche Tion Frey, il ragazzo di Genna, diversamente anche lui potrebbe andare.»
Tyrion lasciò che avessero il loro scambio: un’altra farsa come la riunione appena disciolta, e tutta a suo beneficio. “Sansa Stark…” non poté fare a meno di pensarci. Sansa dalla voce sommessa, dal profumo delicato. Sansa che amava la seta, le canzoni romantiche, le cortesie cavalieresche e gli alti, valorosi cavalieri di bell’aspetto. Tyrion ebbe come l’impressione di trovarsi nuovamente sul fiume delle Rapide nere, in bilico sul ponte di relitti a ridosso della catena, con le tolde divorate dall’altofuoco che si muovevano e si schiantavano sotto i suoi piedi.
«Mi hai chiesto una ricompensa per i tuoi sforzi in battaglia» gli ricordò forzosamente lord Tywin. «Questa è la tua occasione, Tyrion. Con tutta probabilità, la miglior occasione che potrai mai avere.» Tamburellò con impazienza le dita sul tavolo. «Un tempo, avevo sperato di far sposare tuo fratello a Lysa Tully, ma Aerys investì Jaime nella Guardia reale prima che gli arrangiamenti potessero essere completati. Quando suggerii a lord Hoster che Lysa avrebbe potuto sposare te, mi rispose di volere un uomo intero per sua figlia.»
“E quindi l’ha fatta sposare a Jon Arryn, che avrebbe potuto essere suo nonno.” Considerando che cosa Lysa Tully era diventata, Tyrion era più incline a sentirsi grato piuttosto che infuriato.
«Quando ti offrii ai principi di Dorne, mi venne risposto che solo l’ipotesi era un insulto» continuò lord Tywin. «In anni successivi, ebbi risposte simili anche da Yohn Royce e da Leyton Hightower. Alla fine, scesi a un tale infimo livello da suggerire che avresti potuto prendere la ragazza Florent che Robert Baratheon aveva deflorato nel talamo nuziale di suo fratello Stannis, ma suo padre preferì darla a uno dei cavalieri della sua corte.
«Se non intendi prendere la ragazza Stark, ti troverò un’altra moglie. Da qualche parte del reame, ci sarà senza dubbio un qualche lord minore che non vede l’ora di separarsi da una figlia pur di vincere l’amicizia di Castel Granito. Lady Tanda ha offerto Lollys…»
Tyrion ebbe una scrollata di spalle carica di repulsione. «Preferirei tagliarmelo e darlo in pasto alle capre, piuttosto.»
«E allora apri bene gli occhi. La ragazza Stark è giovane, nubile, docile, del più alto lignaggio e ancora vergine. Non è di sgradevole aspetto. Perché continui a esitare?»
“Ma difatti: perché?” «Un mio strano vezzo, padre. Preferirei una moglie che vuole avermi nel suo letto, non trovi che sia una vera stranezza, questa?»
«Se credi davvero che le tue puttane ti vogliano nel loro letto, sei un idiota ancora più grande di quanto ho sempre sospettato» rispose lord Tywin. «Mi deludi, Tyrion. Avevo sperato che questa unione ti avrebbe compiaciuto.»
«Ma certo, padre, lo sappiamo tutti quanto è importante per te compiacermi. Ma c’è di più, o sbaglio? La chiave del Nord, dici? Sono i Greyjoy ad avere in pugno il Nord, adesso, e re Balon ha una figlia.» Tyrion scrutò suo padre dritto negli occhi, quei freddi occhi verdi punteggiati d’oro. «Perché proprio Sansa Stark e non Asha Greyjoy?»
Lord Tywin appoggiò il mento alle dita contratte. «Balon Greyjoy pensa in termini di razzia, non di dominio. Che si goda pure la corona dell’autunno, e che soffra quindi l’inverno del Nord. Non darà ai suoi sudditi molti motivi per amarlo. Al risveglio della primavera, gli uomini del Nord avranno la nausea delle piovre. E quando tu porterai a casa il nipote di Eddard Stark, in modo che questi possa far valere il proprio diritto di nascita, dai nobili al popolino tutti si leveranno come un sol uomo pur di collocarlo sull’alto scranno dei suoi antenati. Tu sei in grado di impregnare una donna, mi auguro?»
«Credo di esserlo» rispose Tyrion, sempre più inferocito. «Ma, lo confesso, non sono in grado di provarlo. Per quanto nessuno può dire che non abbia tentato. In verità, pianto i miei piccoli semi a ogni occasione…»
«Li pianti nei fossi e nelle cloache» tagliò corto lord Tywin. «E in campi senza nome dove solo i bastardi attecchiscono. È giunto il momento che tu abbia un tuo giardino.» Si alzò in piedi. «Tu non avrai mai Castel Granito, Tyrion. E questa è una promessa. Per contro, sposa Sansa Stark quanto prima possibile e potresti possedere Grande Inverno.»
Tyrion Lannister, lord protettore di Grande Inverno. Una prospettiva che gli faceva correre uno strano brivido lungo la schiena. «Molto bene, padre» disse lentamente. «Peccato che ci sia uno scarafaggio tra le tue lenzuola, uno scarafaggio bello grosso. Robb Stark è in grado quanto me, presumibilmente, ed è promesso a una di quelle fertili fanciulle Frey. E una volta che il Giovane lupo scodellerà una nidiata di lupetti, qualsiasi cucciolo partorito da Sansa Stark diventerà erede del nulla.»
«Robb Stark non scodellerà nessuna nidiata da nessuna fertile fanciulla Frey, hai la mia parola in merito.» Lord Tywin non era affatto preoccupato. «C’è una certa notizia che non ho ancora ritenuto opportuno condividere con il Concilio, per quanto non dubito che i nostri buoni lord ne verranno a conoscenza quanto prima. Il Giovane lupo ha preso in moglie la primogenita di lord Gawen Westerling.»
Per un momento, Tyrion credette di non aver capito bene quello che suo padre gli aveva appena detto. «Stark ha infranto il suo solenne giuramento matrimoniale?» chiese, sempre incredulo. «Ha gettato i Frey in una fogna per…» non riuscì trovare le parole adatte a continuare.
«…Per una ragazza di sedici anni di nome Jeyne, vergine» completò ser Kevan. «Lord Gawen me l’aveva addirittura proposta per Willem o Martyn, ma fui costretto a rifiutare. Gawen è un buon uomo, ma sua moglie è Sybell Spicer. Non avrebbe mai dovuto sposare quella donna. I Westerling hanno sempre avuto più onore che buonsenso. Il nonno di Sybell era un mercante di zafferano e pepe, un uomo del volgo allo stesso infimo livello di quel contrabbandiere che Stannis si tiene a corte, quel… cavaliere della cipolla. E la nonna di Sybell era una qualche donna che lui si era portato dietro dall’Oriente. Una sinistra vecchia megera, con un’ancora più sinistra fama di sacerdotessa. La chiamavano “Maegi”. Nessuno era in grado di pronunziare il suo vero nome. Metà Lannisport andava da lei per ottenere malefici, pozioni amorose e cose simili.» Ser Kevan scrollò le spalle. «È morta da tempo, questo è certo. Quanto a Jeyne, sembra una fanciulla dolce, per quanto io l’abbia vista una sola volta. Ma con alle spalle una tale dubbia linea di sangue…»
Molto tempo prima, Tyrion aveva sposato una puttana. Per cui, non condivideva interamente l’orrore dello zio al pensiero di sposare una ragazza il cui nonno vendeva chiodi di garofano. Eppure… una fanciulla dolce, aveva detto ser Kevan, ma fin troppi veleni erano di gusto dolce. I Westerling vantavano un’antica discendenza, con molto orgoglio e poco potere reale. Non sarebbe stato sorpreso nell’apprendere che la dote portata da lady Sybell al matrimonio fosse ben più consistente di quella del suo nobile marito. Le miniere dei Westerling si erano esaurite anni prima, le loro terre migliori vendute o perdute, quanto al Crag, non era nulla più di una fortezza in rovina. “Una rovina romantica, però, così temerariamente protesa a strapiombo sul mare.”
«Sono sorpreso» fu costretto a confessare Tyrion. «Pensavo che Robb Stark avesse maggiore discernimento.»
«Robb Stark è un ragazzo di sedici anni. A quell’età, contro la sete di lussuria, d’amore e di gloria, il discernimento può ben poco.»
«Ha rinnegato se stesso, ha coperto di vergogna un alleato, ha infranto un giuramento solenne. Dove sta mai la gloria in tutto questo?»
«Il giovane Stark ha scelto di anteporre l’onore della ragazza al proprio» disse ser Kevan. «Una volta che l’ha defiorata, non aveva alternativa.»
«Lasciarla con un bastardo in pancia sarebbe stato un atto più gentile da parte sua» disse Tyrion senza mezzi termini. I Westerling adesso rischiavano di perdere tutto: terre, castelli, la loro stessa vita. “Un Lannister paga sempre i propri debiti.”
«Jeyne Westerling è figlia di sua madre» disse lord Tywin. «E Robb Stark è figlio di suo padre.»
Eppure questo tradimento dei Westerling non sembrava scatenare in suo padre l’ira che Tyrion si sarebbe aspettato. Lord Tywin non era uomo tollerante verso la slealtà da parte dei suoi vassalli. Era ancora poco più che un ragazzo quando aveva annientato gli orgogliosi Reynes di Castamere e gli antichi Tarbeck di Tarbeck Hall. Eventi sui quali i cantastorie avevano composto una ballata quanto mai cupa. Alcuni anni più tardi, quando lord Farman di Belcastello si era abbandonato a truculenze, invece di una lettera lord Tywin gli aveva inviato un menestrello munito di liuto. Dopo aver udito Le piogge di Castamere echeggiare nella sua sala, lord Farman aveva cessato di dare qualsiasi fastidio. E se quella sinistra canzone non fosse bastata, le salme devastate dei castelli dei Reynes e dei Tarbeck si ergevano ancora, silenti testimonianze del fato che attendeva coloro i quali osavano oltraggiare il potere di Castel Granito.
«Crag non è poi così lontano da Castamere e da Tarbeck Hall» sottolineò Tyrion. «Verrebbe da pensare che, passando davanti alle macerie, i Westerling avessero imparato la lezione.»
«Forse l’hanno imparata» disse lord Tywin. «Erano ben consapevoli di Castamere, te lo assicuro.»
«Che i Westerling e gli Spicer siano davvero stupidi al punto da credere che il lupo sia in grado sconfiggere il leone?»
Esistevano momenti, molto lontani nel tempo l’uno dall’altro, in cui lord Tywin Lannister minacciava di sorridere. In realtà non sorrideva mai, ma anche solo la minaccia di un suo sorriso era una cosa spaventosa da guardarsi.
«Spesso, i peggiori stupidi sono più astuti degli uomini che ridono di loro» disse, poi arrivò alla conclusione: «Tu sposerai Sansa Stark, Tyrion. E presto».