CATELYN

Robb Stark disse addio alla sua giovane regina per tre volte. La prima volta nel parco degli dèi, di fronte all’albero-cuore, alla vista degli dèi e degli uomini. La seconda volta sotto la grata difensiva di Delta delle Acque, dove Jeyne Westerling lo aveva stretto in un lungo abbraccio e gli aveva dato un bacio ancora più lungo. La terza volta fu un’ora più tardi, molto oltre il fiume Tumblestone, quando la fanciulla arrivò al galoppo in sella a un cavallo schiumante di sudore, implorando il re del Nord di portarla con lui.

Robb fu commosso da quel gesto, Catelyn lo vide con chiarezza, ma ne fu anche contrariato. Era una giornata grigia, umida, aveva cominciato a cadere una pioggia esile, e l’ultima cosa che Robb Stark voleva in quel momento era interrompere la marcia per rimanere impalato sotto il diluvio per consolare debitamente la sua piangente giovane moglie davanti a metà del suo esercito. “Le parla con gentilezza” pensò Catelyn nell’osservarli uno di fronte all’altra “ma c’è rabbia sotto la superficie.”

Per tutto il tempo in cui il re e la regina parlarono, Vento Grigio continuò ad aggirarsi attorno a loro, fermandosi solo per scrollarsi l’acqua dalla pelliccia e per digrignare i denti alla pioggia. Finalmente Robb diede a Jeyne l’ultimo bacio, distaccò una dozzina di uomini perché la scortassero a Delta delle Acque e rimontò in sella. Solamente allora il grande meta-lupo schizzò via in testa all’esercito del Nord, rapido come una freccia scoccata da un micidiale arco lungo.

«Il cuore della regina Jeyne è pieno d’amore, a quanto vedo» disse Lothar Frey lo Storpio a Catelyn. «Assomiglia alle mie sorelle. Infatti, scommetterei che perfino in questo momento Roslin sta danzando attorno alle Torri Gemelle cantando: “Lady Tully, lady Tully, lady Roslin Tully.” E al mattino, esaminerà pezze di stoffa nei colori rosso e blu, cercando d’immaginare come starà nel suo mantello di nozze.» Lothar si voltò sulla sella, rivolgendo un sorriso a Edmure. «Ma tu sei stranamente quieto, lord Tully. Come ti senti tu

«Più o meno come mi sono sentito al Mulino di Pietra appena prima che i corni da guerra si mettessero a suonare» ribatté Edmure, ed era una battuta scherzosa soltanto a metà.

Lothar fece una risata piena di buonumore. «Preghiamo affinché il tuo matrimonio abbia lo stesso felice esito, mio lord.»

“E che gli dèi ci proteggano se non dovesse essere così.” Catelyn diede di speroni allontanandosi, lasciando suo fratello Edmure e Lothar lo Storpio in compagnia l’uno dell’altro.

Era stata lei a insistere che Jeyne rimanesse a Delta delle Acque, anche se Robb l’avrebbe voluta al suo fianco. Lord Walder avrebbe potuto interpretare l’assenza della regina alle nozze come un’altra offesa. Per contro, la sua presenza poteva rappresentare un altro tipo di offesa, come sale gettato sulle ferite dell’anziano, bizzoso aristocratico. «Walder Frey ha lingua tagliente e lunga memoria» Catelyn aveva avvertito il figlio. «Non dubito che tu sia abbastanza forte da sopportare il berciare di quel vecchio in nome della sua alleanza, ma c’è troppo di tuo padre in te per restartene buono mentre Frey insulta Jeyne apertamente.»

Argomenti la cui validità Robb non aveva potuto negare. “Ma pur tenendone conto, lui è comunque adirato con me” rimuginò cupamente Catelyn. “Jeyne gli manca già, e una parte di lui biasima me per la sua assenza, pur sapendo che si tratta di un buon consiglio.”

Dei sei Westerling venuti da Crag al seguito di Robb, solamente uno era rimasto al suo fianco: ser Raynald, fratello di Jeyne, vessillifero reale. Il giorno stesso in cui aveva ricevuto da lord Tywin l’assenso per lo scambio dei prigionieri, Robb aveva inviato Rolph Spicer, zio di Jeyne, a scortare Martyn Lannister alla Zanna Dorata. Era stata una mossa abile. Il giovane re del Nord aveva rimosso i timori per la sicurezza di Martyn, Galbart Glover aveva tirato un sospiro di sollievo nell’udire che suo fratello Robett era stato imbarcato su una nave a Duskendale, ser Rolph aveva ricevuto un importante e onorevole compito… e Vento Grigio era di nuovo a fianco del re. “Esattamente dove deve essere.”

Lady Westerling era rimasta a Delta delle Acque assieme ai suoi figli: Jeyne, la sorella minore Eleyna e il giovane Rollam, scudiero di Robb, che si era amaramente lamentato di venire lasciato indietro. Eppure, anche quella era stata una mossa abile. Prima di lui, scudiero di Robb era stato Olyvar Frey, il quale sarebbe stato di certo presente al matrimonio della sorella Roslin. Mostrare a Olyvar il suo sostituto sarebbe stato non solo poco saggio ma anche poco cortese. Quanto a ser Raynald, era un allegro giovane cavaliere, e aveva spergiurato che nessuno dei potenziali insulti di lord Frey sarebbe riuscito a provocarlo. “E vogliano gli dèi che si tratti solo di insulti.”

Catelyn però nutriva grossi timori in merito. Dopo il Tridente, il lord suo padre, il defunto Hoster Tully, non si era mai più fidato di Walder Frey, qualcosa che lei non poteva assolutamente dimenticare. Era dietro le alte, forti mura di Delta delle Acque, con il Pesce Nero a proteggerla, che la regina Jeyne sarebbe stata più al sicuro. Per il micidiale guerriero, Robb aveva addirittura creato un nuovo titolo: Protettore della Marca Meridionale. E se c’era un uomo in grado di tenere il Tridente contro tutti i nemici, quell’uomo era ser Brynden Tully.

In ogni caso, Catelyn avrebbe sentito la nostalgia del volto scavato di suo zio, e Robb avrebbe sentito la mancanza dei suoi consigli. Ser Brynden era stato cruciale in tutte le vittorie che il re del Nord si era assicurato. In sua vece, il comando degli esploratori e degli incursori era stato affidato a Galbart Glover, uomo valido, leale e solido, ma privo della temeraria intelligenza di ser Brynden.

Dietro la barriera formata dagli esploratori di Glover, la linea di marcia dell’esercito del Nord si dipanava per parecchie miglia. Grande Jon comandava l’avanguardia. Catelyn viaggiava nella colonna principale, circondata da massicci cavalli da guerra, con in sella uomini coperti d’acciaio. Più indietro veniva il convoglio della logistica, una processione di carri stracarichi di vettovaglie, cibo, attrezzature per l’accampamento, doni di nozze e feriti troppo deboli per camminare. A sorvegliare i carriaggi erano ser Wendel Manderly e i suoi cavalieri di Porto Bianco. Dietro arrancavano branchi di pecore, di capre e alcuni scarni armenti. Dietro gli animali, marciava a piedi uno sparuto gruppo di baldracche, guitti e musicanti, immancabile strascico al seguito di qualsiasi esercito. In coda a tutto, c’era Robin Flint con la retroguardia. Alle loro spalle, non c’erano nemici per centinaia di leghe, ma Robb non aveva voluto correre rischi comunque.

Erano tremilacinquecento. Tremilacinquecento che avevano avuto il battesimo dell’acciaio al bosco dei Sussurri, che avevano arrossato le loro spade alla battaglia degli Accampamenti, a Oxcross, Ashemark, Crag e per tutte le ricche colline aurifere dei Lannister nell’Ovest del reame. Con l’eccezione di Edmure, accompagnato da un piccolo gruppo di amici, gli altri lord del Tridente erano rimasti a presidiare le terre dei fiumi mentre Robb tornava a riprendersi il Nord. Più avanti, molto più avanti, li attendevano la sposa di Edmure e la prossima battaglia… “E quello che attende me sono due figli morti, un letto vuoto e un castello pieno di spettri.” Un futuro oscuro. “Brienne, dove sei? Riportami le mie figlie, Brienne. Riportamele sane e salve.”

Verso mezzogiorno, la pioggerella che li aveva accompagnati per tutta la mattina diventò un martellare incessante che durò fino al calare della notte. Il giorno dopo gli uomini del Nord non videro mai il sole, ma continuarono a cavalcare sotto deli plumbei, con i cappucci sollevati per riparare gli occhi dalla pioggia. Era una pioggia sferzante, che trasformava la strada in una pista fangosa e i campi in paludi che gonfiava i fiumi e spogliava gli alberi delle ultime foglie. Quello scroscio senza fine rendeva faticoso perfino conversare, per cui gli uomini parlavano solo quando avevano qualcosa di importante da dire, il che accadeva abbastanza di rado.

«Siamo più forti di quanto sembriamo, mia signora» le disse lady Maege Mormont nel corso della marcia. Catelyn nutriva affetto per lady Maege e per Dacey, la maggiore delle sue figlie; e loro erario più comprensive di molti riguardo alla sua situazione con Jaime Lannister. La figlia era alta e asciutta, la madre bassa e tozza, ma tutte e due vestivano maglia di ferro e cuoio trattato, con l’orso nero, emblema della Casa Mormont, sugli scudi e sulle tuniche. Agli occhi di Catelyn, si trattava di una strana tenuta per delle signore di alto lignaggio, ma sia Dacey sia lady Maege sembravano molto più a loro agio come guerriere, e anche come donne, di quanto non lo fosse l’amazzone di Tarth.

«Ho combattuto al fianco del Giovane lupo in tutte le battaglie» disse allegramente Dacey Mormont «non me ne sono persa una, finora.»

“In compenso hai perduto tutto il resto” avrebbe voluto dirle Catelyn, ma non osò pronunciare ad alta voce quelle parole. Agli uomini del Nord il coraggio non mancava di certo, ma erano lontani da casa, e soltanto la fede nel loro giovane sovrano li sosteneva. E quella fede doveva essere protetta a ogni costo. “Devo essere più forte” si ripeté Catelyn. “Devo esserlo per Robb. Se mi lasciassi scivolare nella disperazione, il dolore finirebbe per divorarmi.” Tutto dipendeva da quel matrimonio. Se Edmure e Roslin fossero stati felici insieme, se lord Frey il ritardatario avesse ricevuto soddisfazione e avesse di nuovo messo il suo potere nell’alleanza con Robb… “Ma anche in questo caso, che speranze potremmo avere, presi come siamo tra i Lannister e i Greyjoy?” Un’incognita su cui Catelyn preferì non soffermarsi, sebbene sapesse che era al centro delle preoccupazioni di Robb. Lo vedeva studiare le mappe ogni volta che si accampavano, cercando di ideare una strategia che potesse fargli riconquistare il Nord.

Edmure aveva altre preoccupazioni. «Non credere che tutte le figlie di lord Walder assomiglino a lui, vero?» domandò, seduto nel suo alto padiglione con le strisce rosse e blu dei Tully assieme a Catelyn e ai suoi amici.

«Con così tante madri diverse, alcune devono per forza essere attraenti» rispose ser Marq Piper. «D’altra parte, perché quel vecchio fetente dovrebbe dare proprio a te una di quelle carine?»

«Già, non c’è ragione» concordò Edmure in tono tetro.

Fu più di quanto Catelyn potesse tollerare. «Cersei Lannister è attraente» disse con voce tagliente. «Ma tu faresti meglio a pregare che Roslin Frey sia robusta e in salute, con un buon cervello e un cuore leale.» E con questo, uscì dalla tenda.

Edmure non la prese bene. Ignorò Catelyn per tutta la giornata successiva, preferendo continuare la marcia in compagnia di Marq Piper, Lymond Goodbrook, Patrek Mallister e i giovani Vance. “Loro non lo rimproverano, al massimo fanno qualche battuta” si disse Catelyn quel pomeriggio, mentre il gruppo la superava al galoppo senza nemmeno rivolgerle un saluto. “Sono sempre stata troppo severa con Edmure, e adesso il dolore rende le mie parole ancora più taglienti.” Rimpiangeva di averlo contraddetto come aveva fatto. Cadeva già abbastanza pioggia dal cielo perché lei ne aggiungesse dell’altra. Era davvero una cosa così terribile desiderare una moglie graziosa? Le tornò in mente la prima volta in cui aveva posato lo sguardo su Eddard Stark, e l’infantile disappunto che aveva provato quel momento. Se lo era immaginato come una versione più giovane del fratello Brandon, ma si era sbagliata. Eddard era più basso di statura e aveva lineamenti più ordinari, e poi era talmente austero. Parlava con la dovuta cortesia, ma dietro le sue parole Catelyn aveva percepito una freddezza che ne faceva l’opposto di Brandon, le cui emozioni, invece, erano intense quanto i suoi accessi furiosi di rabbia. Perfino quando Ned aveva preso la sua verginità, nel loro amore c’era stato più dovere che passione. “Eppure generammo Robb, quella notte. Assieme, Ned e io generammo un re. E dopo la guerra contro Aerys, a Grande Inverno, una volta che ebbi scoperto quale cuore caldo e delicato si celasse dietro il volto solenne di Ned, ebbi dentro di me più amore di qualsiasi altra donna. Non c’è motivo perché Edmure non debba vivere la stessa esperienza con la sua Roslin.”

Quasi per singolare volontà degli dèi, il loro cammino verso le Torri Gemelle li portò ad attraversare il bosco dei Sussurri, dove Robb aveva ottenuto la sua prima grande vittoria. Seguirono il corso tortuoso del torrente che scorreva sul fondo della stretta, aspra vallata. Lo stessa strada seguita dagli uomini di Jaime Lannister quella notte fatale. “Faceva più caldo allora” ricordò Catelyn. “Gli alberi erano ancora verdi, e il torrente non era straripato a invadere le rive.” Adesso le foglie cadute ostruivano la corrente, formando cumuli fradici tra rocce e radici. Da verde intenso, le chiome degli alberi che avevano nascosto l’esercito di Robb erano diventate di un colore dorato smorto, punteggiato di chiazze marrone, una sfumatura tendente al rossastro che a Catelyn parve simile alla ruggine e al sangue disseccato. Gli abeti e i pini-soldato erano gli unici a mostrare ancora il verde, come lance scure puntate contro il ventre delle nubi.

“Non sono morti solamente gli alberi da allora.” La notte del bosco dei Sussurri, Ned era ancora vivo nella segreta sotto l’Alta Collina di Aegon, Bran e Rickon erano ancora al sicuro dietro le mura di Grande Inverno. “Theon Greyjoy combatteva ancora al fianco di Robb, vantandosi di come per poco non aveva incrociato la spada con lo Sterminatore di re. Quanto vorrei che lo avesse fatto davvero. Se fosse stato Theon a morire al posto dei figli di lord Karstark, forse tante catastrofi sarebbero state evitate…”

Nell’attraversare quel campo di battaglia molto dopo la battaglia, Catelyn notò ancora tracce del massacro. Un elmo rovesciato che si riempiva di pioggia, una lancia spezzata, le ossa di un cavallo. Tumuli di pietre erano stati eretti a coprire alcuni dei caduti, ma i predatori avevano già dissacrato quelle tombe senza nome. Tra i sassi sparsi qua e là, Catelyn notò brandelli di stoffe dai colori ancora brillanti, e pezzi di metallo. Da una delle tombe devastate, i resti di una faccia con la linea del teschio che cominciava a emergere da sotto la carne morta, macerata dagli elementi, parevano quasi guardarla.

Si domandò dove Ned stesse dormendo il sonno eterno. Le Sorelle del silenzio avevano riportato le sue ossa a Grande Inverno, scortate da Hallis Mollen e da una piccola guardia d’onore. Erano davvero riuscite, le spoglie di Ned, a raggiungere Grande Inverno, per potere essere collocate accanto a quelle di suo fratello Brandon, nelle cripte oscure sotto la fortezza? Oppure la porta del Moat Cailin era stata sbarrata prima che Mollen e le consorelle in grigio potessero passare?

Tremilacinquecento cavalieri cavalcavano sul fondo della valle, penetrando nel cuore del bosco dei Sussurri, ma di rado Catelyn Stark si era sentita più sola. Ogni lega che percorrevano la portava più lontano da Delta delle Acque, e sempre più spesso lei si domandava se avrebbe rivisto il castello delle sue origini oppure se sarebbe andato perduto per sempre, come tante altre cose.


Cinque giorni dopo, gli esploratori rientrarono portando una grave notizia: le piene avevano travolto il ponte di legno a Fairmarket. Galbart Glover e due dei suoi uomini più temerari, rimanendo in sella ai cavalli che nuotavano, avevano tentato di guadare la turbolenta Forca Blu del Tridente a Ramsford. Due cavalli erano stati spazzati via dalla furia delle acque ed erano annegati, anche uno degli uomini era annegato. Glover era riuscito a tenersi aggrappato a una roccia fino a quando era stato finalmente tratto in salvo.

«È da primavera che il fiume non cresceva così tanto» disse Edmure. «E se la pioggia continua a cadere, crescerà anche di più.»

«C’è un altro ponte più a monte, vicino a Vecchie Pietre» ricordò Catelyn, che aveva percorso spesso quelle terre insieme a suo padre. «È più vecchio e più piccolo, ma se è ancora in piedi…»

«È crollato, mia signora» disse Galbart Glover. «Sradicato dalla piena addirittura prima di quello a Fairmarket.»

Robb guardò Catelyn. «C’è un altro ponte?»

«No. E i guadi saranno tutti impraticabili. Se non possiamo superare la Forca Blu, saremo costretti ad aggirarla, attraverso Settecorrenti e Hag’s Mire.»

«Paludi e pessime strade, o addirittura nessuna strada» avvertì Edmure. «Sarà una marcia lenta, ma prima o poi arriveremo, immagino.»

«Lord Walder aspetterà, ne sono certo» intervenne Robb. «Lothar gli ha mandato un corvo messaggero da Delta delle Acque, sa che stiamo arrivando.»

«Sì, ma quel vecchio è ostile, e di natura sospettosa» aggiunse Catelyn. «Potrebbe prendere il nostro ritardo come un ennesimo, deliberato insulto.»

«Bene, in quell’eventualità mi scuserò con lui anche per il ritardo. Avrò un atteggiamento da cane bastonato, e mi scuserò una parola sì e l’altra no.» L’espressione di Robb divenne cauta. «Mi auguro che Roose Bolton sia riuscito ad attraversare il Tridente prima dell’inizio delle piogge. La strada del Re va verso nord in linea retta, e lui avrà una marcia facile. Perfino se andasse a piedi, dovrebbe raggiungere le Torri Gemelle prima di noi.»

«E una volta che avrai ricongiunto i tuoi uomini ai suoi, una volta che le nozze di mio fratello saranno state celebrate, a quel punto cosa faremo?» gli chiese Catelyn.

«Nord.» Robb grattò Vento Grigio dietro l’orecchio.

«Attraverso l’Incollatura? Contro il Moat Cailin?»

Lui le rivolse un sorriso enigmatico. «Quella è una strada» rispose. E dal tono con cui parlò, Catelyn capì che non avrebbe detto altro. “Un re saggio non rivela mai tutto” ricordò a se stessa.


Raggiunsero Vecchie Pietre dopo altri otto giorni di pioggia quasi ininterrotta, e posero l’accampamento sulla collina da cui si dominava la Forca Blu, all’interno di una fortezza in rovina degli antichi re dei Fiumi. Le fondazioni si ostinavano a spuntare dalle erbacce, vestigia di sale e manieri, ma da molto tempo le genti del posto portavano via le pietre per costruire stalle, templi e torri di guardia. Eppure, al centro di quello che un tempo era stato il cortile della fortezza, seminascosto dall’erba scura alta fino al petto di un uomo e da alberi di frassino, torreggiava ancora un grande sepolcro istoriato.

Sul coperchio della tomba erano state scolpite le sembianze dell’uomo che giaceva all’interno. Secoli di vento e di pioggia avevano lasciato il segno dei loro assalti. Si vedeva ancora che il re aveva avuto la barba, ma il resto del volto era liscio, privo di lineamenti. Bocca, naso, occhi, la corona che portava in capo erano solo tracce vaghe, remote. Le mani del simulacro erano intrecciate sull’impugnatura della mazza da guerra collocata sul torace. Un tempo, sulla mazza dovevano essere state incise le rune che raccontavano la storia del sovrano, ma tutto era stato dilavato via dal tempo. La pietra era fessurata, decolorata qua e là dal dilagare del lichene livido, gli angoli si disgregavano. Dai piedi del sovrano ormai dimenticato crescevano rami di rose selvatiche che salivano fino quasi a raggiungere il torace.

Fu là che Catelyn trovò Robb, immobile e austero nelle tenebre incombenti, con Vento Grigio al suo fianco. La pioggia era cessata. Il giovane re del Nord era a capo scoperto.

«Ha un nome, questo castello?» le domandò quietamente quando Catelyn si fermò vicino a lui.

«Vecchie Pietre. Così lo chiamava il popolo quando ero piccola. Ma non dubito che avesse un nome diverso all’epoca in cui era sede di re.» Una volta, Catelyn si era fermata là durante un viaggio a Seagard con il lord suo padre. “C’era anche Petyr con noi…”

«C’è una canzone» ricordò Robb. «Jenny di Vecchie Pietre, con i fiori nei capelli.»

«Alla fine, tutti noi diventiamo canzoni. Se siamo fortunati.» Quel giorno lontano, Catelyn aveva giocato a essere Jenny, si era messa perfino dei fiori tra i capelli. E Petyr Baelish, molto prima che diventasse Ditocorto, aveva fatto finta di essere il suo principe delle Libellule. Catelyn non poteva aver avuto più di dodici anni, e Petyr era solo un bambino.

Robb fece scivolare lo sguardo sul sepolcro. «A chi appartiene questa tomba?»

«Qui giace Tristifer, quarto nel suo nome, re dei Fiumi e delle Colline» rispose Catelyn. Lord Hoster le aveva raccontato quella storia. «Dominava dal Tridente fino all’Incollatura, migliaia di anni prima di Jenny e del suo principe, nei giorni in cui i regni dei Primi Uomini stavano crollando uno dopo l’altro sotto l’invasione degli andali. Martello della Giustizia, era chiamato Tristifer. Aveva combattuto in cento battaglie, e novantanove le aveva vinte, o così dicevano i cantastorie, e quando costruì questo castello, era il più forte di tutto l’Occidente.» Catelyn mise una mano sulla spalla del figlio. «Cadde nella centesima battaglia, quando sette re andali unirono le loro forze contro di lui. Il quinto Tristifer non fu pari a lui, e presto il regno fu perduto, e poi il castello, e infine anche l’intera discendenza. Con la morte di Tristifer il Quinto morì anche la nobile Casa Mudd, che aveva dominato sulle terre dei fiumi per migliaia di anni prima della venuta degli andali.»

«Il suo erede non è stato all’altezza.» Robb fece scorrere una mano sulla pietra corrosa. «Avevo sperato di lasciare Jeyne in attesa di un figlio… abbiamo tentato e tentato, ma non sono certo…»

«Non sempre accade la prima volta.» “Per quanto sia accaduto nel tuo caso.” «E nemmeno la centesima. Sei ancora molto giovane.»

«Giovane. E re» disse Robb. «E un re deve avere un erede. Se nella prossima battaglia io dovessi morire, il regno non deve morire con me. Secondo la legge, è Sansa la prossima in linea di successione, per cui Grande Inverno e il Nord passerebbero a lei.» Le sue labbra si strinsero. «A lei, e al lord suo marito, Tyrion Lannister. Non posso permettere che accada, non intendo permettere che accada. Quel nano non dovrà mai avere il Nord.»

«No» fu d’accordo Catelyn. «Devi nominare un erede provvisorio fino a quando Jeyne non ti avrà dato un figlio.» Rifletté sulla situazione per alcuni momenti. «Il padre di tuo padre non ha avuto né fratelli né sorelle, ma suo padre aveva una sorella che andò in sposa a uno dei figli minori di lord Raymar Royce, del ramo cadetto. Ebbero tre figlie, che sposarono tutte nobili della valle di Arryn. Un Waynwood e un Corbray, per certo. La più giovane… forse un Templeton, ma…»

«Madre.» C’era una punta di asprezza nella voce di Robb. «Dimentichi qualcosa. Dimentichi che mio padre ha avuto quattro figli maschi.»

No, Catelyn non lo aveva dimenticato. Semplicemente, si era rifiutata di vedere. Ma la realtà non cambiava. «Uno Snow non è uno Stark.»

«Jon è uno Stark, ben più di molti di quei signorotti della Valle che non hanno neppure mai visto Grande Inverno.»

«Jon è un confratello dei Guardiani della notte, ha giurato di non avere né moglie né terre. E chi prende il nero serve a vita.»

«Lo stesso vale per i cavalieri della Guardia reale. Ma questo non ha impedito ai Lannister di strappare il mantello bianco dalle spalle di ser Barristan Selmy e di ser Boros Blount quando ritennero che non gli fossero più di alcuna utilità. Se io mandassi cento uomini per prendere il posto di Jon, sono pronto a scommettere che i Guardiani della notte troverebbero un cavillo per liberarlo dal suo giuramento.»

“Ha deciso… ha già deciso!” E Catelyn sapeva bene quanto poteva essere ostinato il suo primogenito. «Un bastardo non può essere un erede.»

«A meno che non venga legittimato a diventarlo per decreto reale» ribatté Robb. «Evento per il quale esistono precedenti più numerosi che non per lo scioglimento di un confratello in nero dal suo giuramento.»

«Precedenti, certo» disse Catelyn con amarezza. «Sul suo letto di morte, Aegon il Quarto legittimò tutti i suoi figli bastardi. E quanta sofferenza, tragedia, guerra e assassinio derivarono da quell’atto? Io so che tu ti fidi di Jon. Ma puoi fidarti anche dei suoi figli? O dei loro figli? I discendenti di Fuoconero tormentarono i Targaryen per ben cinque generazioni, fino a quando Barristan il Valoroso uccise gli ultimi due sulla Scala di Pietra della Fortezza Rossa. Nel momento in cui avrai fatto di Jon uno Stark legittimo, non esisterà più modo di farlo ridiventare bastardo. E se lui dovesse sposarsi e procreare, non vi sarà più sicurezza per un figlio tuo e di Jeyne.”

«Jon non farebbe mai del male a mio figlio.»

«Vuoi dire non più di quanto Theon Greyjoy ne avrebbe fatto a Bran o a Rickon?»

Vento Grigio balzò sulla cripta di re Tristifer, con le zanne snudate. L’espressione di Robb era gelida. «Questo, madre, non è solo crudele, è ingiusto. Jon Snow non è Theon Greyjoy.»

«Così tu preghi che sia. E le tue sorelle? A loro hai pensato? Ai loro diritti hai pensato? Sono d’accordo che non si debba permettere che il Nord passi al Folletto, ma che ne sarà di Arya? Secondo la legge, dopo Sansa viene lei… tua sorella, legittima…»

«…e morta. Dal giorno in cui hanno decapitato mio padre, di Arya non si è saputo più nulla. Perché continui a mentire a te stessa, madre? Arya non c’è più, come non ci sono più Bran e Rickon. E una volta che il nano avrà avuto un figlio da Sansa, i Lannister la uccideranno. L’unico fratello che mi rimane è Jon. Se io dovessi morire senza eredi, voglio che sia lui a succedermi quale re del Nord. Avevo sperato che tu appoggiassi la mia scelta.»

«Non posso farlo» rispose Catelyn. «Ti do il mio appoggio in qualsiasi altra scelta, Robb. Qualsiasi altra scelta. Ma non in questa. Non chiedermelo.»

«Io non devo chiedere niente, madre. Io sono il re.»

Robb le voltò le spalle e se ne andò. Vento Grigio saltò giù dal sepolcro e lo seguì.

“Che cosa ho fatto?” La domanda rimbalzò nella mente di Catelyn, rimasta sola presso il sepolcro di Tristifer. “Prima provoco la rabbia di Edmure, adesso quella di Robb. Eppure la sola cosa che ho fatto è stata dire la verità. Sono davvero così fragili gli uomini da non riuscire a tollerarla?”

Avrebbe voluto piangere, ma fu il cielo a piangere per lei. Catelyn Stark non poté fare altro che tornare alla sua tenda e rimanere là, in silenzio.


Nei giorni che seguirono, Robb fu dovunque. Cavalcò alla testa dell’avanguardia assieme a Grande Jon, andò in esplorazione con Vento Grigio, galoppò fino alla retroguardia di Robin Flint. Con orgoglio gli uomini del Nord dicevano che il Giovane lupo era sempre il primo a levarsi all’alba e l’ultimo a coricarsi la notte. Ma Catelyn si domandava se Robb si coricasse davvero. “Sta diventando scarno e furioso come il suo meta-lupo.”

«Mia signora» l’apostrofò lady Maege Mormont una mattina, mentre cavalcavano sotto la pioggia incessante «mi sembri triste. C’è qualcosa che non va?»

“Il lord mio marito è morto, e anche mio padre. Due dei miei figli sono stati assassinati, una delle mie figlie è stata gettata in pasto a un nano senza fede in modo che possa partorire i suoi infami figli, l’altra mia figlia è svanita nel nulla, probabilmente morta, e adesso sia l’unico figlio che mi rimane sia mio fratello sono adirati con me. Come può esserci qualcosa che non va?” Ma si trattava di una verità decisamente troppo ingombrante perché lady Mormont volesse udirla.

«È una pioggia malefica, questa» si limitò a dire Catelyn. «Abbiamo già molto sofferto, e davanti a noi ci sono solo altri pericoli, altro dolore. Dobbiamo affrontarli con coraggio, al suono dei corni e con i vessilli che garriscono nel vento. Ma questa pioggia ci sta martellando. I vessilli pendono inerti e fradici, gli uomini si avvolgono nei loro mantelli, quasi senza parlare gli uni con gli altri. Soltanto una pioggia malefica cadrebbe a gelare i nostri cuori proprio quando abbiamo più bisogno che essi siano roventi.»

Dacey Mormont alzò lo sguardo al cielo. «Preferisco che a martellarmi sia la pioggia piuttosto che un nugolo di frecce.»

Catelyn riuscì a sorridere. «Sei più valorosa di me, temo. Tutte le donne dell’isola dell’Orso sono guerriere dure come voi?»

«Noi femmine d’orso, sì» rispose lady Maege. «Dobbiamo esserlo. Nei giorni antichi, gli uomini di ferro venivano ad assalirci sulle loro navi lunghe, e anche i bruti dalla Costa Congelata. I nostri uomini erano quasi sempre in mare a pescare. Le mogli che si lasciavano dietro dovevano difendere se stesse e i loro figli, se non volevano essere portate via.»

«C’è una scultura sul nostro portale» intervenne Dacey. «Raffigura una donna che indossa una pelle d’orso, regge su un braccio un infante che succhia il seno e con l’altra mano impugna un’ascia da battaglia. Non è proprio una vera lady, ma a me è sempre piaciuta.»

«Una volta, mio nipote portò a casa una vera lady» disse lady Maege. «L’aveva vinta a un torneo. Quanto odiava quella scultura.»

«Aye, e anche tutto il resto» aggiunse Dacey. «Aveva capelli come oro fino, quella Lynesse. Pelle come crema. Ma le sue mani morbide non erano fatte per impugnare asce.»

«E le sue tette non erano fatte per allattare» concluse sua madre con fermezza.

Catelyn sapeva di chi parlavano: ser Jorah Mormont aveva portato la sua seconda moglie a Grande Inverno per le feste, ed erano stati loro ospiti per una settimana. Catelyn ricordava come era giovane lady Lynesse, come era bella, e come era infelice. Una notte, dopo parecchie coppe di vino, Lynesse le aveva confessato che il Nord proprio non era adatto a una Hightower di Vecchia Città. “Una Tully di Delta delle Acque la pensava esattamente allo stesso modo” l’aveva confortata gentilmente Catelyn “ma col tempo finì con lo scoprire che c’è molto da amare nel Nord.”

“Ma ora tutto è perduto” pensò. “Grande Inverno e Ned, Bran e Rickon, Sansa, Arya: tutto svanito. Mi rimane solo Robb.” Che anche in lei ci fosse troppo di Lynesse Hightower, e troppo poco di una Stark? “Vorrei aver imparato anch’io a maneggiare un’ascia da battaglia, forse sarei stata in grado di proteggerli.”


Giorno dopo giorno, diluvio dopo diluvio. Percorsero tutta la strada fino alle sorgenti della Forca Blu. Oltre Settecorrenti, dove il fiume si divideva in un labirinto di rivoli e torrenti. E poi attraverso Hag’s Mire, dove verdi pozze scintillanti erano in attesa, pronte a inghiottire gli incauti, dove la terra molle pareva risucchiare gli zoccoli dei cavalli come un infante affamato succhia il capezzolo della madre. L’avanzata era peggio che lenta. Furono costretti ad abbandonare nel fango metà dei carriaggi, distribuendo il carico tra i muli e i cavalli da tiro.

Tra le paludi di Hag’s Mire li raggiunse lord Jason Mallister. C’era ancora più di un’ora di luce quando il signore di Seagard arrivò assieme alla sua colonna, ma Robb decretò immediatamente la sosta e ser Raynald Westerling si recò da Catelyn per scortarla alla tenda del re. Trovò Robb seduto accanto a un braciere, con una mappa sulle ginocchia. Vento Grigio dormiva ai suoi piedi. Oltre a Mallister, con lui c’erano Grande Jon, Galbart Glover, Maege Mormont, Edmure e un uomo che Catelyn non conosceva, un individuo stempiato, troppo in carne e dall’aria ambigua. “Non è un nobile.” Lo capì nel momento stesso in cui posò lo sguardo sullo straniero. “Né un guerriero.”

Jason Mallister si alzò, offrendo a Catelyn il proprio scranno. I suoi capelli erano bianchi e castani quasi in eguale misura, ma il lord di Seagard era ancora un uomo di bell’aspetto, il volto rasato dai lineamenti cesellati, zigomi alti, fieri occhi grigio azzurri.

«È sempre un piacere incontrarti, lady Stark. Porto buone notizie, spero.»

«Abbiamo grande bisogno di buone notizie, mio lord.» Catelyn sedette, ascoltando la pioggia picchiare rumorosamente sulla stoffa del padiglione reale.

Robb attese che ser Raynald chiudesse l’ingresso alla tenda. «Miei lord, gli dèi hanno ascoltato le nostre preghiere. Lord Jason ci ha portato il capitano della Myraham, un vascello mercantile di Vecchia Città. Capitano, di’ a tutti quanto hai detto a me.»

«Aye, maestà.» Il marittimo si leccò nervosamente le labbra spesse. «Il mio ultimo approdo prima di Seagard è stato Porto dei Lord, a Pyke. Gli uomini di ferro mi hanno trattenuto colà per più della metà di un anno. Ordine di re Balon. Solo che… insomma, per dirla in breve e anche chiara, lui è morto.»

«Balon Greyjoy?» Catelyn sentì il cuore balzarle in gola. «Ci stai dicendo che Balon Greyjoy è morto?»

Il piccolo capitano di mare annuì. «Voi sapete come è costruita Pyke? In parte su un promontorio, in parte su rocce e isole staccate dalla costa, con in mezzo ponti di collegamento sospesi. Da come l’ho sentita raccontare a Porto dei Lord, c’era una tempesta in arrivo da occidente, pioggia e tuoni. Il vecchio re Balon stava percorrendo uno di quei ponti sospesi quando il vento lo ha afferrato e ha distrutto il ponte. Il corpo del re è stato trascinato a riva due giorni dopo, tutto gonfio e coperto di ferite. I granchi gli avevano mangiato gli occhi, ho sentito dire.»

«Granchi reali, spero.» Grande Jon rise. «Per farsi una scorpacciata di calamaro reale, eh?»

La testa del capitano andò su e giù. «Aye, ma non è mica finita qui, no!» Si protese in avanti. «Il fratello è tornato.»

«Victarion?» chiese Galbart Glover, sorpreso.

«No, l’altro: Euron. Occhio di corvo, lo chiamano. E se mai c’è stato un nero pirata sulle acque, quello è Euron Greyjoy. Era stato lontano per anni, ma lord Balon non era ancora diventato freddo ed ecco che Euron arriva a Porto dei Lord a bordo della sua Silenzio. Vele nere, scafo rosso e un equipaggio tutto formato di gente muta. È stato fino ad Asshai delle Ombre e ritorno, ho sentito. Dovunque fosse, adesso però è a casa. Ha marciato fino a Pyke ed è andato dritto dritto a sedersi sul Trono del Mare. Lord Botley ha avuto qualcosa da obiettare, così Euron lo ha annegato in un barile pieno di acqua salata. È stato a quel punto che sono corso alla Myraham e ho salpato l’ancora, sperando di poter filare via mentre c’era ancora tanta confusione. Questo ho fatto, ed eccomi qua.»

«Capitano» disse Robb quando l’uomo ebbe finito «hai i miei ringraziamenti, e non te ne andrai senza ricompensa. Lord Jason ti riaccompagnerà alla nave quando qui avremo concluso. Ora, cortesemente, attendi fuori.»

«Come maestà comanda.»

Se ne era appena andato che Grande Jon cominciò a ridere. Robb lo acquietò con un’occhiata.

«Euron Greyjoy può essere qualsiasi cosa, ma, se anche solo la metà di quanto Theon disse di lui risponde a verità, non corrisponde certo all’idea che chiunque può avere di un re. Ed è Theon l’erede di diritto delle isole di Ferro… a meno che non sia morto nel disastro di Grande Inverno. Victarion ha il comando della flotta del Ferro, e rifiuto di credere che voglia rimanere al Moat Cailin mentre Euron Occhio di corvo siede sul trono di Pyke. Victarion deve tornare indietro.»

«C’è anche la figlia, Asha Greyjoy» gli ricordò Galbart Glover. «È lei a tenere Deepwood Motte, oltre alla moglie e al figlio di Robett.»

«Se rimane a Deepwood Motte, è tutto quello che può sperare di tenere» disse Robb. «Ciò che vale per i fratelli di Balon vale doppiamente per lei. Sarà costretta a fare vela per le isole di Ferro, per scacciare Euron e far valere il proprio diritto alla successione.» Il re del Nord si rivolse a Jason Mallister. «Hai una flotta a Seagard?»

«Una flotta, maestà? Mezza dozzina di navi lunghe e due galee da guerra. Bastano appena a difendere le mie coste dai predoni, ma non posso sperare di prevalere sulla flotta del Ferro in uno scontro diretto.»

«Né io ti chiederei di farlo. Mi aspetto che gli uomini di ferro facciano vela per Pyke. Theon mi ha detto come la pensa la sua gente. Sulla sua tolda, ogni capitano è re. Tutti quanti vorranno fare udire la loro voce in materia di successione. Mio lord, ho bisogno di due delle tue navi lunghe per circumnavigare il capo delle Aquile e andare su fino all’Incollatura, fino alla Torre delle Acque Grigie.»

Lord Jason esitò. «Una dozzina di torrenti scorrono per le foreste della Pioggia, tutti con fondale basso, fangosi, e non esistono mappe. Non oso nemmeno chiamarli fiumi. I canali si muovono e mutano percorso di continuo. Dappertutto ci sono secche, cateratte e grovigli di alberi decomposti. E la Torre delle Acque Grigie si sposta. Come faranno le mie navi a trovarla?»

«Risali il fiume issando il mio vessillo. Saranno i crannogmen, gli uomini delle paludi, a trovarti. Voglio due navi, per raddoppiare la possibilità che il mio messaggio raggiunga Howland Reed. Lady Maege sarà a bordo di una di esse, Galbart sarà sull’altra.» Si girò verso i due che aveva appena menzionato. «Porterete lettere per i miei lord rimasti nel Nord, ma tutti gli ordini che conterranno saranno falsi, per l’eventualità che abbiate la sfortuna di essere catturati. Se dovesse accadere, direte che stavate navigando verso il Nord. Per l’isola dell’Orso, o per la costa Pietrosa.» Batté un dito sulla mappa. «Il Moat Cailin è la chiave del reame. Lord Balon lo sapeva, ed è là che ha mandato suo fratello Victarion al comando del grosso della forza dei Greyjoy.»

«Lotte di successione o no» intervenne lady Maege «gli uomini di ferro non sono stupidi al punto di abbandonare il Moat Cailin.»

«No, è vero» riconobbe Robb. «Penso che Victarion si lascerà dietro il meglio della sua guarnigione. Ma ogni uomo che prenderà con sé sarà un uomo in meno contro cui dovremo combattere. E dovrà portare con sé molti dei suoi capitani, contateci. I capi. Avrà bisogno che quegli uomini siano dalla sua parte se vuole sperare di sedere sul Trono del Mare.»

«Maestà, non intenderai davvero lanciare un attacco dall’Incollatura» disse Galbart Glover. «Gli accessi sono troppo stretti, non c’è spazio per schierarsi. Nessuno ha mai preso il Moat Cailin.»

«Non da sud» ribatté Robb. «Ma se attacchiamo simultaneamente da nord e da ovest, e se piombiamo sugli uomini di ferro alle spalle mentre loro cercano di respingere quello che pensano sia l’assalto principale dall’Incollatura, allora abbiamo una possibilità di farcela. Quando mi sarò ricongiunto con lord Bolton e con i Frey, avrò più di dodicimila uomini. Intendo suddividerli in tre tronconi, che muoveranno per il passaggio tra le paludi a mezza giornata di marcia l’uno dall’altro. Se i Greyjoy hanno esploratori a sud dell’Incollatura, vedranno la mia intera forza precipitarsi verso il Moat Cailin.

«Roose Bolton guiderà la retroguardia, io comanderò il centro. Grande Jon, spetterà a te guidare l’avanguardia contro il Moat Cailin. Il tuo attacco dovrà essere così feroce che gli uomini di ferro non penseranno neppure che altri nemici stiano strisciando loro addosso da nord.»

Grande Jon ridacchiò. «Quelli che strisceranno faranno meglio a essere veloci, altrimenti i miei uomini avranno superato le mura e conquistato il Moat anche prima che si facciano vedere. Quella fortezza sarà il mio regalo a te quando arriverai con tutta calma.»

«E io sarò lieto di riceverlo» rispose Robb.

Edmure aveva la fronte aggrottata. «Parli di attaccare gli uomini di ferro alle spalle, sire, ma in che modo pensi di arrivare a nord rispetto a loro?»

«Esistono percorsi attraverso l’Incollatura che non sono segnati su nessuna mappa, zio. Percorsi noti solo ai crannogmen, strette piste tra le paludi, vie d’acqua in mezzo alla vegetazione che possono essere affrontate solo con imbarcazioni.» Si girò verso i suoi due emissari. «Dite a Howland Reed che deve inviarmi delle guide, due giorni dopo che avrò cominciato ad avanzare su per il passaggio principale. Deve inviarle al centro dello schieramento, là dove sventoleranno i miei vessilli. Tre eserciti lasceranno le Torri Gemelle, ma solo due raggiungeranno il Moat Cailin. Il mio esercito svanirà semplicemente nell’Incollatura, tornando a riemergere sul fiume della Febbre. Dopo che mio zio Edmure sarà sposato, se ci muoviamo rapidamente, potremo essere tutti in posizione entro la fine dell’anno. Caleremo sul Moat Cailin da tre direttrici il primo giorno del nuovo secolo, mentre gli uomini di ferro si staranno svegliando con un furioso martellare nel cranio per le gozzoviglie della notte prima.»

«Mi piace questo piano» assentì Grande Jon. «Mi piace molto.»

«Ci sono dei rischi.» Galbart Glover si passò una mano sulla bocca. «Se i crannogmen dovessero abbandonarci…»

«Non saremmo comunque in condizioni peggiori delle attuali. Ma non ci abbandoneranno. Mio padre conosceva il valore di Howland Reed.» Robb arrotolò la mappa, e solo allora guardò Catelyn. «Madre?»

Catelyn s’irrigidì. «Ho anch’io un ruolo in tutto questo?»

«Il tuo ruolo è restare al sicuro. Il nostro viaggio all’Incollatura sarà pieno di pericoli, e al Nord non ci aspetta altro che battaglia. Ma lord Mallister si è gentilmente offerto di ospitarti a Seagard fino a quando la guerra non sarà conclusa. Ti troverai bene là, madre. Ne sono certo.»

“È questa la mia punizione per essermi opposta a Jon Snow? Oppure è perché sono una donna, peggio ancora: una madre?” A Catelyn ci volle qualche attimo per rendersi conto che gli occhi di tutti, erano puntati su di lei. Loro sapevano, capì. Fin da prima della riunione del consiglio.

Non avrebbe dovuto essere sorpresa. Liberare lo Sterminatore di re non le aveva guadagnato molti amici, e spesso aveva udito Grande Jon ripetere che il campo di battaglia non era posto per le donne.

La rabbia che provava certamente trapelò dal suo viso, ma Galbart Glover parlò prima che lei potesse dire una sola parola. «Mia signora, sua maestà è saggio. È meglio che tu non venga con noi.»

«Seagard sarà illuminata dalla tua presenza, mia lady» aggiunse lord Jason Mallister.

«E io sarei tua prigioniera» disse Catelyn.

«Mia onorata ospite» insistette lord Jason.

Catelyn si voltò verso il figlio. «Senza voler recare offesa a lord Jason» disse rigidamente «poiché non mi è concesso venire con te, preferisco fare ritorno a Delta delle Acque.»

«Ho lasciato mia moglie a Delta delle Acque. Voglio che mia madre sia altrove. Mettere tutti i tesori in un unico scrigno rende le cose più facili per chi intende rapinarti. Dopo il matrimonio di Edmure, tu andrai a Seagard. Tale è il mio comando.» Robb si alzò in piedi, e fu con quella rapidità che il destino di Catelyn venne segnato. Il re del Nord prese un foglio di pergamena. «Un’ultima cosa. Noi ci auguriamo che lord Balon Greyjoy abbia lasciato il caos dietro di sé. Ma è un errore che io non intendo commettere. Al momento, non ho ancora un erede, i miei fratelli Bran e Rickon sono morti e mia sorella Sansa è sposata a un Lannister. Ho pensato a lungo, profondamente, a chi potrebbe essere il mio successore. Io ora vi comando, come miei validi e fidati lord, di apporre i vostri sigilli a questo documento quali testimoni della mia decisione.»

“È un re, non ci sono dubbi.” Catelyn, sconfitta, fu costretta ad ammetterlo con se stessa. A quel punto, poteva soltanto sperare che la trappola che Robb aveva ideato per il Moat Cailin funzionasse bene quanto quella che aveva teso a lei.

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