Lydia sollevò la Sig-Sauer P226.
«Non mi piace com’è andata.»
«Hai fatto la mossa giusta» le disse Heshy.
Lei guardò l’arma. Aveva una gran voglia di premere il grilletto.
«Lydia?»
«Ti ho sentito.»
«Abbiamo fatto quello che abbiamo fatto perché era semplice.»
«Semplice?»
«Sì. Li consideravamo soldi facili.»
«Un sacco di soldi.»
«È vero» ammise lui.
«E ora non possiamo rinunciarci.»
Heshy si accorse che la donna aveva gli occhi lucidi. E non perché pensava ai soldi, lo sapeva. «In un modo o nell’altro lo stiamo torturando» le disse.
«Lo so.»
«Rifletti su quello che gli hai appena fatto. Se non avrà più nostre notizie passerà il resto della vita a farsi domande, a sentirsi in colpa.»
Lei sorrise. «Stai cercando di eccitarmi?»
Gli si andò a sedere in grembo, accoccolandosi come una gattina. Lui la strinse tra le sue mani gigantesche e Lydia si calmò per un attimo. Si sentiva tranquilla, al sicuro. Chiuse gli occhi. Amava quella sensazione. E sapeva, come lo sapeva lui, che non sarebbe durata, che non sarebbe mai stata abbastanza.
«Heshy?»
«Sì?»
«Voglio mettere le mani su quei soldi.»
«Lo so.»
«E allora sarebbe meglio se lui morisse.»
Heshy se la strinse al petto. «Allora è ciò che succederà.»