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Clarice Starling dormì come un sasso per cinque ore e si svegliò nel cuore della notte, destata dalla paura del sogno. Addentò l'angolo del lenzuolo e si premette le palme delle mani sulle orecchie, in attesa di scoprire se era veramente sveglia e lontana da quella scena. C'era silenzio e gli agnelli non gridavano. Quando si rese conto di essere sveglia il suo cuore rallentò; ma non riuscì a tenere i piedi fermi sotto le coperte. Tra un momento la sua mente avrebbe incominciato a lavorare a tutta velocità. Lo sapeva.

Fu un sollievo quando si sentì pervadere da un fiotto di collera ardente,

anziché dalla paura.

«Sciocchezze» disse, e mise un piede fuori dalle coperte.

Durante tutta la giornata, quando era stata frustrata nei suoi sforzi da Chilton, insultata dalla senatrice Martin, abbandonata e rimproverata da Krendler, irrisa dal dottor Lecter e nauseata dalla sua evasione sanguinosa, e allontanata dall'incarico da Jack Crawford, una cosa l'aveva ferita più di tutte: sentirsi dare della ladra.

La senatrice Martin era una madre disperata ed era stanca di vedere i poliziotti che rovistavano tra le cose della figlia. Non aveva parlato per cattiveria.

Ma l'accusa era penetrata nell'animo di Clarice Starling come un ago rovente.

Da bambina, Clarice aveva imparato che il furto è l'atto più vile e spregevole dopo la violenza carnale e l'omicidio per denaro. Certi omicidi preterintenzionali erano preferibili al furto.

Da bambina, in istituti dove c'erano poche gratificazioni e molti momenti di fame, aveva imparato a odiare i ladri.

E adesso, distesa al buio, le si presentò alla mente un altro motivo per cui l'accusa sottintesa della senatrice Martin l'offendeva tanto profondamente.

Clarice sapeva ciò che avrebbe detto il maligno dottor Lecter, ed era vero. Temeva che ci fosse in lei qualcosa che la senatrice Martin aveva riconosciuto: qualcosa di volgare, qualcosa di meschino e di ladresco che aveva spinto la senatrice a reagire così. Quella ricca carogna.

Il dottor Lecter si sarebbe divertito a far osservare che uno dei fattori era l'odio di classe, il risentimento nascosto che si assorbe con il latte materno. Clarice Starling non aveva niente da invidiare a una Martin in fatto di istruzione, intelligenza, energia, e soprattutto di aspetto fisico: eppure quel risentimento esisteva, e lei se ne rendeva conto.

Clarice era un membro isolato di una tribù che non aveva una vera genealogia al di fuori delle liste delle decorazioni militari e del casellario penale. Spodestati in Scozia, costretti dalla carestia ad abbandonare l'Irlanda, molti di loro tendevano verso attività pericolose. Molti Starling erano finiti così, erano stati scaricati sul fondo di strette fosse o gettati in mare con un peso ai piedi, oppure consegnati alla gloria al suono di un "silenzio" fuori ordinanza in una giornata fredda mentre tutti avevano fretta di tornare a casa. Qualcuno, forse, era stato ricordato tra le lacrime dagli ufficiali a una festa del reggimento... nello stesso modo in cui un uomo che ha bevuto

troppo ricorda un ottimo cane da punta. Nomi sbiaditi su una Bibbia.

Nessuno di loro era stato particolarmente intelligente, a quanto ne sapeva Clarice, a parte una prozia che aveva scritto un meraviglioso diario fino a quando si era ammalata di "febbre cerebrale".

Però gli Starling non rubavano.

In America la scuola era la cosa più importante, e gli Starling si erano adeguati. Sulla lapide di uno degli zii di Clarice era scolpito il suo diploma del college.

Clarice era vissuta grazie alle scuole e la competizione scolastica era stata la sua arma, durante tutti gli anni in cui non aveva avuto nessun altro posto dove andare.

Sapeva che avrebbe potuto cavarsela in quella storia. Poteva essere ciò che era sempre stata da quando aveva incominciato a capire il sistema: poteva classificarsi ai primi posti nella sua classe, approvata, accettata, inclusa e non allontanata.

Era necessario lavorare con impegno ed essere prudente. Avrebbe preso ottimi voti. Il coreano non avrebbe potuto rovinarla all'esame di educazione fisica. Il suo nome sarebbe stato inciso nella grande targa dell'atrio, la targa dove erano ricordati coloro che avevano ottenuto i migliori risultati al poligono di tiro.

Fra quattro settimane sarebbe diventata un'agente speciale del Federal Bureau.

Avrebbe dovuto guardarsi da quel fottuto Krendler per il resto della sua vita?

In presenza della senatrice, Krendler aveva cercato di lavarsene le mani di lei. Ogni volta che Clarice ci pensava, si sentiva bruciare. Krendler non era stato affatto convinto che avrebbe trovato prove dentro la busta. Era sconvolgente. Adesso, mentre ricordava Krendler, lo vedeva con gli stivaletti Romeo ai piedi, come il sindaco, il principale di suo padre che era andato a ritirare l'orologio da guardiano notturno.

C'era di peggio. Ai suoi occhi, Jack Crawford appariva sminuito. Certo, era sottoposto a tensioni insopportabili. L'aveva mandata a controllare la macchina di Raspail senza nessun appoggio e senza nessun attestato di autorità. D'accordo, era stata lei a chiedere di andare in quelle condizioni... era stata lei a cacciarsi in quel guaio. Ma Crawford avrebbe dovuto sapere che ci sarebbero state difficoltà quando la senatrice Martin l'avesse vista a Memphis: ci sarebbero state anche se non avesse trovato le foto oscene.

Catherine Baker Martin giaceva nella stessa oscurità che ora circondava lei. Per un momento, Clarice l'aveva dimenticato mentre pensava ai propri interessi.

Le immagini degli ultimi giorni l'aggredirono, punendola di quella trascuratezza, le balenarono davanti all'improvviso, a colori, colori eccessivi e sconvolgenti, come quelli che erompono dalla tenebra quando un fulmine squarcia la notte.

Adesso era Kimberly a ossessionarla. Kimberly, grassa e morta, che si era fatta forare le orecchie nel tentativo di apparire graziosa e aveva risparmiato per farsi depilare le gambe con la ceretta. Kimberly scotennata. Kimberly, sua sorella. Clarice Starling non pensava che Catherine Baker Martin avrebbe trovato molto tempo da dedicare a Kimberly. Ma adesso erano sorelle. E Kimberly giaceva nella sede di un'impresa di pompe funebri, piena di agenti della polizia statale.

Clarice non resistette più. Cercò di distogliere la faccia da quelle visioni, come un nuotatore che gira la testa per respirare.

Tutte le vittime di Buffalo Bill erano donne. Era ossessionato dalle donne, viveva per dare la caccia alle donne. Nessuna donna gli stava dando la caccia a tempo pieno. Nessuna investigatrice si era occupata di tutti i suoi delitti.

Clarice Starling si chiese se Crawford avrebbe avuto il fegato di servirsi di lei come tecnico quando sarebbe dovuto andare a vedere Catherine Martin. Bill l'avrebbe "fatta fuori domani", aveva predetto Crawford. L'avrebbe fatta fuori. Fatta fuori. Fatta fuori.

«Vai a farti fottere» disse Clarice a voce alta, e posò i piedi sul pavimento.

«Stai corrompendo un idiota, vero, Starling?» chiese Ardelia Mapp. «L'hai fatto entrare qui di nascosto mentre io dormivo e adesso gli spieghi cosa deve fare... non credere che non ti abbia sentita.»

«Scusami, Ardelia; non...»

«Devi essere molto più precisa nel dargli istruzioni, Starling. Non puoi limitarti a dire quello che hai appena detto. Corrompere gli idioti è come il giornalismo: devi spiegare tutto. Che cosa, Quando, Dove e Come. Credo che Perché si spieghi da sé via via.»

«Hai qualcosa da lavare?»

«Mi è sembrato di sentirti chiedere se ho qualcosa da lavare.»

«Sicuro, credo che farò un carico della lavatrice. Hai qualcosa?»

«Soltanto le magliette appese alla porta.»

«Bene. Chiudi gli occhi, adesso. Accenderò la luce per un secondo.»

Non furono gli appunti sul Quarto Emendamento per il prossimo esame che Clarice ammucchiò sul cesto dei panni e portò alla lavanderia in fondo al corridoio.

Prese il dossier di Buffalo Bill, un fascicolo pieno d'inferno e di sofferenze, spesso dieci centimetri e con la copertina color camoscio stampata in inchiostro color sangue. C'era anche una copia del suo rapporto sulla falena testa-di-morto.

L'indomani avrebbe dovuto restituire il dossier, e se voleva che quella copia fosse completa, prima o pòi avrebbe dovuto inserire il suo rapporto. Nel tepore della lavanderia, al suono familiare della lavatrice, tolse gli elastici che tenevano chiusa la cartella. Posò i fogli sul ripiano che serviva per piegare i panni e cercò di inserire il rapporto senza guardare le fotografie, senza pensare alle altre foto che forse vi sarebbero state aggiunte molto presto. La mappa era in alto, e questo andava bene. Ma sulla mappa c'era scritto qualcosa.

La grafia elegante del dottor Lecter scorreva attraverso i Grandi Laghi, e diceva:

Clarice, questa dispersione casuale delle località non le sembra eccessiva? Non le sembra disperatamente casuale? Casuale al di là di ogni possibile convenienza? Non le suggerisce che sia stata elaborata da un cattivo bugiardo?

Saluti, Hannibal Lecter

P.S. Non si disturbi a sfogliare il resto, non c'è niente altro.

Clarice impiegò venti minuti a girare le pagine per assicurarsi che non ci fosse davvero nulla.

Chiamò la linea calda dal telefono del corridoio e lesse il messaggio a Burroughs. Si chiese quando mai Burroughs riuscisse a dormire.

«Devo dire una cosa, Starling: la quotazione delle informazioni di Lecter è in netto ribasso» disse Burroughs. «Jack l'ha chiamata per parlarle di Billy Rubina?»

«No.»

Clarice si appoggiò alla parete con gli occhi chiusi, mentre Burroughs le riferiva lo scherzo di Lecter.

«Non so» commentò poi. «Jack dice che continueranno con le cliniche per il cambiamento di sesso, ma con quanto impegno? Se si esaminano al computer, si vede subito che tutte le informazioni fornite da Lecter, le sue e quelle di Memphis, hanno prefissi speciali. Tutto il materiale raccolto a Baltimora e tutto quello raccolto a Memphis possono venire esclusi premendo un tasto. Credo che il Dipartimento della Giustizia voglia premere quel tasto in fretta. Ho qui un promemoria dove si suggerisce che l'insetto nella gola di Klaus... vediamo... c'era finito per caso.»

«Questo lo mandi al signor Crawford» disse Clarice.

«Certo. Lo trasmetterò sul suo schermo, ma in questo momento non lo chiamiamo. E non dovrebbe farlo neppure lei. Bella è morta poco fa.»

«Oh» disse Clarice.

«Ma passiamo alle buone notizie. I nostri, a Baltimora, hanno dato un'occhiata alla cella di Lecter in manicomio. Li ha aiutati Barney, l'inserviente. Hanno trovato polvere di ottone, proveniente dalla testa di un bullone della branda di Lecter quando ha fabbricato la chiave per le manette. Non molli, figliola. Uscirà da questa storia profumata come una rosa.»

«Grazie, signor Burroughs. Buonanotte.»

Profumata come una rosa. Il Vicks Vaporub spalmato sotto le narici.

Stava spuntando l'alba dell'ultimo giorno della vita di Catherine Martin.

Che cosa aveva voluto dire il dottor Lecter?

Era impossibile capire che cosa sapeva quell'uomo. Quando gli aveva consegnato il dossier, aveva previsto che le fotografie lo avrebbero divertito e si sarebbe servito del materiale come di un punto di partenza, mentre le diceva quanto già sapeva sul conto di Buffalo Bill.

Forse le aveva sempre mentito, come aveva mentito alla senatrice Martin. Forse non sapeva o non capiva nulla sul conto di Buffalo Bill.

Lecter vede tutto con molta chiarezza... senza dubbio vede dentro di me. È difficile accettare che qualcuno possa comprenderti senza volerti bene. A Clarice Starling, fino ad ora, non era accaduto molto spesso.

Disperatamente casuale, diceva il dottor Lecter.

Clarice e Crawford e tutti gli altri avevano guardato la carta geografica con i punti che indicavano i Sequestri e i ritrovamenti. Le sembrava una costellazione nera con una data accanto a ogni stella; e sapeva che una volta Scienza del Comportamento aveva cercato di sovrapporre alla mappa i segni zodiacali, ma senza ottenere un risultato.

Se il dottor Lecter aveva letto il dossier per divertirsi, perché aveva pasticciato con la mappa? A Clarice sembrava di vederlo mentre sfogliava il rapporto e rideva dello stile di alcuni dei compilatori.

I luoghi dov'erano avvenuti 1 sequestri e quelli dove Buffalo Bill aveva scaricato i cadaveri non rivelavano uno schema, non avevano rapporti di convenienza, non avevano collegamenti temporali con congressi d'affari, né con una recrudescenza di furti con scasso, furti di biancherìa e altri reati da feticisti.

Mentre l'asciugabiancherìa continuava a girare, Clarice Starling passò le dita sulla mappa. Qui Buffalo Bill aveva sequestrato una donna, là aveva abbandonato un cadavere. Qui il secondo sequestro e... il terzo. Ma le date non procedevano a ritroso? Il secondo corpo non era stato scoperto prima?

Quel fatto era lì, documentato e trascurato, in inchiostro un po' sbavato accanto alla località sulla carta. Il cadavere della seconda donna sequestrata era stato trovato per primo nel fiume Wabash, nel centro di Lafayette, Indiana, poco a valle dell'Interstatale 65.

La prima ragazza di cui avevano denunciato la scomparsa era stata sequestrata a Belvedere, Ohio, nei pressi di Columbus, e ritrovata molto più tardi nel Blackwater, nello stato del Missouri, presso Lone Jack. C'erano pesi legati al cadavere. Non era successo con nessuno degli altri.

Il corpo della prima vittima era stato buttato nell'acqua in un luogo lontano. Il secondo era stato scaricato in un fiume, a monte di una città, dove c'era la certezza che sarebbe stato ritrovato molto presto.

Perché?

Il primo era stato ben nascosto da Buffalo Bill. Il secondo invece no.

Perché?

Che cosa significava "disperatamente casuale"?

Prima, il primo cadavere. Che cosa aveva detto in proposito il dottor Lecter? Che significato aveva tutto ciò che aveva detto?

Clarice Starling controllò gli appunti che aveva scribacchiato sull'aereo mentre tornava da Memphis.

Il dottor Lecter aveva detto che nel dossier c'erano elementi sufficienti per individuare l'assassino. "Semplicità" aveva detto. E aveva aggiunto qualcosa a proposito di... di "primi". Cosa aveva detto, e a proposito di che cosa? "I primi principii" erano importanti. "I primi principii"... quando l'aveva detto, era sembrata una sciocchezza presuntuosa.

Che cosa fa l'uomo che vuole catturare, Clarice? Qual è la cosa principale che fa? Quale bisogno soddisfa uccidendo? Desidera. Come incominciamo a desiderare? Incominciamo desiderando ciò che vediamo ogni giorno.

Le era più facile pensare alle affermazioni del dottor Lecter quando non si sentiva addosso il suo sguardo. Era più facile, lì nel cuore ben protetto della base di Quantico.

Se incominciamo a desiderare qualcosa che vediamo ogni giorno, Buffa

lo Bill ha provato un senso di sorpresa quando ha ucciso la sua prima vittima? Si trattava di qualcuna che gli stava vicina? Perciò ha nascosto bene

il suo primo cadavere, e il secondo lo ha nascosto malamente? Ha sequestrato la seconda vittima molto lontano da casa e l'ha scaricata dove l'avrebbero trovata molto presto perché voleva far credere fin dall'inizio che le località dov'erano avvenuti i sequestri fossero state scelte a caso?

Quando Clarice Starling pensava alle vittime, la prima che le veniva in mente era Kimberly Emberg perché l'aveva vista morta e, in un certo senso, s'era schierata dalla sua parte.

Ecco la prima. Fredrica Bimmel, ventidue anni, Belvedere, Ohio. C'erano due fotografie. In quella dell'annuario della scuola appariva grande e grossa e scialba, con i bei capelli folti e una bella carnagione. Nella seconda foto, scattata all'obitorio di Kansas City, non somigliava neppure a un essere umano.

Clarice Starling chiamò di nuovo Burroughs. Lui aveva la voce un po' rauca, adesso, ma l'ascoltò.

«Quindi cosa intende dire, Starling?»

«Forse Buffalo Bill vive a Belvedere, Ohio, dove abitava la prima vittima. Forse la vedeva tutti i giorni e l'ha uccisa per così dire impulsivamente. Forse voleva soltanto... offrirle una bibita analcolica e parlare del coro della chiesa. Perciò si è preoccupato di nascondere il cadavere, e poi ha sequestrato un'altra ragazza lontano da casa. Questa non l'ha nascosta troppo bene, in modo che l'attenzione si distogliesse da lui. Sa bene che la segnalazione della scomparsa di una persona non interessa praticamente a nessuno, fino a quando non viene ritrovato il corpo cadavere.»

«Starling, si ottengono risultati migliori dove la pista è fresca e la gente ricorda meglio e ci sono testimoni...»

«È appunto quello che sto dicendo. Lui lo sa.»

«Per esempio, oggi sarebbe impossibile starnutire senza spruzzare un poliziotto della città di provenienza dell'ultima vittima... Kimberly Emberg di Detroit. C'è un grande interesse improvviso per Kimberly Emberg, da quando è scomparsa la Martin. Di colpo si sono messi tutti a lavorare al caso, come pazzi. Naturalmente, questo non gliel'ho mai detto.»

«Informerà il signor Crawford per quanto riguarda la prima vittima?»

«Certamente. Diavolo, lo comunicherò a tutti sulla linea calda. Non sto dicendo che sia un'idea sbagliata, Starling, ma la città è stata passata al pettine fitto non appena venne identificata la ragazza... come si chiamava?... Bimmel, vero? L'ufficio di Columbus ha setacciato Belvedere, e altrettanto hanno fatto quelli delle polizie locali. Troverà tutto nel dossier. Questa mattina non riuscirà ad accendere molto interesse per Belvedere o per qualche altra teoria del dottor Lecter.»

«Tutto quello che ha detto...»

«Starling, stiamo facendo un'offerta all'UNICEF in memoria di Bella! Se vuol contribuire anche lei, metterò il suo nome sull'elenco... »

«Certo. Grazie, signor Burroughs.»

Clarice Starling tolse gli indumenti dall'asciugabiancheria. Erano caldi, piacevolmente morbidi e avevano un odore gradevole. Se li strinse al petto.

Sua madre con le braccia cariche di lenzuoli.

Oggi è l'ultimo giorno della vita di Catherine.

La gazza nera e bianca rubava gli oggetti dal carrello. Lei non poteva stare contemporàneamente fuori per scacciarla e dentro la stanza.

Oggi è l'ultimo giorno della vita di Catherine.

Suo padre aveva l'abitudine di segnalare con il braccio anziché accendere le frecce quando svoltava con il furgoncino nel vialetto. Clarice, che stava giocando nel giardino, credeva che mostrasse con il braccio al furgoncino dove avrebbe dovuto girare, gli insegnasse con un gesto enfatico cosa doveva fare.

Quando Clarice Starling decise ciò che avrebbe fatto, qualche lacrima le sgorgò dagli occhi. Affondò il viso negli indumenti ancora caldi.

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