CATELYN

Portarono dentro i cadaveri caricati di traverso sulle spalle, depositandoli sul margine della piattaforma. C’era silenzio nella grande sala illuminata dalle torce. Nella quiete, da chissà dove nella fortezza, Catelyn udì l’ululato di Vento grigio. “Sente l’odore del sangue” pensò. “Lo sente attraverso le mura di pietra e le porte di legno, dentro la notte e oltre la pioggia. Vento grigio sa riconoscere il sentore della morte e della rovina.”

Rimase in piedi alla sinistra di Robb, a lato dell’alto scranno. Per un lungo momento, ebbe l’impressione di vedere i suoi, di morti: Bran e Rickon. Questi ragazzi avevano molti più anni di loro, ma nella morte si erano come contratti. Nudi, fradici, sembravano piccole cose inerti, al punto che risultava difficile ricordare com’erano stati in vita.

Il ragazzo biondo aveva cercato di farsi crescere la barba. Un’esile peluria gialla, appena accennata, gli copriva le guance e le mascelle al di sopra della polpa rossastra e devastata: ciò che restava della sua gola, massacrata dall’acciaio. I lunghi capelli dorati erano ancora bagnati, come se fosse appena stato tirato fuori da una vasca da bagno. Dalla sua espressione, sembrava morto in pace, forse nel sonno. Suo cugino invece, il ragazzo dai capelli castani, aveva lottato per difendere la propria vita. Le braccia, che doveva aver alzato per parare l’assalto delle lame, erano piene di squarci. Anche se la pioggia aveva dilavato quasi tutto il sangue, rivoli rossi continuavano a colare lentamente dalle ferite da punta che gli costellavano il torace, il ventre e la schiena, ferite simili a bocche deformi e prive di lingua.

Prima di fare ingresso nella sala, Robb si era messo in capo la corona. Al chiarore delle torce, il bronzo aveva riflessi scuri. I suoi occhi erano in ombra mentre osservava i corpi. “Vede anche lui Bran e Rickon?” Catelyn avrebbe voluto piangere, ma non aveva più lacrime. I ragazzi morti erano di carnagione chiara, resa ancora più pallida dalla lunga prigionia. Contro la loro pelle liscia, livida, il sangue appariva di un rosso brutale, intollerabile alla vista. “Getteranno anche Sansa, nuda, al cospetto del Trono di Spade, dopo che l’avranno uccisa? Anche la sua pelle apparirà così pallida, e il suo sangue così rosso?” Dal mondo esterno, continuava a provenire il martellare della pioggia, e l’ululato incessante del meta-lupo.

Edmure, gli occhi ancora gonfi dal sonno, era in piedi alla destra di Robb, una mano appoggiata sullo schienale dello scranno di lord Hoster. Erano andati a svegliarlo nello stesso modo in cui avevano svegliato lei, nel nero della notte, pestando pugni guantati di ferro contro la porta, strappandolo rudemente dai suoi sogni. “Erano piacevoli, i tuoi sogni, fratello? Sognavi la luce del sole e le risate e i baci di una fanciulla? Spero di sì.” I sogni di Catelyn erano pieni di tenebre, infestati dal terrore.

Nella sala, c’erano anche i capitani d’arme di Robb e i suoi lord alfieri, alcuni armati e corazzati, altri vestiti alla meglio in fretta e furia. Ser Raynald Westerling e suo zio, ser Rolph Spicer, erano tra loro. Robb però aveva deciso di risparmiare alla sua giovane regina questa scena macabra. “Il Crag non è distante da Castel Granito” Catelyn rifletteva. “Forse, quando tutti loro erano bambini, anche Jeyne ha giocato con questi ragazzi ”

Osservò nuovamente i cadaveri di Tion Frey e Willem Lannister, e attese che suo figlio prendesse la parola. Parve trascorrere un tempo molto lungo prima che Robb tornasse a sollevare lo sguardo dai corpi insanguinati.

«Piccolo Jon» risolse alla fine il re del Nord. «Di’ a tuo padre di portarli dentro.»

Senza una parola, il Piccolo Jon Umber si voltò per obbedire, i suoi passi rimbombarono nella grande sala di pietra.

Quando il Grande Jon spinse i prigionieri entro le porte, Catelyn notò come molti dei presenti si scostassero per farli passare, quasi che l’ingiuria del tradimento in qualche modo potesse venire trasmessa con un tocco, uno sguardo, un colpo di tosse. Carcerieri e carcerati erano molto simili gli uni agli altri: uomini grandi e grossi, tutti quanti, con i capelli lunghi e le barbe folte. Due degli uomini del Grande Jon erano feriti, e anche tre dei prigionieri lo erano. L’unico elemento a distinguere gli uni dagli altri era che gli uomini di Robb impugnavano picche e spade, mentre i prigionieri avevano solo foderi vuoti appesi ai cinturoni. Tutti indossavano cotte di maglia o tuniche di cuoio con anelli di ferro intrecciati, tutti portavano stivali pesanti e mantelli spessi fatti di lana o di pelliccia. “Il Nord è duro e gelido, il Nord non conosce misericordia” le aveva detto Ned quando lei era arrivata a Grande Inverno per la prima volta, migliaia di anni fa.

«Cinque» disse Robb una volta che i prigionieri, bagnati e silenziosi, furono al suo cospetto. «Sono tutti?»

«Erano in otto» rumoreggiò il Grande Jon. «Due li abbiamo uccisi nel prenderli, un terzo è in punto di morte.»

Robb studiò le facce dei prigionieri. «Vi siete messi in otto per uccidere due scudieri disarmati.»

«Per entrare nella torre» intervenne Edmure Tully «hanno assassinato anche due dei miei uomini: Delp ed Elwood.»

«Nessun assassinio, cavaliere» dichiarò lord Rickard Karstark, ignorando tanto la fune che gli imprigionava i polsi quanto il sangue che gli colava sulla faccia. «Chiunque venga a frapporsi tra un padre e la sua vendetta chiede la morte.»

Poche parole che si abbatterono sulle orecchie di Catelyn, aspre e crudeli come il pestare di un tamburo da guerra. Sentiva la gola asciutta come un osso disseccato. “Sono stata io. Questi due ragazzi sono morti perché le mie due figlie potessero vivere.”

«Al bosco dei Sussurri, ho visto morire i tuoi figli» disse Robb a lord Karstark. «Non è stato Tion Frey a uccidere Torrhen. Né Willem Lannister ha abbattuto Eddard. Come puoi chiamare vendetta un simile atto? Questa è stata follia, solo uno sporco omicidio. I tuoi figli sono morti con onore sul campo di battaglia, con la spada in pugno.»

«Sono morti.» Rickard Karstark non cedette di un pollice. «Lo Sterminatore di re li ha sventrati. Questi due facevano parte del suo branco. Sangue chiama sangue.»

«Il sangue di bambini?» Robb indicò i cadaveri. «Quanti anni avevano? Dodici, tredici? Scudieri.»

«Di scudieri ne muoiono in tutte le battaglie.»

«Certo che muoiono, ma combattendo. Tion Frey e Willem Lannister avevano gettato le loro spade al bosco dei Sussurri. Erano prigionieri, chiusi in una segreta, addormentati, disarmati… due ragazzi. Guardali, Karstark!»

Ma non furono loro che lord Rickard Karstark guardò, fu Catelyn. «Di’ a tua madre di guardarli» disse. «Lei li ha macellati tanto quanto me.»

Catelyn si appoggiò con una mano alla spalliera dello scranno. La sala le vorticava attorno. Le sembrava di essere sul punto di vomitare.

«Mia madre non ha nulla a che fare con questo» rispose Robb con rabbia. «È opera tua. Tuo è l’assassinio. Tuo è il tradimento.»

«Quindi è tradimento uccidere dei Lannister, mentre invece non è tradimento liberarli» disse Karstark con asprezza. «Maestà ha forse dimenticato che siamo in guerra contro Castel Granito? E in guerra i nemici si uccidono. O tuo padre questo non te lo ha insegnato, ragazzino?»

«Ragazzino?» il Grande Jon assestò a Rickard Karstark un colpetto con il pugno ferrato, un colpetto sufficiente a far crollare in ginocchio il lord di Karhold.

«Lascialo!» Il tono di Robb era imperioso. Umber arretrò, allontanandosi dal prigioniero.

«Ma certo, lord Umber, lasciami pure al re.» Lord Karstark sputò un pezzo di dente. «Mi darà una lavata di capo e poi mi perdonerà. È così che fa i conti con il tradimento, il nostro re del Nord.» Fece un sorriso bagnato, purpureo «O forse dovrei chiamarti il re che ha perso il Nord?»

Grande Jon strappò una picca dall’uomo accanto a lui e la portò all’altezza della spalla. «Lascia che lo infilzi, sire. Lascia che gli apra il ventre, in modo da vedere di che colore sono le sue viscere.»

Le porte si spalancarono brutalmente. Il Pesce nero, acqua che gli colava dalla cappa e dall’elmo, fece ingresso nella sala; armigeri Tully lo seguirono al coperto. Fuori, folgori violente squarciavano il cielo, e nera, dura pioggia continuava a flagellare le mura di Delta delle Acque.

Ser Brynden si tolse l’elmo e andò con un ginocchio a terra: «Maestà». Non disse altro, ma il tono tetro di quelle parole poteva solo essere presagio di altre tragedie.

«Darò udienza a ser Brynden in privato.» Robb si alzò. «Grande Jon, tieni qui lord Karstark fino al mio ritorno. Gli altri sette, impiccali.»

Grande Jon abbassò la lancia. «Anche i morti?» chiese.

«Anche i morti. Non intendo lordare i fiumi del lord mio zio. Che facciano da cibo per i corvi.»

«Pietà, sire!» Uno dei prigionieri crollò in ginocchio. «Io non ho ucciso nessuno! Sono solo rimasto sulla porta, di vedetta contro altre guardie.»

Robb ci pensò su per qualche momento. «Sapevi quello che lord Karstark intendeva fare? Hai visto le lame che venivano sguainate? Hai udito le grida, le urla, le invocazioni di misericordia?».

«Sì, ho udito, ma non ho avuto alcuna parte. Ho solo guardato, lo giuro…»

«Lord Umber» disse Robb. «Quest’uomo ha solo guardato. Impiccalo per ultimo, in modo che possa guardare gli altri morire prima di lui. Madre, zio: con me, cortesemente.»

Voltò le spalle mentre gli uomini del Grande Jon serravano i ranghi attorno ai prigionieri, conducendoli via dalla sala sotto la minaccia delle picche. All’esterno, un’ennesima scarica di tuoni si ripercosse sulla struttura della fortezza, talmente forte che le mura parvero sul punto di crollare addosso al cupo corteo. La domanda, inesorabile, ineluttabile, emerse nella mente di Catelyn: “È questo il rumore del crollo di un regno?”.


C’erano tenebre nella sala delle udienze, ma là dentro, per lo meno, lo spessore delle pareti attutiva il rimbombare dei tuoni. Un servitore entrò per primo, portando una lanterna a olio e si accinse ad accendere il fuoco, ma Robb lo mandò via e tenne lui la lanterna. C’erano un tavolo e delle sedie, ma l’unico a sedersi fu Edmure, alzandosi subito dopo nel rendersi conto che gli altri erano rimasti in piedi Robb si tolse la corona e la posò sul tavolo, davanti a sé.

Il Pesce nero richiuse la porta. «I Karstark se ne sono andati.»

«Tutti?» che cos’era a incrinare la voce di Robb a quel modo: rabbia o disperazione? Neppure Catelyn poté esseme certa.

«Tutti quelli in grado di combattere» rispose ser Brynden. «Sono rimasti solo pochi attendenti e servitori, a occuparsi dei feriti. Ne abbiamo interrogati parecchi, in modo da essere certi che dicessero la verità. Gli armati hanno cominciato a dileguarsi al tramonto, all’inizio da soli o a coppie, poi a gruppi sempre più numerosi. Ai feriti e ai servi è stato detto di tenere accesi i fuochi dell’accampamento, in modo che nessuno notasse l’assenza degli altri. Ma quando sono cominciate le piogge, non ha avuto più importanza.»

«Una volta lontani da Delta delle Acque, si riuniranno in un esercito?» chiese Robb.

«No. Si sono dispersi, sono andati a caccia. Una caccia all’uomo. Lord Karstark ha promesso in sposa la sua unica figlia vergine al guerriero, non conta se di alto lignaggio o del volgo, che gli porterà la testa dello Sterminatore di re.»

“Dèi, siate misericordiosi.” Catelyn si sentì di nuovo sul punto di vomitare.

«Quasi trecento cavalieri, e un numero doppio di cavalli, dissolti nella notte.» Robb si massaggiò le tempie, nei punti in cui la corona gli aveva lasciato solchi nella pelle sopra le orecchie. «L’intera cavalleria di Karhold… perduta.»

“Perduta per causa mia. Per causa mia. Che gli dèi mi perdonino.” Catelyn non aveva bisogno di essere un soldato per rendersi conto della trappola in cui Robb era precipitato. Per il momento, controllava ancora le terre dei fiumi, ma il suo regno era circondato da nemici su tutti i lati tranne che a est, dove Lysa sedeva remota sulla cima della sua montagna. Perfino il Tridente adesso era incerto, considerando la dubbiosa alleanza del lord del Guado. “E adesso, perdere anche i Karstark…”

«Non una parola di tutto questo deve uscire da Delta delle Acque» disse Edmure. «Lord Tywin… i Lannister pagano i loro debiti, è questo che dicono sempre. Che la Madre abbia misericordia quando lui lo saprà.»

“Sansa!” Le unghie di Catelyn affondarono nella carne soffice del palmo della mano, tanta fu la forza con la quale serrò il pugno.

«Che cosa vorresti dire, zio?» Lo sguardo che Robb scoccò a Edmure era glaciale. «Che dovrei diventare anche un bugiardo oltre che un assassino?»

«Non è necessario dire menzogne. Basta non dire niente. Seppelliamo i due ragazzi e teniamo a freno la lingua fino a quando la guerra sarà finita Willem era figlio di ser Kevan Lannister e nipote di lord Tywin. Tion era figlio di lady Genna… ed era un Frey. Dobbiamo anche impedire che la notizia raggiunga le Torri Gemelle fino a…»

«…fino a quando non avremo riportato in vita quei due ragazzi assassinati?» lo interruppe ser Brynden in tono sferzante. «La verità è fuggita assieme ai Karstark, Edmure. È troppo tardi per simili giochetti.»

«È ai loro padri che io devo la verità» disse Robb. «E devo loro anche giustizia.» Scrutò la corona, scrutò lo scuro scintillare del bronzo, e l’anello di spade di ferro. «Lord Rickard mi ha sfidato. Mi ha tradito. Non ho altra scelta se non condannarlo. Lo sanno gli dèi che cosa faranno gli uomini dell’esercito di Karstark insieme a quelli di Roose Bolton quando sapranno che ho decapitato il loro signore con l’accusa di tradimento. Roose Bolton deve essere avvertito.»

«A Harrenhal, c’è anche l’erede di lord Karstark» gli ricordò ser Brynden. «Il figlio maggiore, quello che i Lannister presero prigioniero nella battaglia stilla Forca Verde del Tridente.»

«Harrion, il suo nome è Harrion.» Robb ebbe un’amara risata. «È bene che un re conosca i nomi dei suoi nemici, non trovi?»

Il Pesce nero gli rivolse uno sguardo obliquo. «Ne sei sicuro? Sei sicuro che il giovane Karstark diventerà tuo nemico?»

«E che altro porrebbe diventare? Sto per uccidere suo padre, dubito molto che verrà a ringraziarmi.»

«Potrebbe anche farlo. Ci sono figli che odiano i loro padri, e con quell’unica passata tu farai di lui il lord di Karhold.»

Robb scosse il capo. «Anche se Harrion fosse quel tipo d’individuo, non potrebbe comunque perdonare apertamente l’uccisore di suo padre. I suoi stessi uomini gli si rivolterebbero contro. Sono uomini del Nord, zio. E il Nord ricorda.»

«E allora concedi a Karstark la grazia» fece pressione Edmure Tully.

Robb lo fissò con evidente incredulità.

Sotto quello sguardo, il volto di Edmure divenne color porpora. «Risparmiargli la vita, intendo. Sire, niente di tutto questo piace a me più di quanto piaccia a te. Lord Rickard ha assassinato anche miei soldati. Il povero Delp si era appena rimesso dalla ferita che Jaime Lannister gli aveva inflitto nel tentativo di fuga. Karstark deve essere punito, sono d’accordo. Teniamolo in catene, dico io.»

«Un ostaggio?» disse Catelyn. “Potrebbe essere la soluzione migliore…”

«Esatto, un ostaggio!» Edmure interpretò la definizione di Catelyn come un sostegno alla sua proposta. «Diciamo al figlio che, in cambio della sua lealtà verso di noi, al padre non verrà fatto alcun male. Diversamente… Non abbiamo più speranze con i Frey, a questo punto, nemmeno se mi offrissi di sposare tutte le figlie di lord Walder e di caricarmi sulle spalle la sua portantina come clausola aggiuntiva. Se perdiamo anche i Karstark, quale speranza ci rimane?»

«Quale speranza…» Robb fece un profondo sospiro, allontanandosi i capelli dagli occhi. «Nessuna notizia da ser Rodrik nel Nord, nessuna risposta da Walder Frey alla nostra nuova offerta, soltanto silenzio dal Nido dell’Aquila.» Si rivolse alla madre. «Ci risponderà mai tua sorella? Quante altre volte dovrai scriverle? Rifiuto di credere che nessuno dei nostri corvi messaggeri l’abbia raggiunta su quella montagna.»

Suo figlio voleva conforto, si rese conto Catelyn. Voleva sentirsi dire che tutto sarebbe andato a posto. Suo figlio voleva questo, certo… ma al re bisognava dire la verità.

«I corvi l’hanno raggiunta su quella montagna. Ma Lysa ti direbbe il contrario, se mai arrivassimo a parlarle. Non aspettarti alcun aiuto da quel lato, Robb.

«Lysa non è mai stata coraggiosa. Quando ancora eravamo ragazzine, ogni volta che faceva qualcosa che non andava correva a nascondersi. Forse pensava che nostro padre, se non fosse riuscito a trovarla, avrebbe dimenticato di adirarsi con lei. Le cose non sono cambiate, nemmeno adesso. Per paura è fuggita da Approdo del Re, rintanandosi nel posto più sicuro che conosce. Così sta lassù, su quella sua montagna, sperando che tutti quanti si dimentichino di lei.»

«I cavalieri della valle di Arryn potrebbero essere il fattore decisivo di questa guerra» disse Robb. «Ma se Lysa rifiuta di combattere, ebbene che sia così. Tutto quello che ho chiesto è che ci apra la Porta insanguinata, e che ci fornisca navi da Città del Gabbiano con le quali si possa tornare al Nord. La strada attraverso le montagne della Luna sarebbe ardua, ma non ardua quanto combattere su per l’Incollatura. Se potessi approdare a Porto Bianco, potrei attaccare il Moat Cailin dal fianco e spazzare via gli uomini di ferro dal Nord in metà di un anno.»

«Non accadrà, sire» disse il Pesce nero. «Cat ha ragione: Lysa ha troppa paura per consentire a un esercito il passaggio attraverso la valle di Arryn. A qualsiasi esercito. La Porta insanguinata resterà chiusa.»

«Che gli Estranei si portino lady Lysa alla dannazione, allora!» imprecò Robb, pieno di disperato furore. «E anche Rickard Karstark. E Theon Greyjoy, Walder Frey, Tywin Lannister e tutti quanti loro. Dèi misericordiosi, per quale motivo un uomo vorrebbe diventare re? Quando erano tutti ammucchiati in quella sala, a urlare “re del Nord, re del Nord”, ho detto a me stesso… ho giurato a me stesso… di essere un buon re, onorevole come mio padre, forte, giusto, leale verso i miei amici, coraggioso nell’affrontare i miei nemici. Mentre adesso… non riesco nemmeno più a distinguere gli uni dagli altri. Com’è possibile che tutto sia diventato così… confuso? Lord Rickard ha combattuto al mio fianco in mezza dozzina di battaglie. Per me, i suoi figli sono morti al bosco dei Sussurri. Tion Frey e Willem Lannister erano miei nemici. Eppure, per vendicare questi nemici, adesso sono costretto a uccidere il padre dei miei amici morti.» Passò lo sguardo su tutti loro. «Mi ringrazieranno i Lannister per la testa di lord Rickard? Lo faranno i Frey?»

«No» rispose ser Brynden, il Pesce nero, diretto come sempre.

«Ragione di più per risparmiare la vita a lord Rickard e tenerlo come ostaggio» insistette Edmure.

Robb tese entrambe le mani, sollevò la pesante corona di bronzo e ferro e tornò a mettersela in capo. Di colpo, fu di nuovo il re del Nord.

«Lord Rickard morirà.»

«Ma perché?» chiese Edmure. «Hai detto tu stesso che…»

«So quello che ho detto, zio, ma non cambia ciò che devo fare.» L’anello di spade della corona si ergeva sulla sua fronte, contorni neri, definiti. «In battaglia, non avrei esitato a uccidere Tion e Willem. Ma questa non è stata una battaglia. Quei due ragazzi dormivano nei loro letti, nudi e disarmati, in una cella dove io li avevo rinchiusi. Rickard Karstark ha ucciso molto di più di un Frey e di un Lannister. Ha ucciso il mio onore. Farò i conti con lui all’alba.»


Alle prime luci di una giornata grigia e gelida, la tempesta si era tramutata in una pioggia continua, penetrante. Il parco degli dèi era affollato ugualmente. Lord dei fiumi e uomini del Nord, nobili e popolani, cavalieri e mercenari, scudieri e stallieri, stavano tutti in piedi tra gli alberi, a osservare la fine della danza oscura della notte. Edmure aveva dato gli ordini necessari, il ceppo della decapitazione era stato collocato di fronte all’albero del cuore. Pioggia e foglie cadevano sugli uomini del Grande Jon mentre questi spingevano lord Rickard Karstark tra la calca, i polsi ancora legati. Gli altri congiurati penzolavano già dalle mura di Delta delle Acque, appesi a lunghe funi, la pioggia che scivolava sulle loro facce bluastre.

Lew il Lungo era in attesa presso il ceppo. Robb gli tolse dalle mani l’ascia delle esecuzioni e gli ordinò di farsi da parte. «Questo spetta a me» disse il re del Nord. «Io ho comminato la sentenza. Io procederò a eseguirla.»

«Di tanto, io ti ringrazio.» Lord Rickard Karstark ebbe un secco cenno del capo. Si era vestito preparandosi per la morte: lunga tunica di lana nera ornata con il disco solare, emblema della sua nobile Casa. «Il sangue dei Primi Uomini scorre nelle mie vene come nelle tue, ragazzo. Farai bene a ricordarti di questo. Il nome che porto mi venne dato in onore di tuo nonno. Per tuo padre, ho innalzato i miei vessilli contro re Aerys. Per te, li ho innalzati contro re Joffrey. Ho cavalcato al tuo fianco a Oxcross, al bosco dei Sussurri e alla battaglia degli Accampamenti. Così come cavalcai al fianco di tuo padre sul Tridente. Siamo della stessa famiglia, Stark e Karstark.»

«Questa stessa famiglia non ti ha però impedito di tradirmi» disse Robb. «E non servirà a salvarti adesso. In ginocchio, mio lord.»

Lord Rickard aveva detto il vero, Catelyn lo sapeva. I Karstark facevano risalire la loro stirpe a Karlon Stark, un figlio cadetto di Grande Inverno che, migliaia di anni prima, aveva sconfitto un lord ribelle. Per quel suo atto di valore, gli furono assegnate delle terre. Il castello che vi fu costruito venne chiamato Karl’s Hold, il Bastione di Karl, che ben presto divenne più brevemente Karhold. E gli Stark di Karhold divennero i Karstark.

«Antichi dèi, nuovi dèi, non fa differenza» disse lord Rickard a Robb. «Mai altro uomo sarà più maledetto dello Sterminatore di re.»

«In ginocchio, traditore» ordinò nuovamente Robb. «O vuoi che sia io a spingere la tua testa sul ceppo?»

Lord Karstark s’inginocchiò. «Saranno gli dèi a giudicarti, come tu hai giudicato me.» Pose la testa sul ceppo.

«Rickard Karstark, lord di Karhold.» Robb sollevò la pesante ascia con entrambe le mani. «Qui, alla vista degli dèi e degli uomini, io ti dichiaro colpevole di omicidio e tradimento. E nel mio nome, io ti condanno. Di mia mano, io ti tolgo la vita. Vuoi pronunciare un’ultima parola?»

«Uccidimi, e che tu sia maledetto. Tu non sei il mio re.»

L’ascia s’abbatté. Massiccia e ben affilata, la lama uccise il condannato al primo colpo, ma ci vollero tre altri colpi per staccare completamente il cranio dal corpo. E dopo che questo fu fatto, i vivi e il morto erano fradici di sangue.

Robb gettò l’ascia da parte, pieno di disgusto. Senza una parola, si voltò verso l’albero del cuore. Rimase immobile, scosso da brividi, le mani contratte a pugno, la pioggia che gli scorreva lungo il volto.

“Dèi, perdonatelo” pregò silenziosamente Catelyn. “È solo un ragazzo, e non ha avuto altra scelta.” Per il resto di quella giornata, non rivide suo figlio.


La pioggia continuò a cadere tutta la mattina, martellando la superficie dei fiumi, tramutando l’erba del parco degli dèi in fanghiglia disseminata di pozze. Il Pesce nero raccolse un centinaio di uomini e partì a cavallo alla ricerca dei Karstark, ma nessuno si aspettava che sarebbe riuscito a riportarne indietro molti. «Mi auguro solo di non essere costretto a impiccarli» fu il suo commento nel lasciare la fortezza. Dopo che se ne fu andato, Catelyn si ritirò nel solarium di suo padre, sedendosi ancora una volta al capezzale di lord Hoster.

«Non rimane più molto tempo» l’avvertì maestro Vyman quando, nel pomeriggio, venne a visitare il morente. «Continua a combattere, ma anche le sue ultime forze stanno svanendo.»

«È sempre stato un combattente» disse Catelyn. «Un caro uomo testardo.»

«Sì» disse il maestro. «Ma questa è una battaglia che non può vincere. È tempo che deponga la spada e lo scudo. È tempo di arrendersi.»

“Di arrendersi” pensò Catelyn. “E di essere in pace.” Ma di chi stava parlando l’anziano sapiente, di suo padre… o di suo figlio?


Jeyne Westerling andò a farle visita al tramonto.

«Lady Catelyn?» La giovane regina entrò nel solarium timidamente. «Non intendo disturbarti…»

«Sei sempre la benvenuta, maestà.» Catelyn mise da parte il lavoro di cucito.

«Ti prego, chiamami Jeyne. Non mi sento affatto una regina.»

«Jeyne, allora. Come tu desideri.»

La ragazza sedette presso il focolare, lisciandosi le gonne con un gesto pieno d’ansia.

«In che modo posso esserti utile, Jeyne?»

«È Robb» disse la ragazza. «È così angosciato, così… furibondo, privo di speranza. Non so che cosa fare.»

«È duro togliere la vita a un uomo.»

«Lo so. Glielo avevo detto, di servirsi di un boia. Quando lord Tywin manda qualcuno a morire, tutto quello che fa è dare l’ordine. È più facile in quel modo, non credi?»

«Sì» rispose Catelyn. «Ma il lord mio marito ha insegnato ai nostri figli che uccidere non dovrebbe mai essere facile.»

«Oh…» La regina Jeyne si umettò le labbra. «Robb non ha mangiato per tutto il giorno. Gli ho fatto portare da Rollam una buona cena, costolette di cinghiale e cipolle stufate e birra, ma lui non l’ha neppure toccata. Ha passato tutta la mattina a scrivere una lettera, dicendomi di non disturbarlo. Ma una volta che quella lettera l’ha finita, l’ha bruciata. Adesso sta là seduto, a studiare delle mappe. Gli ho chiesto che cosa stesse cercando, non mi ha risposto. Credo che non mi abbia neppure udito. Ha rifiutato di cambiarsi gli abiti. Se li è tenuti addosso tutto il giorno, bagnati di pioggia… lordi di sangue. Voglio essere una buona moglie per lui, lo voglio davvero. Ma non so come aiutarlo. Non so come rallegrarlo, o confortarlo. Non so di che cosa lui ha bisogno. Il prego, mia signora, tu sei sua madre, dimmi che cosa fare.»

“Dimmi che cosa fare.” Una domanda che anche Catelyn voleva porre, se solo suo padre fosse stato in condizione di comunicare. Ma lord Hoster Tully era andato, o quasi. E prima di lui se n’era andato il suo Ned. “Come anche Bran e Rickon, e mia madre, e Brandon, così tanto tempo fa.” Le rimaneva soltanto Robb. Robb e la flebile speranza delle sue figlie.

«Esistono circostanze» disse lentamente Catelyn «in cui la cosa migliore è non fare niente. Quando arrivai a Grande Inverno la prima volta, quando vedevo Ned ritirarsi da solo sotto il suo albero del cuore, io soffrivo. C’era una parte del suo spirito in quell’albero, lo sapevo, una parte che con me lui non avrebbe mai condiviso. Eppure, capii molto presto, privato di quella parte, Ned non sarebbe stato Ned. Jeyne, piccola mia, tu hai sposato il Nord, come feci anch’io. E nel Nord… gli inverni alla fine arrivano.» Si sforzò di sorridere. «Sii paziente. Sii comprensiva. Robb ti ama e ha bisogno di te. Presto tornerà da te. Forse anche questa notte. E quando lo farà, sii presente per lui. È tutto quello che posso dirti.»

La giovane regina l’ascoltava rapita. «Farò così» disse Jeyne quando Catelyn ebbe finito. «Sarò presente per lui» si alzò. «Meglio che torni. Potrebbe avermi cercata. Vado a vedere. Ma se sta ancora guardando le mappe, sarò paziente.»

«Certo.» La ragazza si avviò alla porta. Era quasi sulla soglia quando a Catelyn tornò in mente qualcosa. «Jeyne…» Lei si voltò. «C’è un’altra cosa che Robb vuole da te, per quanto forse nemmeno lui ci sta pensando. Un re deve avere un erede.»

Jeyne sorrise. «Anche mia madre dice la stessa cosa. Mi prepara una pozione, erbe e latte e birra, in modo da aiutarmi a essere fertile. La bevo ogni mattina. Ho detto a Robb che sono sicura di potergli dare dei gemelli: un Eddard e un Brandon. Questo gli ha fatto piacere, penso. Noi… tentiamo quasi ogni giorno, mia lady. Quando possiamo, anche due volte al giorno, o di più.» Aveva un modo grazioso di arrossire. «Presto avrò un bimbo in grembo, te lo prometto. Ogni notte, io prego la Madre nel più alto dei cieli.»

«Molto bene. Anch’io pregherò. Gli antichi dèi e quelli nuovi.»

Dopo che la ragazza se ne fu andata, Catelyn si girò nuovamente verso il padre, accarezzandogli i radi capelli bianchi ricaduti sulla fronte. «Un Eddard e un Brandon» sussurrò con un sospiro. «E forse, con il tempo, un Hoster. Pensi che ti farebbe piacere?»

L’anziano uomo non rispose, né Catelyn si era aspettata che lo facesse. Mentre il tamburellare della pioggia sul tetto si fondeva con l’incerto ritmo del respiro di lord Hoster, il pensiero di Catelyn tornò a Jeyne. La ragazza sembrava essere di buon cuore, proprio come aveva detto Robb. “E di fianchi ampi, che potrebbe essere anche più importante.”

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