Scienza del Comportamento, la sezione dell'FBI che si occupa degli omicidi in serie, è al piano più basso della sede dell'Accademia a Quantico, ed è semisepolta nel terreno. Clarice Starling vi arrivò un po' affannata dopo una veloce camminata da Hogan's Alley, il poligono di tiro. Aveva qualche filo d'erba tra i capelli e macchie d'erba sulla giacca a vento dell'Accademia perché aveva dovuto buttarsi al suolo sotto il fuoco, in un'esercitazione di arresto al poligono.
Nell'anticamera non c'era nessuno, e così si assestò rapidamente i capelli guardando la propria immagine riflessa nella porta di vetro. Sapeva di avere un aspetto accettabile anche senza farsi bella. Le mani avevano odore di polvere da sparo, ma non aveva avuto il tempo di lavarle... la convocazione del caposezione Crawford era urgente.
Trovò Jack Crawford nell'ufficio caotico. Era in piedi accanto alla scrivania di un altro e parlava al telefono, e Clarice ebbe la possibilità di guardarlo attentamente per la prima volta in un anno. E ciò che vide le ispirò un vago senso d'inquietudine.
Di solito, Crawford aveva l'aspetto di un ingegnere di mezza età in ottima forma che probabilmente s'era pagato gli studi universitari giocando a baseball... un catcher abile e astuto, e duro quando doveva bloccare il piatto. Adesso era magro, il colletto della camicia gli andava largo, e c'erano borse scure sotto gli occhi arrossati. Chi leggeva i giornali sapeva che la sezione Scienza del Comportamento era sotto il fuoco. Clarice si augurò che Crawford non fosse un po' brillo. Sembrava molto improbabile, lì.
Crawford concluse la telefonata con un secco "No". Prese il fascicolo che teneva sotto il braccio e l'aprì.
«Starling, Clarice M., buongiorno» disse.
«Salve.» Il sorriso di Clarice era educato, niente di più.
«Tutto a posto. Spero che la convocazione non l'abbia spaventata.»
«No.» Ma non è del tutto vero, pensò Clarice.
«I suoi istruttori mi dicono che va molto bene. È tra i primi della classe.»
«Me lo auguro. Non hanno ancora comunicato i risultati.»
«Io glieli chiedo di tanto in tanto.»
Clarice si meravigliò un po'. Aveva pensato che Crawford fosse un figlio di puttana, subdolo come un sergente reclutatore.
Aveva conosciuto l'agente speciale Crawford quando era andato a tenere lezioni all'Università della Virginia; e aveva fatto domanda di entrare nel-l'FBI dopo aver ammirato il livello dei suoi seminari di criminologia. Gli aveva scritto una lettera quando si era qualificata per l'Accademia, ma Crawford non aveva risposto; e aveva continuato a ignorarla du rante quei tre mesi, da quando era allieva a Quantico.
Clarice Starling apparteneva a una famiglia dove nessuno chiedeva favori o insisteva per fare amicizia: ma il comportamento di Crawford la sconcertava e l'irritava. Adesso che era in sua presenza, notò con un certo rammarico, le sembrava di nuovo simpatico.
Evidentemente aveva qualcosa che non andava. Crawford aveva un acume particolare, oltre all'intelligenza, e Clarice l'aveva notato per la prima volta nel senso del colore che dimostrava nell'abbigliamento, persino entro i limiti del modo di vestire degli agenti dell'FBI, che parevano clonati da un unico prototipo. Adesso era in ordine ma piuttosto scialbo, come se fosse nel periodo della muta.
«È capitato un lavoro da sbrigare e ho pensato a lei» le disse. «Non è un vero lavoro; è una interessante commissione. Tolga dalla sedia la roba di Berry e si sieda. Qui ha scritto che quando finirà l'accademia vorrebbe venire direttamente a Scienza del Comportamento.»
«Infatti.»
«Ha una preparazione nel campo della medicina legale, ma non ha esperienza nel settore pratico della tutela della legge. Noi richiediamo sei anni come minimo.»
«Mio padre era uno sceriffo; conosco quel genere di vita.»
Crawford accennò un sorriso. «Però ha un doppio diploma in psicologia e criminologia. E per quante estati ha lavorato in un centro d'igiene mentale? Due?»
«Due.»
«La sua licenza di consulente è valida?»
«Ancora per due anni. L'ho ottenuta prima che lei tenesse quel seminario all'UVA... prima che decidessi di entrare nell'FBI.»
«È rimasta inguaiata dal blocco delle assunzioni.»
Clarice Starling annuì. «Comunque ho avuto fortuna... L'ho saputo in tempo per qualificarmi per medicina legale. Poi ho potuto lavorare in laboratorio fino a quando è saltato fuori un posto libero in Accademia.»
«Mi aveva scritto che sarebbe venuta qui, vero? Non credo di aver risposto... no, ne sono sicuro. Avrei dovuto risponderle.»
«Aveva molte altre cose da fare.»
«Sa cos'è il VI-CAP?»
«So che è il Programma per la Cattura dei Criminali Violenti. Il "Law Enforcement Bulletin" dice che state lavorando a un database, però non siete ancora operativi.»
Crawford annuì. «Abbiamo preparato un questionario. Si riferisce a tutti
i "mostri" conosciuti dei tempi moderni.»
Porse a Clarice un grosso fascio di fogli in una cartelletta. «C'è una sezione dedicata agli investigatori e una alle vittime sopravvissute, se ce ne sono state. Il modulo azzurro è per l'omicida, che risponde se ne ha voglia; quello rosa è una serie di domande che l'esaminatore rivolge all'assassino, e annota le reazioni oltre alle risposte. Un lavoro burocratico.»
Un lavoro burocratico. L'interesse personale di Clarice Starling fiutava l'aria come un segugio alla punta. Sentiva l'odore dell'imminente offerta di un incarico... probabilmente il compito noioso di introdurre dati grezzi in un nuovo sistema di computer. La tentazione di entrare a Scienza del Comportamento a qualunque titolo era forte; ma sapeva cosa succede a una donna, se viene classificata come segretaria... continua a esserlo fino alla fine dei secoli. Si prospettava una scelta, e voleva scegliere bene.
Crawford attendeva... doveva averle rivolto una domanda. Clarice Starling dovette fare uno sforzo per ricordarla.
«Che tipi di test ha fatto? Minnesota Multiphasic, qualche volta? Ror-schach?»
«Sì, MMPI, mai Rorschach» disse lei. «Ho fatto Thematic Appercep-tion, e Bender-Gestalt ai bambini.»
«Si spaventa facilmente, Starling?»
«Per ora no.»
«Vede, abbiamo cercato di intervistare ed esaminare tutti i trentadue mostri conosciuti che abbiamo in custodia, per costituire un database e ricavare un profilo psicologico per i casi non risolti. Quasi tutti hanno acconsentito... credo che tengano a mettersi in mostra, in maggioranza. Ventisette si sono dichiarati disposti a collaborare. Quattro, nel braccio della morte in attesa dell'esito dell'appello, com'è comprensibile si sono chiusi come ostriche. Ma quello cui teniamo di più non siamo riusciti a convincerlo. Voglio che vada da lui domani, in manicomio.»
Clarice Starling sentì il cuore guizzarle per la gioia e un pò anche per l'apprensione.
«Chi è il soggetto?»
«Lo psichiatra dottor Hannibal Lecter» disse Crawford.
Un breve silenzio segue sempre quel nome, nei dialoghi tra persone civili.
Clarice Starling guardò Crawford con fermezza: ma rimase immobile per un momento. «Hannibal il Cannibale» disse.
«Sì.»
«Bene. D'accordo. Sono lieta di questa occasione. Ma come può immaginare, mi sto chiedendo... perché ha scelto me?»
«Soprattutto perché è disponibile» disse Crawford. «Non prevedo che Lecter collaborerà. Ha già rifiutato di farlo, ma tramite un intermediario... il direttore dell'ospedale. Devo essere in condizioni di dire che un nostro esaminatore qualificato è andato da lui e glielo ha chiesto personalmente. Ci sono motivi che non la riguardano. In questa sezione non mi resta nessuno che possa farlo.»
«Siete occupatissimi... Buffalo Bill, e quelle faccende nel Nevada.»
«Appunto. È la solita storia... non ho abbastanza personale.»
«Ha parlato di domani... Ha molta fretta. C'è qualche legame con un caso in corso?»
«No. Vorrei che ci fosse.»
«Se non parlasse, lei vorrebbe comunque una valutazione psicologica?»
«No. Sono sommerso dalle valutazioni del dottor Lecter quale paziente inaccessibile, e sono tutte diverse.»
Crawford si versò nel palmo della mano due compresse di vitamina C, e sciolse un Alka-Seltzer nell'acqua per mandarle giù. «È ridicolo, vede.
Lecter è uno psichiatra e scrive anche lui per le riviste di psichiatria... scrive cose straordinarie, ma non sulle sue piccole anomalie. Una volta ha finto di assecondare il direttore dell'ospedale, Chilton... si è lasciato mettere intorno al pene un misuratore della pressione sanguigna, ha guardato fotografie di incidenti... E poi ha pubblicato per primo ciò che aveva scoperto sul conto di Chilton e gli ha fatto fare la figura dell'idiota. Risponde alle lettere serie degli studenti di psichiatria purché si tratti di campi senza legami con il suo caso, ed è tutto quello che fa. Se non vorrà parlare con lei, voglio comunque un rapporto. Che aspetto ha lui, che aspetto ha la sua cella, che cosa fa. Un po' di colore locale, per così dire. E stia attenta alla stampa. Non la stampa vera, ma quella scandalistica. A quei giornali Lecter piace ancora più del principe Andrew.»
«Una rivista scandalistica non aveva offerto a Lecter cinquantamila dollari per certe ricette? Così mi sembra di ricordare» disse Clarice.
Crawford annuì. «Sono sicuro che il "National Tattler" ha corrotto qualcuno all'interno dell'ospedale: quindi è possibile che siano informati della sua visita dopo che avrò fissato l'appuntamento.»
Crawford si tese verso Clarice, e lei vide che gli occhiali a lunetta mascheravano un po' le borse sotto gli occhi. Aveva fatto da poco un gargarismo con Listerine.
«Dunque, stia molto attenta, Starling. Mi ascolta?»
«Sì, signore.»
«Sia molto prudente con Hannibal Lecter. Il dottor Chilton, il direttore dell'ospedale psichiatrico, le spiegherà la procedura da adottare per trattare con lui. Non se ne discosti. Non se ne discosti di una virgola, per nessuna ragione. Se Lecter le parlerà, lo farà per scoprire qualcosa sul suo conto. È la stessa curiosità che spinge un serpente a guardare nel nido di un uccellino. Sappiamo bene che in un colloquio c'è sempre uno scambio in entrambi i sensi: ma non gli dica nulla di preciso su se stessa. Non gli consenta di conoscere i suoi fatti privati. Sa che cosa ha fatto a Will Graham.»
«L'ho letto sui giornali quando è successo.»
«Ha sventrato Will con un coltello da linoleum quando questi l'ha scoperto. È un miracolo che Will non sia morto. Ricorda il caso del Delitto della Terza Luna? Lecter sguinzagliò Francis Dolarhyde contro Will e la sua famiglia. Ora la faccia di Will sembra disegnata da Picasso, grazie a Lecter. E ha quasi fatto a pezzi un'infermiera in manicomio. Svolga il suo lavoro, ma non dimentichi mai che cosa è Lecter.»
«E che cosa è? Lei lo sa?»
«So che è un mostro. A parte questo, nessuno può dirlo con certezza. Forse lei lo scoprirà. Non l'ho pescata a caso, Starling. Quando venni all'UVA, lei mi fece un paio di domande interessanti. Il direttore vedrà il rapporto firmato da lei... se sarà chiaro, conciso e organizzato. Giudicherò io. E lo voglio entro le nove di domenica. Bene, Starling, proceda nel modo prescritto.»
Crawford le sorrise, ma i suoi occhi erano spenti.