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Clarice Starling entrò nel manicomio criminale statale di Baltimora un po' più tardi delle dieci di sera. Era sola. Aveva sperato che il dottor Frederick Chilton non ci fosse, ma la stava aspettando in ufficio.

Chilton indossava una giacca sportiva a quadrettoni. Il doppio spacco e l'ampiezza ricordavano curiosamente un peplo pensò Clarice, e si augurò che non si fosse vestito così apposta per lei.

Nell'ufficio, davanti alla scrivania, c'era soltanto una sedia imbullonata al pavimento. Clarice restò in piedi mentre la sua frase di saluto aleggiava ancora nell'aria. Sentiva l'odore forte e stantio delle pipe allineate sul supporto accanto all'umidificatore.

Il dottor Chilton smise di esaminare la sua collezione di locomotive Franklin Mint e si girò verso di lei.

«Gradisce un caffè decaffeinato?»

«No, grazie. Mi dispiace di averle rovinato la serata.»

«Sta ancora cercando di scoprire qualcosa sulla storia di quella testa» disse il dottor Chilton.

«Sì. La procura distrettuale di Baltimora mi ha detto che si sono messi d'accordo con lei, dottore.»

«Oh, sì. Io lavoro nella più stretta collaborazione con le autorità di qui, signorina Starling. A proposito, sta preparando un articolo o una tesi?»

«No.»

«Non ha mai pubblicato qualcosa su una rivista professionale?»

«No, mai. È un favore che la procura degli Stati Uniti mi ha chiesto di fare alla squadra omicidi della Contea di Baltimora. Li abbiamo lasciati con un caso aperto e adesso li aiutiamo a risolvere i problemi rimasti in sospeso.» Clarice si accorse che la sua ripugnanza nei confronti di Chilton le rendeva più facile mentire.

«Porta addosso un microfono nascosto per registrare quello che dirà il dottor Lecter?»

«No.»

Il dottor Chilton prese dalla scrivania un piccolo Pearlcorder e vi inserì una cassetta. «Allora metta questo nella borsa. Farò trascrivere tutto e gliene manderò una copia. Potrà servirsene per integrare i suoi appunti.»

«No, dottor Chilton, non posso farlo.»

«E perché mai? Le autorità di Baltimora hanno chiesto la mia analisi di tutto ciò che Lecter dice a proposito della faccenda di Klaus.»

Aggiri Chilton, se può, le aveva detto Crawford. Possiamo scavalcarlo in un momento con un'ordinanza del tribunale, ma Lecter lo fiuterà. Riesce a vedere dentro a Chilton come una TAC.

«La Procura degli Stati Uniti ha ritenuto opportuno che tentassimo prima con un approccio informale. Se registrassi quanto dice il dottor Lecter a sua insaputa e poi venisse a scoprirlo, sarebbe veramente... sarebbe veramente la fine di ogni possibile collaborazione. Sono sicura che lei è d'accordo.»

«E come potrebbe scoprirlo?»

Lo leggerebbe sul giornale con tutto quello che sai tu, stupido fottuto. Clarice non rispose direttamente. «Se quanto mi dirà dovesse essere inoltrato da qualche parte e Lecter dovesse deporre, lei sarebbe il primo a vedere il materiale e senza dubbio la chiamerebbero come esperto. In questo momento ci limitiamo a cercare di farci dare qualche traccia da Lecter.»

«Sa perché parla con lei, signorina Starling?»

«No, dottor Chilton.»

Il dottor Chilton guardò l'uno dopo l'altro i certificati e i diplomi appesi alle pareti dietro la scrivania, come se stesse effettuando un sondaggio. Poi si girò lentamente verso la visitatrice. «Ritiene davvero di sapere quello che fa?»

«Certamente.» Ho tanto da fare. Clarice si sentiva tremare le gambe per la stanchezza. Non aveva voglia di discutere con Chilton. Aveva bisogno di conservare un po' d'energia per quando avrebbe parlato con Lecter.

«Lei viene nel mio ospedale per svolgere una specie d'interrogatorio e si rifiuta di dividere con me le informazioni raccolte.»

«Mi attengo agli ordini, dottor Chilton. Ho qui il numero privato del procuratore degli Stati Uniti. Quindi la prego: ne discuta con lui o mi lasci fare il mio lavoro.»

«Io non sono un semplice portinaio, signorina Starling. Non posso precipitarmi qui di notte solo per far entrare e uscire la gente. Avevo un biglietto per Holiday on Ice.»

Chilton si accorse di essersi lasciato sfuggire "un biglietto". In quell'istante Clarice Starling poté farsi un'idea chiara della sua vita. E lui lo sapeva.

Clarice vedeva il frigorifero triste, le briciole sul vassoio per la TV quando mangiava solo, i mucchi della roba che restavano lì per mesi fino a quando li spostava... sentiva lo squallore di quella vita solitaria, nascosto dietro i sorrisi forzati, e con la rapidità con cui scatta la lama di un coltello a serramanico comprese che non doveva commuoversi, non doveva continuare a parlare né distogliere lo sguardo. Lo fissò e, in una lievissima inclinazione della testa, lo trafisse con la certezza della rivelazione: sapeva che Chilton non avrebbe sopportato che il colloquio proseguisse.

Chilton la mandò con un inserviente che si chiamava Alonzo.

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