«Ci restano comunque altre possibilità» disse Rachel. «Questi aggeggi sono gli ultimi ritrovati nel campo dell’elettronica e anche se ci perquisissero la faremmo franca. Ho un giubbotto antiproiettile con una microcamera proprio al centro.»
«E non credi che la scopriranno se mi perquisiscono?»
«Senti, lo so che sei preoccupato, ma cerchiamo di essere un minimo realisti. È molto probabile che quelli stiano bluffando, quindi non dargli i soldi fin quando non avrai visto Tara. E non preoccuparti del Q-Logger: se quelli hanno rispettato i patti avremo Tara prima che comincino a controllare le mazzette di banconote. Lo so che non è una decisione facile, Marc.»
«No, hai ragione. L’altra volta ho voluto andare sul sicuro, invece questa volta bisogna che corra qualche rischio. Ma il giubbotto antiproiettile è fuori discussione.»
«Okay, allora senti che cosa faremo. Io mi nascondo nel bagagliaio, quelli si limiteranno a controllare che non ci sia nessuno sul sedile posteriore. Staccherò il cavo della luce, in modo che quando apriranno il cofano l’interno rimanga al buio. Io poi farò di tutto per starti vicino, ma potrei essere costretta a mantenermi a una certa distanza. Tu cerca di non fare errori, non sono Wonder Woman, quindi potrei perderti. Ma tu non cercarmi, ricordatelo bene: quella è probabilmente gente del mestiere, se ne accorgerebbero.»
«Capisco.» Lei era completamente in nero. «Ti sei vestita come se stessi andando a tenere una conferenza al Village.»
«Kumbaya, mio signore. Sei pronto?»
Sentimmo un’auto che si fermava. Guardai dalla finestra e l’ago del mio indicatore di panico fece un balzo. «Maledizione!»
«Che c’è?»
«È Regan, l’agente che indagava sul mio caso. Non lo vedevo da più di un mese.» La guardai, il suo viso era bianchissimo contro il nero degli abiti. «Una coincidenza?»
«Non è una coincidenza.»
«E come diavolo ha fatto a sapere della richiesta di riscatto?»
Rachel si spostò dal vetro. «Probabilmente non è venuto per quello.»
«E per che cosa, allora?»
«Secondo me hanno saputo dall’MVD che mi stavo occupando di questa faccenda.»
Mi rabbuiai. «E allora?»
«Non ho il tempo di spiegarti. Ascolta, io vado a nascondermi nel garage. Ti chiederà di me, tu digli che sono tornata a Washington. Se insiste con le domande digli solo che sono una vecchia amica. Lui vorrà interrogarti.»
«Perché?»
Ma lei si stava già allontanando. «Tieni duro e liquidalo alla svelta. Ti aspetto all’auto.»
Non mi piaceva quella faccenda, ma non era il momento di fare polemiche. «Okay.»
Uscì per andare a nascondersi nel garage e attesi fin quando non fu scomparsa. Poi, appena Regan imboccò il vialetto di casa mia, aprii la porta per andargli incontro.
Lui sorrise. «Mi stava aspettando?»
«Ho sentito la macchina.»
Annuì come se avessi detto qualcosa che richiedeva un’attenta analisi. «Ha un minuto, dottor Seidman?»
«Veramente, è un brutto momento.»
«Okay.» Regan mi passò davanti ed entrò in casa, fermandosi nell’ingresso. «Stiamo arrivando al dunque, vero?»
«Che cosa vuole, detective?»
«Sono emersi nuovi elementi.»
Attesi che aggiungesse qualcosa.
«Non vuole sapere di che si tratta?»
«Naturalmente.»
Regan aveva un’espressione strana, quasi contenta. Sollevò lo sguardo al soffitto, come se dovesse decidere di che colore dipingerlo. «Dov’è stato oggi?»
«Esca da casa mia, per favore.»
Lui continuò a fissare il soffitto. «La sua ostilità mi sorprende.» Ma non sembrava per niente stupito.
«Ha detto che sono emersi nuovi elementi, in tal caso me ne parli oppure se ne vada. Non sono nello stato d’animo adatto per subire un interrogatorio.»
Non disse: “Bene, bene”, ma aveva tutta l’aria di pensarlo. «Abbiamo saputo che oggi è stato in un’agenzia investigativa di Newark.»
«E allora?»
«E allora, che cosa ci è andato a fare?»
«Sa che le dico, detective? Che sto per chiederle di andarsene, perché so che rispondere alle sue domande non mi aiuterà a ritrovare mia figlia.»
Mi guardò. «Ne è sicuro?»
«Per favore, si tolga dai piedi. Subito.»
«Come vuole.» Tornò alla porta e si fermò. «Dov’è Rachel Mills?»
«Non lo so.»
«Non è qui da lei?»
«No.»
«Non ha idea di dove possa trovarsi?»
«Probabilmente sta tornando a Washington.»
«Mmh. Come vi siete conosciuti?»
«Buonanotte, detective.»
«Certo. Ma mi consenta un’ultima domanda.»
Soffocai un sospiro. «Ha visto troppe puntate del Tenente Colombo, detective.»
«In effetti è vero.» Sorrise. «Ma lasci che le faccia ugualmente questa domanda.»
Gli feci segno di sì.
«Lo sa com’è morto suo marito?»
«Gli hanno sparato» risposi troppo in fretta, e me ne pentii immediatamente. Lui sfruttò subito il vantaggio.
«E lo sa chi gli ha sparato?»
Non mossi un muscolo.
«Lo sa, Marc?»
«Buonanotte, detective.»
«L’ha ucciso lei, Marc, la moglie. Un proiettile in testa, sparato da distanza ravvicinata.»
«Questa è proprio una stronzata.»
«Davvero? Voglio dire, ne è proprio sicuro?»
«Se è stata lei a ucciderlo, perché non è in carcere?»
«Domanda intelligente.» Regan tornò sui suoi passi. «Forse dovrebbe chiederglielo» aggiunse, quando fu in fondo al vialetto.