Quando infilai il CD nel computer, sullo schermo apparve:
Password:_______
MVD
Newark, NJ
Una password di sei lettere. Provai con la data di nascita di Monica. Niente da fare. Provai con quella di Tara. Idem come sopra. Provai con il nostro anniversario di matrimonio, poi con la mia data di nascita, provai con il codice del Bancomat. Ma fu tutto inutile.
Mi sedetti. Che fare?
Valutai se fosse il caso di chiamare il detective Regan. Ormai era quasi mezzanotte e, anche se l’avessi trovato, che cosa avrei potuto dirgli? “Salve, ho trovato un CD nascosto in cantina, venga subito”? No, comportandomi da isterico non avrei risolto nulla. Meglio mostrarsi calmo, fingere razionalità. Il segreto era la pazienza. Pensaci bene. Avrei potuto telefonare a Regan l’indomani mattina, anche perché non c’era nulla che avrebbe potuto fare questa notte. Meglio dormirci sopra.
Bene, ma questo non significava che per quella notte mi sarei arreso. Passai a Internet e aprii la home page di un motore di ricerca, poi digitai MVD a Newark. E apparve un elenco.
“MVD… Most Valuable Detection”, cioè Efficacissime Scoperte Investigative.
Investigative?
Esisteva un link a un sito Web, cliccai e si materializzò il sito dell’MVD. Lo passai velocemente in rassegna. Si trattava di un “gruppo di investigatori privati professionisti” che “fornivano prestazioni confidenziali”. Per meno di cento dollari offrivano accertamenti on line sui precedenti penali. “Scoprite se il vostro nuovo boyfriend ha precedenti penali!” si leggeva sui banner pubblicitari, oppure: “Dov’è la vostra vecchia fiamma? Forse muore dalla voglia di rivedervi!”. Roba del genere. Svolgevano anche “indagini più serrate e discrete” per coloro che richiedevano questi servizi. Erano insomma “un’entità investigativa a pieno servizio”, come si leggeva nel banner in alto.
Che tipo di indagini aveva chiesto Monica?
Sollevai la cornetta del telefono e composi il numero verde dell’MVD. Mi rispose un nastro registrato, nulla di strano considerando l’ora, e una voce mi informò che avevano gradito enormemente la mia telefonata e che l’ufficio apriva alle nove del mattino. Okay, richiamerò.
Riattaccai ed estrassi il CD dal computer. Lo presi sul bordo e mi misi a osservarlo alla ricerca di non so quali tracce. Nulla di nuovo. Avevo tutto il tempo per riflettere. Mi sembrava piuttosto chiaro che Monica si era rivolta all’MVD perché indagassero su qualcosa e che quel CD conteneva i risultati delle indagini. Non proprio una deduzione particolarmente brillante, la mia, ma come inizio era già qualcosa.
Ricominciamo, allora. Non avevo idea di che cosa Monica volesse accertare o perché. Ma se non mi ero sbagliato, se quel CD era effettivamente appartenuto a Monica, se aveva assunto un investigatore privato per qualche motivo, ne discendeva automaticamente che lei aveva dovuto pagare l’MVD per i succitati servizi.
Già meglio, come inizio.
Ma, e qui il quadro si faceva immediatamente più confuso, la polizia aveva passato al setaccio i nostri conti bancari e la nostra posizione finanziaria. Avevano analizzato ogni transazione, ogni acquisto con carta di credito, ogni assegno emesso, ogni prelievo Bancomat. Avevano trovato un versamento a favore dell’MVD? Se sì, avevano deciso di non dirmelo. Io, naturalmente, non ero rimasto con le mani in mano. Mia figlia era scomparsa. Avevo esaminato anch’io quei documenti finanziari e non avevo trovato né bonifici a favore di un’agenzia investigativa, né prelievi per importi fuori dall’ordinario.
E allora?
Forse quel CD era vecchio.
Era una possibilità. Non credo che io o la polizia avessimo preso in esame transazioni risalenti, a più di sei mesi dalla tragedia. Forse il suo rapporto con l’MVD era precedente, e in questo caso avrei dovuto controllare le carte più vecchie.
Ma non mi convinceva.
Il CD non era vecchio, di questo ero abbastanza sicuro. E l’arco di tempo, a pensarci bene, non aveva alcuna rilevanza. Che fosse recente o meno, rimaneva senza risposta la domanda principale: “Che bisogno aveva avuto Monica di assumere un investigatore privato?’r. Quale password proteggeva quel maledetto CD? Perché era stato nascosto in quell’angusto spazio in cantina? Che c’entrava Dina Levinsky in tutta quella storia, ammesso che c’entrasse per un qualsiasi motivo? E soprattutto, il CD era in qualche modo legato alla tragedia, o la mia era solo una pia illusione?
Guardai da dietro il vetro della finestra. La strada era vuota e silenziosa, la periferia residenziale dormiva. Per quella notte non avrei avuto altre risposte. L’indomani mattina sarei andato a prendere mio padre per la solita passeggiata settimanale nel parco, poi avrei telefonato all’MVD e forse anche a Regan.
M’infilai a letto e attesi che arrivasse il sonno.
Il telefono accanto al letto di Edgar Portman squillò alle quattro e mezzo del mattino. Edgar si svegliò di soprassalto, nel bel mezzo di un sogno, e cercò a tentoni la cornetta.
«Che c’è?» bofonchiò.
«Mi aveva detto di chiamarla appena avessi saputo qualcosa.»
Edgar si stropicciò il viso. «Ha i risultati?»
«Sì.»
«E allora?»
«Corrispondono.»
Edgar chiuse gli occhi.
«Ne ha la certezza assoluta?»
«Si tratta di risultati preliminari e se volessi portarli in tribunale dovrei attendere qualche settimana per gli accertamenti accessori. Ma significherebbe solo attenersi al protocollo previsto.»
Edgar non riusciva a controllare la propria agitazione. Ringraziò l’interlocutore, rimise al suo posto il ricevitore e cominciò a prepararsi.