Bliss stava in piedi accanto a lei e la guardava con aria curiosa, come se avesse trovato un serpentello strisciante sul pavimento del soggiorno. «Sei sveglia?» mormorò.
«Sta… morendo…» Rebecca cercò di piegare le ginocchia, di far leva, ma il nastro la stringeva sempre più, impedendo al sangue di scorrere. Si rassegnò e cadde all'indietro, ansimando. «Se non la smetti, la ucciderai.»
«Sì.» Bliss, pensieroso, si ficcò le dita nel naso. «Già.» Appoggiò una mano sulle ginocchia e si piegò per vedere meglio Joni, la testa penzolante appoggiata sul petto. Poi, annuendo a se stesso, si raddrizzò. «Sì», ripeté, pulendosi le mani sulle cosce grasse. «Hai ragione. Ora tocca a te. Lo vuoi ancora?»
Tremando, percorsa da fitte di dolore in tutto il corpo, Rebecca alzò una mano verso di lui. «Non toccarmi.»
«Troppo tardi. L'ho già fatto.»
«Stai mentendo.»
«No», replicò lui con tono pacato. «Dopo averti sbattuta per tutta la cucina, mi sono scopato ciò che è rimasto. Eri incosciente.»
Non è vero.
«Guarda», esclamò lui sorridendo, schiacciandosi la punta del pene, umido e gonfio. «Vedi? Sono pronto. Taglierò il nastro adesivo, così potrai aprire le gambe per me.»
«Lo sanno, che mi trovo con te. Li ho chiamati prima di venire a casa tua: ho detto loro dove stavo andando. Sono per strada.»
«Sta' zitta.»
«È vero.» La voce di Rebecca tremava, ma lei tenne la testa alzata. «Prima telefoneranno e poi busseranno alla porta.»
«Ti ho detto di stare zitta», ribatté lui, passandosi la lingua sulle labbra. «Ora sdraiati buona buona e…»
Improvvisamente, il telefono in corridoio squillò. Bliss s'irrigidì e guardò, sconcertato, il vano della porta. Rebecca comprese di averlo in pugno.
Ora le credeva.
«Sono loro», sussurrò, approfittando di quel colpo di fortuna. «Sono loro al telefono.»
«Sta' zitta.»
«Su, dai, forza. Rispondi e vedrai.» Indicò la porta. «Sono loro. Vogliono trattare con te… Vogliono farti credere che sei al sicuro, ma, qualunque cosa accada, ti prenderanno, Malcolm…»
Avrebbe dovuto accorgersene prima: era Bliss, quello con la natura del predatore, non lei.
«Chiudi quel cazzo di bocca, puttana!» Un piede le affondò nello stomaco.
Rebecca rotolò di lato, ansimando, cercando di non vomitare. Sul soffitto i palloncini si spostarono, rimbalzando come se volessero avere una visione migliore dello spettacolo. Udì Bliss frugare nei cassetti di cucina, in quei cassetti contrassegnati con COLTELLI E FORBICI. Poi Rebecca diresse lo sguardo verso la cucina, appena in tempo per vedere un gancio da macellaio che spuntava dal soffitto, luccicante come se potesse pregustare il momento in cui sarebbe stato usato. Poi Bliss tornò con in mano un pezzo di filo elettrico flessibile e un rotolo di pellicola trasparente. Le fece scorrere un bisturi tra le cosce e il nastro adesivo si ruppe.
«Apri 'ste gambe, troia!»
Senza volerlo, Rebecca cominciò a piagnucolare.