L’equilibrio mentale è una cordicella sottile. E la mia si spezzò.
No, non urlai, ma, al contrario, rimasi incredibilmente calmo. Mi allontanai il telefono dall’orecchio e lo guardai come se mi si fosse materializzato in mano all’improvviso e non sapessi che cosa fosse.
«Marc?»
Guardai Rachel. «Hanno riagganciato.»
«Richiameranno.»
Scossi il capo. «Hanno detto che non richiameranno per altri diciotto mesi.»
Rachel mi fissò senza distogliere lo sguardo. «Marc?»
«Sì.»
«Devi ascoltarmi attentamente.»
Attesi.
«Hai fatto ciò che andava fatto.»
«Grazie, ora mi sento meglio.»
«Ho esperienza di queste faccende. Se Tara è ancora viva e quelli hanno intenzione di ridartela, cederanno su questo punto. Se non faranno questo scambio è perché non vogliono… oppure non possono.»
Non possono. La minuscola parte del mio cervello che era rimasta razionale capì che cosa Rachel volesse dire. Ricordai ciò che mi ero imposto, dividere in compartimenti. «E ora che facciamo?»
«Ci prepariamo come avevamo programmato. Ho con me i ferri del mestiere. Ti metto un microfono addosso e, se quelli richiameranno, saremo pronti.»
Annuii. «Okay.»
«C’è altro che possiamo fare, nel frattempo? L’hai riconosciuta, quella voce? Ricordi qualcos’altro di quell’uomo con la camicia a scacchi, di quel furgone? Niente?»
«No.»
«Al telefono mi hai detto di avere trovato in cantina un CD.»
«Sì.» Le riassunsi la storia del dischetto e dell’etichetta con la scritta MVD. Lei tirò fuori un taccuino e prese qualche appunto.
«Ce l’hai con te, il disco?»
«No.»
«Non ha importanza. Ora siamo a Newark e possiamo cercare di saperne di più su questa MVD.»