La donna dietro il bancone lo salutò come sempre con un cenno del capo. Era una vecchia baldracca rinsecchita e, sebbene non ne valesse più la pena, continuava a imbrattarsi il viso con colori ridicolmente sgargianti. Talvolta si era sforzato di rispondere al saluto, ma un giorno della settimana precedente era arrivato presto e l'aveva trovata che parlava col detective Caffery. Bliss, in piedi al banco, accaldato e agitato, decise che, quel giorno, proprio per la sua leggerezza, la barista meritava di essere ignorata. Prese il drink e si spostò nella sala.
Joni sarebbe arrivata presto e, nonostante la sua eccitazione, lui era determinato a mantenere un'assoluta compostezza. Con tutto il tempo che aveva trascorso in quel luogo, teso e addolorato perché Joni sfregava le sue tette nude, artificiali, sulla faccia di qualcun altro, aveva finalmente compreso e adottato il comportamento che si richiede al cliente di un pub. La richiesta di Harteveld di raccogliere informazioni sulle ragazze era stata facile da soddisfare. Bliss non faceva mai una mossa, si limitava a offrire da bere e ad ascoltare. Innocuo com'era, le donne si fidavano e gli rivelavano, incuranti, tutti i loro segreti preziosi, finché lui non giungeva a sapere tutto, nei minimi particolari, da quanto fosse fastidiosa la sindrome premestruale a quando sarebbe stata denunciata una loro eventuale scomparsa.
Avrebbero riso se lui avesse fatto qualche avance, magari strizzando le loro cosce morbide. Pertanto rimaneva calmo, aspettando il giorno in cui le ragazze sarebbero andate da lui, molto più dolci da morte di quanto lo fossero mai state da vive.
Un fascio di luce penetrò nel pub da una porta aperta. Joni. Eccitato, Bliss sollevò leggermente le natiche dalla sedia, facendo scorrere la lingua sui denti. Ma, subito dietro Joni, scorse la sua amica. Si risedette, in preda alla rabbia. Quella donna non gli piaceva, era una puttana arrogante che si definiva «un'artista» e si aggirava nei pub ritraendo le ragazze – neanche potesse elevarle grazie all'arte -, e i loro clienti. Lui stesso era stato ritratto parecchie volte. Ma ricordava bene il periodo in cui anche lei era una di loro. A quell'epoca il suo nome era Pinky. «Probabilmente perché la tua clitoride sporge dalla pelliccetta», aveva mormorato Bliss tra sé. Pinky la Clitoride. Si mise a giocherellare con un pezzo di pelle secca sul naso e la guardò, pensieroso. La donna si diresse al bar senza curarsi di salutarlo.
Joni si avvicinò, l'aria annoiata. Lui sorrise, le mani delicatamente incrociate sul grembo. «Ciao, Joni.»
La ragazza sospirò, rassegnata. «Ciao, Malcolm. Sapevo di trovarti qui. Non cambia mai nulla, vero?» Lasciò cadere a terra la borsa e si accasciò sulla panca imbottita a qualche centimetro da lui, col sedere appoggiato al bordo e le gambe allungate. Indossava un paio di stivali in pelle fino al ginocchio e una gonna scamosciata che terminava a mezza coscia. I capelli biondi, fissati con due mollettine sopra la fronte, erano tagliati secondo la moda. Tutte le ragazze per strada sembravano portarli così. A Bliss non piacevano, e lo irritava il fatto che Joni avesse la mania di sistemare ciò che andava bene, così, per un semplice impulso a cambiare.
Si sforzò di sorridere. «Qualcosa da bere, Joni?»
«Credo di sì.» Sporgendo il labbro inferiore, la ragazza si guardò le unghie. Aveva sempre avuto un comportamento estremamente infantile. Non le si addiceva più, e lui avrebbe dovuto dirglielo. Dirle che non era più attraente, che lo infastidiva più di qualunque altra cosa. «Vino, suppongo.»
Al bancone, l'artista, che aspettava di essere servita, teneva la testa lievemente all'indietro e pareva un cavallo con le redini tirate. Sì, era sprecata per quel posto. Malcolm le si avvicinò, sorridendo gentilmente e pensando alla sua clitoride. «Buonasera.»
La donna gli rivolse uno sguardo divertito, un secco «buonasera», e poi, afferrando due bicchieri, si allontanò. Bliss sorrise tra sé. Puttana. Prese il drink che gli porgeva la tizia dietro il banco e pulì i lati del bicchiere di Joni lì dov'era stato toccato.
Joni non lo ringraziò quando lui le porse il drink, ma non gli importava, c'era abituato.
«State bene, ragazze?» domandò garbatamente. Per l'eccitazione aveva la bocca piena di saliva e dovette parlare con cautela, per non sbavare. «Tutto va liscio, eh?»
«No, per nulla.» Joni increspò le labbra, imbronciandosi. «Ne hanno presa una proprio vicino a casa nostra.»
«Santo cielo», commentò Bliss, sorseggiando la birra. «Sanno chi è stato?»
«No.» Rivolgendogli un'occhiata sprezzante, Joni si alzò, si mise la borsa a tracolla, tracannò entrambi i drink e si avviò lungo le scale, scuotendo la chioma bionda.
Malcolm e «Clitoride» rimasero seduti in silenzio. La ragazza sorseggiò lentamente la sua birra, mentre un vago rossore le saliva al viso. Lui lasciò passare qualche attimo prima di parlare.
«Non ho mai visto Joni tanto sconvolta.»
«Clitoride» annuì. «È preoccupata», mormorò, rivolgendosi più al bicchiere che a lui, come facevano molte persone. «Dice che ha intenzione di andarsene da Greenwich. Vuole partire.»
Bliss sentì un formicolio invadere ogni centimetro della sua pelle. Attese che la tensione allo stomaco e al pene diminuisse, poi parlò. «Sa già dove?» chiese, scrutando le scale. Poi, a voce più bassa, aggiunse: «Mi chiedo dove andrà».