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Sono nella sede delle pompe funebri di Potter, la casa bianca più grande in Potter Street di Potter, West Virginia, che serve anche come obitorio per la Rankin County. Il coroner è un medico di famiglia, il dottor Akin. Se le cause della morte gli sembrano dubbie, il cadavere viene mandato al Centro Medico Regionale di Claxton, nella vicina contea, dove c'è un medico legale.

Quando Clarice Starling entrò a Potter dopo aver lasciato l'aeroporto a bordo di una macchina dell'ufficio dello sceriffo, dovette appoggiarsi alla rete che isolava i fermati per sentire il vicesceriffo che, mentre guidava, spiegava tutte queste cose a Jack Crawford.

All'obitorio stava per svolgersi un servizio funebre. I dolenti, negli abiti buoni della domenica, sfilavano lungo il marciapiede tra le siepi di bosso e si raggruppavano sui gradini in attesa di entrare. La casa ridipinta da poco e i gradini erano un po' fuori squadra, ognuno in una direzione diversa.

Nel parcheggio privato dietro la casa, dov'erano i carri funebri, due vicesceriffo giovani e uno anziano stavano in compagnia di due agenti della polizia statale, sotto un olmo spoglio. Non era abbastanza freddo perché il loro respiro si trasformasse in nuvolette di vapore.

Clarice Starling guardò quegli uomini quando la macchina entrò nel parcheggio e comprese subito che tipi erano. Sapeva che in casa loro c'erano armadi con i cassetti al posto degli armadi a muro, e sapeva bene cosa contenevano. Sapeva che i loro parenti tenevano i vestiti dentro i sacchi di plastica e li appendevano alle pareti delle roulotte dove abitavano. Sapeva che il vicesceriffo più vecchio era cresciuto con una pompa per l'acqua sotto il portico; e in primavera, quando c'era molto fango, aveva attraversato la strada per prendere l'autobus della scuola con le scarpe appese al collo per i lacci, come aveva fatto il padre di lei. Sapeva che avevano portato il pranzo a scuola nei sacchetti di carta macchiati d'unto per il lungo uso, e che dopo aver mangiato, li avevano ripiegati e li avevano infilati nelle tasche posteriori dei jeans.

Si chiese cosa poteva sapere di loro Crawford.

Le portiere posteriori della macchina non avevano maniglie all'interno, e Clarice se ne accorse quando il guidatore e Crawford scesero e si avviarono verso la sede delle pompe funebri. Dovette battere sul vetro fino a quando uno degli agenti sotto l'albero la vide e il guidatore, tutto rosso in faccia, tornò indietro per farla uscire.

I vicesceriffo la sbirciarono di straforo mentre passava. Uno mormorò «Signora...» Clarice rivolse loro un cenno e un sorriso di circostanza mentre proseguiva per raggiungere Crawford sotto il portico.

Quando fu abbastanza lontana, uno dei giovani aiutanti dello sceriffo, uno sposino novello, si grattò il mento e disse: «Non mi sembra in gamba come crede di essere».

«Be', ma se crede di essere maledettamente carina, devo darle ragione» disse l'altro giovane. «A me non dispiacerebbe per niente.»

«Io preferirei un cocomero bello grosso, se fosse fresco» disse il più anziano, quasi tra sé.

Crawford stava già parlando con il vice caposceriffo, un uomo piccoletto e teso che portava occhiali dalla montatura d'acciaio e quegli stivali con gli elastici ai lati che i cataloghi chiamano "Romeos".

Erano entrati nel corridoio semibuio, dove ronzava un distributore automatico di Coca-Cola, e contro le pareti erano appoggiati oggetti d'ogni genere... una macchina per cucire a pedali, un triciclo, un rotolo d'erba artificiale e un tendone a righe avvolto intorno ai pali. Alla parete c'era una stampa color seppia di santa Cecilia seduta all'organo. La santa aveva i capelli intrecciati a corona intorno alla testa e dal cielo piovevano rose.

«Le sono grato di averci informati con tanta prontezza, sceriffo» disse Crawford.

Il vice caposceriffo non abboccò. «È stato uno dell'ufficio del procuratore distrettuale a telefonare» disse. «So che lo sceriffo non vi ha chiamati di sicuro... in questo momento lo sceriffo Perkins è in viaggio alle Hawaii con la moglie. Gli ho parlato per interurbana stamattina alle otto, cioè alle tre di notte per le Hawaii. Mi chiamerà lui più tardi, ma mi ha detto che la cosa più importante è scoprire se è una delle ragazze della zona. Può darsi che ce l'abbia scaricata qualche elemento forestiero. È quello che cercheremo dì accertare prima di ogni altra cosa. Abbiamo dovuto portare qui tanti cadaveri fin da Phenix City, nell'Alabama.»

«In questo possiamo aiutarla, sceriffo. Se...»

«Ho telefonato al comandante dei servizi esterni della polizia di stato, a Charleston. Manderà qualcuno della Sezione Indagini Criminali... la CIS. Ci daranno tutto l'appoggio che ci occorre.» Il corridoio si stava riempiendo di aiutanti dello sceriffo e di agenti statali; il vice capo aveva un pubblico troppo numeroso. «Ci occuperemo di voi appena potremo, e faremo tutto il possibile, però in questo memento...»

«Sceriffo, questo tipo di delitto sessuale ha certi aspetti che preferirei discutere tra noi uomini... capisce cosa intendo?» chiese Crawford accennando alla presenza di Clarice Starling con un lieve movimento della testa. Condusse l'altro in un piccolo ufficio e chiuse la porta. Clarice rimase là, a dover nascondere l'irritazione davanti agli altri. Strinse i denti; osservò santa Cecilia e ne ricambiò il sorriso etereo mentre si sforzava di ascoltare attraversò la porta. Sentì un suono di voci concitate, quindi frammenti di una conversazione telefonica. I due ritornarono nel corridoio meno di quattro minuti dopo.

Il vice capo strinse le labbra. «Oscar, va' a chiamare il dottor Akin, di là nella cappella. È tenuto più o meno ad assistere ai servizi funebri, ma non credo che abbiano ancora cominciato. Digli che abbiamo Claxton in linea.»

Il coroner, dottor Akin, entrò nell'ufficio e si piazzò con un piede su una sedia, battendosi sugli incisivi un ventaglietto del Buon Pastore durante il breve colloquio telefonico con il medico legale di Claxton. Poi si mostrò molto arrendevole.

E così, nella sala delle imbalsamazioni con la tappezzeria a rose centifo-lie e una modanatura dipinta sotto l'alto soffitto, in una candida casa di legno d'un tipo che conosceva bene, Clarice Starling incontrò per la prima volta una prova diretta delle imprese di Buffalo Bill.

Il sacco di plastica verde vivo che conteneva il cadavere era l'unico oggetto moderno nella stanza. Era disteso su un antiquato tavolo di porcellana da imbalsamatore, che si specchiava nei vetri degli armadietti dove stavano i trequarti e le confezioni di Rock-Hard Cavity Fluid.

Crawford tornò alla macchina per prendere la trasmittente delle impronte digitali mentre Clarice sistemava la sua attrezzatura sul piano di scolo di un grosso lavello doppio.

C'era troppa gente. Diversi aiutanti dello sceriffo e il vice capo erano entrati con loro e non mostravano nessuna intenzione di andarsene. Non era giusto. Perché Crawford non arrivava e si sbarazzava di loro?

La carta da parati ondeggiò leggermente in uno spiffero e ondeggiò di nuovo verso l'interno quando il dottore mise in funzione il grosso ventilatore polveroso.

Clarice Starling, che adesso era accanto al lavello, aveva bisogno d'un modello di coraggio più grande di quello necessario a un marine per lanciarsi con il paracadute. L'immagine le balzò alla mente e l'aiutò... ma nel

lo stesso tempo la ferì.

Sua madre, davanti all'acquaio, mentre lavava il sangue dal cappello di suo padre... faceva scorrere l'acqua fredda sul cappello e diceva: ”Ce la caveremo, Clarice. Di' a tuo fratello e a tua sorella di lavarsi e di venire a tavola. Dobbiamo parlare, e poi prepareremo la cena”.

Clarice si tolse la sciarpa e se la legò sui capelli come una levatrice di montagna. Prese dall'astuccio un paio di guanti chirurgici. Quando aprì la bocca, per la prima volta da quando era a Potter, la sua voce aveva un accento più spiccato, così nitido che Crawford si fermò sulla soglia per ascoltare. «Signori. Signori! Ascoltatemi un momento. Per favore. Lasciatela a me.» Alzò le mani per infilare i guanti. «Dobbiamo fare certe cose. Voi l'avete portata qui, e sono sicura che i suoi vi ringrazierebbero, se potessero. Adesso, vi prego, uscite e lasciate che sia io a occuparmi di lei.»

Crawford li vide diventare di colpo rispettosi, incitarsi reciprocamente a voce bassa: «Vieni, Jess, usciamo in cortile». Si accorse che l'atmosfera era cambiata dalla presenza della morte; qualunque fosse il luogo di provenienza della vittima, e chiunque fosse, il fiume l'aveva portata lì, e finché giaceva impotente in quella stanza, Clarice Starling aveva con lei un rapporto speciale. Crawford si rese conto che in quel luogo Clarice era l'erede delle sagge nonne, delle guaritrici, delle erboriste, le solide campagnole che hanno sempre fatto quanto è necessario, che fanno la veglia e poi, quando finiscono, lavano e vestono i morti delle campagne.

Poi rimasero con la vittima soltanto Crawford, Clarice e il dottore. Il dottor Akin e Clarice si scambiarono un'occhiata, come se si riconoscessero. Entrambi erano stranamente compiaciuti e nel contempo sembravano stranamente intimiditi.

Crawford prese dalla tasca un barattolo di Vicks Vaporub e l'offrì in giro. Clarice attese per vedere cosa doveva fare; e quando Crawford e il dottore si spalmarono un po' d'unguento intorno alle narici, li imitò.

Prese le macchine fotografiche dalla borsa dell'attrezzatura che aveva posato sul lavello, voltando le spalle al tavolo. Sentì scorrere la lampo del sacco che conteneva il cadavere.

Batté le palpebre fissando le rose centifolie della tappezzeria, trasse un respiro profondo ed espirò. Si voltò e guardò il corpo sul tavolo.

«Avrebbero dovuto infilarle le mani nei sacchetti di carta» disse. «Lo farò io quando avremo finito.» Meticolosamente, regolando la macchina automatica fotografò il corpo.

La vittima era una giovane donna dai fianchi larghi, lunga 167 centimetri secondo il metro a nastro di Clarice. L'acqua l'aveva fatta diventare grigia dove la pelle era stata asportata: ma si era trattato di acqua fredda, e chiaramente non c'era rimasta immersa per molti giorni. Il corpo era stato scuoiato da una linea netta appena al di sotto del seno fino alle ginocchia: all'incirca l'area che sarebbe stata coperta dai calzoni e dalla fascia di un torero.

I seni erano piccoli: e in mezzo, sopra lo sterno, spiccava la causa apparente della morte, una ferita irregolare a forma di stella, larga quanto una mano.

La testa rotonda era scotennata dalla linea delle sopracciglia e delle orecchie fino alla nuca.

«Il dottor Lecter aveva detto che Buffalo Bill avrebbe cominciato a scotennarle» disse Clarice.

Crawford restò immobile, a braccia conserte, mentre lei scattava le foto. «Fotografi le orecchie con la Polaroid.» Fu tutto quello che disse.

Poi sporse le labbra e girò intorno al cadavere. Clarice si sfilò un guanto per passare l'indice sul polpaccio. Un tratto del palamito con gli ami a tre punte che avevano trattenuto il corpo nel fiume era ancora avvolto intorno alla gamba.

«Che cosa vede, Starling?»

«Ecco... non è di qui. Ogni orecchio ha tre fori, e portava uno smalto molto lucido. Doveva essere di città. Sulle gambe, i peli non sono stati tolti da circa due settimane. E vede come sono morbidi? Credo si depilasse con la ceretta. Anche le ascelle. Guardi come si decolorava la peluria sul labbro superiore. Aveva molta cura di sé, ma non aveva potuto farlo per qualche tempo.»

«E la ferita?»

«Non so» disse Clarice. «Avrei detto che fosse il foro d'uscita di un proiettile, ma sembrerebbe parte di un'abrasione, e c'è il segno della bocca di un'arma da fuoco.»

«Giusto, Starling. È la ferita d'entrata a contatto, sopra lo sterno. I gas dell'esplosione si espandono tra l'osso e la pelle e formano la stella intorno al foro.»

Al di là della parete un organo a canne gemette. Nella cappella delle pompe funebri il rito stava incominciando.

«La morte è così ingiusta» disse il dottor Akin, accennando con la testa. «Devo andare di là, almeno per una parte del servizio funebre. I familiari se lo aspettano sempre. Lamar verrà ad aiutarvi appena avrà finito di suonare l'introduzione musicale. Sono certo che conserverà tutte le prove per il medico legale di Claxton, signor Crawford.»

«Ci sono due unghie spezzate nella mano sinistra» disse Clarice quando il dottore fu uscito. «Sono spezzate dal vivo, e sembra che sotto le altre ci sia terriccio o particelle dure. Possiamo raccogliere?»

«Prelevi i campioni del terriccio e un paio di scaglie di smalto» disse Crawford. «A loro lo spiegheremo quando avremo i risultati.»

Lamar, l'assistente delle pompe funebri, magro e con la faccia arrossata dalla consuetudine al whisky, entrò mentre Clarice era al lavoro. «Lei deve avere fatto la manicure, in passato» fu il suo commento.

Fu un sollievo vedere che la giovane donna non aveva segni di unghie sul palmo delle mani: come le altre, era morta prima che le venisse fatto

qualcosa d'altro.

«Vuoi prenderle le impronte a faccia in giù, Starling?» chiese Crawford.

«Sarebbe più facile.»

«Prima veda i denti. Poi Lamar potrà aiutarci a girarla.»

«Vuole soltanto le foto oppure un diagramma?» Clarice fissò il kit per i denti alla macchina fotografica per le impronte digitali. Per fortuna, pensò, nella borsa c'era tutto il necessario.

«Soltanto le foto» disse Crawford. «Un diagramma può confondere, senza le radiografie. Con le fotografie potremo escludere un paio di donne scomparse.»

Lamar, con le sue mani da organista, fu molto delicato; aprì la bocca della giovane donna secondo le istruzioni di Clarice e le scostò le labbra mentre lei accostava alla faccia la Polaroid uno-a-uno per ottenere i dettagli degli incisivi. Quella parte fu facile; ma dovette fotografare i molari con un riflettore palatale, osservando da un lato il lucore che traspariva attraverso le guance, per essere sicura che il lampeggiatore intorno alla lente rischiarasse l'interno della bocca. Era qualcosa che aveva visto fare soltanto al corso di medicina legale.

Guardò svilupparsi la prima foto dei molari, regolò il comando dell'illumuiazione e riprovò. La seconda foto venne meglio. Molto meglio.

«Ha qualcosa in gola» disse Clarice.

Crawford osservò la foto. Mostrava un oggetto scuro e cilindrico dietro il palato molle. «Mi dia la torcia elettrica.»

«Quando si ripesca un cadavere dall'acqua, molte volte ha in bocca foglie e altre cose» disse Lamar, mentre aiutava Crawford a guardare.

Clarice prese un forcipe dalla borsa. Guardò Crawford, che annuì. Bastarono pochi secondi per estrarre il cilindretto.

«Che cos'è, un baccello?» chiese Crawford.

«Nossignore, è il bozzolo di un insetto» disse Lamar. E aveva ragione.

Clarice Starling lo mise in un recipiente.

«Forse vorrete mostrarlo all'agente della contea» disse Lamar.

Quando il cadavere fu girato bocconi, non fu difficile prendere le impronte. Clarice era preparata al peggio... ma non fu necessario ricorrere a procedure tediose e delicate come le iniezioni. Prese le impronte sulla carta speciale, contenuta in un attrezzo che aveva la forma di un calzascarpe. Prese anche una serie di impronte plantari, nell'eventualità che avessero come unico termine di riferimento le impronte dei piedi rilevate alla nascita in ospedale.

Nella parte alta delle spalle mancavano due pezzi triangolari di pelle. Clarice scattò altre fotografie.

«Prenda bene le misure» disse Crawford. «Buffalo Bill ha scalfito la ragazza di Akron quando le ha tagliato di dosso i vestiti; niente più di un graffio, però corrispondeva alla lacerazione del dorso della camicetta che hanno trovata vicino alla strada. Comunque, questo è qualcosa di nuovo. Non l'avevo ancora visto.»

«Sembra che abbia una bruciatura nella parte posteriore del polpaccio» disse Clarice.

«Ai vecchi succede spesso» disse Lamar.

«Cosa?» domandò Crawford.

«HO DETTO CHE AI VECCHI SUCCEDE SPESSO.»

«Ho sentito, e voglio che si spieghi. Perché succede ai vecchi?»

«I vecchi muoiono quasi sempre con una coperta elettrica addosso, e quando sono morti li ustiona, anche se non è troppo calda. Quando si è morti, ci si ustiona sotto una coperta elettrica, perché il sangue non circola più.»

«Chiederemo al medico legale di Claxton di controllare per vedere se la bruciatura si è prodotta dopo la morte» disse Crawford a Clarice.

«Lo scappamento di una macchina, molto probabilmente» disse Lamar.

«Cosa?»

«LO SCAPPAMENTO... lo scappamento di una macchina. Una volta spararono a Billy Petrie e misero il cadavere nel portabagagli della sua macchina. La moglie andò in giro con la stessa macchina per due o tre giorni, per cercarlo. Quando portarono qui il morto, il calore dello scappamento sotto il portabagagli gli aveva fatto una scottatura come quella, però sul fianco» disse Lamar. «Per esempio, io non posso mettere le provviste nel baule della mia macchina, quando vado a fare la spesa, perché il gelato si scioglie.»

«È un'osservazione molto acuta, Lamar. Vorrei che lavorasse per me» disse Crawford. «Conosce i tizi che hanno trovato il cadavere nel fiume?»

«Jabbo Franklin e suo fratello Bubba.»

«Che cosa fanno?»

«Fanno a pugni al Moose, prendono in giro la gente che non gli dà nessun fastidio... uno capita al Moose, qualche volta, dopo aver bevuto un bicchierino, stanchissimo per aver preso in considerazione tutto il giorno i parenti dei cari estinti, e quelli: "Siediti lì, Lamar, e suonaci Filipino Baby'". E te la fanno suonare un sacco di volte su quel vecchio piano. A

Jabbo piace. "Be', inventa le parole se non le conosci" dice "e questa volta mettici le rime." Riceve un assegno mensile come reduce e verso Natale va a curarsi l'alcolismo all'Ospedale dei Veterani. Saranno quindici anni che mi aspetto di vederlo finire su questo tavolo.»

«Dovremo fare i test della serotonina sulle punture causate dagli ami» disse Crawford. «Manderò un appunto al medico legale.»

«Gli ami sono troppo vicini» osservò Lamar.

«Come ha detto?»

«I Franklin avevano calato un palamito con gli ami troppo vicini. È proibito. Probabilmente è per questo che si sono decisi a parlare soltanto stamattina.»

«Lo sceriffo ha detto che erano cacciatori d'anitre.»

«C'era da immaginare che gliel'avevano raccontata così» disse Lamar. «Le racconteranno anche che una volta, a Honolulu, hanno lottato con Du-ke Keomuka, e che erano in squadra con Satellite Monroe. E può credere anche quello, se vuole. Prenda un sacco di pesci regina e la porteranno a caccia di beccaccini, se le piacciono i beccaccini.»

«Secondo lei cos'è successo, Lamar?»

«I Franklin avevano calato il palamito, con gli ami vietati dalla legge, e

lo stavano tirando su per vedere se aveva abboccato qualche pesce.»

«Perché la pensa così?»

«La donna non è ancora nelle condizioni giuste per venire a galla.»

«No.»

«Allora, se non avessero tirato su il palamito non l'avrebbero trovata. Con ogni probabilità sono scappati via tutti spaventati e alla fine si sono decisi a telefonare. Immagino vorrà sentire il guardaboschi.»

«Penso di sì» disse Crawford.

«Tante volte tengono un telefono a manovella dietro il sedile del loro Ramcharger. È molto comodo, se non si vuole finire al fresco.»

Crawford inarcò le sopracciglia.

«Serve per telefonare ai pesci» intervenne Clarice. «Si stordiscono con la corrente elettrica, quando si calano i fili nell'acqua e si gira la manovella. I pesci vengono a galla e allora basta tirarli fuori.»

«Giusto» disse Lamar. «Lei è di queste parti?»

«Lo fanno in un sacco di posti» disse Clarice.

Provò l'impulso di dire qualcosa prima che richiudessero la lampo del sacco, di compiere un gesto o di esprimere una specie d'impegno. Ma si limitò a scuotere la testa e cominciò a riporre i campioni nell'astuccio.

Era tutto molto diverso, ora che il cadavere e il problema non erano in vista. In quel momento di pausa fu assalita dalla reazione a ciò che aveva fatto. Si sfilò i guanti e fece scorrere l'acqua nel lavello. Si passò l'acqua sui polsi, voltanto le spalle alla stanza; ma l'acqua che usciva dai rubinetti non era molto fresca. Lamar la osservò e uscì nel corridoio. Tornò dopo aver preso dal distributore automatico una lattina gelata di soda, senza aprirla. Gliela porse.

«No, grazie» disse Clarice. «Non mi sento di berla.»

«No, no, se la metta sotto il collo, proprio lì» disse Lamar. «E poi dietro la nuca. Il freddo la farà sentire meglio. È l'effetto che fa a me.»

Quando Clarice finì di fissare con il nastro adesivo il promemoria per il medico legale alla lampo del sacco con il cadavere, la trasmittente delle impronte digitali che Crawford aveva portato con sé stava ticchettando sulla scrivania dell'ufficio.

Era stato un colpo di fortuna trovare quella vittima così poco tempo dopo la morte. Crawford era deciso a identificarla in fretta e a cercare nei dintorni della sua abitazione gli eventuali testimoni del sequestro. Il suo metodo causava una quantità di fastidi a tutti, ma era molto rapido.

Crawford aveva portato una trasmittente d'impronte digitali Little Poli-cefax. Diversamente dalle macchine usate abitualmente dai federali, la Po-licefax è compatibile con quasi tutti i sistemi della polizia delle grandi città. La scheda con le impronte raccolte da Clarice era appena asciutta.

«La inserisca, Starling, lei ha le dita più agili.»

Non fare sbavature... ecco cosa voleva dire in realtà, e Clarice non le fece. Era difficile avvolgere la scheda composita intorno al piccolo rullo mentre in tutto il paese erano in attesa sei stazioni riceventi.

Crawford era al telefono e stava parlando attraverso il centralino dell'FBI a Washington. «Dorothy, c'è qualcuno in linea? Bene, signori, passeremo a uno-e-venti perché arrivino nitide... attenti a uno-e-venti, tutti quanti. Atlanta, come ha detto? Bene, mi passi il servizio telefoto, subito... »

Poi l'apparecchio entrò in funzioneA lentamente per produrre immagini più chiare, e trasmise le impronte digitali della morta simultaneamente al-l'FBI e ai maggiori dipartimenti di polizia dell'Est. Se a Chicago, Detroit, Atlanta o in qualche altro posto avessero trovato le impronte, entro pochi minuti sarebbe incominciata l'operazione di ricerca.

Poi Crawford trasmise le foto dei denti della vittima e del viso, con la testa avvolta nell'asciugamani usato da Clarice nell'eventualità che la stampa

popolare si impadronisse di quelle immagini.

Tre agenti della Stazione Investigativa della polizia statale del West Virginia arrivarono da Charleston mentre loro se ne stavano andando. Crawford strinse le mani a tutti e distribuì i biglietti da visita con il numero della "linea calda" del Centro Nazionale Informazioni sulla Criminalità. Clarice fu stupita nel vedere con quanta rapidità Crawford aveva stabilito con loro un rapporto di solidarietà maschile. Avrebbero chiamato se avessero scoperto qualcosa, senza il minimo dubbio. Ci può scommettere. Molto obbligato. Ma forse non era solidarietà maschile, pensò Clarice. Funzionava anche con lei.

Lamar salutò dal portico, agitando la mano, mentre Crawford e Clarice partivano in macchina con il vicesceriffo per raggiungere l'Elk River. La Coca-Cola era ancora abbastanza fredda. Lamar la portò in magazzino e si preparò una bevanda ristoratrice.

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