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L'AMIP faceva ampio affidamento sull'Home Office Large Major Enquiry System, il database noto col suo acronimo: HOLMES. La figura chiave di qualsiasi squadra era il «ricevitore HOLMES», ovvero l'agente che confronta, recupera e interpreta i dati. A Shrivermoor, quell'agente era Marilyn Kryotos.

A Jack era piaciuta subito: formosa e languida, affrontava le giornate raccontando, con la sua voce bassa, singolare, dei figli, dei loro animali, dei loro piccoli trionfi e delle sbucciature alle ginocchia. Madre per eccellenza, Marilyn sembrava trattare un omicidio nello stesso modo rassegnato con cui cambiava un pannolino sporco: come due fatti della vita lievemente sgradevoli, ma sistemabili. Jack era contento che, nella scelta del compagno di squadra, la donna avesse optato in prima battuta per Paul Essex: era come se la loro amicizia confermasse l'opinione che Jack aveva di entrambi.

Jack incontrò Marilyn quella sera, quando tornò a Shrivermoor con gli appunti. Stava portando alcuni dossier dall'ufficio del capo all'archivio, e lui intuì subito che era irritata. «Marilyn!» esclamò, chinandosi verso di lei. «Che cos'è successo? I bambini?»

«No», sibilò lei. «È quella dannata squadra E Si sta trasferendo qui e si è messa a fare il bello e il cattivo tempo. Vogliono questo, non vogliono quello. L'ultima è che vogliono un ufficio solo per loro, come se fossero migliori di noi.» Scostandosi i capelli neri dagli occhi, aggiunse: «Il commissario capo ha il fuoco al culo per questo caso e sta riversando su di noi i suoi problemi. Voglio dire, Jack, guarda questo posto: non basta per una squadra investigativa, figuriamoci per due».

Jack capì ciò che intendeva: per portare gli appunti allo schedario aveva dovuto farsi strada tra i volti sconosciuti che affollavano l'archivio. I detective della squadra F indossavano tutti camicie pulite, molte delle quali ancora con le pieghe della confezione, e cravatta. Ma l'ostentazione degli abiti si sarebbe più che affievolita dopo una settimana di turni di quindici ore, Jack lo sapeva bene.

«Scusami, collega.» Qualcuno lo afferrò per un braccio. Era un uomo dal viso spigoloso e abbronzato, più basso di Jack, gli occhi azzurro chiaro e il naso piccolo, diritto. I capelli biondo paglia, pettinati all'indietro, formavano una sorta di elmetto luccicante. Indossava un vestito pulito color verde bottiglia, e in spalla ne portava altri due, avvolti nel cellophane della tintoria. «C'è un posto dove appenderli?»


Jack trovò Maddox nel suo ufficio, intento a firmare i moduli degli straordinari. Gettò le chiavi dell'auto sul tavolo.

«Il Dog and Bell.»

«Scusa?»

«Il Dog and Bell. È un pub di East Greenwich.»

Maddox si appoggiò allo schienale della sedia e guardò con attenzione il suo interlocutore. «Allora?» chiese aprendo le mani. «Che cosa stai pensando?»

«Voglio interrogare tutti i clienti abituali del locale che hanno rapporti col mondo medico.»

«Così scatenerai i media. Se ci esponiamo, non rispetteranno il silenzio stampa. Lo riferirò al capo, però…» Scuotendo la testa, proseguì: «Credo che dirà di no. Almeno per ora. Ma avrai qualche altro indizio?»

«Alcuni nomi. Forse ho identificato la vittima numero tre.»

«Bene, allora dalli a Marilyn in modo che li spartisca. Qual è il più interessante?»

«Joni Marsh. Lavorava al Dog and Bell il giorno in cui è scomparsa la Craw.»

«Bene, te ne occuperai domani. Però, per amor del cielo, porta qualcuno con te. Sai come sono a volte quelle donne.» Bussarono alla porta e Maddox sospirò. «Sì? Che c'è?»

«Mel Diamond. Il detective Diamond.»

«Entra, Diamond, entra.»

Un uomo dai capelli biondi entrò nella stanza, scrollandosi le maniche del vestito in modo che coprissero i polsini della camicia. «'Sera, signore.» Ignorando Jack, porse la mano abbronzata a Maddox, mostrando un orologio da polso ultrapiatto. «Lei non mi conosce, ma io sì. Dal Met Boat Club, signore.»

Maddox rimase in silenzio, il viso assolutamente inespressivo.

«Chichester», suggerì Diamond.

«Oh…» Maddox aggirò la scrivania e andò a stringergli la mano. «Certamente, certamente. Ricordo la faccia. Così…» Esitò per un istante, poi, appoggiandosi al tavolo e incrociando le braccia, aggiunse: «Così sei tu il fortunato detective che si unirà a noi. Benvenuto a Shrivermoor».

«Grazie, signore.» La sua voce era un po' troppo alta per quell'angusto ufficio, come se Diamond fosse abituato a farsi ascoltare. «Qui è tutto diverso dalla tranquilla Eltham.»

«Vi metteremo subito sotto: tu e i tuoi uomini partirete domani. Coprirete un diametro di cinque chilometri, d'accordo?»

«Dobbiamo esserlo per forza, non le pare? Il capo ci vuole impegnati in attività di routine, ci vuole di nuovo nel mondo reale.»

«Sì, non possiamo… farci molto, Diamond», disse Maddox con cautela. «Sono certo che tu lo capisci.»

«Be', ovvio che capisco», replicò lui. «E da parte nostra non ci sono assolutamente problemi. Assolutamente. Se per il capo va bene, va bene anche per me, non c'è bisogno di dirlo.» Diamond annuì, poi, come per chiudere la questione, sorrise e indicò le foto appese alle pareti. «Bella barca. È sua?» chiese.

«Sì, sì.» Maddox era esitante.

«È una Valiant.»

«Sì, che lo è, indubbiamente lo è.»

«Buone barche, le Valiant. Alcuni le trovano un po' tozze, ma a me piacciono. Sono anche ideali per crociera.»

«Sì, be'…» Maddox si stava rilassando. «Detesto doverlo ammettere, ma gli americani fanno ottime barche da crociera. Devono sempre fare i grandi, ovviamente.»

«Un cutter ha vinto la regata Met's Frostbite quest'anno», affermò Diamond, poi domandò: «Non è per caso…?»

«Sì.» Maddox annuì con aria modesta. «Sì, già.»

In piedi, appoggiato alla parete con le braccia strettamente incrociate, Jack si stupì di provare irritazione per quel dialogo. Come se il beneficio del sostegno e dell'affabilità di Maddox fosse un suo diritto esclusivo, non qualcosa che potesse mutare, a seconda dell'umore, a vantaggio di un altro detective. Per quanto fosse un pensiero irrazionale – non è tuo padre, Jack, non hai nessun diritto su di lui -, Jack s'infuriò, vedendo Maddox vulnerabile all'adulazione e, quando il detective Diamond sorrise, deliziato, esclamando: «Santo cielo! Aspetta solo che i miei colleghi lo sappiano…», si voltò e uscì in silenzio dalla stanza.

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