La porta fu aperta da una donna che portava veramente lenti bifocali. Aveva i capelli grigi molto corti e le mani grandi, e indossava un cardigan, una gonna di tweed che le copriva i fianchi robusti e scarpe da passeggio di pelle marrone. Quando Jack le mostrò il distintivo e le spiegò che volevano informazioni sul vicino del piano di sopra, abbozzò un sorriso e aprì la porta.
«Immagino desideriate una tazza di tè, signori.»
Jack rimase immobile per qualche secondo, fissando la porta chiusa in cima alle scale, poi fece scorrere un dito sulla ringhiera, e se lo pulì sul polsino bianco: niente, nessuna traccia. Allora entrò, seguito di malavoglia da Paul, ancora incerto se fidarsi della donna.
«Non conosco i loro nomi», stava dicendo lei. «Della coppia di sopra, cioè.»
«Ha detto 'coppia'?» esclamò Jack. Quindi ha davvero una fidanzata…
«Sono quei due che v'interessano, vero?»
Lasciando la porta aperta, la donna li condusse lungo un piccolo corridoio con le pareti di cartongesso, ricavato da una stanza dal soffitto molto alto. Nel vedere i fantasiosi poster alle pareti – una donna alla Geiger dal seno argenteo, alcuni motociclisti dai lunghi capelli con lucide moto alate e circondati da draghi -, Paul afferrò Jack per la manica e gli bisbigliò: «Bisogna controllare per bene questo posto…» Poi, mentre seguivano la donna nel soggiorno, entrambi notarono che, dal soffitto a specchi, pendevano varie nappe e scialli indiani, mentre, al fianco di una lampada Lava, si trovava una specie di narghilè afgano di tek.
«Li sento parlare», continuò la donna, sistemando un cuscino arancione sul divano, «mio figlio sa sicuramente come si chiamano, ma ora non c'è, è in vacanza.» Tacque per un istante, rimanendo col cuscino tra le mani, e tutti e tre si guardarono, confusi. All'improvviso, lei scoppiò a ridere.
«Oh, mi spiace, non mi sono spiegata.» Gettò via il cuscino e si passò le mani sulla gonna. «Vi prego di scusarmi.» E, tendendo la mano a Jack, aggiunse: «Mi chiamo Mimi Cook. Trascorro molto tempo in questa casa cercando di tenerla pulita e in ordine e a volte dimentico di non essere nel mio appartamento».
«Cook?» mormorò Paul, guardandosi alle spalle, come se fosse passato qualcuno.
«Sì, questo è l'appartamento di mio figlio. Sono la signora Cook, o forse dovrei dire la sua donna delle pulizie.»
Jack avanzò verso di lei e le strinse la mano. «Piacere di conoscerla.»
«Il piacere è mio.» La donna appoggiò le mani sulle spalle di Paul e lo spostò gentilmente in modo da poter passare. «Dunque, vi preparo un po' di tè e poi potremo parlare.»
Mentre la donna armeggiava in cucina, i due poliziotti si misero all'opera; Paul scorse i titoli dei libri, inarcando le sopracciglia quando vide un'edizione degli anni '50 delle Centoventi giornate di Sodoma e un volumetto di Klossowski intitolato Sade Mon Prochain, ficcato tra Kerouac e Colin Wilson, mentre Jack, lanciando un'occhiata all'immagine del proprio viso stanco, riflessa sullo specchio collocato sopra il camino, passò in rassegna l'assortimento di vasi e posacenere disposti sulla cappa. Trovò un pacchetto di tessere d'abbonamento per i trasporti pubblici, legate da un elastico, su cui campeggiava il viso lentigginoso di Cook. Accanto, in una cornice bianca e nera, c'era una foto della signora Cook. Risaliva a molto tempo prima: la donna indossava un costume di tela crespa a righe ed era seduta su una coperta scozzese stesa su una spiaggia di sassolini, gli occhi socchiusi rivolti verso la macchina fotografica e i capelli neri pettinati all'indietro. Sulle ginocchia teneva un bambino dai capelli bianchi, in calzoncini da bagno, con le braccia distese lungo i fianchi. Il bimbo portava un paio di occhiali dalla montatura talmente grande che gli sporgevano da entrambi i lati del viso, facendolo sembrare un piccolo scarafaggio. Quando la donna entrò nella stanza, reggendo un vassoio, Jack prese la cornice e chiese: «È suo figlio, signora Cook?»
«Sì.»
«Ha qualche problema alla vista?»
«Oh, sì. Acromatopsia. Non ne avrà di certo mai sentito parlare, ma del resto perché avrebbe dovuto?» rispose, sistemandosi la pesante gonna sui fianchi. Poi si sedette sul divano e servì il tè. «In parole più semplici, non sopporta la luce del sole. E dunque la Thailandia è l'ultimo posto in cui sarebbe dovuto andare, vero? Ma Thomas è così, ha come un sesto senso per tutto ciò che non gli fa bene.»
«Acroma…» Paul arrossì, imbarazzato. «Le parole lunghe non sono il mio forte.»
«Acromatopsia.» La signora Cook sorrise pazientemente. «È una malattia congenita, i suoi occhi non possiedono i coni… o forse i bastoncelli, non ricordo mai. A ogni modo, vede il mondo in bianco e nero, proprio come i gatti. È assolutamente ingiusto. Questo significa che è a tutti gli effetti un invalido.»
«Ci vede poco?»
«Non è grave, se non per il fatto che non può guidare e…» Sorrise, come per farsi perdonare. «… e che l'ho viziato più degli altri due. Dunque», proseguì porgendo il tè a Jack, «volevate parlare delle persone che vivono al piano superiore? È lui che v'interessa? Il padre di Thomas dice sempre che le persone dall'aspetto normale sono le peggiori.»
«Pensavo intendesse la sua fidanzata.» Jack chiamò Maddox dalla macchina non appena lasciarono la casa di Cook. «Quando parlava della sua 'segretaria sociale', pensavo si riferisse a una ragazza, invece intendeva la madre. Va a casa sua tre volte la settimana per fargli le pulizie. E, come se non bastasse, lui non può guidare.»
«Chi lo dice?»
«La madre. Lei afferma che il figlio ci vede poco.»
«E noi le crediamo?»
«Sto andando al St. Dunstan's a controllare, ma è tutto abbastanza chiaro. Questa strada non ci porterà a niente.»
All'ufficio del personale tutti erano in pausa pranzo, tranne il fidato signor Bliss, il quale venne incontro a Jack sulla porta e gli porse la mano. Il labbro superiore gli copriva la brutta dentatura, e il viso appariva rosa, liscio e lucido, come se quella mattina, dopo essersi fatto la barba, se lo fosse lucidato.
«Non va a pranzo, signor Bliss?»
Lui rispose di no col dito. «Il pranzo è per i buoni a nulla, signor Caffery. Non l'aveva mai sentita questa?» E rise con una strana risata singhiozzante, passandosi la mano sulla testa per sistemarsi i pochi capelli rimasti. «Mi spiace non aver potuto prendere la sua chiamata stamattina, ma stavo ancora lottando per cercare parcheggio. Ricorda che le avevo accennato a questo problema? Be', le devo comunicare che la situazione non sta migliorando…»
«Sì», lo interruppe Jack. «Sì, ricordo, io…» Appoggiando le mani sullo schienale della sedia, aggiunse: «Senta, signor Bliss, mi chiedevo se lei mi può aiutare. Stiamo ancora cercando di collegare alcuni fatti».
«Ah, una cosa terribile, quella del Millennnium Dome», commentò l'altro, sedendosi e sollevando lo sguardo verso Jack. «Sta ancora lavorando sodo, vero?»
«Sì.»
«E come potremmo esserle di aiuto?»
«Avete le cartelle cliniche del personale?»
«Le cartelle cliniche? No… Nel caso in cui i dipendenti abbiano un'assicurazione sulla vita forse è stata archiviata una copia del verbale medico, ma questo è tutto.»
«Ma se fossero invalidi lo sapreste?»
«La politica dell'ospedale per le pari opportunità prevede l'assunzione di una certa percentuale d'invalidi. All'atto dell'assunzione, tutti compilano un questionario, pertanto chi è invalido è registrato come tale. Ma lì non troverà certo il signor Harteveld, non è inserito nel nostro libro paga.»
«Sì, immagino, ma io mi riferivo al signor Cook.»
«Chi? L'addetto alla sala settoria di cui parlava stamattina con Wendy?»
«Proprio lui.»
«Wendy ha tirato fuori il suo dossier per lei stamattina, è ancora…» E, reclinandosi pericolosamente sulla sedia, si voltò a guardare i mobili dell'archivio collocati nell'angolo. «No», esclamò, ruotando la sedia e guardando la fila di mobili sulla parete opposta. «Ah, sì, laggiù.»
Jack lo osservò mentre si dirigeva verso l'archivio. Quel giorno, Bliss aveva qualcosa di strano: camminava con un'andatura molleggiata, come se stesse cercando di reprimere l'eccitazione.
«Eccolo!» Ritornò con un raccoglitore che sbatté sulla scrivania con aria trionfante. «Fortunatamente non l'avevo ancora archiviato. Allora, diamo un'occhiata.»
Sfogliò alcune pagine, con la bocca che si muoveva senza emettere suoni, e, di tanto in tanto, si puliva le mani passandole sulla giacca. Jack notò inoltre che, alla radice dei denti, vi era un deposito biancastro.
«Ah, sì, qui.» Bliss indicò la pagina. «Alla domanda 'Qualche invalidità?' Cook risponde in modo affermativo. Viene inoltre richiesto di specificare il tipo d'invalidità.» L'impiegato si umettò le labbra e aggiunse: «Cook risponde: acromatopsia». Poi rivolse lo sguardo verso Jack. «L'acromatopsia è quando ti mancano i coni della retina. Il signor Cook non vede i colori.»
«E non può tollerare la luce del sole.»
Bliss fissò un punto al di sopra della spalla di Jack, come se stesse cercando di ricordare qualcosa. «Stiamo parlando di un uomo dai capelli rossi piuttosto lunghi?»
«Esattamente.»
«Sì, l'ho visto in giro, ricordo gli occhiali da sole. Così lavora in sala autopsie?» osservò, soffregandosi il mento con aria pensierosa e sorridendo a Jack. «Si ha a che fare con tante persone in questo lavoro che è difficile collegare a ogni volto un nome.» Dal fondo del dossier prese due moduli fotocopiati. «Qui c'è il verbale medico che conferma l'acromatopsia, e classifica il paziente come parzialmente affetto da disturbi visivi.» Quindi, guardando Jack, commentò: «Sembra che questo la preoccupi».
Jack si passò una mano sul viso, facendo trasparire la stanchezza. «No, no, non sono preoccupato… Solo che questo rende tutto più difficile», rispose, tendendo la mano a Bliss. «Grazie per l'aiuto, signor Bliss, e ci scusi per il disturbo.»
«Nessun disturbo, nessun disturbo», replicò lui, scattando in piedi e stringendo la mano di Jack. Aveva una mano calda, leggermente sudata al tatto. «Se ha altre domande, non esiti a farle. Se non ci sarò io, l'aiuterà Wendy: domani ho preso un giorno di ferie.»
«Grazie», rispose Jack con tono stanco. «È un giorno speciale?»
«Proprio così.» Bliss si sedette dietro la scrivania e allungò le braccia, unendo le mani e facendo scrocchiare le nocche. «È il mio compleanno.»