19

Era proprio lì, nel settore delle prescrizioni del medico nella cartella di Nikki, sotto la richiesta di controlli neurologici scritta da Matt.


Risonanza magnetica all’ospedale di Hastings.

Trasportare la paziente con ambulanza.

R.T. DR. RUTLEDGE


R.T: — richiesta telefonica. Qualcuno aveva telefonato usando il nome di Matt e aveva ordinato di trasportare Nikki in ambulanza all’ospedale di Hastings per una risonanza magnetica. Matt telefonò immediatamente al radiologo di quell’ospedale e non rimase affatto sorpreso nel sentire che, dietro sua richiesta, Nikki era stata inserita nel piano delle risonanze magnetiche, trattandosi di un’urgenza. L’appuntamento era stato fissato per mezz’ora prima, ma fino a quel momento non si era vista.

Tarvis Lyons, imbarazzato e disperato, lo aspettava sull’uscio della camera di Nikki.

«Ho fallito», ammise.

«Dimmi solo cosa è successo.»

«Sia tu sia Grimes avete detto di non fare entrare nessuno nella stanza a meno che non sapessi chi era. Ecco, se non conosco i fratelli Stith, non conosco nessuno.»

«I fratelli Stith?»

«Marty e Gerald. Fanno da autisti per l’ambulanza Golden Cross. Marty lavora anche part time per i pompieri. E il sabato sera lo passano sempre da Snooky’s, come faccio io. E così, prima è venuta un’infermiera per dirmi che avevi richiesto una risonanza magnetica e che l’ambulanza stava per arrivare. Poco dopo sono comparsi i fratelli Stith e l’hanno portata via. Non sapevo che non avrei mai dovuto lasciarla andare via.»

Matt si strofinò gli occhi. Chi diavolo aveva ideato tutto ciò? Doveva trattarsi di qualcuno che conosceva l’ospedale e le sue regole. Un medico? Un infermiere? Afferrò la cornetta e chiamò la centralinista.

«Buongiorno, sono il dottor Rutledge. Può passarmi per favore la Golden Cross Ambulance?»

«Subito, dottore.»

«Golden Cross, sono Mary.»

«Mary, sono il dottor Matt Rutledge dall’ospedale, può chiamare via radio l’ambulanza che sta portando Nikki Solari dalla Contea di Montgomery all’ospedale di Hastings?»

«Cosa devo dire loro?»

«Dica loro di tornare qui il più presto possibile, di non portare la paziente a Hastings.»

Matt batté il piede e giocherellò con il cordone della lampada, ma sapeva cosa stava per sentire.

«Dottor Rutledge», riferì Mary, «è strano, ma non riesco a mettermi in contatto con loro.»

«Forse sono già all’ospedale.»

«Hanno entrambi un apparecchio portatile che si accende appena lasciano l’ambulanza. Verificherò cosa è successo. Vuole che continui a cercare di mettermi in contatto con loro via radio?»

«Sì, certo», rispose Matt. «Continui a provare.»

In quell’istante, la radio di Tarvis Lyons crepitò.

«Lyons.»

«Tarvis, sono Grimes.»

«Merda», mormorò Lyons. «Sì, capo.»

«Ti avevo detto di non perdere mai di vista quella donna.»

«Non ricordo di averla sentita dire…»

«Tarvis, dammelo», ordinò Matt strappandogli la radio di mano. «Capo, sono Matt Rutledge. Qualcuno, usando il mio nome, ha telefonato e ordinato di trasferire Nikki a Hastings per una risonanza magnetica. Non è mai arrivata in quell’ospedale e quelli della Golden Cross non riescono a mettersi in contatto con l’ambulanza via radio.»

«Questo perché gli autisti sono stati legati a un albero nel bosco che costeggia la Statale 29. Li hanno appena portati qui. Nikki Solari non è con loro.»

«Maledizione. Arrivo subito.»

«Ascolti, non ne vale la pena. Arrivo subito lì per…»

Matt porse il radiotelefono a Lyons.

«Tarvis», disse, «se il capo richiama, digli che non ho sentito cosa ha detto e che sto andando da lui.»


La stazione di polizia, un tipico edificio in mattoni rossi con garage annesso e la prigione sul retro, era situata all’estremità orientale della città, esattamente dalla parte opposta rispetto all’ospedale. Matt, in sella alla Harley, cercò nella sua mente un indizio su chi poteva avere ideato il rapimento di Nikki e per quale motivo. Chiunque fosse stato, doveva averlo sorvegliato per sapere quando era uscito dall’ospedale. Se solo Nikki gli avesse confidato una teoria, una qualsiasi teoria sul perché i due uomini l’avevano aspettata su quella strada.

Il poliziotto al bancone della stazione telefonò a Grimes, poi, con la testa, indicò a Matt una serie di sedie pieghevoli. Attraverso gli avvolgibili aperti della vetrata interna dello spazioso ufficio di Grimes, Matt scorse il capo della polizia parlare con i due autisti dell’ambulanza. I fratelli Stith, entrambi rossi di capelli e il viso coperto di lentiggini, sembravano parlare contemporaneamente. Matt aveva scambiato con loro solo qualche parola, ma gli era stato sufficiente per capire che non avrebbero mai vinto il Nobel come scienziati spaziali. Il braccio destro di Grimes, un caparbio sergente di nome Steve Valenti, fissava i due autisti da una sedia accanto alla scrivania, gli occhi stretti come se stesse sondando il loro resoconto alla ricerca di contraddizioni. Matt si avvicinò alla porta dell’ufficio, ma Grimes alzò la mano per indicargli di aspettare un momento. Dopo un breve scambio di parole con Valenti, Grimes gli fece cenno di entrare. Ancor prima che il capo della polizia aprisse bocca, fu evidente dalla sua espressione che considerava Matt responsabile, in qualche modo, dell’accaduto.

«Rutledge, l’avevo avvertita di essere prudente con quella donna.»

«Non ho fatto altro che fare una visita a domicilio» replicò Matt.

«Le avevo anche detto di restare in ospedale.»

«Non sopporto che mi si dica cosa devo fare. Per questo mi sono iscritto alla facoltà di medicina. Che cosa le ha preso? La Solari le ha detto qualcosa di carino al funerale? È questo che succede?»

«Non mi provochi, Rutledge.»

«E lei smetta di darmi ordini, Grimes. Ehi, salve, ragazzi.»

«Salve, dottor Rutledge», risposero all’unisono i fratelli Stith. «Ci spiace sia successo questo pasticcio.»

«Sono certo che c’era nulla che avreste potuto fare.»

«Proprio così. Sulla Statale 29 ci siamo trovati con una gomma a terra. Uno dei bastardi si è avvicinato in macchina e…»

«Gerald», sbottò Grimes, «questo punto l’abbiamo già trattato. Tocca ora al dottor Rutledge rispondere ad alcune domande. Sentite, perché voi due non andate ad aspettare fuori. Vi richiamerò quando avrò di nuovo bisogno di voi.»

A testa bassa, i due fratelli uscirono, strascicando i piedi, dall’ufficio. Valenti chiuse la porta e si risedette. Questa volta, gli occhi stretti e lo sguardo indagatore erano fissi su Matt.

«E così», esordì Grimes, «lei sostiene di non avere mai richiesto una risonanza magnetica nucleare per Nikki Solari, ma quelli dell’ambulanza dicono di avere visto l’ordine.»

«Era una richiesta fatta per telefono da qualcuno che non ero io.»

«Non lei, ma usando il suo nome.»

«Giusto.»

Matt sentì il viso accaldarsi, come sempre il primo segno che stava per scoppiargli un esantema. Con quel tono beffardo e arrogante Grimes voleva di certo provocarlo.

«Allora, dov’era mentre stava succedendo tutto questo?»

«Stavo facendo una visita a domicilio.»

«A chi?»

«Non parlo dei miei pazienti con nessuno. È contro l’etica medica.»

«E lei, naturalmente, è campione di etica. Quindi, mentre si stava prendendo cura della vittima di un brutale tentativo di omicidio, ha deciso che era il momento giusto per fare una visita a domicilio.»

«Si calmi, Grimes», lo ammonì Matt, mentre il rosso calore aumentava di alcuni gradi. «Ero stato con lei per più di dodici ore quando ho lasciato l’ospedale. Il suo stato era stabile e io avevo altri pazienti da assistere. Inoltre, se lei avesse mandato qualcun altro invece che quel babbeo di Tarvis Lyons, gli sarebbe forse venuto in mente di farmi raggiungere sul cercapersone per controllare cosa stava accadendo, dato che non avevo mai parlato di una risonanza magnetica.»

«Non so che diavolo stia succedendo, Rutledge, ma non riesco a scrollarmi di dosso l’impressione che lei si trovi nel bel mezzo di tutto ciò.»

Matt ignorò a bella posta l’osservazione. «A ogni modo, che è successo?»

«Pare c’entrino gli stessi due uomini che l’avevano inseguita la prima volta.»

«Se anzitutto…» s’intromise Valenti, con un tono alla Ed McMahon.

«Uno di loro deve avere sparato a uno pneumatico dell’ambulanza, poi entrambi hanno puntato pistole con silenziatori contro gli autisti. Tutta la faccenda sarà durata al massimo due minuti. Tutto quello che siamo riusciti a tirare fuori dai fratelli Stith è che si trattava di una berlina scura.»

«Lei sa chi sono quei due?»

«E lei? Gesù, Rutledge, come ha potuto andare via e permettere che a quella donna succedesse questo?»

«Grimes, invece di cercare in tutti i modi di collegarmi a ciò che è accaduto, perché non manda tutti gli uomini della sua cosiddetta forza pubblica a cercarla?»

«Lei badi ai fatti suoi, Rutledge, e io mi occuperò…»

«Lo so, lo so. Me l’ha già detto.»

«Fino a che questa storia non sarà risolta, badi a non fare più visite a domicilio. Capito?»

«D’accordo, d’accordo, ho capito.»

«Bene. E ora smammi e dica a Lyons di venire qui.» Grimes voltò le spalle a Mail. «Steve, trasmettiamo un messaggio a tutta la polizia sulla dottoressa Solari.»

Valenti prese un blocco per gli appunti.

«Fuori», ordinò Grimes.

Matt raccolse, molto lentamente, la giacca in tessuto jeans e le chiavi e si diresse verso la porta.

«Donna bianca, trentasei anni», dettò Grimes a Valenti.

«Trentaquattro», lo corresse Matt senza girarsi.

«Fuori! Cambia in trentaquattro. Capelli scuri di media lunghezza, uno e sessantotto d’altezza, struttura snella, con ogni probabilità indossa un indumento ospedaliero chirurgico.»

«Verde.»

«Dannazione, Rutledge. D’accordo, un indumento ospedaliero chirurgico verde. E ora se ne vada. Che bastardo», borbottò Grimes, a voce sufficientemente alta per farsi sentire da Matt.

Matt uscì. La porta rimase leggermente socchiusa e lui si girò per chiuderla del tutto. Rendendosi conto che nessuno dei due poliziotti se ne era accorto, si soffermò di lato, dove poteva ascoltare di nascosto la loro conversazione.

«Allora», domandò Valenti, «quello sciocco ha ragione? Ha cercato di sedurti?»

«Non sono affari tuoi», replicò Grimes con un sorriso malizioso.

«Rollins era al funerale. Ha detto che la ragazza pareva piuttosto interessata a te.»

«Forse lo era. Ho abbastanza grane qui, credimi. Forza, finiamo questo comunicato.»

«Voglie o cicatrici?» chiese Valenti.

«Come faccio a saperlo?» ribatté Grimes. «Aspetta, una cosa la so. Ha uno strano tatuaggio sul dorso del piede, una specie di lucertola. Da non crederci.»

«Sul dorso del piede, uh? A me le donne non mostrano mai il dorso del piede.»

«Non ti farebbero vedere nemmeno la faccia, se potessero evitarlo.»

«Che genere di lucertola?»

«Arancione. Come diavolo faccio a sapere di che genere è.»

Matt, che si era girato verso l’uscita, si bloccò. Nikki indossava scarpe da ginnastica, quando l’aveva intubata al Crystal Lake. Come faceva Grimes a sapere del tatuaggio? Era stato al pronto soccorso, ma per quanto ricordava Matt, Nikki era coperta quando era arrivato e così era rimasta. Che gliene avesse parlato qualcuno del personale ospedaliero? Possibile, ma improbabile. Non gli riusciva certo difficile credere che Grimes avesse fatto delle avance a Nikki, ma non gli era mai passato per la mente che lei avesse flirtato con lui. Scartò subito quell’idea. Se Grimes sapeva del mostro Gila, non era certo perché Nikki glielo aveva mostrato.

Disorientato, Matt si diresse alla motocicletta. L’unica spiegazione logica che gli venne in mente era che Nikki avesse indossato un paio di sandali alla funzione religiosa in memoria di Kathy. Giunto nelle vicinanze dell’ospedale, gli venne un’altra idea: forse Grimes era stato con Nikki dopo che lei era stata rapita.

Tarvis Lyons, un’espressione funerea sul volto, era ancora al suo posto accanto all’uscio della stanza vuota di Nikki.

«Saputo niente?» domandò.

«Niente. È scomparsa.»

«Merda. Il capo è incazzato con me?»

«Vuole vederti alla stazione di polizia.»

«Merda. Ledge, devi dire a Grimes che non ho fatto niente di sbagliato.»

Senza rispondere, Matt andò all’armadietto della stanza. Gli abiti di Nikki erano ancora appesi ad asciugare e non pigiati nel solito sacco in plastica. C’erano anche le sue scarpe da ginnastica, New Balance, piuttosto nuove e ancora umide. Di certo indossava pianelle da ospedale quando i fratelli Stith l’avevano portata via. Potevano essere cadute o esserle state tolte durante o dopo il rapimento. Se Grimes era implicato nel rapimento, ecco spiegata la sua decisione di far sorvegliare la stanza a Tarvis.

Nikki indossava jeans, scarpe da ginnastica e una T-shirt quando era caduta nel lago, ma con ogni probabilità non era vestita così alla funzione religiosa. La sua macchina era stata di certo trainata o portata alla stazione di polizia e vestiti e altro catalogati ed esaminati. Dovevano trovarsi ora nella stanza delle prove. Se le scarpe fossero state chiuse in alto, poteva escludere la possibilità che Grimes avesse visto il tatuaggio sotto le cinghiette.

Tornò dal poliziotto.

«Tarvis», chiese, «vuoi che dica a Grimes che non è stata colpa tua?»

«Ho bisogno che tu lo faccia, Ledge. Ultimamente ho avuto dei guai e…»

«In questo caso, ho bisogno di un favore da te.»

Lyons s’illuminò. «Dimmi cosa vuoi, Ledge.»

«Quando era fuori di sé per la commozione cerebrale, la dottoressa Solari si era messa a blaterare sul reale motivo per cui era venuta qui. Pare che su a nord gestisca una specie di società, dove le dottoresse forniscono, capisci, servizi a uomini che hanno un sacco di soldi da spendere.»

«Servizi?»

«Sesso, Tarvis. Gestisce un giro di prostituzione e le donne sono tutte dottoresse.»

«Santo…»

«E ha un registro, un libro nero con i nomi di tutti i suoi clienti e di tutte le dottoresse di Boston, New York e di questa zona che lavorano per lei.»

«È proprio una bambola», commentò Lyons, pensoso, ed era chiaro che la sua immaginazione stava volando per quanto lui ne fosse capace. «È per questo che la cercavano? Per quel libro?»

«Esattamente. Grimes non ne ha fatto parola, per cui non credo che vi abbia messo su le mani. Se riusciamo a trovarlo noi, tu sarai un eroe.» Si chinò e gli parlò da uomo a uomo. «Inoltre, saprai quali dottoresse di questa zona fanno… le migliori visite.»

Sottolineò l’osservazione toccandolo con il gomito.

«Che vuoi che faccia?»

«Puoi farmi entrare nella stanza delle prove?»

«Ho una tessera magnetica. L’abbiamo tutti. Devo solo sfiorare la serratura elettronica»

«Allora, che stiamo aspettando?»

Lyons era venuto all’ospedale sulla sua sgangherata e unta macchina. Matt lo seguì verso la stazione di polizia, ma deviò a un isolato dall’edificio, parcheggiò la Harley e s’incontrò con Lyons alla porta del seminterrato sul retro.

«Allora, quante dottoresse ci sono in questo libro?» chiese Lyons.

«Non lo so. Una dozzina, direi. Quando si tratta di ammettere studentesse, le facoltà di medicina appoggiano cervello e bellezza.»

«Oh oh», esclamò Lyons, sfiorando la serratura elettronica e aprendo la solida porta in legno di quercia. «Chiunque entri qui viene registrato elettronicamente, per cui devo firmare il registro.»

Matt vide dieci grosse ceste in plastica, ma solo due contenevano prove. Entrambe avevano un cartellino con la scritta SOLARI.

«Il libro è piccolo», osservò Matt, frugando nella prima cesta. «Potrebbe stare nel tacco di una scarpa.»

«Non in queste scarpe.»

Lyons teneva sollevato un paio di scarpe basse nere, semplici, chiuse, senza lacci.

Un avvistamento fortuito del tatuaggio era quindi da escludersi.

«E così, questi sono i topolini che hanno azionato la spia luminosa della stanza delle prove.»

Grimes e Steve Valenti erano, spalla contro spalla, sull’uscio.

Matt si sentì raggelare.

«Oh, salve», esclamò, troppo allegramente. «Ho chiesto a Tarvis di mostrarmi le cose di Nikki. Speravamo di trovare qualcosa che potesse indicarci chi l’aveva rapita o perché. Immagino abbia dimenticato che c’era una spia luminosa.»

«E ci è riuscito?» domandò Grimes.

«Riuscito, cosa?»

«Ha trovato qualche indizio ignoto?»

Il polso di Matt era passato dall’essere fermo al battere come un martello pneumatico. Non era mai stato un gran mentitore e ora faceva fatica a sostenere lo sguardo del poliziotto. Il tono di Grimes gli fece capire chiaramente che non credeva a una sua sola parola. Un po’ in disparte, Valenti valutava la situazione, il volto una maschera impenetrabile.

«Oh, no», balbettò Matt. «No, non abbiamo trovato niente. Almeno io. E tu, Tarvis?»

Lyons aveva l’aspetto di uno che era stato appena colpito da una cerbottana.

«Niente, capo», riuscì infine a dire. «Io, ehm, spero che non ti dispiaccia che abbia portato quaggiù il dottore.»

«Perché dovrebbe dispiacermi, Tarvis? Ho sempre ritenuto stupide tutte queste precauzioni per mettere sotto chiave le prove.»

Matt riusciva a immaginare le rotelle girare nella mente di Grimes, alla ricerca di una spiegazione, una qualsiasi spiegazione, sul perché lui e Lyons erano entrati in quella stanza. Alla fine, Grimes lanciò un’occhiata a Valenti, che scrollò la testa.

«Va bene, Rutledge», disse Grimes, «non so che diavolo stia facendo qui, ma non credo che lo verrò a sapere da lei. Mi ascolti bene, però. Questa è l’ultima volta che la caccio fuori dalla stazione di polizia. La prossima volta ci implorerà di lasciarla uscire.»

«Non sia duro con Tarvis», ribatté Matt. «Gli ho chiesto io di farmi entrare qui per poter esaminare le cose della dottoressa Solari.»

Dritto come un fuso, mento in alto, passò davanti a Grimes e Valenti e percorse il corridoio fino alle scale, aspettandosi quasi di udire uno sparo e di sentire una pallottola conficcarsi nella sua spina dorsale.

Ciò che invece sentì, fu Grimes che diceva: «Tarvis, vai subito su nel mio ufficio».

E Tarvis che rispondeva: «Posso spiegare ogni cosa, capo».

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