Conrad Dorfman non sembrava particolarmente contento di essere riportato in ufficio a quell’ora, ma Tickner se ne fregava. Se Seidman fosse andato all’MVD da solo ci sarebbe stata una svolta nelle indagini, indubbiamente. Ma il fatto che fosse accompagnato da Rachel Mills, che la donna fosse in qualche modo coinvolta in quella storia, era più che sufficiente a stimolare, per così dire, la curiosità di Tickner.
«La signora Mills le ha mostrato un documento d’identità?» chiese a Dorfman.
«Sì, ma risultava in pensione.»
«E la signora era con il dottor Seidman?»
«Sì.»
«Sono arrivati insieme?»
«Credo di sì. Cioè, sì, quando sono venuti qui erano insieme.»
Tickner annuì. «Che cosa volevano?»
«La password di un CD-ROM.»
«Non credo di aver capito.»
«Hanno detto di avere un CD-ROM che avevamo fornito a una cliente. I nostri CD sono protetti da una password e loro volevano che gliela dessimo.»
«L’avete fatto?»
Dorfman sembrò abbastanza scandalizzato. «Naturalmente no. Abbiamo fatto una telefonata ai vostri uffici e ci hanno spiegato… be’, a dire il vero non ci hanno spiegato proprio niente. Ci hanno solo detto e ripetuto che non dovevamo in alcun modo collaborare con l’agente Mills.»
«L’ex agente» corresse Tickner. E si chiese come diavolo avesse fatto Rachel Mills a mettersi con Seidman. Aveva provato a concederle il beneficio del dubbio. A differenza dei suoi colleghi, lui la conosceva, l’aveva vista in azione. Era stata una brava agente, forse addirittura bravissima. Ma ora Tickner si chiedeva il motivo di quella coincidenza, come mai la Mills si fosse presentata in quell’ufficio, e avesse esibito quel documento per far pressioni su Dorfman.
«Le hanno detto com’erano entrati in possesso di quel CDROM?»
«Sembra che appartenesse alla moglie del dottor Seidman.»
«Ah, davvero?»
«Credo di sì.»
«È al corrente, signor Dorfman, del fatto che la moglie di Seidman è morta oltre un anno e mezzo fa?»
«Lo so adesso.»
«Ma non lo sapeva quando sono venuti quei due?»
«No.»
«Perché il dottor Seidman ha aspettato diciotto mesi per chiedervi quella password?»
«Non me l’ha detto.»
«Lei gliel’ha chiesto?»
Dorfman cambiò posizione sulla poltrona. «No.»
Tickner gli fece un sorriso amichevole. «In effetti non aveva alcun motivo per chiederglielo» ammise, con falsa cortesia. «Non gli ha dato alcuna informazione?»
«Nessuna.»
«Non gli ha detto il motivo per cui la signora Seidman si era rivolta alla vostra agenzia?»
«No, certo che no.»
«Okay, molto bene.» Tickner si sporse verso Dorfman puntando i gomiti sul tavolo. Stava per fargli un’altra domanda quando gli squillò il cellulare. «Mi scusi» disse, infilandosi la mano in tasca.
«Ne ha ancora per molto?» gli chiese Dorfman. «Ho dei programmi per la serata.»
L’agente non si curò nemmeno di rispondergli, ma si alzò avvicinando il cellulare all’orecchio. «Tickner.»
«Sono l’agente O’Malley.» Era il suo giovanissimo collaboratore.
«Hai trovato qualcosa?»
«Certo.»
«Ti ascolto.»
«Abbiamo controllato i tabulati telefonici degli ultimi tre anni. Seidman fino a oggi non l’ha mai chiamata. Né da casa né dall’ufficio, almeno.»
«C’è un “ma”?»
«Proprio così. Ma è stata Rachel Mills a telefonargli. Una volta.»
«Quando?»
«Nel giugno di due anni fa.»
Tickner fece due calcoli. Doveva essere successo circa tre mesi prima del delitto e del sequestro della bambina. «C’è altro?»
«Qualcosa di grosso, credo. Ho fatto controllare da uno dei nostri agenti l’appartamento di Rachel a Falls Church. Sta ancora cercando, ma provi un po’ a indovinare che cos’ha trovato nel cassetto del comodino?»
«Che cos’è, O’Ryan, un quiz?»
«O’Malley.»
Tickner si strofinò il naso. «Che cos’ha trovato quell’agente?»
«La foto di un ballo del college.»
«Che cosa?»
«Cioè, non so se fosse proprio il college. La foto risale a quindici-vent’anni fa e i due erano in posa. Lei aveva i capelli raccolti, come si usava allora, e aveva un fiore al polso.»
«Ma questo che c’entra con?…»
«Il ragazzo della foto.»
«Il ragazzo della foto?»
«Il nostro agente ne è certo. Il ragazzo che è con lei, il suo cavaliere immagino, è il nostro dottor Seidman.»
Tickner provò una specie di scossa. «Continuate a cercare. E chiamami appena scoprirai qualche altra cosa.»
«Vado.»
Riagganciò. E così Rachel e Seidman erano andati insieme a un ballo del college? Ma che diavolo stava succedendo? Lei veniva dal Vermont, se ricordava bene, mentre Seidman era del New Jersey. Non erano andati al liceo insieme, e invece al college sì? Quel particolare andava controllato.
«Qualcosa non va?»
Tickner si voltò, era stato Dorfman a fargli quella domanda. «Vediamo se ho capito bene, signor Dorfman. Quel CD-ROM apparteneva a Monica Seidman?»
«È quanto ci hanno detto quei due.»
«Sì o no, signor Dorfman?»
Lui si schiarì la voce. «Riteniamo che sia così.»
«Quindi era una vostra cliente?»
«Sì, questo glielo posso confermare.»
«Ciò significa che la vittima di un omicidio era vostra cliente.»
Silenzio.
«Il suo nome era su tutti i giornali di questo stato» proseguì Tickner, fissandolo gelido. «Perché nessuno di voi ce l’ha mai segnalato?»
«Non lo sapevamo.»
Altra occhiata di ghiaccio.
«La persona che ha dato il dischetto alla signora Seidman non lavora più con noi» si affrettò ad aggiungere Dorfman. «Si era già dimessa quando la Seidman è stata assassinata. Nessuno quindi ha collegato le due cose.»
Era sulla difensiva, e a Tickner la cosa non dispiacque. Gli credeva, ma non lo diede a vedere: meglio tenere Dorfman sulle spine: avrebbe collaborato più volentieri.
«Che cosa c’era su quel CD?»
«Foto, pensiamo.»
«Pensate?»
«Di solito si tratta di foto, ma non sempre. Potevano esserci anche dei file di testo, ma non saprei proprio dirglielo.»
«Perché no?»
Dorfman alzò le mani. «Stia tranquillo, abbiamo una copia. Ma i file che hanno più di un anno li conserviamo in archivio. L’ufficio era chiuso, ma appena ho saputo che quel CD vi interessava ho incaricato un impiegato di cercarlo. E in questo momento sta esaminando il contenuto della copia.»
«Dove?»
«Al piano di sotto.» Dorfman guardò l’ora. «Dovrebbe aver finito, o quasi. Vuole scendere a dare un’occhiata?»
Tickner si alzò. «Andiamo a vedere.»