«Stai bene?» chiese Maddox a Jack più tardi, in ufficio.
«Sono solo stanco.»
«Riguardo a quello che è successo, tuo fratello…»
«Forse ora riapriranno il caso.»
«Ti posso dare un congedo per gravi motivi familiari. Fino a due settimane, se vuoi.»
Jack annuì. «Grazie.»
«Quando vuoi che…?»
«No. Non intendo accettare.»
«D'accordo», rispose Maddox, giocherellando con un fermacarte. «Avrei preferito me lo dicessi. Avremmo potuto fare qualcosa.»
«Vorrei invece che lei facesse qualcosa per sistemare Mel Diamond.»
«L'ho messo in guardia. Ancora un errore e, senza più lavate di capo, passiamo direttamente all'udienza.»
«Se la cava con poco, non le pare?»
«Una diffida verbale è tutto ciò che posso fare per ora. Devo lasciar correre.»
«Cristo», esclamò Jack, lasciando cadere rumorosamente la penna.
Maddox sollevò lo sguardo, sbigottito. «Che c'è?»
«Non so… Quell'uomo è un pezzo di merda. Incasina tutto, e lei…» Fece una pausa, per prendere fiato. «E lei sembra proteggerlo. Lei e il Met Boat Club e le regate e la cricca dei vecchi amici…»
«Calma, calma», ribatté Maddox, alzando una mano. «Non sono stupido, Jack. Tutti sappiamo che Diamond è un leccaculo e si fa strada così. E quale cricca, poi? Non esiste. Forse in altri posti, ma non nell'AMIP.» Tacque per un istante, poi il tono della voce si abbassò. «Senti, Jack…»
«Che cosa?»
«Non dovrei dirlo, ma lo farò. Tu sei un poliziotto migliore di lui. Lui se ne andrà. Ed è probabile che succeda presto. E tu?» Ruppe una clip in due e la gettò nel cestino. «Tu, Jack, no. Tu…» Si risedette sulla sedia, incrociò le braccia e lo guardò con un'espressione molto simile al compiacimento. «Non ti preoccupare, d'accordo?»
«Signore», disse Marilyn Kryotos, facendo capolino dalla porta e mordicchiando un Twix. «È arrivato il corriere dalla Scientifica.»
«Grazie», rispose Maddox, alzandosi stancamente. «Questo dovrebbe aiutarci a decidere se accusare quel piccolo spacciatore oppure lasciar perdere tutto.»
Uscì dalla stanza, lasciando Marilyn e Jack a fissarsi a vicenda.
«Sì? Che c'è?» chiese lui.
«Oh, niente. Spero solo che tu stia bene. È tutto. Siamo preoccupati per te.»
Jack sprofondò nella sedia, imbarazzato dalla sua stessa rabbia. «È… gentile da parte tua.»
«Non è gentile: è umano.» Marilyn si voltò per andarsene, ma si fermò in corridoio, un dito sporco di cioccolato in bocca. «Presumo che tu non voglia interrogare Cook adesso, vero?»
«No.»
«Va bene, perché il suo volo parte tra un'ora. Ne sei sicuro?»
«Sì, lascialo andare.»
«Ah, è arrivato un messaggio per te, ieri notte. Devi chiamare Julie Darling. Sai, della Little Darlings…»
Dalla voce, capì di averla svegliata. «Mi spiace», borbottò.
«Non c'è problema.» Julie soffocò uno sbadiglio. «Mi alzo tardi. Lo fanno tutti, nel mio lavoro.»
«Ho ricevuto il suo messaggio», spiegò lui, incastrando la cornetta tra il mento e la spalla. «Si è ricordata di qualcosa?»
«No. È successo qualcosa.»
«Mi dica.»
«Lei mi aveva detto di chiamarla se qualcun'altra se la fosse svignata.»
«Sì.»
«Infatti.»
Jack tacque per un istante. «Va bene. Di chi si tratta?»
«Si chiama Peace. Peace Nbidi Jackson… Lei è, non so, metà del Ghana o qualcosa del genere… Non si è presentata nel locale di Earl's Court, e da allora non ho più saputo niente di lei.»
«Quando l'ha vista per l'ultima volta?»
«Doveva fare un numero a East Greenwich. Al Dog and Bell. Mercoledì scorso.»
Il giorno prima che ci andassimo. È arrivato prima di noi… «Julie», disse Jack prendendo una penna e togliendone il cappuccio coi denti. «Ha il suo indirizzo? Cerchiamo di non fasciarci la testa prima di essercela rotta, d'accordo?»
Nella stanza reperti, la Kryotos sapeva già tutto su Peace Nbidi Jackson.
«È una di quelle indicate da Scotland Yard. Una delle trenta.» Mosse il cursore sullo schermo. «Ci siamo. Clover Jackson, lì abita la madre di Peace, che ha denunciato la sua scomparsa ieri. Peace ha qualche problema di droga. Eroina. Ha preso un autobus da East Ham fino a un posto vicino al Blackwell Tunnel. La madre pensa che sia stata a Greenwich di recente. Quando non è tornata a casa, è quasi andata fuori di testa per la preoccupazione e ha chiamato la polizia.»
«Bene. Mandiamo qualcuno a casa sua. Apri un file. Forse, per la prima volta, ha commesso un errore. Ha preso qualcuno di cui è stata denunciata la scomparsa.» Quando sollevò lo sguardo, vide Maddox in corridoio con un documento in mano. Jack riconobbe il rombo rosso e blu della Scientifica nell'angolo a destra. Poteva significare una sola cosa.
Maddox aspettò finché la stanza reperti non fu assolutamente silenziosa.
«Bene. La buona notizia è che possiamo smettere di bussare alla porta del magistrato.»
Nessuno parlò.
«Quel povero bastardo di Greenwich se ne andrà a casa. Anche se avessero ottenuto un campione migliore, non sarebbe servito a nulla. Non ha neanche lo stesso gruppo sanguigno.»
Nella sua sedia appoggiata alla parete più lontana, Diamond contrasse i muscoli della mascella e la pelle abbronzata vibrò. Le narici fremettero, quasi sul punto di dilatarsi. Il telefono della Kryotos squillò, facendo sussultare tutti. Lei lo guardò per un momento, rossa in viso per esser diventata il centro dell'attenzione. Era Betts, che chiamava dal London Bridge. Marilyn ascoltò, guardando prima Maddox poi Diamond, quindi porse il ricevitore a Jack.
Gemini osservava una striscia nera sul muro della cella, domandandosi se fosse quello che sembrava. Ma non li pulivano mai, quei postacci schifosi? Poi la porta si aprì e il sergente entrò, tenendo i vestiti di Gemini in un involto di plastica. Le Nike erano appoggiate sopra, come due filoni gemelli di pane appena sfornati.
«Signor Henry,»
«Che c'è?»
«Se ne va a casa.»
Gemini lo fissò, circospetto. «Davvero?»
«Sì.» L'ufficiale posò i vestiti sulla branda accanto a lui, si stiracchiò e gli lanciò un'occhiata annoiata. «Davvero.»
Jack era al telefono con Fiona Quinn quando Essex e Logan bussarono alla porta. Paul era cupo in volto.
«Stiamo andando da Harteveld», annunciò.
«Vi raggiungo subito. C'incontreremo con la Quinn laggiù.»
«Jack.»
«Che c'è?»
Paul si avvicinò in modo che Logan non potesse sentire. «La dottoressa Amedure ha cercato di contattarti dal laboratorio.»
«Sì?» Jack si raddrizzò e coprì il microfono. «Ha scoperto qualcosa?»
Paul fece una pausa, poi rispose: «Sì».
«Allora?»
«Dice che sono animali. Ossi di maiale. Le spiace.»
Jack si accasciò sulla sedia.
«Stai bene?»
«Sì. Non mi sorprende.»
«Potrebbero accusare Penderecki di disturbo della quiete pubblica. Diffidarlo. Hai testimoni a iosa.»
«No», rispose Jack. Era stanco. Stanco di quello che Ewan gli stava costando. «Grazie. Lascerò perdere. Non sarà l'ultima volta.»