Jack Crawford si svegliò presto sul divano del suo studio, e sentì il russare lontano dei parenti della moglie, ospiti in casa. Nel momento di libertà, prima che l'opprimesse il peso della giornata, ricordò non già la morte di Bella ma l'ultima cosa che gli aveva detto con occhi limpidi e calmi: «Come va in giardino?».
Crawford prese il secchiello del becchime e, in vestaglia, uscì a dar da mangiare agli uccellini come aveva promesso. Lasciò un biglietto per gli ospiti che dormivano ancora e prima dell'alba lasciò la casa. Era sempre andato abbastanza d'accordo con i parenti della moglie e ora averli accanto gli era di conforto. Ma era contento di tornare a Quantico.
Stava passando in rassegna i telex arrivati durante la notte e guardava il notiziario nel suo ufficio quando Clarice Starling venne a premere il naso contro il vetro della porta. Crawford liberò una sedia dai rapporti che l'ingombravano, per farle posto, e guardarono insieme il notiziario senza dir nulla. Ecco il servizio.
L'esterno della vecchia casa di Jame Gumb a Belvedere, con il negozio vuoto e le vetrine insaponate e coperte da pesanti saracinesche. Clarice Starling stentò a riconoscerla.
"La Segreta degli Orrori" la definì il telecronista.
Immagini crude e spezzate del pozzo e della cantina, macchine fotografiche protese davanti alla telecamera, vigili del fuoco esasperati che tenevano indietro i fotografi. Falene impazzite nella luce dei riflettori che andavano a sbattere contro le luci, una falena a terra, rovesciata, con le ali che battevano in un ultimo tremito.
Catherine Martin che rifiutava la barella e si avviava a piedi verso l'ambulanza con il cappotto di un agente sulle spalle, e il muso della cagnetta che spuntava dal bavero.
Un'inquadratura di Clarice Starling che si dirigeva a passo svelto verso una macchina, con la testa bassa e le mani affondate nelle tasche.
Il filmato era stato montato in modo da escludere alcune delle scene più macabre e orripilanti. Nella parte più interna della cantina, le telecamere avevano potuto mostrare soltanto le soglie spruzzate di calce delle camere che contenevano i "quadri" di Gumb. Fino a quel momento, in quella zona della cantina erano stati trovati sei cadaveri.
Per due volte Crawford sentì Clarice Starling espirare aria dal naso. Il notiziario fu interrotto dalla pubblicità.
«Buongiorno, Starling.»
«Salve» disse lei.
«Il Procuratore distrettuale di Columbus mi ha trasmesso copie delle sue deposizioni durante la notte. Dovrà firmare alcune copie e rimandargliele... E così, dalla casa di Fredrica Bimmel è andata da Stacy Hubka, e poi dalla Burdine nel negozio che affidava lavori di cucito alla Bimmel, Richards' Fashions, e la signora Burdine le ha dato il vecchio indirizzo della signora Lippman. Quella casa.»
Clarice annuì. «Stacy Hubka c'era passata un paio di volte a prendere Fredrica, ma era il suo ragazzo che guidava, quindi le indicazioni di Stacy erano vaghe. L'indirizzo me l'ha dato la signora Burdine.»
«La signora Burdine non ha parlato di un uomo che abitava nella casa della signora Lippman?»
«No.»
Il telegiornale mandò in onda un filmato dall'ospedale della marina militare, a Bethesda. Il volto della senatrice Martin era inquadrato nel finestrino di una limousine.
«Catherine era perfettamente lucida ieri sera, sì. Ora dorme, le hanno dato un sedativo. Siamo state molto fortunate. No, come ho detto prima è sotto shock, ma ragiona. Ha soltanto qualche livido e un dito fratturato. Ed è disidratata. Grazie.» La senatrice toccò la spalla dell'autista. «Grazie. No, mi ha parlato del cane, ieri sera. Non so cosa faremo, abbiamo già due cani.»
Il servizio si concluse con una breve dichiarazione di uno psicologo che più tardi, quel giorno, avrebbe parlato con Catherine Martin per valutare le eventuali conseguenze emotive.
Crawford spense il televisore.
«Come va, Starling?»
«Mi sento un po' stordita... Anche lei?»
Crawford annuì e proseguì in fretta. «La senatrice Martin ha telefonato durante la notte. Vuole incontrarla. E verrà anche Catherine, non appena sarà in grado di viaggiare.»
«Io sono sempre in casa.»
«Vuole venire anche Krendler. Ha chiesto la restituzione del suo promemoria.»
«Ora che ci penso, non sono sempre in casa.»
«Posso darle qualche consiglio gratis? Approfitti della senatrice Martin. Lasci che le dica quanto le è grata, lasci che le metta in mano le carte vincenti. E lo faccia subito. La gratitudine ha vita molto breve. Se continuerà a comportarsi così, uno di questi giorni avrà bisogno della senatrice.»
«Lo dice anche Ardelia».
«Ardelia Mapp, la sua compagna di stanza? Il sovrintendente mi ha detto che la Mapp è decisa a farla studiare come una matta per gli esami di lunedì. E mi ha detto anche che è già in vantaggio di un punto e mezzo sul suo maggior rivale, Stringfellow.»
«Per l'onore di tenere il discorso conclusivo?»
«Sì, ma Stringfellow è un tipo tenace... dice che la Mapp non ce la farà a batterlo.»
«Allora sarà meglio che si porti dietro il pranzo.»
Sulla scrivania ingombra di Crawford c'era il pulcino di carta che il dottor Lecter aveva fatto secondo le regole dell'origami. Crawford gli alzò e abbassò la coda e il pulcino fece il movimento di beccare.
«Lecter merita il disco di platino... è al primo posto nella lista dei ricercati da tutti quanti» disse Crawford. «Ma può darsi che resti uccel di bosco per un po'. Lei farà bene a osservare certe buone abitudini.»
Clarice annuì.
«Adesso avrà molto da fare» disse Crawford. «Ma quando non sarà più tanto occupato, vorrà divertirsi. Bisogna essere chiari su questo punto: lei deve saper che ammazzerebbe anche lei, come farebbe con chiunque altro.»
«Non credo che con me lo farebbe... è maleducazione, e poi in questo modo non potrebbe più fare domande. Ma lo farebbe, sicuramente, non appena incominciassi ad annoiarlo.»
«Mantenga le buone abitudini, non le dico altro. Quando va da qualche parte, lasci scritto dove va. Chieda che non venga comunicato a nessuno dove si trova senza che si sappia con certezza chi lo vuole sapere. Se non le spiace, vorrei fare mettere sotto controllo il suo telefono. Ma le sue conversazioni resteranno private, a meno che lei prema l'apposito pulsante.»
«Non credo che mi verrà a cercare, signor Crawford.»
«Però ha sentito quello che le ho detto?»
«Sì. Sì, ho sentito.»
«Prenda queste deposizioni e le legga. Aggiunga quello che riterrà opportuno. Quando sarà pronta, faremo noi da testimoni alla sua firma. Starling, sono fiero di lei. E lo è anche Brigham. E il direttore.» Le frasi avevano un suono di pomposo elogio ufficiale... non erano come avrebbe voluto.
Crawford andò alla porta dell'ufficio. Clarice Starling si allontanava lungo il corridoio deserto. Riuscì a lanciarle un'ultima frase dall'alto di una montagna di sofferenza: «Starling, suo padre la vede».